LA RICETTA

Les enfants au lit, ce soir, Papa et Maman vont faire des raviolis !

a cura di Fabienne Pallamidessi |

« Bambini a letto, papà e mamma, stasera faranno i ravioli », scusate per il titolo in francese ma non ho resistito alla tentazione… e, lo so, che vedere scritto “ravioli” con la « s » vi farà un certo effetto ma chiedo la vostra indulgenza, serve per metterci nel mood.

Eravamo a metà degli anni 60, un’epoca in cui i bambini andavano a letto presto e avevano il “permesso” di leggere per mezz’ora prima di dover chiudere la luce, cosa che incrementò per anni le vendite di torce elettriche da usare sotto le lenzuola per finire il capitolo dell’ultimo romanzo di cui non riuscivamo a staccarci. Un altro mondo.

Ravioli

Allora la moda dell’ “l’italian food” in Francia era ancora agli albori e si conoscevano praticamente solo i ravioli con salsa di pomodoro in scatola che si riscaldavano a bagno maria e si cospargevano poi di groviera grattuggiato; rare erano le pizzerie e “les spaghettis” si servivano rigorosamente di contorno… Eh sì, orrore! Così, quando una volta l’anno, i nostri genitori ci davano la buona notte, annunciandoci che stavano per mettersi a fare i ravioli, nell’addormentarci, ci pregustavamo la festa che l’indomani avrebbe riunito tutta la famiglia … insomma, la nostra famiglia alsaziana, abituata a cibi decisamente molto più nordici e che un po’ si stupiva davanti a quei enormi piatti fumanti e rossi che papà posava, radioso, in mezzo al tavolo.

Ravioli al sugo

Condividere parte della sua Italia fu per lui un piacere lungo la sua vita in  Francia e, nello stesso modo, invitava i suoi amici italiani a scoprire qualche piatto francese “da far quasi paura” quando tornava a paese e, tutte le volte, mia madre fu sempre sua complice.

“La mamma e il papà” o meglio “maman et papa” erano allora una giovane coppia di 28 e 35, genitori di tre figli di 8, 6 e 5 anni, “ragazzi” diremmo oggi, che nel fare insieme i ravioli, mettevamo tanto entusiasmo e allegria che pensavamo che facesse parte dell’essere felici. Io, tutt’ora credo che lo sia.

Mentre lei tritava la carne bollita insieme a prezzemolo e aglio con il glorioso tritacarne con il quale mia nonna passava anche il pane secco “perché il pane non si butta”, papa faceva la pasta all’uovo e l’indomani mattina, quello dei due che ci vedeva per primo esclama con fierezza: 296! … ovvero il numero di ravioli che avevano fatto ma mai meno di 200.

Tritacarne

A sentire mia madre, facevano molto “a occhio”, per la pasta, diciamo 4 o 5 uova per un chilo e più di farina, sale e acqua e per il ripieno: un chilo, un chilo e mezzo di manzo bollito, 200 grammi di parmigiano grattuggiato, 3 uova, prezzemolo, sale e pepe … insomma, non vorrò insegnare a voi come fare i ravioli

Se rimaneva del ripieno mia madre lo trasformava in “bolcevichi”, un nome che noi bambini trovavamo del tutto normale… non so tra l’altro come mai chiamassero delle polpette di carne così, mia nonna mi rispose un giorno come se fosse un’evidenza che fosse perché niente doveva essere sprecato… (sic) Ecco la ricetta:

Polpette di bollito o di arrosto

Un resto di arrosto o di bollito che rischia di fare una brutta fine? Trasformatelo in un delizioso pranzetto!

Per 4 persone

  • 400 gr di carne già cotta
  • 1 uova
  • 2 patate bollite
  • 1 etto di parmigiano
  • prezzemolo
  • aglio (facoltativo)
  • sale
  • pepe
  • un po’ di farina
  • olio di arachidi per la frittura

Prendete la carne, tritatela, aggiungeci l’uovo, il prezzemolo, un pizzico di sale, pepe, le patate bollite e lavorateli insieme, poi formate delle polpette tonde e passatele nella farina, friggetele nell’olio, una bella insalata crocante e le diner est servi!

Sulla nostra tavola sono stati presentati piatti prelibatissimi, caviale, foie gras et Champagne ma il ricordo dei ravioli fatti in casa dai miei se non li superano ci hanno, comunque, lasciato molto … quasi quasi ci tornerebbe la voglia di cucinare più spesso in famiglia!

A la prochaine!