Key4biz

L’European Chips Act? Altro che 43, costerà 500 miliardi di euro

L’Unione Europea avrà bisogno di dieci volte di più del suo budget se vuole ottenere il 20% del mercato mondiale dei chip entro il 2030.

A lanciare l’allarme è Kurt Sievers, amministratore delegato di NXP Semiconductors, azienda olandese di semiconduttori fondata dalla Philips e fra le più importanti nel panorama europeo. Stiamo parlando della proposta relativa all’European Chips Act, presentata dalla Commissione Europea il 9 febbraio scorso, dove i prossimi passaggi prevedono l’approvazione del Parlamento Europeo e la ratifica di ognuno degli stati membri. 

“Abbiamo calcolato che avremmo bisogno di 500 miliardi di euro di investimenti in Europa per raggiungere l’obiettivo di quota di mercato del 20% formulato nell’EU Chips Act”, ha affermato Sievers al  Global Foundries Technical Summit di Dresda. “Raggiungere una quota di mercato mondiale del 20% proveniente dal 10% richiede di triplicare o quadruplicare le nostre capacità”.

L’UE non ha rivelato come intende finanziare il Chips Act da 43 miliardi di euro, per non parlare di 500 miliardi di euro. Né è stato detto come verranno assegnati i soldi“, ha concluso Sievers.

Il piano prevede, infatti, che entro il 2030 i produttori europei di semiconduttori aumentino la produzione, fino a raggiungere una quota di mercato del 20% in Europa. Un piano ambizioso ma che, parole di Sievers, sarebbe totalmente incompatibile con gli investimenti promessi dalla Commissione Europea. Basta fare il confronto con gli investimenti statunitensi.

Negli Usa i Chips and Science Acts da 250 miliardi di dollari stanno pagando il 25% del costo dei nuovi stabilimenti. In Germania le autorità hanno concordato il 40% del costo di 17 miliardi di dollari di un paio di stabilimenti Intel.

L’European Chips Act: il piano 43 miliardi

Annunciato a inizio anno, l’European Chips Act è il piano che l’Unione Europea ha studiato per contrastare la crisi dei semiconduttori che continua ad affliggere i mercati tecnologici.

Se Taiwan e Sud Corea possono vantare le fabbriche più avanzate al mondo, lo stesso non possono dire le nazioni europee, che dipendono molto dagli impianti asiatici quando si parla di dispositivi consumer come smartphone, tablet, PC e quant’altro.

Da qui nasce la volontà delle autorità europee di creare l’European Chips Act, il cui obiettivo è quello di riportare l’Europa ad avere un ruolo importante nel mercato globale dei semiconduttori. Nel 2020, sono stati prodotti 1 trilione di microchip in tutto il mondo, ma soltanto il 10% di questi sono stati prodotti in Europa. Oltre a questa minore competitività, ci sono anche le conseguenza della crisi dei chip e i colli di bottiglia venutisi a creare con gli effetti della pandemia. Ecco, quindi, che la Commissione Europea ha studiato un piano di investimenti da oltre 43 miliardi di euro per salire dal 10% al 20% della produzione globale entro il 2030; si parla di costruire nuove fabbriche, potenziare quelle già esistenti, investire nelle tecnologie di ultima generazione, dare sostegno alla filiera europea e solidificare le partnership con i paesi alleati.

Intel e l’investimento da 4,5 miliardi in Italia. In Piemonte o in Veneto?

La scorsa settimana l’agenzia di stampa Reuters ha scritto che il governo italiano avrebbe scelto il luogo dove sarà costruita una nuova grande fabbrica di Intel, una delle più importanti aziende produttrici di microprocessori al mondo. Il comune scelto, secondo Reuters, è Vigasio, che si trova in provincia di Verona, in Veneto.

A poche ore dalla pubblicazione dell’articolo, tuttavia, il ministero dell’Innovazione si è affrettato a precisare che la scelta non era definitiva, come spiega il Ministero dell’Innovazione a Repubblica. Oltre al Veneto, infatti, anche il Piemonte si era detto pronto a mettere a disposizione un’area industriale per la nuova fabbrica. La contesa tra le due regioni, iniziata mesi fa, è ancora in corso. “Non abbiamo evidenze rispetto alla scelta, nessuna evidenza, per noi la situazione è invariata rispetto a mesi fa”, hanno spiegato dal Ministero.

Intel si è detta pronta a spendere 4,5 miliardi di euro per costruire la nuova azienda, di cui una parte sarà coperta da un contributo dello stato: è uno degli investimenti esteri più rilevanti degli ultimi anni, tra le altre cose in un settore molto innovativo. Secondo le previsioni, nella fabbrica lavoreranno 1.500 persone a tempo indeterminato e verrà creato un indotto di circa 3.500 posti di lavoro. Le possibili ricadute economiche sono bastate a creare una certa competizione soprattutto tra le regioni del nord Italia, a discapito del sud, come spesso accade.

Il colosso Usa dovrebbe prendere una decisione finale entro l’inizio di dicembre.

Exit mobile version