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Crowd4Fund. ‘L’Equity Crowdfunding in Italia’. Intervista a Tommaso D’Onofrio (AD Assiteca Crowd)

Tommaso D'Onofrio

L’Equity Crowdfunding in Italia è partito al rallentatore rispetto agli altri paesi europei. Abbiamo più volte evidenziato i limiti imposti dal regolamento italiano, ma ci sono anche limiti “culturali”, cioè relativi alla scarsa conoscenza dello strumento sia da parte delle imprese che degli investitori potenziali.

In questo senso, è importante diffondere la nozione e le modalità operative relative a questo strumento di finanza “alternativa” e “democratica”. Un obiettivo che si è posto Tommaso D’Onofrio, CEO di Assiteca Crowd una delle piattaforme italiane più attive, che ha appena pubblicato il libro “Crowd Investment: il crowdfunding per le imprese innovative”.

Fabio Allegreni. Anzitutto parliamo del libro che ha appena pubblicato. A chi si rivolge?

Tommaso D’Onofrio. Il libro cerca di svelare le straordinarie potenzialità della sharing economy, ma aggiunge alla consueta visione sociologica e giuridica del fenomeno, una innovativa visione imprenditoriale. Nella mia esperienza attuale di CEO di una piattaforma di equity crowdfunding che si unisce ad una lunga attività di rappresentanza di imprese innovative (per un quadriennio sono stato consigliere delegato alla formazione e all’IP di Confindustria servizi innovativi e tecnologici) ho avuto modo di avvertire, con frequenza, l’estrema difficoltà che queste imprese hanno nella fase di pianificazione e organizzazione del progetto di impresa. In questo libro, introducendo una parola nuova business innovation plan, cerco quindi di fornire ai neo imprenditori gli strumenti giusti per elaborare in modo corretto un progetto da sottoporre ad una operazione di equity crowdfunding. Ad un livello immediatamente successivo il libro si rivolge anche ai potenziali investitori, proponendo a costoro gli elementi chiave da valutare prima di investire in un progetto di una impresa innovativa.

Fabio Allegreni. Quali sono i principali vantaggi per una startup nel ricorrere all’equity crowdfunding?

Tommaso D’Onofrio. Ovviamente il primo motivo non può che essere quello di dotarsi di risorse finanziarie prive di un obbligo di restituzione a differenza di quanto normalmente avviene nei finanziamenti bancari, ma esiste un secondo importante motivo per accedere a questo strumento. Gli americani sovente affermano “crowdfunding is not for money but for marketing”. Per una start up innovativa è, quindi, fondamentale, oltre all’ingresso di capitali, anche potersi avvantaggiare della grande capacità di comunicazione e networking che un’operazione di crowd investment è oggi in grado di produrre. Il nostro Assiteca Crowd Showcase, lanciato in questi giorni dalla nostra società, va proprio, ad esempio, nella direzione di comunicare prima di raccogliere.

Fabio Allegreni. E per un’impresa già consolidata, la famosa “PMI Innovativa”?

Tommaso D’Onofrio. Personalmente non vedo grandi differenze rispetto alle start up innovative, se non in riferimento al processo di valutazione. Le PMI innovative, difatti, presentano una storia imprenditoriale più solida delle start up innovative e questo permette di costruire piani economico-finanziari basati su dati storici e non su mere presunzioni come inevitabilmente accade per le imprese neocostituite.

Fabio Allegreni. Evidenziamo sempre i difetti del regolamento italiano. Quali sono invece i pregi?

Tommaso D’Onofrio. Consob ha agito senza esperienze internazionali significative da utilizzare come benchmark per cui non si può che fare un grande plauso alla sua azione regolamentare. L’assenza di vincoli legati al reddito personale degli investitori e un limite così elevato (5 milioni di euro annui) per la raccolta a favore di ciascuna impresa rappresentano delle scelte significative in una visione futura. Le auspicate modifiche normative (in primis innalzamento delle cosiddette soglie MIFID) e la conseguente crescita del mercato potrebbero difatti, avvalendosi dei due elementi citati, spingere definitivamente l’Italia verso una dimensione di mercato più vicina a quelli di altri Paesi tra i quali il Regno Unito.

Fabio Allegreni. Se potesse scegliere solo un consiglio da dare a chi vuole finanziarsi in ECF, quale darebbe?

Tommaso D’Onofrio. Il primo, più importante, è di ragionare da imprenditore e non solo da sognatore. L’idea rappresenta un momento fondamentale, ma se non è unita ad una pianificazione, un’organizzazione e ad una visione di mercato è inesorabilmente destinata a non trasformarsi in un progetto di successo. La conseguenza di ciò si racchiude nell’esigenza di elaborare un business plan che tenga conto dell’assenza di un track record significativo dell’azienda. Troppo spesso riceviamo business plan del tutto svincolati dalla realtà e poco ancorati alle reali prospettive di mercato.

Fabio Allegreni. Abbiamo parlato fino ad ora di ci è in cerca di fondi. Quali sono i vantaggi dell’ECF per chi investe?

Tommaso D’Onofrio. L’equity crowdfunding rappresenta un’opzione interessante per diversificare il proprio portafoglio. Pur non sottovalutando la rischiosità e l’illiquidità degli investimenti in start up, la storia conferma che può valere la pena di diversificare una piccola porzione dei propri risparmi a favore di piccole imprese innovative. La possibilità di trovarsi di fronte al garage giusto è remota, ma possibile e quando si verifica è in grado di garantire multipli dell’investimento eccezionalmente superiori a quelli che usualmente provengono dagli investimenti più tradizionali. Investire in start up può essere una scelta interessante.

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