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M. Rossetti (Open Fiber) intervistato dal Corriere: opacità, balletto di numeri, scarsa trasparenza

Il condensato di sciocchezze e di bugie che abbiamo letto questa mattina su Il Corriere della Sera nell’intervista rilasciata da Mario Rossetti, AD di Open Fiber, a Federico De Rosa ci lascia a dir poco perplessi. Primo perché sono le stesse imprecisioni che Mario Rossetti aveva fatto dire al suo Direttore di rete Guido Bertinetti alla fine dello scorso agosto e che già avevamo smentito puntualmente, senza ricevere peraltro alcuna smentita. Secondo perché ci dispiace leggere un’intervista con le risposte che vengono messe pedissequamente “a verbale”.

Ma andiamo per ordine e rispondiamo, ancora una volta, con il nostro consueto fact checking.

I ritardi ingiustificati di Open Fiber

Mario Rossetti dice di aver ereditato un ritardo strutturale. Ereditato da chi? L’AD non è certo un marziano arrivato da pochi giorni a Open Fiber. È in quell’azienda dall’inizio del 2017. È stato responsabile dell’Amministrazione, Finanza, Controllo di Gestione ed è Consigliere di Amministrazione in quota CDP fino all’agosto del 2021, quando è diventato Direttore Generale. Praticamente è da sempre l’uomo deputato a verificare che le cose procedano come da programma. Ha sempre avuto la responsabilità del controllo della gestione aziendale. Qualunque eredità abbia ricevuto, l’ha ricevuta innanzitutto da sé stesso.

Quando diventa Direttore Generale riceve, tra gli altri compiti, quello di redigere il nuovo Piano industriale. Piano che ha redatto, tenendo conto della situazione ‘ereditata’ da egli medesimo. Peccato che oggi abbia completamente disatteso il suo stesso Piano industriale. Infatti Rossetti dichiara che finirà l’anno corrente avendo costruito 20.000 km di rete. Peccato che il suo Piano ne prevedesse, come abbiamo più volte scritto, 28.000 km.

Che cosa ha da dirci Rossetti su questo punto?

Mario Rossetti ci fa notare nella sua intervista come sia diverso costruire la rete nelle Aree nere (più semplice) rispetto alle Aree bianche.

Ci chiediamo, ma non se ne era accorto negli anni in cui era responsabile del controllo di gestione? Non ne ha tenuto conto quando ha preparato il suo Piano industriale? Un po’ tardi e pretestuoso usare questa affermazione, oggi, come scusa.

Mario Rossetti ci dice che ha realizzato 53.000 km di infrastruttura, ma che per finire le aree bianche deve arrivare ad 88.000 km. Qui sono necessari alcuni commenti.

Come abbiamo già avuto modo di dire nei nostri articoli sul tema, quello che conta sono le unità immobiliari collaudate e dove il servizio è attivabile.

Come riportato nel Report del MISE oggi MiMit, i km di infrastruttura sono una misura del tutto arbitraria di Open Fiber che non trova alcun riscontro nei termini della concessione.

A voler comunque scendere sul terreno di Mario Rossetti, notiamo subito che viaggiando a 20.000 km all’anno servono ancora quasi due anni. Peccato, infine, che il piano di Mario Rossetti preveda la fine dei lavori nelle Aree bianche al giungo 2023. Cioè tra 7 mesi. Che cosa ha da dire Rossetti su questo punto? Peraltro il suo direttore di rete Guido Bertinetti ha dichiarato che nel 2023 il piano BUL sarebbe stato concluso.

Il labirinto dei permessi, ma sono stati richiesti in modo corretto?

Rossetti dichiara che gli servono 100.000 autorizzazioni. Sarà vero?

L’Italia è fatta di 8.000 Comuni. Ogni comune ha alcune frazioni. È evidente che se devi chiedere 5-6 permessi per ogni cantiere (il che ci sembra normale) basta fare una moltiplicazione per capire che si arriva a oltre 100.000 permessi. Ma non sono 100.000 quadri ad olio unici. Si tratta sempre degli stessi permessi, ripetuti con la fotocopiatrice. Quindi il problema da risolvere è ben più irrisorio di quanto Mario Rossetti non voglia farci credere.

Infatti quello che causa i ritardi è il fatto che Open Fiber sbaglia a chiedere i permessi e le pubbliche amministrazioni li rigettano ripetutamente o chiedono continue integrazioni a richieste mal presentate. Questo perché la progettazione è sbagliata. Come abbiamo già fatto notare più volte, Infratel ha rigettato il 74% dei progetti presentati da Open Fiber nei primi 6 mesi del 2022 (e anche qui Mario Rossetti non può dire di aver ‘ereditato’ progettazioni sbagliate fatte da altri, perché le ha fatte lui).

Il balletto dei numeri

Rossetti parla di 3.770 Comuni completati con FTTH a 3,5 milioni di Unità Immobiliari (UI). Poi parla di 2,6 milioni di unità immobiliari ‘…dove i servizi sono già attivi e vendibili…’. Ormai siamo al balletto delle cifre, numeri in libertà e incomprensibili. Insomma le UI con la fibra sono 3,5 milioni o sono 2,6 milioni?  Vi rispondiamo noi con esattezza. Al 31 ottobre 2022, come dice il Report del MISE oggi MiMit sono 2.088.156. Il resto sono chiacchiere per confondere le idee ai non addetti ai lavori o ai giornalisti distratti.

Open Fiber non ha condiviso alcun cronoprogramma con il Ministero né con Infratel

Alla domanda fatta da Federico De Rosa sul Corriere della Sera di stamane a proposito del rispetto degli impegni del 2022, Mario Rossetti risponde incredibilmente di si. Ma se ha disatteso pacchianamente il suo Piano?

Poi, attenzione, fa riferimento ad un fantomatico cronoprogramma ‘condiviso con il ministero dello Sviluppo Economico e Infratel’. Verrebbe voglia allora di chiedere al Ministro Giancarlo Giorgetti, all’epoca a capo del MISE e oggi a capo del MEF (azionista di maggioranza di CDP, azionista al 60% di Open Fiber), di fare chiarezza e di dirci se ha autorizzato Open Fiber a finire il piano BUL non nel giugno 2023 (già con 3 anni di ritardo rispetto ai piani originali) ma addirittura nel giugno 2024. Cioè tra 18 mesi come dichiara nel suo virgolettato Rossetti.

E in effetti è quello che abbiamo fatto. Abbiamo chiesto al ministero come stanno le cose. Ci è stato risposto che Open Fiber ha presentato un nuovo cronoprogramma, che quindi non è stato condiviso, ma semplicemente fatto recapitare. Né risulta agli atti che Infratel abbia mai avallato tale documento presentato univocamente da Open Fiber e quindi da considerare come “pending”.

Quindi, Open Fiber non ha condiviso alcun cronoprogramma con l’allora MiSE né con Infratel. Lo ha solo inviato senza avere risposte.

La danza in libertà dei cantieri e dei KM

Rossetti poi sciorina altri inutili numeri di persone sui cantieri e di nuovi km di fibra stesa. Continua a fare banali errori di matematica (l’aritmetica non deve essere il suo forte) dice di aver costruito 53.000 km di fibra. Ma sta viaggiando a meno di 2000 km al mese. Manca un mese alla fine dell’anno e dichiara che finirà il 2022 a 57.000km. Come fa a fare 4.000 km in un mese? Ancora numeri in libertà. Quello che conta sono le unità immobiliari collaudate e dove il servizio è attivabile. E su quelle non c’è nessuna accelerazione, alla faccia del titolone di stamane del Corriere della Sera.

Come risponde a questo Mario Rossetti? Sulle Aree grigie addirittura non è in grado neanche di citare un numero. Solo parole, come potrebbe gorgheggiare Mina. Nella stessa intervista di stamane Mario Rossetti parla di “un obiettivo sfidante”, si dice ‘fiducioso sulla capacità di Open Fiber di raggiungerlo’. Ci dica però come. In che tempi? E che cosa ha fatto sino ad ora? Ci racconti se è vero che le gare di approvvigionamento lavori sono andate deserte e se ha dovuto rifarle con ovvio ritardo? Infine, entro la fine dell’anno deve fare l’1% delle Unità Immobiliari previste nelle Aree grigie sussidiate. Come pensa di farle?

Il problema del personale: assunzioni in libertà?

Continua a dire che mancano persone sui cantieri. Ma dove era Mario Rossetti quando ha messo il suo nome sul Piano industriale dello scorso dicembre? Dove era quando ha risposto al bando di gara delle Aree grigie? Dove sono finiti i detenuti strombazzati che dovevano lavorare sui cantieri? Cosa fanno le persone che assume con il nuovo Consorzio costituito con il gruppo ASPI (che è già al suo second AD in meno di 6 mesi)? Sono risorse aggiuntive o sottratte alle imprese che già lavorano per Open Fiber? Se sono aggiuntive siamo sicuri che abbiano le professionalità necessarie? Da dove vengono? O si tratta della solita infornata di assunzioni ad personam? E poi, alla fine, ma ci vuole dire cosa sono ‘i servizi digitali del futuro’ dei quali parla in ogni intervista?

Rete unica? Ma prima di tutto azzerare i vertici di Open Fiber

Proprio in queste ore qualcuno preme perché si dia seguito al progetto di rete unica. Un progetto che richiede discontinuità, azzerando il MoU sottoscritto da CDP, TIM, Open Fiber ed altri soggetti. Proprio per questa ragione è necessario fare chiarezza e riaffermare il principio dell’affrancamento della mano pubblica dalle scelte del passato.

Se si vuol procedere con la rete unica, il prerequisito imprescindibile è l’azzeramento degli attuali vertici di Open Fiber.

Senza questo prerequisito, ogni passaggio successivo sarà inevitabilmente alterato.

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