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L’IA consumerà sempre più energia, Altman (ChatGpt) invita ad investire sul nucleare. Ma ci conviene?

Il CEO di OpenAI punta sul nucleare con la startup Oklo

L’intelligenza artificiale cambierà le nostre vite, ce l’hanno detto in tutti i modi, soprattutto per la capacità di ottimizzare e rendere efficiente ogni operazione, in qualsiasi tipo di applicazione. Grazie a questa tecnologia raggiungeremo risultati straordinari, soprattutto in termini di riduzione dei costi e aumento delle performance finanziarie. Ma in termini energetici, quanto consumano le intelligenze artificiali?

Secondo Sam Altman, CEO di OpenAI, la fondazione che ha creato ChatGPT, l’interfaccia di intelligenza artificiale generativa più famosa al mondo, consumeranno tanto, tantissimo: “I sistemi di intelligenza artificiale del futuro avranno bisogno di enormi quantità di energia”.

La soluzione proposta da Altman e riportata dal Wall Street Journal è la seguente: “l’unico modo per far fronte a questa domanda in crescita è affidarsi all’energia nucleare, tramite fissione e fusione”.

Peraltro il Ceo di OpenAI ha anche suggerito che proprio l’intelligenza artificiale collaborerà al raggiungimento di questo obiettivo, contribuendo alla progettazione di nuovi modelli di reattori nucleari.

In questi giorni Altman sta lavorando all’entrata in Borsa di Oklo, una startup attiva nella produzione di piccoli/micro reattori a fissione nucleare, a seguito della fusione con AltC Acquisition, una Special purpose acquisition company (Spac), un veicolo societario di investimento, che raccoglie capitali di rischio destinati ad essere impiegati in un operazione di acquisizione di una società obiettivo.

Oklo è stata valutata circa 850 milioni di dollari ed entrerà nella Borsa di New York entro il 2024.

Il rapporto privilegiato con Microsoft e la strategia pro-nuke

Le sue dichiarazioni serviranno chiaramente da supporto all’operazione, ma certo aprono un nuovo fronte sulla delicata questione della transizione energetica, che un po’ tutte le grandi economie globali devono affrontare.

Altman è anche un sostenitore della startup di fusione nucleare Helion Energy, che ha firmato un accordo con Microsoft, ritenuto il primo accordo commerciale per l’energia da fusione. E Microsoft ha investito in OpenAI di Altman circa 10 miliardi di dollari.

Altman è poi molto bravo a giocare con i media e calibra bene le sue uscite, come quando chiese al Senato degli Stati Uniti di regolamentare l’IA in maniera forte, come si è fatto per le armi nucleari.

Altman ha investito anche in altri progetti nucleari. L’obiettivo di Oklo è raccogliere fino a 500 milioni di dollari, con cui finanziare la realizzazione del primo reattore a fissione, denominato Aurora: “Non vedo altro modo per soddisfare la domanda se non quello di puntare sul nucleare”, ha commentato il CEO di OpenAI, aggiungendo che, “forse potremmo farcela solo con l’energia solare e lo stoccaggio, ma credo che il nucleare sia la via più probabile e la migliore”.

IA energivora, ma il nucleare non è la risposta giusta

Ma siamo proprio sicuri di questo? Altman dice inoltre che il nucleare (che fornisce il 20% dell’energia elettrica americana) è il modo più efficiente per produrre elettricità senza emissioni di gas serra. Si dimentica però di dire che per realizzare queste centrali si generano incredibili quantità di CO2 e altri inquinanti e non cita le temibili scorie nucleari, il cui costo di gestione è enorme (senza contare il loro terribili impatto ambientale).

Secondo stime TechTarget, il consumo totale di un modello di IA in nove giorni non è stato pari a circa 27.648 chilowattora (kWh), che equivale a quanto consumano tre famiglie americane in un anno.

Secondo altre stime della School of Engineering dell’Università della Pennsylvania, i data center che supportano le IA consumano tra i 20 ei 40 megawatt di energia all’anno. Anche rimanendo all’estremità inferiore di questo spettro, si tratta di una quantità di energia sufficiente per alimentare quasi 16.000 famiglie per un anno intero.

Basti pensare semplicemente che nel 2018 i nostri computer hanno consumato circa l’1-2% della fornitura globale di elettricità e nel 2020 questa cifra è stata stimata intorno al 4-6%. Se continuiamo con questo questo ritmo, entro il 2030 tale consumo potrebbe aumentare in una forbice tra l’8 e il 21%.

La strade delle rinnovabili non va in soffitta

Le rinnovabili che anche Altman cita possibile che non abbiano un ruolo chiave in questa storia?

Secondo Bill Haskell, CEO di Innventure, è proprio quella del sole e del vento la strada più giusta da percorrere, integrando l’IA nella grande transizione ecologica ed energetica che si sta portando avanti.

Per Haskell, le organizzazioni devono da qui ni poi investire di più in tecnologie green, a partire dalla progettazione, per offrire soluzioni a impatto ambientale zero (o basso) per il raffreddamento dei data center, rendendoli più efficienti e più decarbonizzati, aumentando le performance green anche di server, router, switch, stazioni base per torri cellulari e altre piattaforme elettroniche critiche.

E poi c’è la questione fondamentale del costo. Se prendiamo un megawattora e vediamo quanto ci costa produrlo con il nucleare (dati forniti da Greenpeace e DNV), vediamo che la spesa si aggira tra 112 e 189 dollari, se prendiamo il listino prezzi delle rinnovabili, la spesa si aggira tra 36 e 44 dollari con il fotovoltaico (75 dollari con l’eolico).

Prendendo invece a riferimento il World Nuclear Industry Status Report, nel periodo 2009-2021, l’LCOE (Levelized Cost Of Energy, ottenuto mettendo a confronto il costo di costruzione e funzionamento degli impianti dilazionato negli anni di operatività ed il livello di produzione) riferito all’energia eolica e fotovoltaica ha subito rispettivamente una riduzione del 72% e del 90%, mentre per il nucleare si è innalzato del 36%.

In aggiunta, un’analisi dell’LCOE condotta da Lazard Investment Bank ha mostrato come, anche tenendo in considerazione gli impianti di trasporto e immagazzinamento dell’energia, le fonti rinnovabili risultano essere cinque volte più convenienti rispetto a quelle nucleari.

Una strada giusta, che ovviamente necessita e necessiterà di ulteriori investimenti, di nuovi impianti e di una crescita concomitante dei livelli di efficienza energetica, magari sì, anche con l’aiuto dell’intelligenza artificiale.

Il CEO di OpenAI punta sul nucleare con la startup Oklo

L’intelligenza artificiale cambierà le nostre vite, ce l’hanno detto in tutti i modi, soprattutto per la capacità di ottimizzare e rendere efficiente ogni operazione, in qualsiasi tipo di applicazione. Grazie a questa tecnologia raggiungeremo risultati straordinari, soprattutto in termini di riduzione dei costi e aumento delle performance finanziarie. Ma in termini energetici, quanto consumano le intelligenze artificiali?

Secondo Sam Altman, CEO di OpenAI, la fondazione che ha creato ChatGPT, l’interfaccia di intelligenza artificiale generativa più famosa al mondo, consumeranno tanto, tantissimo: “I sistemi di intelligenza artificiale del futuro avranno bisogno di enormi quantità di energia”.

La soluzione proposta da Altman e riportata dal Wall Street Journal è la seguente: “l’unico modo per far fronte a questa domanda in crescita è affidarsi all’energia nucleare, tramite fissione e fusione”.

Peraltro il Ceo di OpenAI ha anche suggerito che proprio l’intelligenza artificiale collaborerà al raggiungimento di questo obiettivo, contribuendo alla progettazione di nuovi modelli di reattori nucleari.

In questi giorni Altman sta lavorando all’entrata in Borsa di Oklo, una startup attiva nella produzione di piccoli/micro reattori a fissione nucleare, a seguito della fusione con AltC Acquisition, una Special purpose acquisition company (Spac), un veicolo societario di investimento, che raccoglie capitali di rischio destinati ad essere impiegati in un operazione di acquisizione di una società obiettivo.

Oklo è stata valutata circa 850 milioni di dollari ed entrerà nella Borsa di New York entro il 2024.

Il rapporto privilegiato con Microsoft e la strategia pro-nuke

Le sue dichiarazioni serviranno chiaramente da supporto all’operazione, ma certo aprono un nuovo fronte sulla delicata questione della transizione energetica, che un po’ tutte le grandi economie globali devono affrontare.

Altman è anche un sostenitore della startup di fusione nucleare Helion Energy, che ha firmato un accordo con Microsoft, ritenuto il primo accordo commerciale per l’energia da fusione. E Microsoft ha investito in OpenAI di Altman circa 10 miliardi di dollari.

Altman è poi molto bravo a giocare con i media e calibra bene le sue uscite, come quando chiese al Senato degli Stati Uniti di regolamentare l’IA in maniera forte, come si è fatto per le armi nucleari.

Altman ha investito anche in altri progetti nucleari. L’obiettivo di Oklo è raccogliere fino a 500 milioni di dollari, con cui finanziare la realizzazione del primo reattore a fissione, denominato Aurora: “Non vedo altro modo per soddisfare la domanda se non quello di puntare sul nucleare”, ha commentato il CEO di OpenAI, aggiungendo che, “forse potremmo farcela solo con l’energia solare e lo stoccaggio, ma credo che il nucleare sia la via più probabile e la migliore”.

IA energivora, ma il nucleare non è la risposta giusta

Ma siamo proprio sicuri di questo? Altman dice inoltre che il nucleare (che fornisce il 20% dell’energia elettrica americana) è il modo più efficiente per produrre elettricità senza emissioni di gas serra. Si dimentica però di dire che per realizzare queste centrali si generano incredibili quantità di CO2 e altri inquinanti e non cita le temibili scorie nucleari, il cui costo di gestione è enorme (senza contare il loro terribili impatto ambientale).

Secondo stime TechTarget, il consumo totale di un modello di IA in nove giorni non è stato pari a circa 27.648 chilowattora (kWh), che equivale a quanto consumano tre famiglie americane in un anno.

Secondo altre stime della School of Engineering dell’Università della Pennsylvania, i data center che supportano le IA consumano tra i 20 ei 40 megawatt di energia all’anno. Anche rimanendo all’estremità inferiore di questo spettro, si tratta di una quantità di energia sufficiente per alimentare quasi 16.000 famiglie per un anno intero.

Basti pensare semplicemente che nel 2018 i nostri computer hanno consumato circa l’1-2% della fornitura globale di elettricità e nel 2020 questa cifra è stata stimata intorno al 4-6%. Se continuiamo con questo questo ritmo, entro il 2030 tale consumo potrebbe aumentare in una forbice tra l’8 e il 21%.

La strade delle rinnovabili non va in soffitta

Le rinnovabili che anche Altman cita possibile che non abbiano un ruolo chiave in questa storia?

Secondo Bill Haskell, CEO di Innventure, è proprio quella del sole e del vento la strada più giusta da percorrere, integrando l’IA nella grande transizione ecologica ed energetica che si sta portando avanti.

Per Haskell, le organizzazioni devono da qui ni poi investire di più in tecnologie green, a partire dalla progettazione, per offrire soluzioni a impatto ambientale zero (o basso) per il raffreddamento dei data center, rendendoli più efficienti e più decarbonizzati, aumentando le performance green anche di server, router, switch, stazioni base per torri cellulari e altre piattaforme elettroniche critiche.

E poi c’è la questione fondamentale del costo. Se prendiamo un megawattora e vediamo quanto ci costa produrlo con il nucleare (dati forniti da Greenpeace e DNV), vediamo che la spesa si aggira tra 112 e 189 dollari, se prendiamo il listino prezzi delle rinnovabili, la spesa si aggira tra 36 e 44 dollari con il fotovoltaico (75 dollari con l’eolico).

Prendendo invece a riferimento il World Nuclear Industry Status Report, nel periodo 2009-2021, l’LCOE (Levelized Cost Of Energy, ottenuto mettendo a confronto il costo di costruzione e funzionamento degli impianti dilazionato negli anni di operatività ed il livello di produzione) riferito all’energia eolica e fotovoltaica ha subito rispettivamente una riduzione del 72% e del 90%, mentre per il nucleare si è innalzato del 36%.

In aggiunta, un’analisi dell’LCOE condotta da Lazard Investment Bank ha mostrato come, anche tenendo in considerazione gli impianti di trasporto e immagazzinamento dell’energia, le fonti rinnovabili risultano essere cinque volte più convenienti rispetto a quelle nucleari.

Una strada giusta, che ovviamente necessita e necessiterà di ulteriori investimenti, di nuovi impianti e di una crescita concomitante dei livelli di efficienza energetica, magari sì, anche con l’aiuto dell’intelligenza artificiale.

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