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Lavoro 4.0. Calenda, ‘A settembre un piano contro la disoccupazione tecnologica’

Qualche giorno fa il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha commentato i dati del Rapporto ICE 2016-2017 “L’Italia nell’economia internazionale, evidenziando il dato dell’export: “Nel periodo gennaio – aprile 2017 le esportazioni italiane sono cresciute del 6,6%, rafforzando ulteriormente il trend positivo del 2016 e confermando anche la maggiore attrattività dell’Italia per gli investitori esteri”.

Grazie all’anno passato, l’Italia si posiziona al 9° posto nel mondo con 462 miliardi di dollari di export e al 6° posto della graduatoria dei saldi attivi commerciali, con 57 miliardi di dollari.

Sono, inoltre, 215.708 le aziende esportatrici, in aumento di 10 mila unità rispetto al 2010.

Un quadro positivo, perché includendo anche maggio il dato complessivo sull’export arriva a un +8%, ma che va migliorato e che può ancora crescere, soprattutto sui mercati internazionali e soprattutto puntando sul Made in Italy: “La chiave per lo sviluppo dell’Italia è l’aggancio alla domanda internazionale. Eppure – ha dichiarato al Sole 24 ore Calenda – nonostante il fatturato medio continui a crescere, il numero delle aziende che esportano non aumenta. Questo è il vero punto di debolezza. Sono troppo poche le imprese che esportano. Questa è la priorità del piano Made in Italy, insieme alla diffusione dei prodotti italiani sulle piattaforme ecommerce”.

Già uno studio di Confartigianato, ad inizio anno, aveva evidenziato il problema dell’ancora bassa propensione delle imprese italiane ad effettuare vendite mediante piattaforme di ecommerce: “il 20,2% delle imprese attive nel commercio online indica fra le condizioni ostative i costi connessi all’avvio dell’ecommerce superiori ai benefici attesi, la logistica (10,8%), il quadro legislativo di riferimento (10,3%) e i problemi dei pagamenti online (9,1%)”.

Un problema che è sia culturale, sia di infrastrutture. Su quest’ultimo punto e sulla banda ultralarga, Calenda ha dichiarato che: “prima della pausa estiva presenteremo con Giacomelli il piano di incentivi alla domanda sulle aree grigie dove risiedono il 65% delle imprese”.

Il prossimo autunno potrebbe infatti portare con sé grosse novità, sia in termini di investimenti, sia di crescita. Calenda anticipa qualcosa sulle politiche che potrebbero essere portate avanti: “Innanzi tutto continuare a stimolare gli investimenti privati in tecnologia, ricerca, formazione e internazionalizzazione. Del resto i dati di ieri di Bankitalia indicano chiaramente che la crescita viene da investimenti in innovazione ed export. Ma anche velocizzare i tempi di esecuzione degli investimenti pubblici, che hanno un ruolo fondamentale in questo momento storico, riformando il Cipe e mandando a regime il nuovo codice degli appalti; tagliare il cuneo fiscale e detassare ulteriormente il salario di produttività”.

Proprio riguardo al rapporto tra formazione e innovazione, il Ministro fa una riflessione importante sul Piano nazionale industria 4.0, l’occupazione e le competenze. In molti, infatti, hanno lanciato l’allarme disoccupazione tecnologica, immaginando un futuro prossimo di robot al lavoro in fabbrica e operai disoccupati a casa.

Salvaguardare l’occupazione nelle produzioni a più alta automazione “è la grande questione dei nostri tempi, ha precisato Calenda. “Sappiamo che la tecnologia da sola non costruisce innovazione sostenibile. Con Poletti e Fedeli stiamo lavorando per presentare un piano alla cabina di regia di settembre e inserire le prime norme in legge di bilancio”, ha dichiarato il Ministro al Sole 24 ore.

Globalizzazione e innovazione tecnologica ridisegnano da secoli la mappa del lavoro, normalmente il risultato finale è positivo, ma durante il percorso si possono creare fratture profonde tra vincitori e vinti. Il problema è che negli ultimi cinquant’anni questi processi hanno anche preso una velocità incredibile, rendendoli difficili da comprendere figuriamoci da governare. Anche per questo il secondo capitolo di industria 4.0, dopo quello su investimenti e competenze, sarà interamente dedicato al lavoro 4.0”.

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