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Lotta alla disinformazione: la Commissione europea adotta il nuovo codice di condotta rafforzato

di Davide Maniscalco, Avvocato cassazionista, componente del D&L NET |

Pubblicato il nuovo Codice di condotta “rafforzato” sulla disinformazione che, riflettendo gli orientamenti resi nel 2021 dalla Commissione europea, risulta adesso ulteriormente corroborato dalle significative esperienze vissute durante lo scenario di crisi pandemica da Covid-19 e, più recentemente, da quello purtroppo attuale del conflitto Russo-Ucraino, per renderlo così maggiormente idoneo ad affrontare le nuove importanti sfide dell’ecosistema digitale.  

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Pubblicato il nuovo Codice di condotta “rafforzato” sulla disinformazione che, riflettendo gli orientamenti resi nel 2021 dalla Commissione europea, risulta adesso ulteriormente corroborato dalle significative esperienze vissute durante lo scenario di crisi pandemica da Covid-19 e, più recentemente, da quello purtroppo attuale del conflitto Russo-Ucraino, per renderlo così maggiormente idoneo ad affrontare le nuove importanti sfide dell’ecosistema digitale.  

Lotta alla disinformazione: gli attori in prima linea

I 34 firmatari del Codice rafforzato (tra i quali le principali piattaforme online, in particolare Meta, Google, Twitter, TikTok e Microsoft, oltre a una varietà di altri attori come piattaforme più piccole o specializzate) e società civile hanno lavorato sulla base di contenuti pionieristici ampiamente condivisi del primo Codice di condotta del 2018, introducendo nuovi impegni, più ampi e precisi, tanto per le piattaforme quanto per l’industria, al precipuo fine di creare le condizioni di un ambiente online più trasparente, sicuro e affidabile.

Del resto, l’obiettivo sopra declinato è al centro della strategia europea, rispetto alla quale già il Codice di condotta originario e, a maggior ragione il nuovo Codice rafforzato, si porranno come strumenti funzionali alla lotta contro la disinformazione online, per una risposta rapida ed efficace anche agli scenari di crisi.

Come disinnescare la disinformazione

Il nuovo Codice, peraltro, ridurrà, gli incentivi finanziari per la diffusione della disinformazione, da un lato e, dall’altro, sarà sostenuto dal Digital Services Act (DSA), con finalità deterrente per via delle pesanti sanzioni previste per le reiterate condotte delle piattaforme molto grandi in violazione del Codice nonché dell’obbligo di attuare misure di mitigazione del rischio, che possono arrivare fino al 6% del loro fatturato globale.

A tendere, l’obiettivo è quello di conferire al codice di condotta pieno riconoscimento nelle previsioni della legge sui servizi digitali per mitigare i rischi derivanti dalla disinformazione per le piattaforme online molto grandi.

A completare il package di strumenti a supporto del Codice rafforzato vi è anche l’imminente legislazione europea sulla trasparenza e sul targeting della pubblicità politica, ulteriormente funzionali all’obiettivo di combattere la diffusione della disinformazione nell’UE.

Tra i nuovi impegni assunti dai firmatari del nuovo Codice figurano:

  • l’ampliamento della partecipazione, per coinvolgere una varietà di attori diversi con un ruolo significativo nell’attenuazione del fenomeno della diffusione della disinformazione;
  • la riduzione e tendenzialmente l’azzeramento degli incentivi finanziari per la diffusione della disinformazione assicurando che i fornitori di disinformazione non traggano vantaggio dagli introiti pubblicitari;
  • l’inibizione dei nuovi comportamenti manipolativi come account falsi, bot o deep fake dannosi che diffondono disinformazione;
  • fornire agli utenti strumenti più efficaci per riconoscere, comprendere e segnalare la disinformazione;
  • ampliare il cosiddetto fact checking a tutti i paesi dell’UE e in tutte le lingue dell’UE, assicurando un’equa ricompensa ai verificatori;
  • garantire pubblicità politica trasparente consentendo agli utenti di riconoscere facilmente gli annunci politici, attraverso una migliore etichettatura (targeting) e informazioni su sponsor, spesa e periodo di visualizzazione;
  • sostenere più efficacemente i ricercatori, fornendo loro un migliore accesso ai dati delle piattaforme;
  • valutare l’impatto delle nuove regole attraverso un solido quadro di monitoraggio nonché una regolare attività di reporting dalle piattaforme sullo stato di attuazione dei nuovi ed ampliati impegni;
  • istituire un Centro per la trasparenza e una task force indipendenteper la valutazione dei livelli di attuazione del Codice al fine di mantenerlo attuale e idoneo allo scopo.

I primi risultati attesi per il 2023

A questo punto, i firmatari del nuovo Codice rafforzati avranno sei mesi per attuare gli impegni assunti e le misure di mitigazione del rischio a cui hanno aderito.

All’inizio del 2023 saranno fornite alla Commissione europea le prime relazioni sull’attuazione che verrà comunque regolarmente monitorata, sulla base di criteri qualitativi e rendicontazione quantitativa, anche con il supporto del gruppo dei regolatori europei per i servizi di media audiovisivi (ERGA) e dell’Osservatorio europeo dei media digitali (EDMO).

Del pari, la istituita task force monitorerà, esaminerà e adeguerà gli impegni dei firmatari in virtù dell’evoluzione tecnologica, sociale, di mercato e legislativa.