Il Rapporto

Libertà di espressione: le preoccupazioni del Consiglio d’Europa e le linee d’azione per il 2019

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In Europa cresce la preoccupazione per l’aumento della violenza e delle intimidazioni nei confronti dei giornalisti. Mogherini (UE): “Attenzione alla diffusione della disinformazione e all’impatto negativo della rivoluzione digitale sulla sostenibilità finanziaria del giornalismo”.

In occasione della ventiseiesima Giornata mondiale per la libertà di stampa, che si celebra ogni 3 maggio su iniziativa dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il Consiglio d’Europa ha pubblicato il Rapporto dal titolo “Freedom of expression in 2018, con l’obiettivo di individuare le principali minacce alla libertà d’espressione in Europa rilevate nell’anno passato e le azioni che i governi dovrebbero avviare per contrastarle in via prioritaria.

La qualità dei processi democratici è strettamente connessa con i livelli della libertà di espressione e anche della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione: non c’è democrazia senza una stampa veramente libera”, ha dichiarato l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini.
Mezzi di comunicazione liberi, diversificati e indipendenti sono la base stessa di una società pluralista e aperta, e la loro responsabilità è grande: garantire al pubblico informazioni verificate e corrette. Il giornalismo investigativo svolge un irrinunciabile ruolo di controllo che aiuta il pubblico a far sì che i governi e le istituzioni, a tutti i livelli, rispondano delle loro azioni e rispettino i loro obblighi. Tuttavia, sempre più spesso siamo testimoni di tentativi che mirano a ridurre lo spazio di libertà dei media, anche compromettendone sistematicamente la credibilità, e troppi giornalisti hanno perso la vita o l’hanno messa in pericolo per aver rivelato verità scomode”.

L’Europa, si legge nel Rapporto, nonostante in buona parte dei suoi stati membri si respiri un’aria di piena o quasi libertà di stampa, mostra con il tempo segni inquietanti di un peggioramento generale delle condizioni in cui i giornalisti lavorano.
In esso, infatti, manifesta seria preoccupazione per l’aumento della violenza e delle intimidazioni nei confronti dei giornalisti in tutta Europa, ricordando nello specifico l’omicidio di almeno due giornalisti che indagavano attivamente su casi di corruzione e criminalità organizzata: “I crescenti attacchi verbali e la legislazione restrittiva che le ONG devono affrontare in alcuni Paesi – si legge nella nota che accompagna il documento – sono anch’essi motivo di preoccupazione, così come la diffusione della disinformazione attraverso i media e i canali online e l’impatto negativo della rivoluzione digitale sulla sostenibilità finanziaria del giornalismo investigativo e di qualità”.

Nel 2018, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha emesso più di 70 sentenze riguardanti casi di libertà di espressione, che rilevano violazioni in circa due terzi di esse.

Di seguito le linee d’azione evidenziate dal Report del Consiglio d’Europa: protezione efficace dei giornalisti dalla violenza e dalle intimidazioni; misure antiterrorismo che non siano utilizzate in modo abusivo per limitare indebitamente la libertà di stampa; tutela dei media di servizio pubblico; giornalismo investigativo e di qualità; ma anche intensificare i propri sforzi per elaborare un quadro giuridico chiaro che affronti le responsabilità degli intermediari di internet in materia di libertà di espressione, facendo in modo che la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sia integrata sistematicamente ai sistemi giudiziari e normativi nazionali.

A dicembre 2018, infine, la Commissione europea ha lanciato il “Piano d’azione dell’UE contro la disinformazione“, che rafforza la risposta europea per rendere le società più resilienti alla disinformazione. Il piano mira a migliorare il riconoscimento delle notizie false, coordinare e integrare meglio le azioni dell’Unione e degli Stati membri, mobilitare il settore privato perché mantenga gli impegni presi, sensibilizzare l’opinione pubblica e rafforzare il ruolo svolto dai cittadini. “Una democrazia sana si basa su un dibattito pubblico aperto, libero ed equo”, ha ricordato la Mogherini nella sua dichiarazione, “è nostro dovere proteggere questo spazio e non consentire a nessuno di diffondere notizie false che alimentino l’odio, la divisione e la sfiducia nei confronti della democrazia”.