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L’Australia fa causa a Google per violazione della privacy

Ieri, l’Autorità australiana a tutela della concorrenza e dei consumatori (Accc), ha annunciato un procedimento legale contro Google, accusata di aver ingannato gli utenti per ottenere il loro consenso all’uso di dati personali per veicolare pubblicità mirate.

Google sotto accusa

Secondo l’Accc, la compagnia californiana ha ingannato i consumatori nel momento in cui, nel 2016, non li ha informati correttamente e non ha ottenuto il loro consenso esplicito informato in merito alla decisione di iniziare a combinare i dati personali degli account Google degli utenti con le loro abitudini di navigazione su siti non di Google.

L’uso di queste nuove informazioni combinate ha permesso a Google di aumentare significativamente il valore dei suoi prodotti pubblicitari, da cui ha generato profitti molto più elevati”, ha detto il presidente dell’Accc Rod Sims.

Facebook già nel mirino dell’Autorità australiane

Già lo scorso marzo, l’azienda di Mark Zuckerberg è stato citata in giudizio dal Governo australiano per la violazioni delle legge nazionali legate alla privacy, con una richiesta di risarcimento che potrebbe arrivare fino a 529 miliardi di dollari.

Secondo le accuse, Facebook avrebbe violato il diritto alla privacy di 311.127 cittadini australiani rendendo disponibili, tra il 2014 e il 2015, le loro informazioni personali all’app This is your digital life, la quale a sua volta le ha vendute a Cambridge Analytica che le ha utilizzate per gli scopi di profilazione politica.

Domani 29 luglio il Congresso Usa contro le Big Tech

Domani Tim Cook, Sundar Pichai, Mark Zuckerberg e Jeff Bezos saranno chiamati di fronte al Congresso USA per fornire chiarimenti sull’influenza delle rispettive società in settori come quelli mobile e software, social network ed eCommerce.

Obiettivo ultimo è quello di raccogliere dalla loro diretta testimonianza gli elementi necessari a escludere un qualunque rischio di posizione dominante potenzialmente lesiva per la concorrenza.

Il congresso USA dunque ascolterà in una sessione in videoconferenza gli amministratori delegati di Google, Facebook, Amazon e Apple con l’intento di valutare se le posizioni di questi 4 colossi del settore richiedano un intervento legislativo specifico, ovviamente circoscritto agli Stati Uniti, che miri a livellare lo spazio competitivo nel quale queste aziende operano così da lasciare spazio anche ad altri player.

L’Europa dovrebbe fare altrettanto.

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