IA e Parlamento

L’intelligenza artificiale entra a Montecitorio. I tre strumenti che cambieranno il lavoro legislativo

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La Camera dei Deputati introduce tre nuovi sistemi di intelligenza artificiale per supportare l’attività legislativa e rafforzare la trasparenza istituzionale. MSE (Macchina Scrittura Emendamenti), NORMA e DEPUCHAT promettono di semplificare la redazione normativa, accelerare la ricerca legislativa e offrire ai cittadini un accesso diretto e intuitivo ai dati sull’attività parlamentare.

Un piccolo passo per la tecnologia, ma un potenziale grande balzo per il Parlamento italiano. Alla Camera dei Deputati sono stati ufficialmente presentati tre innovativi strumenti basati sull’intelligenza artificiale, destinati a rivoluzionare – almeno nelle intenzioni – il modo in cui si lavora alle leggi. I nomi dei progetti sono MSE, NORMA e DEPUCHAT, e ciascuno di essi risponde a un’esigenza precisa del lavoro parlamentare: scrivere meglio e più in fretta, trovare le informazioni giuste in meno tempo, rendere l’attività dei deputati più trasparente per tutti.

Il progetto non è frutto di improvvisazione: è il risultato di collaborazioni con università, centri di ricerca e istituzioni, che hanno messo insieme competenze giuridiche, informatiche e ingegneristiche per realizzare strumenti utili e concreti, pensati su misura per le esigenze della macchina legislativa. I tre sistemi, ancora in fase prototipale, dovrebbero diventare pienamente operativi entro la fine del 2025. Il costo complessivo? Circa 500.000 euro, una cifra che, rapportata al bilancio della Camera (oltre 940 milioni), rappresenta una goccia nel mare.

Ma vediamo nel dettaglio cosa fanno questi strumenti, come funzionano, e che impatto potrebbero avere sul modo in cui si legifera in Italia.

MSE: l’intelligenza artificiale che aiuta a scrivere gli emendamenti

Il primo dei tre progetti si chiama MSE, acronimo di “Macchina Scrittura Emendamenti”. Ed è forse quello che più concretamente tocca il cuore dell’attività legislativa: la stesura degli emendamenti. Chi ha familiarità con la macchina parlamentare sa bene quanto tempo, risorse e attenzione richieda scrivere modifiche puntuali a un disegno di legge. A volte sono poche righe, altre volte interi articoli che vanno riscritti da cima a fondo. Il margine d’errore, tecnico, linguistico, giuridico, è alto.

È qui che entra in gioco MSE. Il sistema è stato sviluppato dal Consorzio Alma Human AI, che riunisce l’Università di Bologna, la LUISS e il CNR. MSE utilizza algoritmi di intelligenza artificiale per analizzare automaticamente il testo delle proposte di legge, confrontarlo con l’intero corpus normativo e giurisprudenziale, e suggerire formulazioni alternative, correzioni, allineamenti con la normativa vigente (nazionale ed europea) e persino la coerenza con precedenti legislativi.

L’obiettivo dichiarato è duplice: aumentare la qualità formale e sostanziale degli emendamenti, e ridurre drasticamente i tempi tecnici di stesura. In media, un emendamento complesso può richiedere da una a tre ore di lavoro. Con MSE, questo tempo potrebbe scendere a meno di mezz’ora.

Considerando che in una legislatura vengono depositati decine di migliaia di emendamenti, il risparmio in termini di tempo e risorse potrebbe essere enorme. Ma non solo. Una maggiore coerenza normativa significa anche meno contenziosi, meno incertezze interpretative, leggi scritte meglio.

NORMA: il motore di ricerca intelligente per il diritto

NORMA, e il nome non è scelto a caso, è un motore di ricerca semantico, nato dalla collaborazione tra il Politecnico di Milano e l’Istituto Einaudi per l’economia e la finanza. Ma chiamarlo “motore di ricerca” potrebbe essere riduttivo.

NORMA è pensato per essere un assistente virtuale in grado di comprendere il linguaggio naturale, cioè quello che usiamo quando parliamo o scriviamo normalmente. I parlamentari (e i loro collaboratori, e persino i giornalisti) potranno porre domande complesse. Ad esempio: “quante leggi sulla protezione dei minori sono state approvate negli ultimi cinque anni?” e ricevere risposte dettagliate e strutturate: testi normativi pertinenti, dati, grafici, cronologie, iter legislativi.

A differenza dei motori tradizionali, che cercano parole chiave, NORMA comprende il contesto e il significato della domanda. Questo lo rende uno strumento prezioso per navigare l’enorme mole di documenti legislativi, atti parlamentari, sentenze e normative europee. Un sistema capace non solo di trovare informazioni, ma anche di metterle in relazione, individuare precedenti, confrontare evoluzioni normative nel tempo.

NORMA non è riservato solo ai deputati: potrà essere utilizzato anche da funzionari, esperti legislativi, ricercatori e comunicatori istituzionali. Potrebbe diventare, nel tempo, un punto di riferimento per chiunque lavori con le norme.

DEPUCHAT: un chatbot per controllare l’attività dei deputati

Se MSE e NORMA parlano principalmente alla “macchina legislativa”, DEPUCHAT è lo strumento pensato per i cittadini. Si tratta di un chatbot interattivo, sviluppato dalle Università di Roma Tre e Firenze, che permetterà a chiunque, senza alcuna competenza tecnica, di accedere a informazioni precise sull’attività dei singoli deputati.

Attraverso un’interfaccia intuitiva, sarà possibile chiedere: “Cosa ha fatto il deputato Rossi nel 2024?”, oppure: “Quante proposte di legge ha presentato un certo parlamentare?”, o ancora: “Quali sono stati i suoi interventi in Aula?”, e ricevere risposte chiare e consultabili in tempo reale. Sarà possibile fare ricerche anche per tema, territorio o gruppo parlamentare.

Uno strumento che segna una svolta nella trasparenza democratica, rendendo accessibili dati che oggi sono spesso frammentati, sepolti in documenti tecnici, o difficili da reperire. Con DEPUCHAT, i cittadini avranno la possibilità di monitorare con precisione l’attività dei propri rappresentanti, aumentando la responsabilità e la rendicontazione del mandato elettorale.

Un piccolo investimento, un grande impatto

I tre sistemi, MSE, NORMA e DEPUCHAT, sono costati complessivamente mezzo milione di euro, una cifra irrisoria se paragonata al bilancio della Camera, che per il 2025 supera i 940 milioni di euro. Il costo è inferiore a quello annuo di una piccola segreteria parlamentare, ma il valore potenziale in termini di efficienza e trasparenza è altissimo.

Non solo: se questi strumenti si dimostreranno efficaci, potrebbero essere estesi ad altre istituzioni, a partire dal Senato, fino agli enti locali e alle pubbliche amministrazioni centrali. Una vera e propria piattaforma per la modernizzazione intelligente dello Stato.

E il Senato? Per ora resta a guardare

Va detto che, al momento, il Senato non dispone di progetti paragonabili a quelli della Camera. L’attività di digitalizzazione procede, basti pensare al Portale dei Senatori e ai sistemi di gestione documentale, ma non sono ancora attivi chatbot istituzionali o strumenti di IA generativa per l’attività normativa.

Qualcosa, però, si muove anche lì. A marzo 2025, il Senato ha approvato un disegno di legge (DDL S.1146) che delega il Governo a regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale in vari settori, in linea con l’AI Act europeo. E l’Autorità Garante per l’Intelligenza Artificiale, prevista dalla normativa, sarà pienamente operativa entro fine anno. Potrebbero quindi esserci sviluppi anche a Palazzo Madama, sebbene con un approccio più normativo che operativo, almeno per ora.

Una sfida culturale, prima che tecnologica

L’introduzione dell’intelligenza artificiale nella macchina parlamentare italiana non è solo una questione tecnica. È, prima di tutto, una sfida culturale. Significa ripensare il modo in cui si produce il diritto, si organizza il lavoro delle istituzioni e si rendono conto le responsabilità politiche. Significa anche accettare che l’IA possa diventare un alleato della democrazia, non un nemico da temere.

Molto dipenderà da come questi strumenti verranno effettivamente utilizzati, mantenuti, aggiornati, aperti al pubblico. La tecnologia, da sola, non basta. Ma può essere una leva potente, se inserita in un contesto di innovazione responsabile e partecipata.

MSE, NORMA e DEPUCHAT sono, in fondo, tre acronimi. Ma dietro quei nomi si intravede una visione di futuro, in cui la politica non solo decide le regole, ma impara anche a usarle meglio.

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