Dibattito

Le orbite all’asta come lo spettro Tlc sarebbero una minaccia per le telco?

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Le orbite andrebbero regolate con sistemi di assegnazione e concessione, come avviene per lo spettro radio. L'ipotesi avanzata dal Sottosegretario Alessio Butti per aggiornare la normativa ormai superata sullo Spazio extra-atmosferico accende il dibattito.

Lo status giuridico delle orbite spaziali è ormai superato, legato ancora ad una legge del 1967 che prevede il principio di Non-Appropriazione: secondo il Trattato sullo Spazio Extra-atmosferico delle Nazioni Unite del 1967, lo spazio extra-atmosferico, inclusi i corpi celesti e le orbite, non può essere oggetto di appropriazione nazionale tramite rivendicazione di sovranità, uso, occupazione o qualsiasi altro mezzo. Un’asta implicherebbe la vendita o l’assegnazione esclusiva a pagamento di una risorsa che è considerata patrimonio comune dell’umanità.

Spazio extra-atmosferico, non c’è sovranità nazionale

“Questa definizione è obsoleta”, ha detto il Sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti nel suo intervento alla conferenza Space & Underwater, la conferenza organizzata ieri a Roma dal giornale Cybrsecurity Italia, del nostro gruppo editoriale. Tanto più che invece lo spazio aereo è invece considerato a sovranità nazionale.

Le orbite, aggiunge il Sottosegretario Butti, “sono diventate una risorsa economica e militare così come le frequenze per le telecomunicazioni” e per questo bisognerà definire un sistema di allocazione, di concessione, di autorizzazione volto a regolare l’accesso, l’uso e anche la responsabilità e la convivenza delle varie costellazioni satellitari così da evitare conflitti e sovrapposizioni. Dobbiamo ragionare su una forma di aerospazio nazionale/europeo per le orbite sottoposte a concessione, lasciando invece lo spazio più lontano ai tradizionali principi di libera esplorazione e uso pacifico”, ha aggiunto Butti.

Orbite gestite dall’ITU

Ad oggi è l’ITU, l’agenzia Onu che si occupa di fissare le politiche internazionali sull’uso dello spettro satellitare, che coordina l’uso dello spettro delle radiofrequenze e delle posizioni orbitali attraverso un processo complesso che prevede la notifica e il coordinamento per evitare collisioni e interferenze di segnale tra i satelliti di diverse nazioni.

C’è da dire che nel post-Covid e con l’avvento di Starlink la corsa alle autorizzazioni è esplosa a livello a livello globale.

Satellite, Direct-to-cell e Direct-to-device sempre più diffusi

Si tratta quindi di un fenomeno in forte crescita, tanto più che l’integrazione fra reti tradizionali 5G e reti satellitari LEO è sempre più diffusa, basti pensare alla crescente disponibilità di soluzioni D2C (Direct-to-Cell) e D2D (Direct-to-Device) che mettono in comunicazione seamless dispositivi mobili con il segnale satellitare, saltando in modalità satellite quando la copertura wireless 5G o 4G non è disponibile.   

La strada è segnata

Il satellite ormai è entrato di prepotenza nel novero delle tecnologie di trasmissione wireless, in primis per la copertura di aree rurali e in digital divide. E lo sviluppo dell’economia spaziale non farà altro che accelerare questo trend.

Ne è ben consapevole anche l’ESA, che non più tardi di qualche mese fa (a marzo) ha siglato un accordo di cooperazione con l’ITU per la gestione efficace e responsabile dello spettro delle radiofrequenze per i sistemi satellitari.

Sarà sufficiente?

Ma le telco si devono preoccupare?

E’ un dato di fatto che l’orbita bassa è sempre più congestionata e occupata in larga misura dai satelliti di Starlink. E’ un rischio? Sicuramente sì, ma è anche una opportunità E’ vero anche che le telco, pur dovendo affrontare questa nuova concorrenza del satellite, hanno una loro particolare assicurazione sulla vita, che è lo spettro radio. E’ stato lo stesso Musk, a suo tempo, a dire che le telco sopravviveranno sempre perché dispongono molto spettro radio e che il suo obiettivo non è fare fuori Verizon e gli altri operatori tradizionali. In realtà, sarebbe impossibile perché appunto hanno troppo spettro.  

Di fatto, le telco, oggi sopravvivono soltanto perché hanno comprato lo spettro e ne hanno molto. Qualcuno potrebbe dire che il tanto vituperato salasso del 2018 per l’asta 5G è stato in realtà la loro assicurazione sulla vita, altro che furto dello Stato. Se oggi le telco non avessero lo spettro, allora sì che sarebbero dolori. Ma disponendo delle bande pregiate del 5G e del 4G possono stare sul mercato anche in presenza di chi, come Musk, può spendere 17 miliardi di dollari per rilevare 50 Mhz di frequenze 5G come accaduto negli Usa con Echostar.

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