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Le implicazioni per la videosorveglianza in un mondo governato dai dati, intervista ad Anna Capoluongo

Anna Capoluongo

Essere un game changer significa cambiare radicalmente le regole del gioco e in questi ultimi anni, soprattutto a seguito dell’avvento delle nuove tecnologie, dell’intelligenza artificiale e del recentissimo uso del riconoscimento facciale, la videosorveglianza si sta muovendo proprio in quella direzione.
Sull’argomento abbiamo intervistato l’avvocato Anna Capoluongo, DPO, Vicepresidente I.R.L.E.S.S., membro del GdL sull’intelligenza artificiale (ANORC) e di D&L Network, autrice del libro dal titolo “Videosorveglianza: the Game Changer”, uscito nel 2021 per le Edizioni Themis
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Key4biz. Che cosa significa – nel contesto odierno – che la videosorveglianza può essere vista come un game changer? 

Anna Capoluongo. Il nostro è un Mondo sempre più data driven, guidato cioè da dati e informazioni. Lo vediamo tanto nel bene (in primis nell’ambito della ricerca medico-scientifica), quanto nel male (pensiamo – ahi noi – all’attuale situazione tra Russia e Ucraina e alla Cyber War). Un mondo governato dai dati e in balia dell’utilizzo che degli stessi può essere fatto. Ecco perché la centralità di tematiche come la privacy e la protezione dei dati personali (e, più in generale, la sicurezza delle informazioni) dovrebbe essere maggiormente evidenziata e veicolata il più possibile. Di questi dati costituiscono parte integrante anche le immagini e gli audio, che sono “il pane quotidiano” di cui “vivono” gli strumenti di videosorveglianza. Questa materia è un cosmo fatto di norme, anche risalenti, ma di certo in continua evoluzione, e in questo senso, la videosorveglianza, anche nella sua versione più evoluta o smart, si sta tramutando in un vero e proprio Game Changer. Essere un Game Changer significa cambiare radicalmente le regole del gioco e in questi ultimi anni, anche a seguito dell’avvento delle nuove tecnologie, dell’Intelligenza Artificiale e dell’uso del riconoscimento facciale, la videosorveglianza si sta muovendo proprio in quella direzione, rivoluzionando il quotidiano e quello a cui eravamo abituati. 

Key4biz. Come si può approcciare al meglio una materia tanto ampia e come il testo risulta d’aiuto in tal senso?

Anna Capoluongo. La vastissima materia della videosorveglianza dispiega la sua portata impattando su moltissimi ambiti differenti, dal privato al pubblico, dal contesto aziendale, a quello domestico, da quello artistico allo sportivo, e così via. Per poter affrontare in maniera concettualmente più semplice una tematica tanto complessa, ritengo sia d’aiuto seguire quale filo conduttore quello temporale/cronologico, iniziando dalle origini, per poi analizzare normative, provvedimenti e norme – tanto italiani, quanto esteri – succedutisi nel tempo, approfondendo anche i profili di novità introdotti con il Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (GDPR). Questo libro costituisce una sorta di viaggio nel tempo, una “tavola cronologica normativa” che, partendo dalla raccolta ordinata e logica del quadro legislativo e normativo di riferimento, lo declina nella realtà e nell’operatività quotidiana, anche grazie a strumenti ed esempi concreti in aiuto ad una compliance sostanziale che è tra gli obiettivi principali della protezione del dato. Il prof. Iaselli, nella prefazione ritengo abbia colto lo spirito di questo lavoro: “(…) questo libro nasce proprio dall’idea e con l’intenzione di spiegarne l’origine per capirne il futuro prossimo, passando attraverso le pronunce e la prassi. Non solo teoria, quindi, ma anche e soprattutto pratica, con specifico focus sulla protezione dei dati personali delle persone fisiche, sul diritto del lavoro e sulle frontiere new tech”.

Key4biz. Questo è ormai un Mondo sempre più smart e (inter)connesso, come incide questo sulla videosorveglianza?

Anna Capoluongo. Il mondo della videosorveglianza si muove di pari passo con quello delle nuove tecnologie, pertanto gli impatti sono molteplici e a vari livelli, basti pensare alle telecamere cosiddette intelligenti, che permettono l’identificazione degli interessati mediante la ripresa del viso, ad esempio. Tecnologie che, sfruttando la potenza di calcolo degli algoritmi, raccolgono dati biometrici dei soggetti, consentendo di verificare in modo univoco l’identità di una persona. Oppure si pensi ai quei sistemi che siano in grado di recepire dati particolari quali quelli relativi alla salute (il cui trattamento è di norma vietato salvo che rientri in una delle eccezioni previste dal GDPR), recentemente destinati alla misurazione della temperatura, alla rilevazione di presenze o all’assicurarsi che sia rispettata la distanza sociale o l’uso della mascherina di protezione dal Covid-19. Le norme a tutela di un utilizzo corretto, etico, ma pur sempre efficiente dei sistemi di videosorveglianza devono necessariamente stare al passo con quelle relative alla protezione dei dati e delle persone, come testimoniano concretamente anche gli ultimi sforzi in tal senso, rappresentanti – tra gli altri – dalle Linee guida 3/2019 dell’EDPB, dalle FAQ del 2020 del Garante privacy italiano e dalle prime proposte (a livello europeo e globale) di normazione del riconoscimento facciale, peraltro analizzati in maniera specifica nel testo.

Key4biz. Quali le opportunità e quali i rischi?

Anna Capoluongo. I sistemi di videosorveglianza – soprattutto quelli supportati o integrati con l’intelligenza artificiale – permettono certamente degli utilizzi evoluti a supporto della società e possono essere applicati al servizio di valide cause, come è accaduto e sta accadendo nel contrasto del Covid-19, o in ambito sanitario, sportivo, dei tessuti intelligenti, dell’industria 4.0. O ancora, con riferimento all’implementazione tecnologica per l’utilizzo in favore della sicurezza urbana o della repressione dei reati. È, però, opportuno dedicare la dovuta attenzione anche a ciò che ne consegue a livello di possibili errori, bias (pregiudizi), risvolti etici, profili di responsabilità e cybersecurity. Alla base delle nuove tecnologie di riconoscimento facciale, ad esempio, c’è quella branca dell’intelligenza artificiale detta machine perception che potendo comportare la raccolta di immagini facciali di individui – anche senza il loro consenso o la possibilità di rifiutare ed opporsi al trattamento – potrebbe anche incidere negativamente sulla dignità delle persone. Ancora, se pensiamo al cd. deep fake i rischi connessi non si fermano al furto di indentità, ma sempre più spesso si traducono in violenze ulteriori e più gravi, come nei casi del deepnude, del revenge porn, del sexting, della pornografia illegale, della pedopornografia, del cyberbullismo, delle fake news e del cybercrime (spoofing, phishing, ransomware). Citando Rodotà, “L’avvenire democratico si gioca sempre di più intorno alla capacità sociale e politica di trasformare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione in tecnologie della libertà, e non del controllo”.

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