finestra sul mondo

Le lobby americane delle armi attaccano i media, Strage in Florida, La Francia contro la radicalizzazione islamista

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Usa, lobby delle armi attacca i media e chiede piu’ sicurezza armata nelle scuole

23 feb 10:52 – (Agenzia Nova) – Dopo una settimana di silenzio in seguito alla sparatoria in una scuola superiore della Florida, la National Rifle Association, Nra (la principale lobby delle armi negli Stati Uniti) fa sentire la sua voce attraverso una serie di dichiarazioni e video. Wayne LaPierre, Amministratore delegato dell’Nra, ha attaccato la stampa per la copertura riservata alla sparatoria dove un ragazzo di 19 anni, Nicholas Cruz, in possesso di un fucile AR-15, ha ucciso 17 persone. Alla stampa “non interessano i nostri studenti”, ha sostenuto LaPierre al principale raduno dei Conservatori Usa, “vogliono solo renderci meno liberi”, ha concluso. In una dichiarazione ufficiale, la Nra ha insistito che i “media adorano le sparatorie di massa” perche’ “fanno aumentare l’audience e consentono loro di veicolare le loro idee politiche”. LaPierre, sulla stessa linea del presidente Donald Trump, ha avanzato l’idea di addestrare e armare gli insegnanti. Poco prima del suo intervento, Trump su Twitter aveva inviato un messaggio di supporto all’Nra, “Brava gente e grandi patrioti americani” che “farebbero la cosa giusta”, ha scritto il presidente. Alla lobby, tuttavia, e’ poco piaciuta l’altra proposta di Trump, quella, cioe’, di innalzare l’eta’ minima per l’acquisto di fucili da 18 a 21, che e’ stata collata come una “violazione del loro diritto costituzionalmente garantito all’autodifesa”.

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Colombia, sempre alto l’allarme per le mine antiuomo, Italia e Brasile al fianco di Bogota’

23 feb 10:52 – (Agenzia Nova) – Almeno sette contadini sono rimasti feriti in Colombia mentre attraversavano un campo minato nel parco naturale Nukak, nella provincia centrale del Guaviare. I feriti, di cui uno versa ora in condizioni gravi, erano impegnati in operazioni di sradicamento delle piante di coca. Nella zona, riferiscono fonti militari, operano dissidenti della ex guerriglia delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia). Quella delle mine antiuomo, in un paese reduce da decenni di conflitti armati, continua ad essere una emergenza. Bogota’ lavora per rendere il paese completamente libero dalle mine entro il 2021. Un progetto che ha raccolto nell’ultima settimana due importanti contributi internazionali. Mercoledi’ a Brasilia, i ministri della Difesa di Colombia e Brasile hanno siglato tra le altre cose un memorandum d’intesa proprio sul tema della rimozione delle mine. Martedi’ l’Italia ha annunciato lo stanziamento di un milione di euro per interventi nella provincia sudorientale di Narino, tra le piu’ interessate dal problema. Se ne e’ parlato nel corso della visita che il ministro degli Esteri Angelino Alfano ha svolto a Bogota’, prima tappa di una missione latinoamericana che lo ha portato anche in Brasile. Un impegno che e’ parte di un piu’ ampio appoggio dato da Roma alla causa del post conflitto e alla gestione delle difficili trattative con l’esercito di liberazione nazionale (Eln), come ha spiegato lo stesso Alfano intervistato da “W Radio”. “Abbiamo dato la nostra adesione al gruppo di appoggio ai negoziati, ulteriore segnale del nostro lavoro per la pace”, ha detto il ministro ricordando al tempo stesso la partecipazione dell’Italia al fondo europea per il post conflitto. “Abbiamo dei corsi di formazione della nostra Guardia di Finanza a beneficio dei vostri apparati militari, lavoriamo e finanziamo di sminamento umanitario facendo anche assistenza tecnica e partecipazione sul terreno”, ha segnalato il ministro ricordando anche un lavoro con le imprese coinvolgere gli ex guerriglieri in un progetto lavorativo.

Usa, sparatoria in Florida: poliziotto ha atteso fuori dall’edificio mentre il killer sparava

23 feb 10:52 – (Agenzia Nova) – Lo sceriffo della contea di Broward, Scott Israel, ha rivelato oggi in una conferenza stampa che un poliziotto presente all’ingresso della scuola superiore Douglas a Parkland in Florida durante la sparatoria, ha atteso almeno quattro minuti fuori dall’edificio dopo l’inizio della sparatoria prima di entrare. E’ quanto riporta il quotidiano “Washington Post”. La sparatoria di una settimana fa ha causato la morte, per mano di Nikolas Cruz, di 19 anni, di 17 persone. Lo sceriffo ha ricordato che l’agente, Scot Peterson, avrebbe dovuto affrontare Cruz e ucciderlo. Peterson ha rassegnato le dimissioni. Negli ultimi giorni sono emersi fallimenti a piu’ livelli da parte delle autorita’ scolastiche, di polizia e federali nell’impedire la tragedia, nonostante il responsabile fosse ben noto alle autorita’ per la sua instabilita’, fosse stato visitato decine di volte dalle forze dell’ordine e fosse stato espressamente segnalato all’Fbi in almeno due occasioni prima della strage. La drammatica vicenda ha riportato l’attenzione nazionale sul tema del controllo delle armi negli Stati Uniti. Il presidente Trump qualche ora fa ha avanzato la proposta di rendere piu’ sicure le scuole addestrando e armando alcuni degli insegnanti che in cambio potrebbero beneficiare di un bonus. La proposta, che ha sollevato piu’ di una perplessita’, e’ stata accolta e sposata dalla lobby delle armi Usa, la National Rifle Association, che da sempre spinge per il diritto al porto d’armi a livello nazionale.

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Spagna, ministro Esteri incoraggia scambi con l’Iran nonostante le pressioni Usa

23 feb 10:52 – (Agenzia Nova) – Il ministro spagnolo degli Esteri, Alfonso Dastis, ha concluso ieri la visita ufficiale in Iran durante la quale ha voluto inviare un messaggio forte agli uomini d’affare interessati agli investimenti dopo la revoca delle sanzioni nucleari. Ne parla oggi il quotidiano spagnolo “El Mundo” che riferisce le parole di Dastis durante l’incontro con 24 delegati di aziende spagnole in Iran: “Vi incoraggio a sviluppare la vostra attivita’ sfruttando le opportunita’ che crediamo che l’Iran offra dopo la revoca delle sanzioni, in quanto paese geostrategico ed economicamente importante nella regione”, ha spiegato il ministro degli Esteri. “La Spagna deve essere piu’ presente in Iran”, ha affermato Oscar Barroso, responsabile commerciale internazionale della Ibertest, azienda specializzata nei sistemi di test ferroviari che ha firmato a Teheran un memorandum d’intesa per 43 milioni di euro. Le continue minacce del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di ritirare gli Usa dall’accordo nucleare hanno fatto crollare gli affari internazionali con l’Iran. Il timore del ritorno di sanzioni e misure restrittive di vario genere sta facendo si’ che le aziende, soprattutto quelle con legami o interessi negli Stati Uniti, debbano riflettere due volte prima di negoziare con l’Iran, continua Barroso che sottolinea pero’ come alcuni Paesi europei, tra cui Germania e Italia, stiano pensando a proteggere i propri interessi economici in Iran nonostante le continue minacce Usa.

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Francia, il governo annuncera’ oggi il nuovo piano per contrastare la radicalizzazione islamista

23 feb 10:52 – (Agenzia Nova) – Il premier francese, Edouard Philippe, annuncera’ oggi il nuovo piano nazionale di prevenzione contro la radicalizzazione islamista. Ne parla “Le Figaro”, spiegando che al progetto hanno partecipato una dozzina di ministeri. Per la Francia si tratta del terzo piano in quattro anni. Secondo le informazioni raccolte dal quotidiano, lo scorso anno sono stati segnalati 19.745 individui all’Ufficio delle segnalazioni per la prevenzione della radicalizzazione di carattere islamico (Fsprt). Tra questi, il 22,7 per cento erano donne. A oggi si contano 2.600 giovani e 800 famiglie seguite da specialisti. Il giornale ricorda i fallimenti riscontrati affidando questi compiti a enti privati, che spesso non si sono mostrati all’altezza della situazione. Il quotidiano indica i “pilastri” su cui poggia questo sistema di prevenzione: la definizione di indizi chiari di radicalizzazione, la formazione del personale, l’individuazione, la presa a carico dei radicalizzati e il tentativo di deradicalizzazione. Il nuovo piano si concentrera’ sulle attivita’ riguardanti la famiglia e sulla deradicalizzazione. Il governo non vuole ripetere il fiasco del centro di Pontourny, aperto dal governo dell’allora presidente Hollande nel 2016 e mai entrato realmente in uso.

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Francia, la “trumpizzazione” del discorso politico

23 feb 10:52 – (Agenzia Nova) – Il discorso politico in Francia sta subendo un processo di “trumpizzazione”, soprattutto nei partiti di destra. Lo afferma “Le Monde” in un editoriale, secondo il quale elementi come il pensiero complottista o la retorica anti-sistema guadagnano sempre piu’ terreno. Tra le figure politiche che maggiormente incarnano questa tendenza figurano il presidente dei Repubblicani, Laurent Wauquiez, e la leader del Front National, Marine Le Pen. Mentre il primo si rivolge alla “Francia del reale”, la secondo parla alla “Francia dei dimenticati”. Tra gli obiettivi dei loro discorsi compaiono spesso i media, accusati di favorire il presidente, Emmanuel Macron, “in un balletto ben orchestrato”. Tuttavia, il quotidiano nota che “l’aggressivita’ e la volgarita’” del presidente statunitense non sono ancora arrivate in Francia. “L’animosita’” mostrata da Marine Le Pen tra i due turni delle ultime elezioni presidenziali ha contribuito a rovinare la sua immagine. Valerie Pecresse, presidente repubblicana della regione dell’Ile-de-France e oppositrice di Laurent Wauquiez, ha condannato la “destra dei decibel”, con un chiaro riferimento ai toni usati dal leader del suo partito.

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Germania, calano i radicalizzati fra i rifugiati ma il problema rimane

23 feb 10:52 – (Agenzia Nova) – I tentativi da parte dei reclutatori salafiti di fare proseliti fra i rifugiati giunti in Germania sono diminuiti notevolmente dal 2015 ad oggi. Secondo quanto riportato dal ministro degli Interni del Nord Reno-Vestfalia, il cristiano democratico Herbert Reul (Cdu), fra i circa 3 mila salafiti presenti nel suo Stato, la percentuale di rifugiati e’ minore del 10 per cento. A Berlino, su 950 salafiti i rifugiati sono solo 27. Tuttavia fra le forze di sicurezza e la magistratura nulla preoccupa piu’ dei rifugiati. Le statistiche infatti mostrano che in quattro dei sei attacchi effettuati negli ultimi due anni, i colpevoli erano rifugiati: Ansbach, Wuerzburg, Berlino e Amburgo. I siriani rappresentano anche il piu’ grande bacino di arruolamento dei radicali, dopo gli arabi con cittadinanza islamica. Sono siriani i soggetti arrestati per aver fabbricato bombe a Ansbach, Chemnitz e Schwerin. Cosi’ Holger Mueunch, presidente dell’Ufficio federale di polizia criminale (Bka), ha recentemente deciso di affrontare il problema pubblicamente: c’e’ un aumentato rischio di radicalizzazione tra i rifugiati, “se i loro sogni non sono soddisfatti”. La frustrazione puo’ diventare odio. In un rapporto segreto rivolto al cancelliere il Servizio federale di intelligence (Bnd) e’ riportato che “l’arrivo in una cultura straniera, un alloggio provvisorio sub-ottimale o la perdita di uno status sociale elevato” potrebbe, “in linea di principio, favorire fortemente la radicalizzazione”. Inoltre, non si puo’ escludere che il cosiddetto Stato islamico utilizzi i membri della famiglia che sono rimasti nella regione come “mezzi di pressione”. Come reagire a questo fenomeno non e’ ancora chiaro fra le autorita’. “Avremmo un rischio di terrorismo in Germania, anche se non avessimo accolto un solo rifugiato”, ha affermato Andreas Armborst, consigliere del ministero federale dell’Interno in qualita’ di capo del Centro nazionale per la prevenzione della criminalita’. Lo jihadismo e’ un’ideologia che si diffonde attraverso i media, ha detto, non attraverso la rotta dei Balcani.

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Politica monetaria, la Bce teme ancora gli estremi di una guerra valutaria globale

23 feb 10:52 – (Agenzia Nova) – La critica a Mario Draghi e’ stata formulata indirettamente, ma con chiarezza. Alla fine di gennaio, il capo della Banca centrale europea (Bce) aveva avvertito che un governo non dovrebbe influenzare i movimenti nel mercato dei cambi. Il direttore della Bce, Benoit Coeure’, aveva dichiarato: “L’ultima cosa di cui il mondo ha bisogno oggi e’ una guerra valutaria. Vediamo che molta volatilita’ e’ stata recentemente creata da varie dichiarazioni, e penso che semplicemente non sia utile”. Coeure’ si riferiva alle dichiarazioni del segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin, che aveva descritto come vantaggioso un dollaro debole. Il dollaro si era indebolito immediatamente, e l’euro aveva superato quota 1,25 sulla valuta statunitense. Un euro forte riduce l’importazione dei beni e rende meno attraenti i prodotti della zona euro. Cio’ contribuisce a comprimere l’inflazione, inferiore all’obiettivo del 2 per cento della Bce da cinque anni. In seguito il presidente Usa Donald Trump aveva in parte smentito le dichiarazioni del suo ministro delle Finanze facendo calare l’euro a 1,23 dollari. Ora in molti attendono un cambiamento della politica monetaria durante l’anno in corso. La Bce sta ancora comprando titoli di Stato per un valore mensile di 30 miliardi di euro, e lo fara’ almeno fino alla fine di settembre. I tassi di interesse nell’area dell’euro sono da tempo a zero. Secondo le stime prevalenti, il primo rialzo dei tassi seguira’ di circa un anno e mezzo la fine degli acquisti obbligazionari. Un calo del successivo del bilancio della Bce e’ prevedibile, perche’ i titoli in scadenza nel portafoglio non saranno piu’ sostituiti da nuovi acquisti. Nel frattempo nell’eurozona si e’ registrato un marginale aumento dei salari: questo e’ importante per stabilizzare i prezzi, poiche’ l’inflazione e gli stipendi sono correlati. A differenza degli Stati Uniti, dove e’ al quattro per cento, la disoccupazione nella zona euro e’ ancora ben oltre l’otto per cento.

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La citta’ che ha bandito le moschee da’ il tono alle elezioni italiane

23 feb 10:52 – (Agenzia Nova) – Una citta’ italiana che ha gia’ espulso circa 200 immigrati e bloccato il progetto per la costruzione di una moschea e’ stata indicata dalla coalizione di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi come l’esempio di come l’Italia sara’ governata se riuscira’ a vincere le elezioni del 4 marzo prossimo: lo scrive sul quotidiano tradizionalista britannico “The Times” il corrispondente dall’Italia Tom Kington che si e’ recato a Sesto San Giovanni, la cittadina di 82 mila abitanti alle porte di Milano. Nella sua corrispondenza il giornalista inglese riferisce che ora l’amministrazione comunale di Sesto San Giovanni vuole andare oltre ed ha presentato un piano per identificare ogni singolo immigrato nelle sue strade attraverso l’utilizzo di telecamere a circuito chiuso equipaggiate con una tecnologia per il riconoscimento facciale messa a punto a Israele: “Questa citta’ e’ un esempio perfetto da seguire per tutte le amministrazioni municipali d’Italia, stiamo gia’ realizzando il nostro programma”, ha detto al “Times” Guido Della Frera, il candidato locale alle elezioni parlamentari per il partito Forza Italia di Berlusconi. “Qui a Sesto San Giovanni abbiamo espulso 194 immigrati che dormivano nelle strade e disturbavano la gente, un record tra le citta’ italiane”, si vanta con il “Times” il sindaco 40enne Roberto di Stefano: “Cio’ che abbiamo fatto qui e’ un esempio di quel che potrebbe accadere in tutta Italia”, aggiunge. Nelle elezioni comunali dello scorso giugno la Destra ha clamorosamente strappato l’amministrazione di Sesto San Giovanni alla Sinistra dopo 72 anni di governo ininterrotto: la causa principale, secondo il giornalista inglese, e’ la crescente intolleranza degli italiani dopo l’arrivo nel paese di circa 600 mila immigrati in appena quattro anni; e nell’opinione della gente la colpa dell’emergenza immigrazione e’ in gran parte attribuita proprio ai governi di centro-sinistra. Nel centro-destra Berlusconi ha condotta la sua campagna elettorale facendo a gara con il suo alleato Matteo Salvini della Lega per stabilire chi prometteva di espellere piu’ immigrati clandestini dall’Italia: una tattica che secondo il giornalista inglese finora sembra aver pagato, e infatti gli ultimi sondaggi vedono in testa proprio la coalizione di centro-destra; come conseguenza quasi certa, dopo le elezioni del 4 marzo il centro-sinistra perdera’ il governo nazionale.

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Silvio Berlusconi promuove un moderato come prossimo primo ministro dell’Italia

23 feb 10:52 – (Agenzia Nova) – Silvio Berlusconi cerca di imporre la propria autorita’ sulla sua riottosa coalizione di centro-destra in vista delle elezioni: sminuisce l’avanzata degli alleati euroscettici di estrema destra e promuove la sua scelta moderata come futuro primo ministro del paese; cosi’ sul quotidiano economico britannico “The Financial Times” il corrispondente dall’Italia James Politi riassume l contenuto dell’intervista radiofonica concessa ieri giovedi’ 22 febbraio dall’81enne mogul italiano dei media. Berlusconi ha detto che Antonio Tajani, attuale presidente del Parlamento europeo, sarebbe un’ottima scelta per guidare il governo italiano se il centro-destra riuscisse a conquistare la maggioranza assoluta dei seggi nelle elezioni del 4 marzo prossimo: non e’ la prima volta che l’anziano leader spende il nome di Tajani, nota Politi sul “Financial Times”; ma averlo fatto cosi’ chiaramente e cosi’ vicino al voto significa che la candidatura sta prendendo quota. “Tajani sarebbe farebbe pesare l’interesse dell’Italia nell’Unione Europea: in Europa e’ molto ben considerato”, ha detto Berlusconi nell’intervista; aggiungendo che “abbiamo bisogno di un’Italia stabile ed abbiamo bisogno che l’Ue ci sia amica”. Le sue dichiarazioni arrivano mentre la coalizione di centro-destra, composta dal partito berlusconiano Forza Italia e da due alleati della destra euroscettica, la Lega nord e Fratelli d’Italia, e’ sempre piu’ ottimista sulle chance di ottenere una chiara maggioranza. Tuttavia la coalizione e’ divisa al suo interno su molte questioni, come ad esempio la partecipazione dell’Italia all’euro, ed i tre partiti partner sono in competizione tra loro per stabilire chi comandera’ dopo il voto. Nonostante cio’, secondo il corrispondente del “Financial Times” il piu’ probabile esito delle elezioni italiane sara’ una situazione di stallo tra il centro-destra, il centro-sinistra guidato dal Partito democratico attualmente al governo e l’anti-establishment Movimento 5 stelle, da cui potrebbe emergere una grande coalizione oppure un governo di unita’ f nazionale: in tal caso, Berlusconi ha dichiarato di essere aperto alla possibilita’ di prolungare il mandato dell’attuale primo ministro di centrosinistra, Paolo Gentiloni.

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