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L’Europa alla ricerca della sua sovranità spaziale, tra Iris2 e lanciatori autonomi

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In un mondo in cui l’accesso autonomo allo spazio sta diventando essenziale, l’Europa si sta affermando come baluardo della sovranità, combinando innovazione e collaborazione. I leader del settore spaziale sottolineano l’urgenza di una risposta coraggiosa alla concorrenza internazionale sempre più agguerrita.

Il quotidiano La Tribune ha fatto un’analisi interessante del quadro europeo in materia di Spazio.

Di fronte a una forte concorrenza internazionale, il settore spaziale europeo sta mettendo in gioco la propria sovranità strategica, sia in termini di accesso autonomo allo spazio, sia con il dispiegamento di satelliti militari e della costellazione Iris2 prevista per il 2030.

Per prosperare, il Vecchio Continente deve fare affidamento sull’innovazione e sulle aziende industriali che sviluppano soluzioni che siano allo stesso tempo economiche e redditizie. Questo successo si basa su due pilastri essenziali: da un lato, gli aiuti pubblici e l’accesso ai finanziamenti, soprattutto privati, e dall’altro, la capacità di rispondere efficacemente alle esigenze del mercato commerciale.

Turbolenza nello Spazio

Il settore spaziale europeo sta attraversando un periodo di turbolenza. SpaceX, con la sua costellazione Starlink, sta rivoluzionando i tradizionali operatori del mercato. Airbus, nonostante gli sforzi, sta riscontrando ritardi significativi nello sviluppo dei suoi satelliti OneSat – il satellite per telecomunicazioni di ultima generazione, completamente adattabile con tecnologia programmabile – con conseguenti costi eccezionali nella prima metà del 2024. Queste difficoltà finanziarie colpiscono diversi segmenti strategici: telecomunicazioni, navigazione e osservazione.

Necessità di sostegno finanziario pubblico

In questo contesto difficile, Thales aveva inizialmente pianificato di tagliare circa mille posti di lavoro nelle sue attività spaziali in Francia, prima di sospendere il piano.

Di fronte all’aumento della concorrenza internazionale, la competitività “è l’elemento più cruciale, perché il settore è sottoposto da diversi anni a una pressione concorrenziale molto forte”, sottolinea Géraldine Naja, Direttrice della Commercializzazione, dell’Industria e della Competitività presso l’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Per far fronte a questa sfida, il settore ha bisogno di un notevole sostegno finanziario pubblico, soprattutto per competere con gli operatori americani che traggono grandi benefici dalle commesse governative di Washington, inaccessibili alle aziende europee. “Le agenzie statali hanno un ruolo importante da svolgere”, ritiene. Dobbiamo investire massicciamente in innovazione e tecnologia. Vogliamo aiutare le persone a investire, ma anche a beneficiare del sostegno pubblico”.

“Dobbiamo essere più veloci”

L’Europa ha forti risorse nel settore spaziale. “Abbiamo tutte le tecnologie necessarie per affrontare la competizione globale”, ha detto a La Tribune Massimo Comparini, direttore generale della divisione Spazio di Leonardo. Ma “dobbiamo essere più veloci, questo è un dato di fatto”, aggiunge, sottolineando l’importanza di “ridurre i rischi associati alle tecnologie, rendendole disponibili al giusto livello di maturità”.

Leonardo intende “concludere entro luglio” la valutazione con Airbus e Thales sulla creazione o meno di una alleanza nel settore dei satelliti. Lo ha detto oggi il ceo Roberto Cingolani nell’incontro con la stampa a Le Bourget.

“Siamo sulla strada giusta” per l’alleanza sui satelliti tra Leonardo, Thales e Airbus “anche per quanto hanno deciso il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente della Repubblica francese Macron nel loro importante significativo incontro bilaterale a Roma”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso al Salone di Le Bourget.

Alain Fauré, Direttore generale dello spazio di Airbus Defence & Space, conferma questa analisi. Secondo lui, i produttori devono ottimizzare il loro “time to market” per restare competitivi, sviluppando al contempo “programmi di punta per aiutarci a preparare e far maturare le tecnologie”.

La tradizionale separazione tra “nuovo spazio” e “vecchio spazio” è ormai obsoleta. Secondo Alain Fauré e Lionel Suchet, vicedirettore generale del CNES, la complementarietà tra produttori affermati e start-up è diventata la chiave del successo. Quest’ultimo insiste: “Credo fermamente nella complementarietà” con le start-up per sviluppare soluzioni innovative.

Per quanto riguarda un possibile consolidamento del settore spaziale europeo, le discussioni preliminari si concentrano sulla necessità di raggiungere una massa critica per affrontare la concorrenza globale. “L’obiettivo primario è la competitività globale”, riassume Géraldine Naja, che sottolinea anche l’importanza della preferenza europea.

“Abbiamo bisogno del controllo totale”

Il programma Iris2, simbolo della sovranità europea in materia di connettività, segna “una svolta per lo spazio europeo”, secondo Jean-Pierre Diris, coordinatore interministeriale di Iris2 e Govsatcom. “Si tratta di un segnale molto forte di rafforzamento della sovranità europea”, con importanti questioni relative alla continuità del servizio e alla protezione dei dati.

La sovranità tecnologica sta diventando una questione strategica importante, soprattutto di fronte all’instabilità nelle relazioni internazionali.

“Da un giorno all’altro, i nostri amici americani potrebbero cambiare le regole del gioco quando si tratta di esportare queste tecnologie”, sottolinea Hervé Derrey, CEO di Thales Alenia Space.

Di fronte a questa realtà, il leader dice senza ambiguità: “Abbiamo bisogno del controllo totale” e ha fiducia nella capacità degli europei di affrontare questa sfida.

Oggi il mercato spaziale è guidato dall’esigenza di sovranità, il che rende essenziale “mantenere questa risorsa strategica unica che abbiamo”, che è “sovrana perché di proprietà europea”, afferma Jean-François Fallacher, CEO di Eutelsat.

Un modello “fondamentalmente europeo”

L’accesso allo spazio costituisce l’elemento centrale di questa sovranità. Secondo David Cavaillolès, CEO di Arianespace, la sovranità rappresenta “un accesso autonomo allo spazio”, che consente “il lancio e la gestione dei satelliti che vogliamo, satelliti ipersensibili, dove vogliamo, quando vogliamo, senza chiedere il permesso a nessuno”. Egli sostiene che si tratta di un “concetto tutt’altro che astratto”.

Questa autonomia richiede non solo un lanciatore affidabile, ma anche una velocità di lancio sostenuta.

“La nostra ambizione per Ariane 6 è di effettuare circa dieci lanci all’anno”, il doppio di quelli di Ariane 5.

“È una vera sfida industriale e umana”, afferma, sottolineando l’importanza di una catena di fornitura solida. In particolare, il 50% degli ordini di Arianespace proviene da clienti americani, in particolare Amazon.

La sovranità si basa anche sulla collaborazione internazionale. “Quando parliamo di autonomia, di accesso allo spazio, di autonomia nello spazio, non intendiamo autosufficienza”, spiega David Cavaillolès. Il modello Ariane è, per sua natura, nel suo DNA, fondamentalmente europeo.

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