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L’idea del Centro per l’AI a Torino nato da un post su Facebook nel 2020 di don Luca Peyron. L’intervista

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Intervista al primo promotore del Centro AI a Torino: a don Luca Peyron, direttore della pastorale universitaria e coordinatore del servizio per l’Apostolato Digitale dell’Arcidiocesi di Torino. Ecco perché in Italia intelligenza artificiale fa rima con papa Francesco, padre Benanti e don Peyron.

Il Centro italiano per l’intelligenza artificiale a Torino sarà realtà. Al Museo del Risorgimento, è stata presentata la Fondazione “Ai4Industry”, alla presenza dei ministri Giancarlo Giorgetti, Adolfo Urso e Anna Maria Bernini, del presidente della regione Piemonte Alberto Cirio, del sindaco del Comune di Torino Stefano Lo Russo. La dotazione finanziaria che lo Stato destina alla Fondazione è pari a 20 milioni di euro l’anno“fondi che si punta a pareggiare e superare in 3-5 anni con risorse provenienti da bandi competitivi e collaborazioni industriali”, promette il Ministero dell’Economia e delle Finanze.

“Il centro si focalizzerà pertanto sui cosiddetti use case, ovvero le applicazioni dell’AI ai settori industriali. Si partirà da automotive e aerospazio, due comparti nei quali negli scorsi 5 anni in Europa si sono registrati 6 miliardi di investimenti nell’IA”, ha detto Giorgetti.

Con il Centro per l’AI e la Strategia del Governo il Paese sta tracciando la “via italiana all’intelligenza artificiale”. Ma non tutti sanno che il Centro italiano per l’intelligenza artificiale a Torino nasce da un’idea postata su Facebook il 3 luglio 2020 da Luca Peyron, direttore della pastorale universitaria e coordinatore del servizio per l’Apostolato Digitale dell’Arcidiocesi di Torino.

Key4biz. Don Luca, un post visionario?

Luca Peyron. Sì, tutto è nato da questo post su Facebook, dopo aver raggiunto l’accordo con le Istituzioni locali (dall’allora sindaco di Torino, al vescovo fino alle Università) e poi con alcuni comunicati stampa nei giorni successivi, rilanciati dai media, perché i giornalisti hanno subito sostenuto l’idea per il bene comune: effettivamente, all’Italia mancava un Centro per l’AI. Alle Istituzioni locali avevamo suggerito: ‘dopo il mio post, i giornali vi chiederanno maggiori informazioni. Se venite dietro alla nostra idea, costruiamo una narrazione, da cui nasce un dossier, da cui diamo vita a una candidatura’. Quindi, è stata un’iniziativa partita dal basso, da un parroco, e poi è stata rilanciata dal ‘Quarto potere’, che l’ha sostenuta anche quando l’idea si è incartata: sono passati da allora 3 Governi.

don Luca Peyron

Key4biz. E come le è venuta in mente l’idea di creare un hub per l’AI a Torino?

Luca Peyron. Quando il MISE, nel 2019, ha pubblicato il documento con le proposte per la “Strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale” raccomandando di creare una struttura di ricerca e trasferimento tecnologico per attrarre talenti internazionali e diventare un “faro” per lo sviluppo dell’AI in Italia, ho pensato che Torino avesse tutte le carte in regola da più punti di vista: dal punto di vista tecnologico con due grandi Atenei di eccellenza internazionale, dal punto di vista logistico per la sua collocazione geografica, da un punto di vista imprenditoriale per la sua riconosciuta vocazione al fare e, se mi è consentito, da un punto di vista ecclesiale per la sua capacità di unire il sapere con i bisogni del territorio. Ho pensato che un hub per l’AI fosse importante per l’Italia.

Key4biz. Ci ha visto lungo.

Luca Peyron. Il Centro potrà essere non solo nazionale, ma anche europeo e delle Nazioni Unite. Torino è, a livello geografico, al centro dell’Europa. Negli anni ’50 e ’60 mio nonno, sindaco di Torino, stava lavorando al progetto di far diventare la città capitale dell’Europa e non Bruxelles come sede del quartier generale dell’Unione Europea. Lui era vicepresidente dell’associazione dei Comuni d’Europa, l’antesignana dell’UE. A Torino e nel Piemonte si fa tutto: dall’industria ‘pesante’ all’agrifood, dallo Spazio alla chimica nelle dimensioni in cui è scalabile la nuova tecnologia. E poi c’è anche la possibilità di rendere il Centro internazionale, perché sulle sponde del Po c’è un campus dell’ILO, l’Agenzia delle Nazioni Unite sul lavoro per la formazione dei dirigenti e l’AI ha e avrà un forte impatto sul lavoro. Sempre a Torino c’è una sede dell’UNICRI delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine, cybersecurity e giustizia. E sappiamo che la cybersicurezza è la condizione pre-essenziale per avere un’intelligenza artificiale sicura e affidabile. 

Tutto questo per dire che l’Italia e in particolare Torino aveva titolo per chiedere di ospitare un centro nazionale, europeo e delle Nazioni Unite per l’AI. 

Key4biz. I prossimi passi del Centro e il suo primo desiderio che vorrebbe realizzare?

Luca Peyron. Sarà costituito con la dotazione finanziaria definita dal MEF e da subito sarà verticale su Aerospazio e Automotive. Credo la differenza con le altre Fondazioni sarà la capacità del Centro di “fare insieme, di essere un catalizzatore di alleanze”: ossia, di mettere insieme industrie, aziende, atenei, la società civile. Il mio desiderio? Andare a benedire il Centro appena possibile.

Key4biz. In Italia intelligenza artificiale fa rima con papa Francesco, padre Benanti e don Peyron. Come mai?

Luca Peyron. Perché l’AI non è uno strumento, ma è una cultura. Laddove c’è una cultura, c’è l’esigenza di avere una visione della società e dell’essere umano e la Chiesa cattolica ha la possibilità di offrire la sua. E se viene considerata è perché è declinata sul bene comune con le persone al centro delle tecnologie. Rispetto al suo elenco mi fermerei ai primi due, io sono solo un modesto badilante.