L'intervento

Luigi Gambardella (ChinaEU): ‘La Ue guardi alla Cina per aumentare gli investimenti e ricreare la fiducia’

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Luigi Gambardella, fondatore di ChinaEU: ‘Il centro di gravità della Internet economy si sta gradualmente spostando a Oriente. La Commissione Juncker guardi alla Cina’.

Luigi Gambardella è il fondatore di ChinaEU, una piattaforma per lo sviluppo di business fra Europa e Cina nel settore Ict, che ha l’obiettivo di potenziare le relazioni bilaterali e le opportunità di investimento fra le due aree del mondo nel settore delle Tlc, di Internet e dell’ICT. Di seguito un estratto del suo intervento pubblicato su EurActiv.

 

La Commissione Juncker è entrata in carica il primo novembre con un mandato molto chiaro: costruire un future migliore per l’Europa. Se da un lato sono necessarie riforme urgenti per far ripartire i tassi cronicamente bassi d’investimento interno e ristabilire una fiducia che ha raggiunti livelli di guardia nei confronti dei governi nazionali, un contributo enorme può arrivare da fonti esterne. Fra queste, la Cina si trova in prima linea, in particolare per quanto riguarda l’economia digitale.

Nonostante il graduale rallentamento del tasso di crescita, la Cina diventerà la prima economia mondiale entro fine anno, superando gli Usa, in particolare grazie ad un ceto medio di mezzo miliardo di persone. La Cina è fra i primi consumatori di beni di consumo al mondo. Internet e l’ICT sono i settori che stanno registrando le performance migliori.

Se l’Europa vuole incrementare ulteriormente le relazioni economiche con la Cina, dovrebbe concentrarsi su tutti i segmenti del settore ICT E’ su questo punto che Juncker dovrebbe concentrare i suoi sforzi per rivitalizzare l’Europa.

C’è da dire che il centro di gravità della internet economy si sta gradualmente spostando verso Oriente. Basti dire che fino al 2012 soltanto uno dei primi dieci siti internet del mondo era cinese. Oggi, ben quattro web company nella top ten mondiale dei maggiori player globali sono cinesi: si tratta di Alibaba, che ha una capitalizzazione di 278 miliardi di dollari, al secondo posto dopo Google, ma prima di Facebook e Amazon. Ci sono poi rispettivamente al quinto e sesto posto Tencent (152 miliardi di dollari di capitalizzazione), e Baidu (88 miliardi). Al decimo posto, infine, JD.com, una piattaforma di eCommerce che si trova al decimo posto, con una capitalizzazione di 32 miliardi.

Già oggi, Alibaba, tramite il sistema Alipay, conta metà di tutti i pagamenti online che si registrano in Cina.

Wechat, la chat mobile di Tencent (conosciuta in Cina come Weixin), conta 438 milioni di utenti, di cui 70 milioni che vivono fuori dai confini del paese.

Baidu è il primo motore di ricerca del paese, è presente in 9 paesi e punta a coprire il 50% del globo entro il 2019.

La Ue dovrebbe prendere spunto dal mercato cinese dove il mercato della internet economy cinese in rapporto al Pil è già più grande di quello Usa, della Francia e della Germania.

La penetrazione di banda larga fissa nel paese, secondo stime della Chinese Academy of Telecommunications Research (CATR), il think tank del Chinese Ministry of Industry and Information Technology (MIIT), è pari al 55% delle abitazioni. L’80% degli utenti è conneso a 4 Mbps, il 35% ad almeno 8 Mbps.

Ma il driver maggiore di Internet in Cina è il mobile. A settembre 2014, gli utenti di Internet mobile hanno raggiunto quota 871 milioni. China Mobile ha la maggior base clienti del mondo, con 799 milioni di abbonati, a fronte della maggior capitalizzazione globale pari a 250 miliardi di dollari.

China Telecom è dal canto suo il maggior operatore a banda larga del mondo, con 118 milioni di abitazioni servite.

Xiaomi, che produce l’iPhone cinese, ha superato Apple per numero di smartphone venduti nel paese e si trova al secondo posto dietro a Samsung nel mercato cinese degli smartphone. Huawei e ZTE sono fra i maggiori investitori in R&D, già partner tecnologici in diversi progetti europei.

Tutte queste aziende guardano con forte interesse all’espansione internazionale del business e sono interessate all’Europa, dove però sono frenate dalla frammentazione e dalla mancanza di un mercato unico del digitale, per non parlare delle difficoltà burocratiche legate alla complessità regolatori del Vecchio Continente.

D’altra parte, anche le aziende europee lamentano una sorta di discriminazione e barriere all’ingresso sul mercato cinese, in particolare nel segmento dell’ICT. Per questo, se il giro d’affari degli scambi commerciali fra Cina e Ue è di 1,25 miliardi di dollari al giorno, gli investimenti restano relativamente bassi rispetto alle enormi potenzialità che ci sono.

Visto che l’anno prossimo sarà il 40esimo anniversario delle relazioni bilaterali diplomatiche, è arrivato il momento di discutere nuove condizioni e sinergie per la crescita e l’innovazione fra Ue e Cina.