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L’Intelligenza Artificiale forse non è così intelligente, ma resta comunque una minaccia

Quanto è davvero intelligente l’Intelligenza Artificiale? E quanto rapidamente sta progredendo? Sono queste le domande che tengono svegli politici, economisti e ricercatori specializzati in AI. E la risposta è cruciale per consentire alla società e ai governi di immaginare il modo di reagire a questa tecnologia nei prossimi anni. Un nuovo report condotto da esperti del MIT, Stanford University, OpenAI e altre istituzioni cerca di fare chiarezza nel dibattito in corso. Il report, si chiama AI Index, è pieno zeppo di grafici e informazioni di ogni tipo sull’Intelligenza Artificiale. Dalle conferenze in materia al numero di software scaricati, passando per le statistiche sul sesso di chi si occupa di AI agli investimenti in venture capital nel settore al numero di startup che se ne occupano. Ne scrive The Verge, mettendo in evidenza come il campo dell’AI sia più ricco che mai di fermento in questo periodo e stia ricevendo quantità di fondi incredibili; tanto più che l’Intelligenza Artificiale ha ormai superato l’umanità quando si tratta di alcune attività molto precise e specifiche, ma che nel contempo sia “ancora estremamente limitata in termini di intelligenza generale”.

Per quanto riguarda la performance tecnica dell’Intelligenza Artificiale, esistono di certo diverse attività in cui prevale sull’uomo. Ad esempio, identificare oggetti comuni nelle immagini e trascrivere un discorso. Alcuni sistemi sono in grado di trascrivere un audio con lo stesso margine di esattezza di un essere umano. Sul fronte dei games, l’AI è in grado di giocare e vincere con facilità ad esempio a Pac Man, Jeopardy, Atari e il caso più famoso che è Go.

Ma secondo il report queste metriche sull’intelligenza della macchina sono soltanto parziali, perché ad esempio, nel caso di un videogioco, per l’AI è molto più semplice vincere o risolvere il problema visto che le immagini sono nitide e scorrono su uno schermo. Il computer ha una vista totale di quanto succede sullo schermo. Lo stesso compito non può essere svolto ad esempio per la gestione del traffico urbano o l’infrastruttura di trasporti di una città che non si dipana sullo schermo di un pc, anche se nuovi videogiochi come Dota cercano di ricrearlo a video.

Un altro problema riguarda proprio la capacità di trascrivere un discorso registrato da parte di un’Intelligenza Artificiale, che se da una parte è in grado di farlo come un essere umano, se non meglio, dall’altro non è capace di interpretare risatine di sarcasmo o di capire giochi di parole o scherzi, o di interpretare milioni di altre sfumature del contesto culturale che in fin dei conti sono fondamentali per comprendere anche la più semplice delle conversazioni.

Non esiste ancora, aggiunge il report, un sistema per misurare il quoziente intellettuale dell’AI.

L’Intelligenza Artificiale sarà pure un po’ “stupida”, ciò non toglie che secondo un report appena pubblicato dalla società di consulenza McKinsey sono 800 milioni i posti di lavoro che sarebbero a rischio automazione nei prossimi 12 anni, anche se di fatto soltanto il 6% dei lavori più ripetitivi sarebbero a rischio di totale estinzione. Per il resto, soltanto parti di lavoro possono in realtà essere automatizzate e svolte dalle macchine.

Ed è qui che l’intelligenza acuta dell’AI potrà dire davvero la sua e avere un impatto.

Ma se un computer è in grado di svolgere almeno un terzo del tuo lavoro, cosa succederà dopo? Riceverai la formazione necessaria per svolgere nuovi compiti, oppure sari licenziato insieme ai tuoi colleghi? Che succede se ti tagliano lo stipendio?

Di certo, quanto più le macchine diventano intelligenti, tanto più non possiamo permetterci di essere stupidi.

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