Finestra sul mondo

Linee guida Ue-Brexit, Guerra in Siria, Tensioni in Venezuela, Davide Casaleggio, G7 Energia

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

L’Ue a 27 verso l’approvazione delle linee guida di Tusk sul negoziato per la Brexit

11 apr 10:50 – (Agenzia Nova) – L’Unione Europea a 27, riferisce il “Financial Times”, si prepara ad approvare le severe linee guida sul negoziato per l’uscita del Regno Unito proposte dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, che prevedono l’accettazione da parte del paese uscente delle leggi, della giurisdizione della Corte europea di giustizia e di un contributo al bilancio comunitario nel caso di un accordo di transizione. Oggi a Bruxelles e’ in programma una riunione sull’argomento, ma sulla bozza c’e’ un ampio consenso e il testo finale probabilmente restera’ sostanzialmente invariato. La bozza e’ stata inviata da Tusk nelle capitali due giorni dopo la ricezione della notifica di uscita della Gran Bretagna in base all’articolo 50 del Trattato di Lisbona. Contiene una clausola – quella sul consenso spagnolo sull’intesa riguardante Gibilterra – che ha suscitato aspre reazioni a Londra, anche se la premier, Theresa May, ha cercato di stemperare le dichiarazioni bellicose di alcuni conservatori assicurando un dialogo con tutti, Spagna compresa. L’adozione delle linee guida e’ prevista per il vertice del 29 aprile, preceduta dalla firma nell’incontro preparatorio del 24. Secondo fonti diplomatiche del quotidiano della City, l’umore generale e’ positivo: l’opinione diffusa e’ che il documento, gia’ discusso dagli ambasciatori, sia ben scritto ed equilibrato e che non necessiti di interventi rilevanti; e’ possibile che venga posta maggiore enfasi su alcuni punti, come i diritti acquisiti dei cittadini, ma non sono emerse perplessita’ tali da far prevedere modifiche sostanziali.

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Usa, sulla Siria l’unica voce non pervenuta e’ quella del presidente Trump

11 apr 10:50 – (Agenzia Nova) – Una risicata maggioranza dei cittadini statunitensi – il 51 per cento – sostiene l’attacco missilistico ordinato contro una base aerea siriana dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in risposta all’attacco chimico della scorsa settimana a Idlib. E’ quanto rileva un sondaggio effettuato dalla “Washington Post” e da Abc News, secondo cui i cittadini Usa categoricamente contrari all’attacco sono circa il 40 per cento. L’ipotesi di ricorrere alla forza militare per deporre il presidente siriano, Bashr al Assad, e’ sostenuta soltanto dal 35 per cento degli intervistati. Ben sette cittadini Usa su 10 ritengono che il bombardamento missilistico statunitense non servira’ ad arrestare l’impiego di armi chimiche in Siria, e sei cittadini su 10 temono un ulteriore peggioramento delle relazioni tra Usa e Russia. La ritorsione statunitense contro il regime siriano, inoltre, non pare aver particolarmente giovato al tasso di fiducia del presidente in carica: solo un quarto degli intervistati sostiene di aver “piu’ fiducia” del presidente dopo l’attacco, e un altro quarto afferma l’opposto. Tra le tante voci dell’amministrazione presidenziale Usa e del Congresso che negli ultimi giorni si sono espresse con fermezza contro il regime di Damasco e contro la Russia – sottolinea il “New York Times” – a mancare e’ proprio quella del presidente Trump. L’inquilino della Casa Bianca ha mantenuto un silenzio inusuale da venerdi’ scorso, quando ha comunicato al paese d’aver autorizzato l’attacco missilistico contro la Siria. Al suo posto hanno parlato fonti anonime dell’amministrazione, secondo cui gli Usa interverranno militarmente ogni qual volta Damasco utilizzera’ armi chimiche o “uccidera’ civili innocenti”. L’assenza di indicazioni precise da parte del presidente, pero’, sta alimentando l’incertezza in merito ai piani di Washington per la Siria. Tra notizie di attacchi dell’Isis a “basi” della coalizione a guida Usa in territorio siriano e della mobilitazione di decine di migliaia di riservisti dell’Esercito statunitense, l’ambasciatrice Usa all’Onu Nikki Haley ha dichiarato che la sconfitta dell’Isis e la deposizione di Assad sono obiettivi “simultanei” degli Stati Uniti. Il consigliere per la sicurezza nazionale, H. R. McMaster e’ parso confermare che gli Usa sono pronti ad agire unilateralmente contro Damasco, nel caso la Russia non rinunci a sostenere Bashar al Assad. Il segretario di Stato Rex Tillerson, che oggi si rechera’ in visita ufficiale a Mosca, ha dichiarato invece che la rimozione di Assad dal potere avverra’ soltanto dopo la sconfitta dell’Isis, che resta la priorita’ di Washington. Ieri, pero’, a margine dell’incontro del G7 a Lucca, Tillerson ha alzato i toni, affermando che gli Usa “si dedicheranno a far rispondere delle loro azioni tutti coloro si macchino di crimini contro innocenti in ogni parte del mondo”. Ore piu’ tardi, il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, ha dichiarato che gli Usa interverranno militarmente contro le forze regolari siriane non soltanto in risposta all’impiego di armi chimiche, ma anche quando contro i civili verranno usate armi convenzionali: “Gasare un bambino, lanciare barili bomba contro persone innocenti, penso siano tutti atti cui il presidente dara’ una risposta”, ha avvertito il portavoce. Il Trump isolazionista, contrario al ruolo degli Usa quali “poliziotti del mondo”, pare insomma svanito, a giudicare almeno dalle dichiarazioni degli esponenti della sua amministrazione.

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Washington accusa Mosca di avvallare gli attacchi chimici siriani e armare i talebani, chiede al G7 nuove sanzioni

11 apr 10:50 – (Agenzia Nova) – Prosegue il fuoco di fila diplomatico degli Stati Uniti contro la Russia, che ieri e’ stata accusata da Washington di aver avvallato e occultato l’attacco chimico del regime siriano nella provincia di Idlib, e persino di armare i talebani nel nord dell’Afghanistan. Stando a fonti anonime del governo Usa citate dall’agenzia “The Associated Press”, un drone da ricognizione russo avrebbe sorvolato il villaggio siriano di Khan Sheikhoun, nella provincia siriana di Idlib, subito dopo l’attacco con armi chimiche costato la vita a quasi un centinaio di civili; poche ore dopo, un aereo di fabbricazione russa avrebbe bombardato un ospedale dove veniva prestata la prima assistenza alle vittime dell’attacco chimico nel tentativo di “coprire” l’impiego di quelle armi proibite da parte del regime di Bashar al Assad. Stando alle fonti anonime statunitensi, non e’ chiaro se il drone e il bombardiere fossero operati dalle forze russe o siriane, ma la presenza dei velivoli e la scelta dei bersagli “non puo’ essere una coincidenza”: Mosca, insomma – accusano le fonti anonime – avrebbe bombardato di proposito un ospedale per coprire le tracce dell’attacco chimico. Un’altra accusa gravissima e’ stata rivolta nelle ultime ore alla Russia dal segretario della Difesa Usa, James Mattis, secondo cui Mosca starebbe “coltivando legami” con i talebani nel nord dell’Afghanistan per alimentare il disordine e le violenze in quel paese, dove la Nato sta conducendo una estenuante campagna anti-terrorismo. I commenti di Mattis seguono le recenti dichiarazioni di alcuni funzionari locali afgani e di un ex ufficiale talebano, secondo cui “esisterebbero le prove” che la Russia sta fornendo armi agli insorti talebani. Washington non si spinge sino a sostenere ufficialmente quest’ultima accusa, ma il capo del Comando centrale delle Forze armate Usa, generale Joseph Votel, ne ha riferito al Congresso federale Usa come di una circostanza accertata. Ieri, durante il summit dei ministri degli Esteri del G7 a Lucca, in Italia, il segretario degli Esteri britannico Boris Johnson ha annunciato che Usa e Regno Unito intendono chiedere l’adozione di nuove sanzioni a carico della Russia, a causa del sostegno militare concesso da Mosca al regime siriano.

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Il Regno Unito sfida gli alleati sulle sanzioni alla Russia

11 apr 10:50 – (Agenzia Nova) – La premier del Regno Unito, Theresa May, riferisce il quotidiano britannico “The Times”, ha speso la sua influenza nel tentativo di imporre sanzioni alla Russia per l’appoggio al regime del presidente siriano, Bashar al Assad, nonostante l’opposizione europea. La leader di Downing Street, dopo un colloquio telefonico di venti minuti con la Casa Bianca, ha detto, mediante un portavoce, che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha creato uno spazio di manovra per una svolta da parte del presidente russo, Vladimir Putin. Ha approvato, inoltre, la pressione esercitata sulla Cina per frenare la Corea del Nord e l’inasprimento della posizione contro l’influenza iraniana in Medio Oriente. “La primo ministro e il presidente hanno concordato sul fatto che ora esiste una finestra di opportunita’ nella quale persuadere la Russia che l’alleanza con Assad non e’ piu’ nel suo interesse strategico. Hanno concordato che la visita di Tillerson a Mosca di questa settimana offre un’opportunita’ per fare un passo avanti verso una soluzione che portera’ a un duraturo assetto politico”, recita il comunicato. L’intervento di May suscitera’ sconcerto negli alleati europei, contrari alla proposta del segretario agli Esteri britannico, Boris Johnson, di sanzionare alcuni militari russi. Il titolare del Foreign Office aveva discusso dell’idea a porte chiuse col segretario di Stato Usa, Rex Tillerson, che lo avrebbe incoraggiato a insistere nella sessione di oggi del vertice dei ministri degli esteri del G7 in corso a Lucca. Johnson probabilmente circoscrivera’ gli obiettivi per cercare di vincere le resistenze. La Germania, tuttavia, ritiene che le sanzioni sarebbero controproducenti e comprometterebbero gli sforzi per far sedere tutte le parti intorno a un tavolo negoziale. Un funzionario del ministero degli Esteri italiano ha dichiarato che al momento non si stanno valutando altre sanzioni. E’ improbabile che la Francia, in campagna presidenziale, possa appoggiare misure di questo tipo.

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Venezuela, il buio non ferma le proteste: sconti e feriti in tutto il paese per i cortei contro Maduro

11 apr 10:50 – (Agenzia Nova) – Il buio non e’ bastato a spegnere le tensioni in Venezuela. Le manifestazioni e gli scontri registrati dalla mattina di lunedi’ sono proseguiti anche di notte e le immagini che giungono dalle principali piazze del paese ritraggono un livello di confronto sempre piu’ alto. Rilanciando foto e video che circolano numerosi sulla rete, i media descrivono la notte della protesta: barricate, posti di blocco dati alle fiamme e abbondante uso di lacrimogeni. Ma le cronache, ancora povere di dettagli, riferiscono di scambi di arma da fuoco e di assalti di manifestanti a depositi delle munizioni della polizia. Il motivo di fondo della protesta e’ lo stesso che viene denunciato a livello internazionale: la mancanza delle garanzie democratiche nel paese, da risolvere in prima battuta con la convocazione di elezioni presidenziali. Detonatori delle ultime proteste, che culmineranno in una importante manifestazione il prossimo 19 aprile, sono state due sentenze del Tribunale supremo di giustizia (Tsj): una che esautorava il parlamento dai poteri legislativi, parzialmente corretta in un secondo momento, e una che limitava l’immunita’ parlamentare. Al termine della giornata di lunedi’ le opposizioni denunciano il ferimento di circa duecento persone per l’intervento delle forze di sicurezza. Il difensore del popolo Tareck William Saab, tradizionalmente legato al potere centrale, ha chiesto alle autorita’ di “evitare l’uso eccessivo della forza” dando con la sue parole corpo alle denunce dei manifestanti secondo cui sono stati messi in aziona anche gli elicotteri: occorre evitare “il lancio dall’aria di oggetti contundenti per disperdere le manifestazioni”. Ai cortei indetti dalle opposizioni per il 19 aprile, anniversario della dichiarazione di indipendenza del Venezuela, risponderanno anche i sostenitori del governo, promettendo una imponente chiamata alla difesa della “rivoluzione bolivariana”. Le piazze stanno tentando di dare vita a “un colpo di Stato” che obbedisce agli interessi “imperialistici”, assicurava il presidente venezuelano Nicolas Maduro dall’Avana, dove si celebra un vertice dei paesi dell’Alleanza bolivariana (Alba).

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Italia, i misteri di Davide Casaleggio, figlio del co-fondatore del Movimento 5 stelle

11 apr 10:50 – (Agenzia Nova) – L’ex presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi l’ha definito come “il vero dirigente” del Movimento 5 stelle (M5s): ed in effetti in Italia tutti gli occhi sono puntati su Davide Casaleggio, il misterioso figlio del co-fondatore con Beppe Grillo del M5s. Lo scrive sul quotidiano francese “Le Monde” il corrispondente da Roma Je’rome Gautheret, in un articolo di analisi sulle sue prime due apparizioni pubbliche: una conferenza ad Ivrea in occasione del primo anniversario della morte di Gianroberto Casaleggio e la prima intervista di suo figlio Davide al programma “Otto e mezzo” sulla rete tv “La 7”. Ufficialmente, ricorda il “Monde”, la Casaleggio Associati che Davide ha ereditato dal padre Gianroberto, si occupa solo della gestione tecnica del blog di Beppe Grillo, “cuore nucleare” del movimento, e della piattaforma “Rousseau” su cui sono effettuate le votazioni online; e tuttavia, scrive Je’rome Gautheret, e’ proprio nei locali di questa azienda assai poco trasparente che sembra decidersi la strategia di questo partito attualmente accreditato in Italia del 30 per cento delle intenzioni di voto dai piu’ recenti sondaggi di opinione: solo la Casaleggio Associati infatti e’ abilitata a certificare la genuinita’ delle votazioni online per la scelta dei candidati da presentare alle elezioni e sulle grandi opzioni politiche. E’ cosi’ ad esempio che la scorsa settimana e’ stato definito il programma di politica estera del M5s: uscita dalla Nato e riavvicinamento alla Russia. Ai telespettatori italiani, nota il giornalista francese, il giovane Casaleggio si e’ presentato con un look distante anni-luce da quello “da guru” di suo padre, ha cercato nervosamente di schivare tutte le domande di carattere squisitamente politico ed ha tenuto a precisare che il suo ruolo e’ solo quello di “aiutare” Beppe Grillo, da lui definito “il vero capo politico” del movimento: “In futuro sara’ molto raro vedermi in tv”, ha anticipato; il mistero dunque sembra destinato a durare.

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Fallito il G7 di Roma sulla politica dell’energia

11 apr 10:50 – (Agenzia Nova) – “Finche’ durera’ questo governo l’energia sara’ il mio tema prioritario”, aveva detto il ministro italiano dello Sviluppo economico, Carlo Calenda; ma ieri lunedi’ 10 aprile ha dovuto constatare che le priorita’ sono diverse da paese a paese: lo scrive sul quotidiano economico francese “Les Echos” il corrispondente da Roma Olivier Tosseri commentando la riunione G7 dei ministri dell’Energia tenutasi nella capitale italiana. Gli Stati Uniti infatti hanno impedito qualsiasi accordo su una dichiarazione comune, esprimendo le loro riserve sugli impegni assunti dal G7 in occasione della firma dell’accordo di Parigi sul clima nel dicembre 2015: il nuovo presidente Usa Donald Trump, che l’aveva vivamente criticato in campagna elettorale, non ha cambiato idea una volta arrivato alla Casa Bianca e continua a negare l’esistenza stessa del riscaldamento climatico. Di fronte all’impossibilita’ di raggiungere un consenso, l’Italia ha preferito rinviare tutto al vertice del G7 che si terra’ a Taormina, in Sicilia, il 26 e 27 giugno prossimo; nella riunione di Roma, ad ogni modo, secondo Calenda “il dibattito e’ stato costruttivo e senza frizioni”. C’e’ stato accordo invece sugli altri temi che erano in agenda, che vedono l’Italia in prima linea: raggiungere o rafforzare l’indipendenza e la sicurezza energetica, diversificare le fonti di approvvigionamento, sviluppare le infrastrutture, migliorare la cyber-sicurezza nel settore. Si tratta di obbiettivi ardui da raggiungere nell’attuale contesto geopolitico, dominato dalle tensioni con la Russia fino al caos perdurante in Libia e passando per il blocco imposto in Puglia ai lavori per il gasdotto Transadriatico che dovrebbe portare in Europa il gas dall’Azerbaijian; tuttavia su questi temi la presidenza italiana del G7 e’ convinta di poter ottenere un accordo da esprimere con un dichiarazione comune al vertice di Taormina.

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Germania, ancora resistenze alla rivoluzione energetica

11 apr 10:50 – (Agenzia Nova) – Franz Untersteller, 60 anni, ha simbolicamente avviato la demolizione della centrale nucleare Neckarwestheim 1. “E’ stato un atto molto importante e toccante”, ha dichiarato Untersteller, consulente dei Verdi del Baden-Wuerttemberg fino alla fine degli anni Ottanta. Per cinque anni e’ stato responsabile per la rivoluzione energetica come ministro dell’Ambiente. Neckarwestheim e’ la prima centrale elettrica che verra’ demolita in Baden-Wuerttemberg a seguito della decisione di uscita dal nucleare entro il 2011. “Non c’e’ nessuna soddisfazione”, ha detto Untersteller,” ma gratitudine”. La Cdu, in un primo momento, aveva opposto resistenza alla decisione adottata nel 2011, mentre i Verdi avevano protestato contro il progetto di costruzione di una centrale a Wyhl. La centrale sara’ demolita dal gruppo energetico EnBw, e non mancano rimostranze riguardo i tempi di smantellamento, previsti per 15 anni. Lo smantellamento della centrale sara’ un’impresa costosissima: circa 19 miliardi di euro, che serviranno a smantellare quasi 500 mila tonnellate di acciaio e cemento, a decontaminare i materiali e poi a smaltirli. Il capo dell’Ufficio tecnologico della EnBw, Hans-Joseff Zimmer, ha chiesto una dilazione dei tempi. Untersteller sostiene che si tratti di tattiche per contrastare il progresso della rivoluzione energetica, e in particolare quello dell’energia eolica. Il secondo blocco di Neckarwestheim puo’ produrre energia fino all’anno 2022. Cinque sono le centrali nucleari che sono state costruite in Baden-Wuerttemberg. Una e’ a Obrigheim, a circa 50 chilometri da Neckarwestheim e per la cui demolizione occorreranno 10 anni. Presto sara’ concesso il permesso di demolizione anche del primo blocco di quella di Philippsburg. Jochen Winkler, sindaco indipendente del comune di Neckarwestheim, 3.800 abitanti, ha seguito la cerimonia di lunedi’ con sentimenti contrastanti. Da una parte ritiene giusto lo smantellamento della centrale, dall’altra pensa agli introiti che derivavano al comune dalla EnBw, e che ora dovranno essere attinti direttamente dalla fiscalita’ comunale. Forse il centro sara’ scelto come luogo di stoccaggio delle scorie.

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Germania, proseguono le indagini sulle molestie e i riti degradanti nelle Forze armate

11 apr 10:50 – (Agenzia Nova) – Burkhard Lamm ha intrapreso il servizio militare quando il mondo era ancora in piena Guerra fredda, negli anni Settanta. A quel tempo, il rito del “battesimo del fuoco” per l’entrata nelle Forze armate tedesche consisteva in una brodaglia da trangugiare, gavettoni con ogni tipo di liquidi e altre pratiche sostanzialmente innocue. Il “gioco” era chiamato “comandante di U-Boat”. Lamm rievoca quei momenti alla “Frankfurter Allgemeine Zeitung” con nostalgia, e non certo con umiliazione. Ma i tempi sono cambiati ed e’ di poche settimane fa la notizia che parecchi soldati della caserma di Pfullendorf, nel Baden-Wuerttemberg, hanno subito sadici atti di violenza e pratiche degradanti presso l’infermeria della caserma, dove a quanto sembra sarebbe stata usata violenza con tamponi anali a reclute di sesso maschile e femminile. Recentemente e’ venuto alla luce anche il caso di un caporale a Bad Reichenhall che fra il 2015 e il 2016 sarebbe stato “ripetutamente discriminato e molestato sessualmente”. I risultati delle indagini interne delle Fa al riguardo non sono ancora noti. Il ministero della Difesa tedesco ha comunque annunciato un giro di vite. “Queste azioni sono ripugnanti, disgustose e vergognose per tutti i soldati”, ha dichiarato il ministro della Difesa Ursula von der Layen (Cdu). Alcuni soldati, in seguito alle molestie, sono stati trasferiti da Pfullendorf. Le Forze armate tedesche dei tempi di Burkhard Lamm non hanno piu’ molto in comune con quelle odierne. Oggi il combattimento non e’ piu’ solo teorico. Migliaia di soldati hanno combattuto in Afghanistan, hanno ucciso e sono stati uccisi. Lo scrittore veterano dell’Afghanistan Johannes Clair, nel suo libro “Quattro giorni a novembre”, scrive che “il cameratismo ha aiutato a superare il trauma dei combattimenti”. Secondo Alex Michaels, professore presso l’Universita’ di Heidelberg sottolinea che riti di iniziazione di ogni tipo sono sempre stati presenti nel corso della storia. Tuttavia, quelli fatti subire ai soldati di Pfullendorf si spingono sino all’umiliazione e alla privazione della liberta’, come ha dichiarato il commissario alla Difesa presso il Bundestag Hans-Peter Bartels (Spd). Nella sua relazione annuale per il 2016, il parlamentare ha elencato oltre 180 casi di bullismo, molestie sessuali e umiliazioni, e sottolineato che la lista sconta la reticenza di tante vittime a denunciare questi episodi. Le Forze Armate hanno il dovere di vigilanza nei confronti dei loro giovani soldati, ma le le autorita’ di vigilanza non dovrebbero piu’ rimanere in caserma dopo l’orario di servizio regolamentare. “Questo non e’ piu’ sopportabile”, ha detto Gerhard Staerk dell’Associazione tedesca delle Forze armate (DBwV), che rappresenta gli interessi di soldati in Germania. Staerk nega che le violenze e le molestie siano un problema sistemico nelle Forze armate tedesche, ma chiede il perche’ le vittime non avessero avuto contatto con il rappresentante militare o con i loro superiori o persone di fiducia. Secondo la sociologa militare Christine Eifler di Brema “in questi casi non e’ possibile prevedere il comportamento del singolo, ma si tratta di un comportamento di gruppo”. Secondo la professoressa “quello che di cui si sta discutendo in questo caso e’ una disputa su come dovranno essere le Forze armate tedesche in futuro”. Il dibattito, insomma, si carica di connotazioni sociopolitiche: le Forze armate tedesche sarebbero il retaggio di un modello sociale maschilista e patriarcale, e andrebbero ridisegnate per riflettere i nuovi modelli di convivenza e parita’ di genere.

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Eurogruppo, Lisbona pronta ad appoggiare la candidatura di Luis de Guindos

11 apr 10:50 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro portoghese Antonio Costa no ha dubbi: il ministro dell’Economia spagnolo Luis de Guindos sarebbe l’uomo giusto per sostituire Jeroem Djisselboem alla guida dell’eurogruppo. Intervistato dal quotidiano “El Pais”, Costa spiega che il ministro spagnolo “ha la visione globale dell’Europa, la capacita’ di fare ponte tra diverse economie, tra diverse famiglie politiche, viene da un grande paese ma capisce i piccoli, viene dalla terza economia con maggiore crescita ma non dimentica i sacrifici del passato”. Se fosse disponibile, assicura Costa, de Guindos sarebbe “il nostro candidato”. Il primo ministro portoghese e’ stato tra i piu’ severi nel commentare le parole di Djisselboem sulla scarsa attitudine dei paesi del sud alla vigilanza sui conti. Le dimissioni del ministro olandese sono “una questione di tempo. Il signore e’ di passaggio, cio’ che deve rimanere e’ la necessita’ di rafforzare l’euro, la politica monetaria comune”. una funzione fondamentale nel momento in cui occorre “conoscersi meglio” per superare le diffidenze culturali tra Est, Ovest, Sud e Nord Europa. “Per questo il presidente dell’eurogruppo deve essere uno con capacita’ di costruire ponti e non un fattore di divisione. Questo e’ il problema con Djisselboem, non e’ il cattivo gusto della sua versione personale sessista e razzista, il peggio e’ che indebolisce una funzione centrale dell’Europa”. Il leader socialista – ospite a Madrid del vertice informale che riunisce i capi di Stato e di governo dei paesi del Sud dell’Ue – dice la sua anche sul Brexit e “sull’importanza che i negoziati si sviluppino in grande amicizia”. Il risultato deve essere quello di avere con il Regno Unito “la migliore relazione”: alla fine del percorso “dobbiamo essere i migliori alleati, i soci piu’ stretti, gli amici piu’ vicini”.

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