Finestra sul mondo

L’era della ‘Aquarius’, Aumento della spesa pubblica mondiale sulle energie rinnovabili, Continua lo sciopero dei treni in Francia

di Agenzia Nova |
Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

L’era della “Aquarius”

12 giu 10:54 – (Agenzia Nova) – Il rifiuto dell’Italia di consentire l’attracco nei suoi porti alla nave umanitaria “Aquarius” con i suoi 629 migranti tra i quali un centinaio di minorenni e sette donne incinte, e’ apparso insensibile persino a molti italiani, pur se stretti tra il comprensibile desiderio di offrire aiuto e la sensazione che le istituzioni del loro paese sono sopraffatte dai nuovi arrivati; eppure con questa decisione il governo italiano ha segnato un punto: lo sostiene il quotidiano tradizionalista inglese “The Times”, in un articolo che oggi martedi’ 12 giugno apre la sua pagina degli editoriali e delle opinioni. L’Unione Europea, constata l’editoriale del “Times”, ha fallito il compito di elaborare una strategia esauriente per affrontare l’influsso di immigrati ed ha praticamente lasciato l’onere di difendere le sue frontiere esterne ai paesi dell’Europa Meridionale: Grecia, Italia, Spagna e Malta; e oggi quello che Roma manda con il suo rigetto della nave “Aquarius” e’ un brusco messaggio all’Ue: dovete fare di piu’ per aiutarci a proteggere l’Unione. Nell’ottobre del 2013, ricorda il “Times”, 300 migranti affogarono nel naufragio di un decrepito peschereccio davanti all’isola italiana di Lampedusa: le Nazioni Unite promisero che la tragedia avrebbe “spronato all’azione”. Il presidente dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, Jean-Claude Mignon, dichiaro’: “Spero che questa sia l’ultima volta che assistiamo ad una simile tragedia”; quelle tragedie invece hanno continuato a verificarsi, non aiutate dalla decisione della cancelliera tedesca Angela Merkel di aprire le frontiere della Germania a tutti. Oggi la nave “Aquarius”, scrive il “Times”, e’ la testimonianza della mancanza di lungimiranza dell’Ue e della sua incapacita’ di immaginare le conseguenze dell’immigrazione di massa: una di queste conseguenze e’ stato il contraccolpo risentito da comunita’ normalmente molto accoglienti e che invece si sono sentite abbandonate ad affrontare il cumulo di miserie che spinge le persone a percorrere molte migliaia di chilometri attraverso il continente africano ed a spendere i risparmi di una vita per attraversare un mare infido. In tutta Europa, dalla Slovenia all’Italia all’Austria, adesso ci sono partiti anti-immigrati che fanno parte delle coalizione al governo; la Germania sta per inasprire le sue regole per l’asilo; la Francia raddoppia a 90 giorni la detenzione preventiva di migranti sprovvisti di documenti. Dal prossimo mese di luglio l’Austria assumera’ la presidenza di turno dell’Ue ed ha preannunciato che presentera’ delle soluzione: aldila’ delle incongruenze della proposta austriaca, commenta il “Times”, questa iniziativa sottolinea una realta’ geo-politica: i vicini dell’Europa devono essere persuasi a trattenere i propri cittadini piu’ istruiti e fisicamente abili; l’anno scorso ad esempio circa il 45 per cento dei medici tunisini hanno lasciato il proprio. L’Ue ha stanziato fondi per migliorare l’educazione e le prospettive lavorative in alcuni paesi africani che sono diventati centri di smistamento dell’emigrazione come il Niger, cosi’ come per il Maghreb; e intanto sta cercando di replicare in Nordafrica l’accordo con la Turchia che in pratica eroga denaro a paesi extra-comunitari per svolgere il ruolo di centri di trattenimento. Tutto cio’ non e’ sufficiente, sostiene l’editoriale del “Times”: sono essenziali lo snellimento delle pratiche per i richiedenti asilo e le operazioni dei servizi di intelligence nella lotta ai trafficanti di esseri umani. Ma la chiave di tutto e’ incoraggiare i giovani africani desiderosi di emigrare a prepararsi invece per un futuro migliore nella loro patria.

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America latina, documenti inediti rivelano piano di dittatori contro ex presidente Usa Carter

12 giu 10:54 – (Agenzia Nova) – Una serie di 16 documenti inediti scoperti da un ricercatore brasiliano e divulgati dal quotidiano brasiliano “Folha de S.Paulo” hanno rivelato un’operazione segreta organizzata negli anni ’70 dalle dittature sudamericane contro l’allora presidente statunitense Jimmy Carter. Secondo i documenti, ottenuti dal professor Matias Spektor, docente di relazioni internazionali presso la prestigiosa Fondazione Getulio Vargas, i leader militari sudamericani stavano organizzando un blocco politico per far fronte alle critiche mosse da Carter sulle violazioni dei diritti umani verificatesi nella regione. L’operazione si sarebbe chiamata “Faro”, e sarebbe stata pensata dall’allora presidente del Cile, Augusto Pinochet, e appoggiata dal suo omologo dell’Uruguay Aparicio Me’ndez. Il 9 maggio 1977, in un’udienza al Palazzo Planalto il presidente brasiliano, generale Ernesto Geisel ricevette una lettera da Me’ndez consegnata a mano dal generale Gregorio Alvarez, allora capo dell’esercito uruguaiano e futuro presidente. Nella lettera, il presidente dell’Uruguay informava il suo omologo brasiliano che il suo governo era preoccupato per “le posizioni politiche prese dal presidente Carter sin dal suo insediamento”, e in particolare “la campagna sui diritti umani e le misure concrete adottate contro alcuni governi latinoamericani”. Me’ndez ha allertato Geisel sul fatto che sussistesse un “pericolo” per quanto riguarda i prestiti in analisi presso la Banca mondiale e dalla Banca interamericana di sviluppo, dato che gli Stati Uniti volevano collegare la protezione dei diritti umani all’approvazione dei prestiti. Per questo motivo il presidente uruguaiano propose al capo dello Stato brasiliano un incontro tra i presidenti della regione per fare fronte comune contro Carter, sottolineando che questo piano aveva gia’ il sostegno di Argentina, Paraguay e Cile. Nel corso della riunione, il generale Alvarez spiego’ al presidente brasiliano che l’idea rappresentava “un’azione per convincere il governo degli Stati Uniti della necessita’ di correggere alcune delle loro linee guida al fine di rafforzare il mondo occidentale”. Lo stesso giorno, secondo i documenti, Geisel convoco’ una riunione nel palazzo presidenziali con il ministro degli Esteri Azeredo da Silveira, e i ministri-generali Joao Baptista Figueiredo, del Servizio nazionale di informazioni, Hugo Abreu, della Casa militare (Difesa), e Golbery do Couto e Silva, della Casa civile (Interno). Durante la riunione venne deciso che la partecipazione di Geisel allo sforzo comune contro Carter sarebbe stata “scomoda e sconveniente”. “Il quadro politico brasiliano non e’ identico a quello degli altri paesi del Cono Sud, che stanno attraversando una fase indispensabile di repressione della sovversione”, rispose Geisel a Me’ndez, sottolineando come “il Brasile ha sempre seguito la politica di non creare blocchi e non partecipare a blocchi”, e un gruppo come quello suggerito avrebbe “creato sfiducia”. Per Geisel sarebbe stato “molto piu’ efficace che i paesi interessati da alcune di queste misure portassero avanti un’azione concertata ma non pubblica”. “Il risultato finale apparente sara’ la creazione di un gruppo per la lotta contro l’attuale amministrazione degli Stati Uniti, che portera’ gravi danni per la politica bilaterale con gli Stati Uniti e nel rapporto dei paesi del Cono Sud con l’Occidente”, rispose Geisel, secondo cui “cio’ che importa e conta e’ rompere l’iniziale ‘l’impeto’ dell’amministrazione statunitense, cosa che sembra stia accadendo”. Secondo la documentazione, in quel momento era chiaro che l’iniziativa di blocco era effettivamente partita dal Cile, che sotto la dittatura di Pinochet aveva gia’ dato inizio al “Piano Condor”, di coordinamento tra i paesi dell’America Latina per individuare e uccidere gli oppositori dei regimi militari locali. La decisione del Brasile di non far parte di questo blocco anti-Carter porto’ anche gli argentini a tirarsi indietro.

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Energia, investimenti mondiali nell’eolico e nel solare oscurano quelli nei combustibili fossili

12 giu 10:54 – (Agenzia Nova) – La spesa pubblica mondiale sulle energie rinnovabili cresce piu’ che gli investimenti nel carbone, gas naturale e nucleare. Gli impianti per le rinnovabili, infatti, costano meno di quelli relativi alle fonti fossili. E’ cosi’, riferisce l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie), che piu’ della meta’ degli investimenti energetici a livello mondiale in anni recenti si e’ concentrata sull’energia solare ed eolica. Gli ultimi dati disponibili relativi al 2016 certificano che sono stati spesi in questo settore circa 297 miliardi di dollari, oltre il doppio – 143 miliardi – di quelli spesi per le centrali nucleari, a carbone, a gas e a combustibili fossili. Fortemente sostenuti da incentivi o detrazioni fiscali, i costi di investimento sono scesi in modo costante negli ultimi dieci anni. I costi sono diminuiti anche perche’ la Cina ha accelerato la sua produzione di pannelli fotovoltaici inondando il mercato di prodotti a buon mercato. L’innovazione, poi, ha consentito ai produttori di fabbricare turbine eoliche in grado di generare un maggiore quantitativo di energia ad un prezzo piu’ basso. Anche negli Stati Uniti 20 anni di politiche di incentivi, che presto finiranno, hanno sospinto le rinnovabili, tanto che circa il 17 per cento del fabbisogno elettrico del paese nel 2017 e’ arrivato dalle energie pulite. A livello internazionale, poi, il gigante italiano Enel ha vinto il bando per costruire centrali elettriche in Cile. Il gruppo italiano sviluppera’ nel paese impianti eolici, solari e geotermali in grado di produrre e vendere a 32,50 dollari megawatt all’ora, un prezzo che non gode di sovvenzioni pubbliche e che e’ piu’ basso di quello del gas naturale o del carbone in centrali gia’ esistenti.

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Usa-Cina, il Senato si prepara a bloccare l’accordo su Zte

12 giu 10:54 – (Agenzia Nova) – Il Senato degli Stati Uniti si prepara a includere misure nel prossimo bilancio della Difesa che bloccherebbero l’accordo raggiunto dalla Casa Bianca con Pechino per la revoca delle sanzioni a Zte. Il dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha rivelato ieri i dettagli dell’accordo con il colosso cinese delle telecomunicazioni Zte, che dovrebbe culminare nella revoca delle pesanti sanzioni imposte a quell’azienda da Washington. Stando alle informazioni diffuse dal governo Usa, Zte ha 60 giorni di tempo per saldare una maxi-multa da un miliardo di dollari, cui dovra’ aggiungere nei 30 giorni successivi altri 400 milioni in garanzie contro future violazioni delle politiche statunitensi. Un “coordinatore speciale per la compliance” verra’ selezionato dal dipartimento del Commercio usa entro 30 giorni e insediato presso la compagnia cinese, per vigilare sul rispetto delle norme sulle esportazioni Usa da parte di Zte. L’accordo prevede anche il rinnovo totale del consiglio di amministrazione di Zte entro 30 giorni. Se rispettati, questi criteri dovrebbero portare alla revoca del bando di sette anni alla fornitura di componenti Usa a Zte, in vigore dal 15 aprile scorso.

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Spagna, due imbarcazioni militari italiane con “Aquarius” fino a Valencia

12 giu 10:54 – (Agenzia Nova) – I 629 migranti salvati nelle acque internazionali al largo della Libia nella notte tra sabato e domenica arriveranno finalmente al porto di Valencia come confermato dal coordinatore di Medici senza frontiere a bordo dell’imbarcazione. Lo riferisce la stampa spagnola che specifica come la traversata fino alla Spagna avverra’ con il sostegno di due imbarcazioni della Guardia costiera e della Marina italiane. Ieri sera il coordinatore dei salvataggi dell’imbarcazione, Nicola Stalla, aveva affermato che intraprendere la traversata con l’intero gruppo di migranti sarebbe stato impossibile perche’ avrebbero dovuto dormire all’aperto e il tempo stava peggiorando. Le negoziazioni con il Centro di coordinamento marittimo di Roma, incaricato di coordinare i soccorsi e l’arrivo di tutti i migranti, sono proseguite per tutta la notte e il risultato e’ stato accettare l’opzione del porto di Valencia con il sostegno delle due navi italiane. Questa soluzione ha soddisfatto il governo italiano, che mantiene cosi’ la chiusura dei suoi porti, e il presidente spagnolo Pedro Sanchez, che risolve una crisi umanitaria che colpisce direttamente la politica di immigrazione europea.

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Francia, continuano gli scioperi nonostante l’adozione della riforma ferroviaria

12 giu 10:54 – (Agenzia Nova) – Il disegno di legge sulla riforma del sistema ferroviario francese sara’ approvato al termine di questa settimana. Tuttavia, la mobilitazione dei lavoratori continua. “Le Figaro” sottolinea che questa misura, definita come “socialmente esplosiva”, non ha fermato i sindacati, che continuano con gli scioperi. Martedi’ si terra’ una “Giornata della collera ferroviaria”, indetta da tutte le sigle della Sncf, l’azienda nazionale dei trasporti su rotaia. La speranza e’ che il tasso di partecipazione registri un aumento dopo il calo di adesioni agli ultimi scioperi. Le organizzazioni vogliono continuare ad avere un peso nei prossimi appuntamenti con il governo. Per venerdi’ e’ prevista una tavola rotonda tra il ministro dei Trasporti, Eisabeth Borne, l’Unione dei trasporti pubblici e i rappresentanti sindacali per discutere sulle garanzie sociali contenute nella nuova convenzione. Le proteste continuano anche per ragioni tattiche: nessun sindacato vuole abbandonare il “conflitto” lasciando spazio ai concorrenti. Dopo le critiche ricevute da una parte dei lavoratori, ogni organizzazione teme di perdere i suoi iscritti.

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Francia, il presidente Macron in ritardo sulla riforma dell’Islam

12 giu 10:54 – (Agenzia Nova) – Il culto dell’Islam in Francia e’ un argomento che “imbarazza” il presidente Emmanuel Macron. E’ quanto afferma “Le Figaro”, dopo che il capo dello Stato francese ha posticipato gli annunci in merito alle misure decise dal governo su questo dossier sensibile. Inizialmente era stato previsto un annuncio entro il primo semestre dell’anno, ma fonti vicine al Ministero dell’Interno fanno sapere che Macron si esprimera’ dopo l’estate. Macron vuole riformare l’Islam in Francia e per riuscire a portare a termine questa missione ha incontrato diversi intellettuali e figure religiose. Tra questi, anche i rappresentanti del Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm), che pero’ non sembrano aver fornito un contributo significativo. Il presidente aveva invitato il Cfcm a fare proposte su diversi temi, come quello riguardante le influenze straniere. Il capo dell’Eliseo avanza con prudenza in questo campo, senza mai sbilanciarsi. Secondo il quotidiano il ritardo accumulato dal capo di Stato nasconde “un’insoddisfazione” riguardante il dialogo con i rappresentanti religiosi. Nel corso della campagna elettorale si era limitato nelle sue proposte, teorizzando la creazione di un’universita’ per la formazione di imam e la chiusura delle moschee che professano “l’apologia del terrorismo”.

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Germania, rimandata la presentazione del “piano generale” di Seehofer sull’accoglienza

12 giu 10:54 – (Agenzia Nova) – La presentazione del cosiddetto piano generale sul diritto d’asilo del ministro dell’Interno tedesco, il cristiano sociale Horst Seehofer, inizialmente prevista per questo martedi’, e’ stata rinviata. Lo ha confermato indirettamente il portavoce del governo Steffen Seibert, che ha detto che Merkel e Seehofer vogliono ancora discutere alcuni punti. La “Bild” aveva invece riferito che l’evento era stato cancellato a causa di divergenze irrisolte tra il cancelliere e il suo ministro dell’Interno sulla questione del respingimento ai confini tedeschi dei richiedenti asilo. Seehofer vorrebbe negare ai richiedenti asilo che hanno gia’ presentato domanda in paesi terzi sicuri, o che sono stati espulsi dalla Germania legalmente, la possibilita’ di presentare ricorso alle autorita’ tedesche. Merkel invece aveva chiesto di “non agire unilateralmente a livello nazionale” e di fare riferimento al diritto comunitario. Alla presentazione del piano generale dovrebbe partecipare anche il ministro tedesco per lo Sviluppo, il cristiano sociale Gerd Mueller, che vorrebbe piu’ sforzi in favore dei rimpatri forzati. Il primo ministro del Baden-Wuerttemberg, il Verde Winfried Kretschmann, aveva anche dichiarato durante il fine settimana che se il piano generale di Seehofer fosse stato attuato, i rifugiati sarebbero finiti in Italia e in Grecia. “Questo non funzionera’ con il nuovo governo anti-europeo a Roma”, ha detto Kretschmann. “Si puo’ risolvere la questione solo a livello europeo e non a Baviera”, ha chiosato.

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Matteo Salvini mette l’Europa davanti alla dura verita’ “trumpiana” sui barconi degli immigrati

12 giu 10:54 – (Agenzia Nova) – C’e’ stata una prevedibile ondata di indignazione, in Europa, come reazione alla decisione del nuovo ministro dell’Interno dell’Italia, il populista Matteo Salvini, di chiudere i porti della Penisola alle navi delle Ong (organizzazioni non-governative) che raccolgono nel Mar Mediterraneo i migranti africani a bordo dei barconi salpati dalle coste della Libia. Ma, ad onore del vero, nessuno a Bruxelles, a Berlino oppure a Parigi dovrebbe affatto sorprendersi se le cose sono arrivate a questo punto: e’ da questa constatazione che oggi martedi’ 12 giugno parte il quotidiano conservatore britannico “The Telegraph” per un’analisi, firmata dal capo della sua redazione affari europei Peter Foster, sulle ragioni che hanno portato il nuovo governo populista ed euroscettico dell’Italia a sfidare l’ortodossia “buonista” prevalente in Europa in materia di immigrazione e sulle possibili conseguenze del braccio di ferro ingaggiato da Salvini con le Ong e con i loro protettori di centro-sinistra. Per molti anni infatti, ricorda l’autore, l’Unione Europea ha preferito ignorare la crescente rabbia dell’Italia, lasciata sola a fronteggiare l’enorme afflusso di immigrati illegali provenienti dall’Africa: negli ultimi anni nei porti italiani e’ sbarcato quasi un milione di disperati; che sono andati ad intasare le citta’ della Penisola, rimanendo a carico della collettivita’ in un paese afflitto da un altissimo livello di disoccupazione interna. Gli immigrati sono rimasti bloccati in Italia, accusa Foster, respinti ai confini terrestri dai paesi vicini che accompagnavano i loro appelli al dovere dell’accoglienza con la reintroduzione di rigidi controlli di frontiera; e magari anche con etici rimproveri all’Italia per le sue manchevolezze organizzative e con accuse di razzismo agli italiani che si sentono minacciati nella loro vita quotidiana da questa vera e propria invasione di stranieri. L’Europa ha ignorato le richieste di aiuto dell’Italia anche quando esse provenivano da figure piu’ politicamente “accettabili”, come l’ex premier di centrosinistra Matteo Renzi: finche’ il disagio degli elettori italiani non si e’ rivelato in tutta la sua drammatica ampiezza nelle elezioni del 4 marzo scorso, che hanno spazzato via tutti i partiti tradizionali e portato al potere la coalizione populista ed euroscettica tra il partito anti-sistema Movimento 5 stelle (M5s) e la Lega di estrema destra; da quel momento e’ stato chiaro che con il leader della Lega Matteo Salvini al governo a Roma, l’Europa non avrebbe piu’ potuto girare la testa dall’altra parte. Dopotutto, scrive il “Telegraph”, la vicenda della nave “Aquarius” potrebbe non essere una cattiva cosa. La scommessa fatta da Salvini, vietando l’attracco nei porti italiani alle navi delle Ong che agiscono come “taxi” per conto delle gang criminali di trafficanti di esseri umani, puo’ essere considerata brutale, giudicata contraria alle regole dell’Ue ed alle leggi marittime internazionali; e percepita persino come un’offesa al comune senso di decenza. Ma almeno, conclude il giornalista inglese, ha il merito di iniettare una dose di realismo “trumpiano” nell’ipocrita dibattito europeo sull’immigrazione: e la verita’ e’ che l’accettazione supina degli arrivi in massa di migranti illegali, con le navi “umanitarie” che li vanno a raccogliere subito dopo la partenza a pochi chilometri dalla Libia, finora ha costituito un potente magnete per ulteriori arrivi, un incentivo all’attivita’ criminale dei mercanti d esseri umani; ed alla fin fine una forma di complicita’ con l’infernale meccanismo che mette a rischio la vita di migliaia di disperati africani

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Nato, confusione sulle date

12 giu 10:54 – (Agenzia Nova) – Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha parlato la scorsa settimana al Bundestag in merito alla spesa per la Difesa, tentando di dipingere i recenti sviluppi come un successo. “Possiamo dire che come impegno politico, ora possiamo raggiungere l’1,5 per cento (del Pil) entro il 2025 e, soprattutto, investire in nuovi sistemi d’arma”, ha dichiarato. “Rispettiamo l’impegno che abbiamo assunto di aumentare il budget al 2 per cento del nostro Prodotto interno lordo”, ha aggiunto Merkel. Per gli esperti le parole di Merkel destano confusione, perche’ al vertice Nato tenutosi in Galles del 2014 era stato convenuto di passare al 2 per cento del Pil entro il 2024. Secondo informazioni della “Sueddeutsche Zeitung”, l’ambasciatore tedesco presso la Nato, Hans-Dieter Lucas, ha presentato giovedi’ scorso a margine della riunione con il segretario generale Jens Stoltenberg il tanto atteso piano tedesco per raggiungere l’obiettivo stabilito in Galles. Il documento, che deve essere completato da ogni Stato della Nato, non prevede il limite del 2025. C’e’ confusione in proposito in Germania. A meta’ maggio, il ministro della Difesa, la cristiano democratica Ursula von der Leyen, aveva affermato: “Vogliamo raggiungere l’1,5 per cento entro il 2025”. Nella campagna elettorale, la Cdu e la Csu si erano impegnate per l’obiettivo del due per cento, mentre l’Spd era contraria. La pianificazione finanziaria a medio termine del ministro delle Finanze federale, il socialdemocratico Olaf Scholz, prevede nel 2019 un aumento del budget della Difesa a 41,5 miliardi di euro. La Germania e’ ancora lontana dall’obiettivo del 2 per cento. In effetti, pero’, il numero di paesi che non vogliono raggiungere l’obiettivo della Nato entro il 2024 sta diventando sempre piu’ piccolo. Otto paesi sono pronti quest’anno. Altri 15 dei 29 Stati hanno promesso di arrivarci entro il 2024.

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