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Le 4 forme di abbonamento ad un sito di notizie

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Nel corso dell'ultimo anno, forse anche a fronte della necessità di avere un'informazione affidabile, autorevole e approfondita, è cresciuta anche nel nostro Paese la predisposizione a pagare per i contenuti che gli editori del resto, in modo crescente, predispongono in formule ad abbonamento.

Vorticidigitali è una rubrica settimanale a cura di @andrea_boscaro promossa da Key4biz e www.thevortex.it. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Nel corso dell’ultimo anno, forse anche a fronte della necessità di avere un’informazione affidabile, autorevole e approfondita, è cresciuta anche nel nostro Paese la predisposizione a pagare per i contenuti che gli editori del resto, in modo crescente, predispongono in formule ad abbonamento.

In questo ambito però, è opportuno mappare le diverse modalità disponibili perché molteplici sono le strategie perseguite:

  • Hard paywall: si tratta del caso del sito di Reuters che, da qualche settimana, ha annunciato di offrire le proprie notizie solo a seguito di un abbonamento anche se l’attività dell’agenzia di stampa è volta a fornire contenuti a siti di terze parti;
  • Metered paywall: è il modello adottato, in Italia, per esempio del Corriere che limita a 10 gli articoli fruibili al mese su base gratuita prima di richiedere un abbonamento. E’ interessante notare come nel tempo, siti come il Financial Times si siano serviti del riconoscimento dell’abbonato per avere maggiori informazioni in merito al suo profilo di interesse e renderlo più fedele alla testata editoriale con proposte di contenuti più adeguate e una pubblicità più profilata;
  • Modello freemium: siti come Repubblica e il Sole 24 Ore offrono aree soggette a registrazione e pagamento con approfondimenti, long-form, podcast, database, newsletter e video esclusivi, in alcuni casi senza pubblicità. Il tabloid tedesco Bild ha un’offerta particolarmente approfondita di video nella sua versione premium;
  • Paywall dinamico: in questo approccio, vi è un lead scoring in tempo reale che presenta il paywall solo nel momento in cui l’utente mostra propensione a iscriversi, per esempio frequentando il sito in modo ricorrente per cercare notizie su un certo tema.

Al di là dei modelli di paywall, dobbiamo riconoscere la crescente importanza della User Experience nell’offerta di contenuti a pagamento: l’abitudine ad abbonarsi a Netflix e Spotify racconta l’importanza dell’architettura dei contenuti per valorizzare l’offerta data al navigatore. Non a caso, il magazine norvegese Dagblade, di proprietà di Aller Media, personalizza l’homepage a seconda dell’interesse del navigatore mutuando un approccio che già molti siti editoriali professionale hanno nel tempo sperimentato.

Nella prospettiva del blocco dei cookie di terze parti, lo sviluppo di aree soggette a registrazione e pagamento non solo può rappresentare una forma di monetizzazione dei contenuti, ma per un editore mette a disposizione una leva di maggior conoscenza dei propri lettori e di supporto alla propria offerta pubblicitaria.

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