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L’edicola italiana scompare: 3.733 in meno in 10 anni

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Il dato di Unioncamere del 2019 parla di 14.626 edicole in Italia, 3.733 in meno rispetto a 10 anni fa.

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Sono tra le poche attività che possono restare aperte anche ai tempi del Coronavirus. Tutti i decreti del governo, infatti, le hanno sempre inserite tra le attività che possono essere restare aperte nonostante il lockdown. Di cosa stiamo parlando? Delle edicole.  Bisogna dire, però, che in Italia le edicole sono sempre di meno. Il dato di Unioncamere del 2019 parla di 14.626 edicole in Italia, 3.733 in meno rispetto a 10 anni fa. Certo, il calo delle vendite di giornali ha la maggiore responsabilità nella scomparsa dell’edicola italiana ed è per questo che, da anni, i giornalai provano ad allargarsi ad altre tipologie di merce per poter restare sul mercato. Intanto, però, le edicole, sia nelle grandi città che in provincia, continuano a chiudere i battenti.

Niente più edicole in Italia

Come si vede nel grafico sopra la regione che ha più edicole in termini assoluti è la Lombardia con 2.370, seguita da Lazio con 1.664 ed Emilia Romagna con 1.329. La scomparsa delle edicole, però, riguarda tutte le regioni. In Toscana, ad esempio, se ne sono perse 377 in 10 anni, mentre in Veneto sono 321 in meno e in Sicilia ne mancano all’appello 200. Solo Milano, per esempio, ne ha perse 284.

Come aprire un’edicola italiana in 5 step

Ma aprire un’edicola italiana è così complesso? Cosa serve? Fondamentalmente basta solo seguire questi 5 step:

  • Prima di tutto bisogna domandarsi quale tipo di spazio si voglia creare: un chiosco pre-strutturato o un negozio? In ambo i casi serve la licenza del Comune di appartenenza;
  • Valutare attentamente che nei dintorni non ci siano attività similari al fine di evitare una concorrenza sleale e puntare ad essere l’unica edicola italiana nel raggio di pochi km per aumentare le vendite;
  • Iscriversi alla Camera di Commercio locale e aprire una partita IVA;
  • Trovare i fornitori, senza i quali sarebbe impossibile avviare l’attività, consultando la lista dalla Fieg, ossia la Federazione Italiana Editori di Giornali;
  • Affittare un negozio e pagare il canone mensile, qualora per l’appunto si optasse per gestire un’attività da edicolante in un locale.

Un edicolante che voglia fare degli ottimi affari considererà anche la posizione strategica dove aprire l’edicola italiana. Un punto vendita sito presso una stazione ferroviaria, un quartiere molto frequentato o una zona turistica infatti guadagnerà di più rispetto ad un’edicola situata in un’area isolata.

Come si diventa edicolante

Tutti possono diventare edicolanti? La risposta è sì. Non è infatti necessario aver conseguito un titolo di studio per essere titolare di una rivendita, ma solo essere in possesso della licenza comunale, un’autorizzazione amministrativa che può richiedere tempi di attesa anche di 6 o 12 mesi prima di essere rilasciata. Inoltre, è essenziale che l’edicolante sia iscritto al registro delle imprese e al registro esercenti di commercio della Camera di commercio della provincia dove lavorerà. L’edicolante deve poi inviare la domanda all’ufficio edicole del Comune di competenza territoriale e attendere l’autorizzazione dalla commissione comunale.

Chi rifornisce l’edicola italiana

Il titolare di un’edicola italiana riceve quotidianamente, al mattino presto generalmente, dai distributori delle testate assegnate della città i giornali da rivendere. Alla fine della settimana l’edicolante restituisce all’editore le copie invendute.

Geografia delle edicole aperte

E’ interessante, però, andare a vedere quante edicole per abitante ci sono nelle regioni in Italia. In Trentino Alto-Adige ce n’è una ogni 12.184 abitanti e la regione è con netto vantaggio quella con meno edicole (solo 88 in tutta la regione). Ma salta all’occhio anche il dato della Sicilia, dove c’è un’edicola ogni 6.476 abitanti. Al Sud, in generale, sono rimasti meno giornalai: uno ogni 5.726 abitanti in Calabria e uno ogni 5.172 abitanti in Puglia. La regione dove ci sono più edicole? La Liguria: una ogni 2.283 abitanti.

Com’è cambiata l’edicola italiana

Però, per stare al passo con i tempi e le richieste del mercato, l’edicolante oggi non si limita soltanto a vendere giornali e riviste, ma ha ampliato l’offerta di prodotti non propriamente editoriali. In un’edicola italiana infatti si trovano giocattoli, cd, videocassette, profumi, gadget, biglietti e articoli da regalo, articoli di cartoleria e cancelleria, biglietti tramviari o ferroviari ed è persino possibile effettuare ricariche telefoniche o ricaricare la tessera dell’abbonamento dei mezzi di trasporto. Ovviamente, questo genere di prodotti comporta di dover presentare ulteriori richieste di licenze per attività promiscua, dato che per l’appunto l’edicolante non vende più solo giornali ma anche tanti altri articoli. In alcuni casi, cioè quando l’edicola è sita in un posto turistico, l’edicolante può vendere anche souvenir, guide turistiche, biglietti per tour in città a bordo di citybus, cartoline.

Il protocollo per salvaguardare l’edicola italiana

Nel 2017 il Presidente dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), Antonio Decaro, e il presidente della Fieg, Maurizio Costa, hanno siglato un protocollo d’intesa per salvaguardare la rete dell’edicola italiana trasformandola in una rete che offra più servizi al cittadino. Il protocollo infatti prevede che le amministrazioni comunali riducano il canone delle edicole italiane per l’occupazione del suolo pubblico e diano agli edicolanti la possibilità di poter ampliare la categoria dei beni e servizi da offrire a cittadini o turisti, pur continuando a garantire la vendita delle copie della stampa.

D’altra parte, la digitalizzazione dell’editoria ha comportato anche un grave danno all’attività dell’edicolante. Una volta si aveva a disposizione solo il giornale cartaceo per essere sempre informati e le vendite delle copie quindi erano assicurate. Oggi, invece, basta navigare in rete per leggere tutte le notizie del giorno. Ma la vasta quantità di news online non rischia di far perdere di vista quelle più importanti?

I dati si riferiscono al: 2019 

Fonte: Unioncamere, Filo-Unioncamere, Fieg