Rapporto DESI

L’Italia digitale non migliora e resta al 25° posto nella classifica Ue

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Il rapporto Ue sulla digitalizzazione dei paesi europei certifica che il grado di digitalizzazione della nostra economia non fa passi avanti. Pesa soprattutto la carenza di competenze digitali e lo scarso utilizzo di servizi online. Migliora invece la copertura NGA.

L’Italia non riesce a progredire nella partita europea della digitalizzazione e resta al 25° posto, il quart’ultimo, fra i 28 Stati membri dell’Ue nell’Indice DESI 2018 della Commissione Ue, che calcola il grado di digitalizzazione dei vari paesi in base a cinque criteri: connettività, capitale umano, uso dei servizi internet, integrazione delle tecnologie digitali e servizi pubblici digitali.

 

Connettività

Il punteggio complessivo del nostro paese è migliorato nel 2018, in particolare per quanto riguarda l’integrazione di tecnologie digitali e i servizi pubblici digitali, ma non è bastato per scalare posizioni in classifica. Un segnale positivo, secondo il rapporto, è offerto dalle prestazioni in termini di copertura delle reti NGA, passata dal 72% all’87% che appaiono in in fase di recupero (dal 23° posto del 2016 al 13° posto del 2017).

Banda ultralarga in miglioramento

Per quanto riguarda la copertura a banda larga ultraveloce (100 Mbps e oltre) l’Italia appare ancora in ritardo (con una percentuale del 22% a fronte di una media Ue del 58%) piazzandosi al 27° posto nel ranking Ue. C’è da dire che sul fronte degli abbonamenti a banda larga veloce, invece, l’Italia ha registrato un miglioramento secondo l’indice Ue, passando dal 7% del 2016 al 12% del 2017, che però in termini assoluti riconferma il nostro paese al 26° posto in classifica soprattutto grazie all’ingresso di Open Fiber sul mercato, che ha beneficiato di livelli accresciuti di concorrenza infrastrutturale grazie al modello wholesale only, si legge nel report.

Digital skills tallone d’Achille

Il DESI sottolinea la sfida principale per il nostro paese, che riguarda di fatto la carenza di competenze digitali, che nonostante le iniziative del Governo, “ancora insufficienti”, penalizzano di fatto tutti e cinque gli aspetti considerati: “diffusione della banda larga mobile, numero di utenti internet, utilizzo dei servizi online, attività di vendita online da parte delle PMI e numero di utenti eGovernment”.

 

Uso di Internet

La percentuale di utenti Internet è rimasta stabile, il numero di specialisti TIC è leggermente migliorata dal 2,5% al 2,6%, mentre la percentuale di laureati in discipline scientifiche, tecnologiche e matematiche ha subito una flessione, attestandosi a quota 1,3% nella fascia di età 20-29 anni. Il credito d’imposta sulle spese incrementali sostenute per iniziative di formazione su discipline correlate a Industria 4.0 potrebbe colmare alcune carenze.

Ma in definitiva “l’Italia manca ancora di una strategia globale dedicata alle competenze digitali”, si legge nl rapporto.

 

Uso dei servizi Internet

L’Italia non è riuscita a migliorare e resta così al penultimo posto per l’uso di Internet nella classifica del DESI. Lieve aumento per servizi di eBanking, shopping online e social network, mentre la lettura di news online è sotto la media Ue, probabilmente per il crescente utilizzo di modelli premium da parte dei media.

Integrazione delle tecnologie digitali: dall’eCommerce a Industria 4.0

Quadro contraddittorio per quanto riguarda l’eCommerce: a fronte di una crescita delle PMI che si dedicano alla vendita online,, anche a livello transnazionale, si registra un calo del fatturato delle vendite elettroniche.

Il Piano nazionale Impresa 4.0 manca ancora di un elemento importante, vale a dire i cosiddetti “Centri di competenza”, la cui attivazione è prevista quest’anno. Si tratta di poli necessari per accompagnare il processo di digitalizzazione delle nostre PMI.

Servizi pubblici digitali

L’Italia dell’eGovernment non cresce e si conferma al 19° posto della classifica Ue, mentre un netto miglioramento di è registrato sul fronte degli open data, dove ha scalato 11 posizioni, superando la media Ue.

Resta il paradosso di un’ampia disponibilità di servizi eGov, sopra la media Ue, anche se quelli dedicati alle imprese sono poco sviluppati e restano sotto la media.

Gli italiani sono invece all’ultimo posto in classifica per utilizzo dei servizi di eGovernment. “Si tratta di un risultato addirittura peggiore di quello registrato per l’uso di altri servizi online, che potrebbe essere il sintomo di alcuni problemi per quanto riguarda l’utilizzabilità dei servizi pubblici”, si legge nel rapporto, che a proposito dell’utilizzo dei servizi di sanità digitale vede invece l’Italia in buona posizione, all’8° posto fra gli Stati membri.