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Italia digitale in stallo: penultimi nella Ue per reti ultrabroadband

Il digitale in Italia non decolla e l’ennesima conferma del nostro ritardo arriva dal capitolo sul nostro paese del DESI (Digital Economy and Society Index 2016), l’indice sviluppato dalla Commissione Europea che misura il grado di diffusione del digitale nei paesi Ue, basato su cinque indicatori (Connettività, capitale umano, uso di Internet, integrazione di tecnologie digitali e servizi pubblici digitali). Il nostro paese a giugno 2015 si piazza al 25esimo posto, perdendo una posizione rispetto al 2014 con uno score di 0,4 rispetto alla media Ue a 28 di 0,52. La Danimarca, i Paesi Bassi, la Svezia e la Finlandia rimangono in testa alla classifica del DESI. I Paesi Bassi, l’Estonia, la Germania, Malta, l’Austria e il Portogallo sono i paesi che crescono più in fretta e stanno distanziando gli altri.

Il problema principale resta la scarsa copertura delle reti a banda larga veloce (NGA almeno 30 Mbps), tanto che siamo al 27esimo posto nella speciale classifica europea della connettività, con appena il 5,4% delle famiglie che ha un abbonamento Nga sul 53% di quelle abbonate. A livello europeo, il 71% delle famiglie ha accesso alla banda larga ad alta velocità (almeno 30 Mbit/sec) rispetto al 62% dell’anno scorso.

Analisi impietosa: Italia 27esima per connettività

L’analisi è chiara e i numeri impietosi: “L’anno scorso l’Italia ha fatto piccoli progressi in quasi tutti gli indicatori, eccezion fatta per il giro d’affari dell’eCommerce nelle Pmi (8,2% del totale), per quanto l’economia italiana potrebbe trarre vantaggio da un uso più diffuso del commercio elettronico”.

La copertura delle reti a banda larga (Nga) nel 2015 è passata dal 36% delle abitazioni al 44%, ma i progressi sono ancora troppo lenti (siamo al 27esimo posto nella Ue), ostacolando anche la sottoscrizione di abbonamenti a banda larga veloce, pari ad appena il 5,4% del totale, che è limitato al 53% delle famiglie.

Siamo sempre più lontano dagli obiettivi dell’Agenda Digitale europea (copertura a 30 mbps del 100% della popolazione e del 50% della popolazione a 100 mbps entro il 2020). Certo, il tira e molla sul piano banda ultralarga non aiuta e il 2015 è stato un anno in cui invece di accelerare con la posa della fibra si è perso tempo prezioso.

Opposto il quadro della banda larga mobile, con il 75% di abbonamenti per 100 abitanti (al 10° posto nella Ue). Insomma, si compensa con gli smartphone.

Digital skill, il 31% degli utenti online non ha le basi

 

Secondo il DESI, la ragione principale di questo ritardo nell’adozione della banda larga fissa risiede nella carenza di skill digitali nella popolazione, con il 31% degli utenti online che mancano di competenze digitali di base.

Pesa nel nostro paese la scarsa scolarizzazione: soltanto il 42% della popolazione ha un titolo di studi superiore a quello della scuola di secondo grado. Senza dimenticare l’alta percentuale di anziani.

La percentuale di specialisti Ict è pari ad appena il 2,5% della popolazione.

Ed è per questo che il 37% della popolazione non usa Internet con regolarità.

PA digitale, soltanto il 18% degli utenti restituisce moduli online

Una buona performance registra la disponibilità di servizi digitali della PA, superiori alla media europea e per il quali ci troviamo al 17esimo posto, ma la percentuale di utenti che restituisce online i moduli compilati è ferma al 18%, ed è questo secondo il DESI il vero tallone d’Achille della PA digitale.

“Soltanto nel 37% dei casi le informazioni già in possesso della Pubblica Amministrazione vengono riutilizzate per riempire i moduli precompilati degli utenti”, precisa il DESI, secondo cui le autorità del nostro paese potrebbero fare di più per migliorare la “usability” dei servizi online.

Detto questo, il rapporto dice anche che l’Italia, pur arrancando sotto la media Ue, rientra in un drappello di paesi che stanno tentando di risalire la china e chiudere il gap digitale (‘catching up’), insieme a Croazia, Spazia, Lettonia, Romania, Slovenia e Spagna.

Uso di Internet, Italiani fanalino di coda della Ue

Per quanto riguarda l’uso di Internet, gli italiani sono il fanalino di coda nella Ue. C’è una resistenza atavica verso l’uso della Rete per effettuare transazioni, interagire con gli altri e leggere le news. Soltanto sul fronte della fruizione di contenuti video siamo in linea con la media Ue.

eCommerce in crescita

Per quanto riguarda l’integrazione del digitale nel mondo business, siamo al 20esimo posto. Le nostre aziende non stanno facendo grossi progressi nell’adozione di soluzioni di eBusiness, ma il canale eCommerce sta guadagnando terreno, con il giro d’affari derivante da questo canale sul totale passato dal 4,9% del 2014 all’8,2% del 2015.

Antonio Preto (Agcom): ‘Molto da fare, ma strada giusta’ 

“L’indice DESI 2016 della Commissione europea, pubblicato ieri, mette in risalto il lavoro da fare. Ma indica anche un risultato positivo: l’Italia è tra i Paesi in rimonta. Cresciamo nel complesso ad una velocità superiore alla media Ue”. Così il Commissario Agcom Antonio Preto, commentando i dati dell’Indice Desi 2016.

“Dal 2013 al 2015 la copertura NGA è aumentata di oltre 23 punti percentuali passando dal 20,8% al 44%. E così il gap che l’Italia aveva nei confronti della media europea si è ridotto di 14 punti percentuali. E ciò anche grazie alla regolazione proconcorrenziale di Agcom”, prosegue Preto, aggiungendo che è un segnale cui guardare con attenzione, insieme alle altre novità a livello nazionale che delineano il quadro. Grazie all’accordo Stato Regioni ci sono oltre 3 miliardi di euro per intervenire nelle aree a fallimento di mercato e c’è un piano che prevede un intervento diretto dello Stato nella realizzazione della rete, per mezzo di Infratel.

“Il Governo ha recepito, inoltre, la direttiva 61/2014 per la condivisione e la riduzione dei costi nella realizzazione delle infrastrutture per la rapida diffusione delle Reti di nuova generazione. Non ultimo, il mercato sta diventando dinamico si presentano nuovi importanti player come Enel”, dice il Commissario Preto, precisando che a fronte di un framework di regole che ha finalmente raggiunto un elevato grado di certezza e stabilità, gli operatori hanno previsto investimenti per coprire il 74% delle unità abitative entro il 2018. Telecom ha annunciato di voler arrivare addirittura all’84 per cento.

“I dati della Commissione dicono che non siamo fermi – chiude Preto – Tutt’altro: il quadro, sta migliorando. C’è ancora molto da fare, ma la strada è quella giusta”.

Il quadro europeo del DESI 2016

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