Il quadro

Le telecomunicazioni? O cambiano tutto o non hanno futuro

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Eccesso di debiti, scarsi ritorni sugli investimenti e un quadro regolatorio limitante pongono difficoltà agli operatori Ue anche in confronto con gli omologhi americani e asiatici.

Il Financial Times di ieri ha pubblicato un’analisi dettagliata sullo stato di salute delle telecomunicazioni europee e sulle difficoltà degli operatori.

Ne è venuto fuori un quadro a tinte fosche che, assieme alle opportunità tecnologiche derivanti dal 5G, evidenzia a un tempo le difficoltà storiche, gli ostacoli contingenti e il deficit di adeguamento da parte degli operatori europei di telecomunicazioni.

Il punto di svolta è naturalmente quello del 5G, il nuovo standard che arriva dopo un decennio di guerra tra operatori in competizione per le offerte più basse. Uno standard che evidenzia un allarmante doppio binario: quello dell’eccesso di competizione del mercato europeo delle tlc, troppo polverizzato, e quello del parallelo indebolimento nel raffronto comparativo con gli operatoti americani e asiatici.

Tra il 2012 e il 2018 il valore degli operatori europei di tlc è passato da 234 a 133 miliardi di dollari (Bloomberg). Nello stesso periodo il valore degli operatori americani è cresciuto del 71% fino a 532 miliardi di dollari, con le telco asiatiche che sono cresciute del 13%, superando la soglia dei 560 miliardi di dollari. E il 5G sta diventando un grattacapo per gli operatori europei non solo per le note preoccupazioni sulla sicurezza che accompagnano la crescita dell’internet delle cose, ma anche e innanzitutto per gli aspetti regolatori che in Europa potrebbero pesare più che altrove.

Perché? Presto detto.

La Commissione Europea ha calcolato un costo continentale per una rete moderna in fibra a supporto infrastrutturale del 5G in oltre 500 miliardi di dollari. Si tratta di un costo davvero impegnativo, a meno che il 5G non faccia scattare una corsa verso il consolidamento tra i player di mercato (uno stato mentale che sembra molto distante dalle preoccupazioni giornaliere degli operatori), sollecitando la crescita e ridando un po’ di fiato ad un settore drammaticamente indebitato.

Eccesso di debiti, scarsi ritorni sugli investimenti e un quadro regolatorio limitante pongono difficoltà agli operatori anche in comparazione con gli omologhi americani e asiatici.

Un primo aspetto irrinunciabile, come abbiamo sottolineato, è quello del consolidamento tra i player di mercato.

In Europa vi è un esercito di oltre 400 operatori di tlc (105 operatori di rete e oltre 330 operatori virtuali). Parallelamente, negli USA vi sono 4 operatori e in Cina ve ne sono solo 3 che servono un bacino di oltre 800 milioni di clienti mobili (di cui ¾ fanno uso quotidiano di pagamenti digitali mobili).

I numeri parlano quindi da soli. Come si fa a pensare al Mercato Unico Europeo, quando in ambito di tlc gli operatori si affannano a mantenere le proprie attività entro il mercato nazionale di riferimento senza aprirsi a mercati più ampi?

Un secondo aspetto è quello del modello di business.

Gli operatori europei di tlc, più che i loro omologhi asiatici ed americani, sono rimasti ancorati al solo ruolo centrale di venditori di accesso alla rete.

Non un guizzo verso la creazione di nuovi servizi e di nuovi mercati.

Ora come si può ritenere di avere uno spazio di mercato vitale in un mondo in cui l’accesso alla rete costa sempre di meno e la costruzione e manutenzione di nuove reti costa sempre di più? Come si fa a lasciare immutato il proprio modello di business alle dinamiche competitive e di mercato di venti anni fa in un mondo in cui la mole dei dati cresce ogni anno del 60%, il costo della loro delivery costa fino al 70% in meno e la stessa rete diventa sempre più una commodity?

Tutto vero, si dirà, ma alla fine ciò che conta è la relazione con il cliente, che gli operatori hanno sempre in mano.

Ci dispiace forzare i termini, e siamo così al terzo punto, ma anche in questo caso il mondo sta cambiando, molto più velocemente di quanto non si pensi.

Chi ci dice che l’utente tradizionale di oggi non decida di cambiare operatore rivolgendosi a nuovi operatori virtuali che provengono dall’esterno della ristretta cerchia delle telco?

Molti anni fa abbiamo assistito alla nascita e tutto sommato al ridimensionamento dei cosiddetti operatori virtuali, schiera nella quale si sono riversati nuovi operatori che credevano di valorizzare il proprio portafoglio clienti (grande distribuzione, assicurazioni, apparati postali, banche ecc.). Molti di essi non hanno avuto particolare fortuna.

Ma erano altri tempi. Oggi il rischio è ben maggiore.

A breve avremo la diffusione generalizzata delle Sim virtuali. E i nuovi operatori virtuali saranno Apple, Amazon, Samsung o altri: capaci di servire il cliente solo online senza avere alcun contatto diretto. Altro che punti vendita e negozi di quartiere di questo o quell’operatore. Il futuro porterà anche questa nuova incognita, nuovi operatori virtuali con portafoglio clienti di decine di milioni di persone e capaci di offrire il servizio di accesso alla rete con costi del tutto irrisori.

In tale contesto, gli operatori tlc sembrano vecchi, imbolsiti, con un modello di business del tutto superato e, ciò che più conta, privi di una cultura del futuro senza la quale non puoi né cambiar pelle, né costruire nuovi percorsi di costruzione del valore.

Altrimenti saranno destinati a perire e per la verità…neanche io mi sento molto bene…