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L’idrogeno potrebbe coprire un quarto della domanda energetica italiana entro il 2050

Grazie alla posizione geografica, alla forza del settore manifatturiero ed energetico e a una capillare rete di trasporto gas, il nostro Paese può facilmente diventare un hub continentale dell’idrogeno verde e un ponte infrastrutturale con il Nord Africa.

Queste le parole con cui Marco Alverà, Amministratore Delegato di Snam, ha commentato lo studio “H2 Italy 2050: una filiera nazionale dell’idrogeno per la crescita e la decarbonizzazione dell’Italia”, realizzato in partnership con The European House – Ambrosetti.

Il nostro Paese può assumere un ruolo importante nella Hydrogen Strategy europea – ha dichiarato in una nota Alverà – cosa che ci consentirebbe di raggiungere più facilmente gli obiettivi di neutralità climatica al 2050 e di sviluppare una nuova filiera industriale in grado di creare crescita e posti di lavoro, con un valore della produzione cumulato che nei prossimi 30 anni può avvicinarsi ai 1.500 miliardi di euro”.

Lo studio e i dati sull’idrogeno in Italia

L’idrogeno verde porta con sé molti vantaggi, per la sostenibilità ambientale, per la flessibilità e la resilienza in termini energetici, ma anche per la facilità di trasporto. Per questi motivi, sono numerosi in Paesi a livello mondiale che hanno già elaborato una strategia nazionale ad hoc per il suo utilizzo.

Secondo gli scenari di penetrazione per l’Italia, l’idrogeno ha il potenziale di coprire il 23% della domanda energetica nazionale al 2050.

Tale aumento della quota di idrogeno nei consumi energetici finali permetterebbe al Paese di ridurre le emissioni di 97,5 milioni di tonnellate di CO2eq, corrispondente a una riduzione di circa il 28% rispetto alle emissioni climalteranti italiane odierne.

È stato stimato che in Italia si potrebbe attivare un valore della produzione delle tecnologie afferenti alla filiera dell’idrogeno compreso tra 64 e 111 miliardi di euro al 2050, grazie anche alle attività di fornitura e subfornitura e all’effetto indotto sui consumi.

Il valore cumulato della produzione delle filiere connesse all’idrogeno, considerando effetti diretti, indiretti e indotto, nel periodo 2020-2050 è compreso tra 890 e 1.500 miliardi di euro.

In termini di contributo al PIL, invece, è stato stimato un valore aggiunto (diretto, indiretto e indotto) compreso tra 22 e 37 miliardi di Euro al 2050.

Il contributo all’economia è riconducibile anche all’occupazione, grazie alla possibile creazione, tra impatti diretti, indiretti e indotti, di un numero di nuovi posti di lavoro compreso tra 320.000 e 540.000 al 2050.

Vantaggi e punti di forza

La ricerca mette in luce come l’Italia, grazie al suo particolare posizionamento geografico e all’estesa rete gas presente sul territorio, possa aspirare al ruolo di hub europeo e del Mediterraneo: importando idrogeno prodotto in Nord Africa attraverso l’energia solare a un costo del 10-15% inferiore rispetto alla produzione domestica; valorizzando la maggiore disponibilità di terreni per installazione di rinnovabili e l’elevato irraggiamento; diminuendo la variabilità stagionale.

Lo studio ha individuato inoltre alcuni cluster di consolidamento della filiera dell’idrogeno: produzione di tecnologie termiche per l’idrogeno (primo produttore in Europa, con una quota di mercato del 24%), tecnologie meccaniche per l’idrogeno (secondo produttore in Europa, con una quota di mercato del 19%) e tecnologie per la produzione di idrogeno rinnovabile (secondo produttore in Europa, con una quota di mercato del 25%).

Idrogeno verde ed elettrificazione

L’idrogeno, grazie alle sue caratteristiche intrinseche, può essere considerato un vettore energetico indispensabile per il futuro decarbonizzato, in stretta sinergia e complementarietà con il vettore elettrico.

Un modo non inquinante di produrre idrogeno è l’elettrolisi, che scinde l’acqua nei suoi componenti principali: idrogeno e ossigeno. Il combustibile rinnovabile può fungere da potenziale mezzo di stoccaggio dell’energia elettrica, che può essere utilizzato per alimentare i veicoli o riconvertito in elettricità.

In tal modo l’idrogeno può accelerare, in maniera complementare con altre tecnologie, i processi di decarbonizzazione, soprattutto nei settori che ancora oggi contribuiscono maggiormente alle emissioni climalteranti, dall’industria pesante (es. industria chimica e siderurgica) al trasporto pesante e a lunga percorrenza (es. veicoli commerciali pesanti e bus), dal trasporto ferroviario non elettrificato fino al residenziale, per il quale vengono esaminati vari tipi di impieghi in particolare nel riscaldamento.

Inoltre, l’idrogeno è in grado di offrire vantaggi all’intero sistema energetico, garantendone flessibilità e resilienza, appianando i picchi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e sostenendo in questo modo la crescente diffusione di rinnovabili non programmabili anche grazie alla capacità distintiva di fungere da elemento di congiunzione tra il settore del gas e quello dell’energia elettrica.

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