Finestra sul mondo

Leopoldo Lopez (Venezuela) ai domiciliari, La riforma del lavoro in Francia, Il Re di Spagna a Londra, Disordini al G20 di Amburgo

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Venezuela, il leader temuto da Caracas ai domiciliari, ma le opposizioni non si fermano

10 lug 11:00 – (Agenzia Nova) – Sono ancora molte le incognite sulle sorti della crisi politica in Venezuela all’indomani del trasferimento di Leopoldo Lopez dalla prigione militare di Ramo Verde agli arresti domiciliari. Considerato il nome piu’ forte dell’opposizione al presidente Nicolas Maduro, Lopez deve scontare una condanna di 14 anni per cospirazione ai danni dello Stato, accusa maturata per la sua partecipazione alle proteste di piazza del 2014. Sulla sua storia, anche grazie a una intensa battaglia mediatica internazionale condotta dalla moglie Lilian Tintori, si concentra uno dei nodi della crisi, quello della liberazione dei prigionieri politici, passo che le opposizioni considerano centrale nel percorso di ripristino della democrazia nel paese. La misura adottata dal Tribunale supremo di giustizia – con una decisione che lo stesso Maduro dice di “appoggiare” difendendo l’indipendenza dell’organo – e’ al momento orfana di spiegazioni approfondite, salvo uno scarno comunicato in cui si fa riferimento a vizi di forma nell’iter processuale e lo stato di salute del prigioniero. In generale, i media internazionali scommettono sulla necessita’ di Caracas di alleggerire la tensione interna in vista di due importanti scadenze: la prima, il 16 luglio, la consultazione popolare e informale promossa dalle opposizioni per chiedere se si vuole percorrere la strada di una Assemblea costituente, mossa governativa fortemente contestata dalle opposizioni. E la seconda, il 30 luglio, e’ proprio l’apertura delle urne – stavolta ufficiale – per eleggere i membri del gruppo di lavoro che dovra’ redarre la nuova Carta. In ogni caso, la prima risposta della piazza e’ quella di proclamare nuove manifestazioni: molte sono quelle attese per tutta la settimana, quasi tutte – su mandato chiaro dello stesso Lopez – avranno il compito di chiedere la liberazione degli altri prigionieri politici. Il quotidiano spagnolo “El Pais”, fermo nell’accompagnare la richiesta di ulteriori aperture a Maduro, scrive che gli arresti domiciliari permettono al governo di Maduro di non doversi prendere responsabilita’ nel caso in cui Lopez – “unico leader temuto dal chavismo” – dovesse avere problemi di salute. Pesano in questo senso le voci sulle condizioni precarie vissute in un regime carcerario molto stretto, testimoniate da ultimo da un audio in cui lo stesso Lopez denunciava un trattamento di tortura. “Adesso la sua vita e responsabilita’ esclusiva di sua moglie e dei suoi alleati”, spiega il ministro della Comunicazione Ernesto Villegas. La liberazione di Lopez si stava trattando “da mesi”, scrive il quotidiano “El Mundo”, ricordando il ruolo da mediatore svolto dall’ex presidente del governo spagnolo Jose’ Luis Rodriguez Zapatero. “Gli ambienti politici piu’ vicini” a Lopez “confermano a ‘El Mundo’ che la liberta’ condizionale e’ stata possibile grazie alla ‘affannosa mediazione'” di Zapatero.

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Spagna, il Re a Londra per gettare le basi dei rapporti post-Brexit

10 lug 11:00 – (Agenzia Nova) – Oltre il tanto fumo del cerimoniale, il viaggio che i reali di Spagna iniziano domani in Regno Unito porta con se’ l’arrosto degli “impegni molto concreti” cui punta Madrid. Ne parla il quotidiano “El Pais” parlando di una missione che si celebra “nell’incertezza”. Londra sta uscendo dall’Unione europea, e i legami bilaterali costruiti negli ultimi trent’anni devono essere sottoposti a un approfondito check. “La demolizione dello scenario che dette origine a una relazione di ampio spettro, ha creato un orizzonte di sfiducia”, scrive la testata. Tre gli “assi” su cui e’ costruita la missione, tutti a vario titolo debitori del Brexit: mettere in evidenza “lo straordinario contributo” degli spagnoli in terra britannica, anche come messaggio di appoggio e incoraggiamento ai connazionali residenti. Rimarcare la nutrita presenza dell’imprenditoria spagnola nel mercato locale: Banco Santander, Telefonica (proprietaria di O”), la compagnia energetica Iberdrola (proprietaria di Scottish Power) e Ferrovial (primo azionista di Heathrow), sono alcuni nomi fatti dal quotidiano. A questo servira’ il forum d’affari che si terra’ nel cuore della City. Infine c’e’ da gettare le basi del rapporto bilaterale che dovra’ sopravvivere all’uscita di Londra dalla Ue. Mercoledi’ Felipe VI interverra’ al Parlamento britannico e giovedi’ avra’ un incontro “di alto livello” con la primo ministro Theresa May. Il quotidiano da’ una dimensione numerica al fantasma di un allontanamento di Londra da Madrid. Nel 2016, ancora “sotto l’ombrello comunitario”, il commercio bilaterale ha superato i 30 miliardi di euro, con un attivo spagnolo di a quasi 8 miliardi. Il Regno Unito e’ la principale meta degli investimenti spagnoli, con un monte di 82,5 miliardi di euro a tutto il 2015: secondo alcuni studi tale esborso genera 140 mila posti di lavoro nell’isola. Anche se ufficialmente sono 300 mila, circa 800 mila cittadini del Regno Unito vivono in Spagna, e – secondo fonti diplomatiche – la meta’ di loro ha addirittura una proprieta’ nella penisola iberica. Si parla della comunita’ straniera piu’ popolosa in Spagna, dopo marocchini e rumeni.

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Verhofstadt, il Regno Unito migliori l’offerta sui cittadini comunitari o il Parlamento europeo porra’ il veto

10 lug 11:00 – (Agenzia Nova) – “Nel Parlamento europeo riconosciamo che la decisione della Brexit e’ stata una scelta democratica, ma non siamo mai stati convinti che che possa essere uno sviluppo economicamente positivo: certamente non per la posizione dell’Europa e del Regno Unito nel mondo e, cosa piu’ importante, non per i cittadini. La proposta del Regno Unito — ben al di sotto dell’ambizione di ‘mettere i cittadini al primo posto’ — conferma questa convinzione. Se attuata, getterebbe una nube scura di vaghezza e incertezza sulle vite di milioni di europei”. Inizia cosi’ un articolo pubblicato sul quotidiano britannico “The Guardian” da Guy Verhofstadt, capo negoziatore per la Brexit del Parlamento europeo e capogruppo dell’Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa, e da altri otto europarlamentari: Manfred Weber, presidente del Partito popolare europeo; Gianni Pittella, dei Socialisti e democratici; Gabi Zimmer, della Sinistra unitaria europea – Sinistra verde nordica; Ska Keller e Phillippe Lamberts, dei Verdi – Alleanza libera europea; Elmar Brok, Roberto Gualtieri e Danuta Hubner, membri del Brexit Steering Group. Le differenze con la proposta del capo negoziatore della Commissione, Michel Barnier, sono definite “stridenti”: Bruxelles vuole che i cittadini britannici e degli altri 27 paesi membri mantengano gli stessi diritti e lo stesso livello di protezione attuali; tutti i diritti acquisiti prima dell’uscita della Gran Bretagna dovrebbero essere garantiti a vita e in condizioni di reciprocita’, una posizione “semplice, chiara ed equa”, condivisa anche dalla maggioranza del popolo britannico. La risposta di Londra e’ stata “un vero fiasco”, proseguono il politico belga e i suoi colleghi: gli europei avrebbero lo status di cittadini di “paesi terzi”, “con diritti inferiori a quelli offerti ai britannici nell’Ue”; perderebbe il diritto al voto nelle elezioni amministrative, il ricongiungimento coi familiari sarebbe soggetto a requisiti di reddito e la sorte dei figli non sarebbe chiara. C’e’ “il rischio reale — sintetizzano gli autori — di creare una cittadinanza di seconda classe”, in contrasto perfino con quanto affermato dallo schieramento Vote Leave, che aveva promesso “condizioni non meno favorevoli di quelle attuali”. La proposta del Regno Unito, accusano il leader dell’Alde e gli altri firmatari, comporterebbe anche un aggravio degli oneri burocratici, perche’ tutti i membri di un nucleo familiare dovrebbero presentare domande separate per il riconoscimento di uno “status definito”. La cosa peggiore, a loro parere, sarebbe l’incertezza. Gli studenti europei dovrebbero pagare tasse universitarie piu’ alte? Le qualifiche professionali continuerebbero a essere riconosciute? E che succederebbe ai lavoratori frontalieri, nemmeno menzionati? “Abbiamo il massimo rispetto per il sistema giudiziario britannico, ma i tribunali applicano le leggi adottate dai politici britannici, che attualmente non sono in grado di offrire sufficienti garanzie per gli anni a venire”, continuano Verhofstadt e compagni, argomentando che i cittadini europei dovrebbero poter far valere i loro diritti “in un meccanismo nel quale la Corte europea di giustizia svolga un ruolo pieno”. L’articolo sottolinea l’urgenza di un accordo, perche’ i negoziati “devono essere completati entro il marzo 2019”: sarebbe “semplicemente impensabile”, infatti, che il Regno Unito votasse per le elezioni europee del maggio 2019. “L’Unione Europea ha la missione comune di estendere, rafforzare e ampliare i diritti, non di ridurli. Non appoggeremo mai una loro cancellazione retroattiva. Il Parlamento europeo si riservera’ il diritto di respingere ogni accordo che tratti i cittadini dell’Ue, a prescindere dalla nazionalita’, meno favorevolmente di oggi. E’ una questione di diritti fondamentali e di valori alla base del progetto europeo”, e’ la conclusione.

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Regno Unito, un’indebolita May fa appello agli avversari

10 lug 11:00 – (Agenzia Nova) – La premier del Regno Unito, Theresa May, riferisce il quotidiano britannico “The Times”, cerchera’ di rilanciare la sua premiership domani, con uno straordinario appello all’unita’ trasversale, avendo perso la maggioranza assoluta alle elezioni politiche del mese scorso. Ammettendo la sua debolezza, la leader conservatrice adottera’ un tono piu’ conciliante, invitando il Labour e le altre forze di opposizione a non limitarsi a criticare, ma a contribuire con le loro idee a delineare il futuro post Brexit. May appare sempre piu’ isolata all’interno del suo Partito conservatore, dove si intensificano le voci su una sua possibile sostituzione prima del congresso d’autunno: Andrew Mitchell, ex capogruppo e amico del segretario per l’Uscita dall’Unione Europea, David Davis, avrebbe dichiarato a una cena di deputati che May e’ “annegata” e che c’e’ bisogno di una nuova guida. Parlando a un anno dal suo insediamento per presentare il cosiddetto Repeal Bill, il disegno per l’abrogazione dell’European Communities Act del 1972, la legge che ha introdotto il diritto comunitario nell’ordinamento nazionale, e la relazione sugli abusi della “gig economy”, May ammettera’ che la realta’ e’ cambiata ed esortera’ “gli altri partiti a farsi avanti con le loro idee e visioni su come affrontare le sfide come paese”: “Possiamo non concordare su tutto, ma attraverso il dibattito e la discussione — tratti distintivi della democrazia parlamentare — le idee possono essere chiarite e migliorate”, dira’. May ribadira’ l’impegno a guidare un governo di profondo cambiamento, affrontando anche quegli interessi che minacciano di portare indietro il paese. Sulla Brexit, pero’, sembra intenzionata a resistere alle pressioni per una posizione piu’ morbida e ad attenersi al piano esposto a gennaio nel discorso di Lancaster House.

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Francia, gli oppositori dell’aeroporto di Notre-Dame-des-Landes credono nella vittoria

10 lug 11:00 – (Agenzia Nova) – Gli oppositori del progetto di costruzione di un nuovo aeroporto di Notre-Dame-des-Landes credono nella vittoria del loro movimento: lo scrive il quotidiano “Le Monde” in un reportage del suo inviato speciale Re’mi Barroux sul loro diciassettesimo raduno annuale nella localita’ della regione Loira-Atlantico dove da ormai cinquant’anni si progetta di costruire un nuovo scalo per la vicina citta’ di Nantes. E’ vero che alla kermesse svoltasi nel corso dell’intero fine settimana appena trascorso hanno partecipato solo 10 mila persone, la meta’ dell’anno scorso: ma i manifestanti, sostiene l’inviato del “Monde”, erano euforici e ci sono buone ragioni per credere che la loro lunghissima battaglia ora possa avere un esito positivo. Sembra infatti archiviata la sconfitta subito nel luglio scorso, quando al referendum tra gli abitanti della ragione vince il “Si” al progetto del nuovo aeroporto: a cambiare le carte in tavola e’ stata la lunghissima stagione elettorale del 2017, al termine della quale in Francia si e’ insediato un governo che tra i suoi uomini di punta ha l’autorevole ambientalista Nicolas Hulot, nominato ministro della Transizione ecologica e solidale; un dicastero che, aldila’ della denominazione, e’ dotato del diritto di parola e di veto su uno spettro amplissimo di tematiche sociali ed economiche, tra cui appunto il controverso progetto di Notre-Dame-des-Landes. Hulot ha scelto tre mediatori che stanno gia’ incontrando tutte le organizzazioni sociali, economiche e politiche coinvolte nella diatriba e che moltiplicheranno gli incontri in vista di un primo bilancio da fare a settembre; intanto il neo ministro a congelato l’avvio dei lavoro di costruzione del nuovo scalo e pure lo sgombero della Zad, la “Zona da difendere”, cioe’ il sito del previsto cantiere che da due anni e’ occupato dai militanti ambientalisti e dagli agricoltori ed allevatori della regione. Insomma, riassume il quotidiano progressista parigino, l’atmosfera e’ decisamente orientata all’ottimismo e la vicenda potrebbe persino rilanciare le lotte in corso contro altri contestati progetti: al raduno di Notre-Dame-des-Landes erano presenti anche rappresentanti dei movimenti sorti contro la costruzione del mega-centro commerciale Europacity a nord di Parigi, contro il tunnel ferroviario della Tav Lione-Torino e contro la creazione di una discarica di scorie nucleari a Bure.

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Francia, parte oggi l’iter parlamentare della riforma del Lavoro

10 lug 11:00 – (Agenzia Nova) – Un Parlamento in marcia a passo di carica: cosi’ il quotidiano “Le Figaro” descrive il calendario dei lavori imposto dal governo all’Assemblea Nazionale, che a partire da oggi lunedi’ 10 luglio discutera’ del Codice del lavoro; nei prossimi cinque giorni i deputati saranno chiamati a partecipare ben undici sessioni pubbliche per l’esame della legge che autorizza l’esecutivo ad applicare la riforma attraverso decreti attuativi. Il governo, e particolarmente la ministra del Lavoro Muriel Pe’nicaud, intende dunque ottenere al piu’ presto il via libera del Parlamento ad avviare la controversa riforma: in base ai numeri non ha niente da temere, poiche’ dispone di una maggioranza schiacciante; ma le opposizioni soprattutto di sinistra vorranno certamente sfruttare i dibattiti pubblici per far sentire i loro argomenti e rallentare l’iter. Come ricorda il “Figaro”, gia’ negli scorsi giorni il Partito comunista (Pcf) aveva denunciato una “macelleria sociale” ed aveva qualificato il progetto governativo come “un’impresa di demolizione” delle regole del Codice del lavoro; a sua volta il leader della coalizione di estrema sinistra France insoumise (FI; “Francia non sottomessa”; ndr), Jean-Luc Me’lenchon, ha convocato una giornata di manifestazioni di protesta in tutta la Francia per dopodomani mercoledi’ 12 luglio. Le opposizioni di destra invece non vedono di cattivo occhio la riforma: gia’ la scorsa settimana il testo e’ passato agevolmente in commissione Affari sociali proprio grazie al voto di diversi deputati de I Repubblicani (Lr, ex Ump, principale partito della destra). Pur non essendo pienamente convinti della volonta’ del governo di procedere per decreti, i Repubblicani riconoscono infatti che diverse idee e principi della riforma del Lavoro vanno proprio nel senso auspicato dalla destra: “Quel che noi vogliamo”, riassume il relatore Lr Ge’rard Cherpion citato dal “Figaro”, “e’ che le imprese possano disporre di un quadro chiaro e semplificato di regole che permetta loro di svilupparsi, e che allo stesso tempo vengano mantenute certe protezioni per i lavoratori dipendenti: saremo vigili”, ha preannunciato, quando si trattera’ di convertire in legge i singoli decreti governativi.

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G20 Amburgo, dopo i disordini, le polemiche politiche

10 lug 11:00 – (Agenzia Nova) – Dopo i gravi disordini che hanno interessato Amburgo la scorsa settimana, in occasione del vertice G20 ospitato dalla citta’ tedesca, il sindaco Olaf Scholz (Spd) e’ stato ferocemente criticato per aver sottovalutato i rischi e la portata degli atti di violenza. Prima del vertice, infatti, il sindaco aveva peccato di ottimismo, con frasi del tipo: “Ci saranno persone il 9 luglio che si chiederanno se il vertice sia finito”. Domenica Scholz ha dovuto ammettere di essersi sbagliato. Cio’ non e’ bastato a metterlo al sicuro dalle critiche, come quelle di Wolfgang Bosbach (Cdu), anche in vista della prossima tornata elettorale. Scholz da parte sua, come aveva gia’ dichiarato il cancelliere Angela Merkel sabato, ha promesso risarcimenti per le vittime delle devastazioni. Il leader dell’Spd Martin Schulz, che alle prossime elezioni politiche contendera’ il cancellierato a Merkel, ha rimarcato il fatto che l’idea di tenere il vertice ad Amburgo e’ stata proprio di Merkel. La polemica fra i due schieramenti politici s’incentra sulla sottovalutazione dell’estremismo di sinistra. Ralf Stegner (Spd) ha dichiarato: “Chi ha devastato i quartieri ed ha attaccato la polizia non e’ di sinistra, ma un criminale”. Il ministro degli Esteri Sigmar Gabriel (Spd) ha ribadito alla “Bild am Sonntag” lo stesso concetto e ha chiosato: “L’immagine della Germania e’ stata gravemente colpita davanti al pubblico internazionale a causa degli eventi di Amburgo”.

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Usa, il mondo sta imparando a “gestire” il presidente Trump

10 lug 11:00 – (Agenzia Nova) – Cinque mesi dopo l’inizio della presidenza Trump, il resto del mondo inizia a comprendere come rapportarsi al nuovo inquilino della Casa Bianca. E’ quanto afferma Marc Champion in un editoriale dai toni un po’ sarcastici pubblicato su “Bloomberg” dopo il summit del G20 di Amburgo. Le linee guida per chi debba avere a che fare con il comandante in capo degli Stati Uniti ormai sono chiare, scrive Champion: non reagire alle tempeste di Tweet pubblicate dal presidente nelle primissime ore mattutine, smussare le aree di conflitto con l’adulazione e puntare i piedi solo laddove strettamente necessario. Questo approccio, a meta’ tra le lusinghe di facciata e l’isolamento di fatto, secondo l’autore dell’editoriale e’ andato palesemente in scena al summit di della scorsa settimana: “nonostante gli occasionali momenti di tensione, tutti hanno lasciato Amburgo concordando di dissentire, almeno per il momento”. Secondo Mark Leonard, direttore del think tank European Council on Foreign Relations, leader come il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron hanno capito che affrontare Trump, anziche’ rifuggirlo, giova loro politicamente. Macron in particolare, sottolinea l’editoriale, e’ stato visto colloquiare affabilmente con il presidente Usa in piu’ occasioni durante il vertice; Merkel, anziche’ scagliarsi contro Trump per le sue posizioni in materia di libero commercio e ambiente, ha espresso una linea pacatamente fatalista: “Posso soltanto affrontare le cose come mi si presentano”, ha dichiarato durante la conferenza stampa conclusiva del G20. I leader europei, pero’, sono stati duri con Trump quando l’hanno giudicato necessario: i funzionari francesi, ad esempio, hanno rivendicato di aver guidato le pressioni per non nascondere l’isolamento degli Usa sul fronte del clima nel comunicato conclusivo del vertice. Lo stesso Champion, pero’, riconosce che nonostante alcuni momenti di tensione – come durante le discussioni sul commercio con il suo omologo cinese, Xi Jinping – ad Amburgo il presidente Usa ha trovato un ambiente tutt’altro che ostile, e di gran lunga meno teso rispetto alla sua prima visita in Europa, lo scorso maggio. I funzionari messicani hanno concordato in anticipo coi colleghi Usa di non menzionare la questione del muro anti-immigrati voluto da Trump al confine tra i due paesi. Champion cita anche la presenza ingombrante della figlia del presidente, Ivanka Trump: ha destato scalpore e non poche polemiche l’immagine della donna seduta tra i maggiori leader mondiali al posto del padre, durante una sessione dedicata all’Africa; e sottolinea come anche su questo fronte, i leader mondiali abbiano imparato a prendere Trump per il verso giusto: Merkel, ad esempio, ha sminuito l’episodio, ricordando che Ivanka e’ a tutti gli effetti una collaboratrice della Casa Bianca e sostenendo che per tale ragione aveva tutto il diritto di sedere all’incontro. L’accoglienza e l’approccio riservati a Trump dai capi di Stato e di governo europei e’ anche al centro di un articolo del “New York Times”, secondo cui i leader del Vecchio continente, consapevoli dello scarso interesse di Trump per la continenza verbale, si sono risolti a loro volta ad adottare un approccio meno inibito. Il quotidiano cita a questo proposito le dure critiche di Macron a quanti non sostengono le istituzioni multilaterali e il globalismo commerciale: una causa che il titolare dell’Eliseo ha deciso di perorare “sventolando il suo iPhone” per l’intera durata del summit.

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G20 Amburgo: Usa-Russia, Trump prova a riallacciare le relazioni

10 lug 11:00 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, reduce dal G20 di Amburgo della scorsa settimana, ha provato domenica a superare le polemiche e le accuse legate alla presunta interferenza della Russia nelle elezioni presidenziali dello scorso anno. Nei primi commenti affidati a Twitter dopo l’incontro con il suo omologo russo, Vladimir Putin, Trump ha espresso la volonta’ di “lavorare costruttivamente” assieme a Mosca su diversi fronti di mutuo interesse, a partire dalla sicurezza informatica: proprio a questo proposito, Trump ha annunciato che i governi dei due paesi intendono istituire una squadra congiunta per combattere il genere di intrusioni illegali che l’Fbi e la Cia imputano proprio al Cremlino. Trump ha sottolineato che il suo interlocutore ha negato tassativamente qualunque tentativo di intromissione nelle elezioni dello scorso anno. Le indagini del procuratore speciale Robert S. Mueller, pero’, sono ancora in corso, e il tentativo di riavvicinamento intrapreso ieri da Trump gli e’ valso un coro di critiche da parte della stampa – che proprio in questi giorni ha pubblicato indiscrezioni su un incontro tra il figlio di Trump, Donald Jr., e un funzionario russo – e dell’ala neoconservatrice del Partito repubblicano. L’idea di una commissione congiunta con la Russia contro gli attacchi informatici, ha dichiarato ad esempio il senatore Lindsay Graham, “non e’ l’idea piu’ stupida che io abbia mai sentito, ma ci va molto vicina”. Sarcastico anche il senatore John McCain, principale promotore al Congresso di una linea di totale rottura con la Russia: “Sono sicuro che Vladimir Putin potrebbe esserci di enorme aiuto nello sforzo (di garantire la sicurezza informatica, ndr), dal momento che e’ lui il mandante dell’hackeraggio”, ha tuonato McCain di fronte alle telecamere della Cbs. Un altro repubblicano, Marco Rubio – protagonista di duri scontri con Trump prima delle primarie repubblicane dello scorso anno – ha dichiarato che “stabilire una partnership con Putin per la sicurezza informatica e’ come fare coppia con Assad per il controllo delle armi chimiche”. Contro Trump si sono espressi pubblicamente via Twitter anche alcuni magistrati, a partire da Preet Bharara, il procuratore di Manhattan licenziato da Trump lo scorso marzo e divenuto da allora suo acerrimo avversario politico. “Quando perseguiamo un politico corrotto, il membro di una banda o un omicida su cui pendano gravi indizi di colpevolezza da parte dell’Fbi – ha scritto Praat, riferendosi a Putin – la sua ‘veemente smentita’ non basta certo a chiudere il caso”. La Casa Bianca ha reagito al fuoco di fila dei detrattori del presidente rivendicando risultati “sostanziali” al G20 di Amburgo della scorsa settimana, su agende importanti quali la Siria, la Corea del Nord e il commercio. Per Trump l’agenda del summit si e’ conclusa con un faccia a faccia con il presidente cinese, Xi Jinping, che ha incluso “discussioni dirette” su economia e sicurezza. Il consigliere economico della Casa Bianca, Gary Cohn, ha toccato il tema sensibile dei mutamenti climatici, ribadendo che Washington ha lasciato l’accordo di Parigi, ma “questo non significa che non sosteniamo la causa dell’ambiente. E’ un tema che ci vede impegnati in una discussione continua”.

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G20 Amburgo, “Handelsblatt”: il mondo e’ ancora fermo al G0

10 lug 11:00 – (Agenzia Nova) – Gli scontri tra i circa 20.000 agenti di polizia e i manifestanti anarchici ad Amburgo, durante e dopo il summit del G20 nella citta’ tedesca, ha fatto tornare in primo piano la proposta del ministro degli Esteri tedesco Sigmar Gabriel (Spd) di tenere questi vertici presso la sede delle Nazioni Unite a New York, dove sarebbe piu’ facile gestire la sicurezza e il confronto delle due dozzine di personalita’ politiche, delle loro delegazioni e delle migliaia di giornalisti accreditati. A dare ancor piu’ forza alla proposta, sottolinea il quotidiano tedesco “Handelsblatt”, e’ stata la sostanziale inconcludenza del summit della scorsa settimana. Gia’ prima che i leader mondiali si riunissero sulle rive dell’Elba, l’obiettivo principale appariva quello di appianare e disaccordi: un obiettivo che pare riuscito in parte sul fronte del commercio internazionale, ma non su quello della lotta ai mutamenti climatici. “Dobbiamo cercare compromessi, ma non piegarci ad essi”, aveva detto il cancelliere tedesco Angela Merkel in apertura del vertice. “Possiamo ottenere piu’ cose assieme che da soli”, aveva detto Merkel in apertura del vertice, aggiungendo pero’ che “dove non c’e’ consenso cio’ deve apparire nel comunicato finale”. Gli Stati Uniti appaiono sempre piu’ orientati all’isolamento politico, scrive il quotidiano tedesco, secondo cui al pari del presidente Usa Donald Trump, anche quello russo, Vladimir Putin, vede il mondo come “un’arena di scontro tra poteri contrapposti”: ad Amburgo, paradossalmente, i due capi di Stato hanno trovato terreno per un dialogo proprio sulla base di questa visione comune. A potersi forse dire davvero vincitore, al termine del vertice, e’ pero’ solo il presidente cinese Xi Jinping, che pur non rappresentando un paese modello di libero commercio, si e’ espresso con convinzione a sostegno di quella visione globalista che sarebbe dovuta emergere rafforzata dal summit. Tuttavia, sottolinea “Handelsblatt”, la Cina non puo’ certo proporsi come paladina dei valori liberali, come lo Stato di diritto e i diritti umani. In conclusione, secondo il quotidiano, nove anni dopo la prima riunione del G20, il mondo appare privo di una leadership, ed e’ “ancora al livello di G0”.

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