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L’attrice creata con l’AI pronta a rubare il lavoro a quelle reali

Chi è Tilly Norwood? Una vera attrice o no? Come è stata creata?

Tilly Norwood è una figura che ha scosso le fondamenta di Hollywood e un po’ tutto il mondo del cinema, ma non esiste in realtà: è la prima attrice interamente generata dall’Intelligenza Artificiale (AI). Non si tratta di una persona “vera”, ma di un personaggio virtuale iperrealistico, creato utilizzando una serie di strumenti di generazione di video, voce e animazione.

La sua creazione è opera di Xicoia, uno studio di talenti basato sull’AI e una divisione della società di produzione Particle6, entrambe fondate dall’attrice, comica e tecnologa olandese Eline Van der Velden. Secondo i suoi creatori, Tilly Norwood è stata realizzata e addestrata utilizzando dieci diversi strumenti di intelligenza artificiale per poter offrire “sfumature, emozione e coerenza” ed essere pronta all’ingaggio e disponibile su richiesta come qualsiasi attore umano.

Tilly Norwood è stata presentata per la prima volta al pubblico in uno sketch comico interamente generato dall’AI intitolato AI Commissioner e ha fatto il suo debutto ufficiale per gli addetti ai lavori in occasione dello Zurich Summit, tenutosi a margine dello Zurich Film Festival nel settembre 2025.

Facciamo attenzione a questo punto, l’attrice generata dall’AI di cui tanto si sta parlando, al momento l’abbiamo vista alla prova solamente in un brevissimo video.
Per tutto il resto vale sempre il detto: “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.
Un mare di cose da fare, di lavoro e di investimenti. Un mare che prenderà forma solo ed esclusivamente se gli spettatori lo vorranno, cioè noi.

L’attrice che fa paura a Hollywood

L’introduzione di questa “attrice che non esiste” ha provocato un immediato allarme nell’industria cinematografica di Hollywood. Il motivo principale è il fatto che Norwood sia stata concepita non come un semplice espediente tecnico, ma come una potenziale star del cinema destinata a competere con attori in carne e ossa.

L’allarme è cresciuto in seguito alla rivelazione, da parte di Eline Van der Velden, che diverse agenzie di talenti di Hollywood erano in trattativa per rappresentare l’attrice virtuale.
Sebbene Xicoia la presenti come un “lavoro creativo” e uno “strumento nuovo”, la prospettiva che un’attrice non umana possa essere “scritturata” in un mercato tradizionalmente riservato agli attori reali ha generato sgomento e concreta preoccupazione.

Crediamo che la prossima generazione di icone culturali sarà sintetica: star che non si stancano mai, non invecchiano mai e sanno interagire con i fan. Ma proprio come nelle migliori case di produzione, la chiave non è la tecnologia, ma la narrazione e le persone dietro quelle storie“, ha dichiarato Eline Van der Velden spiegando che cos’è Xicoia. 

Attrice sintetica e minaccia ai posti di lavoro, ma soluzione ideale per i produttori

Molti attori, alcuni dei quali di spicco come Emily Blunt e Melissa Barrera, hanno espresso pubblicamente il loro sdegno, vedendo in Tilly Norwood una potenziale minaccia diretta al proprio lavoro e alla professione in generale, specialmente alla luce del recente sciopero SAG-AFTRA che ha avuto tra le sue richieste proprio la regolamentazione dell’IA.

Per alcuni, questa tipologia di attore/attrice rappresenta il “prototipo ideale” di interprete per l’establishment di Hollywood: un’attrice che non ha un ego, non invecchia, non richiede un salario elevato e può essere completamente malleabile alle esigenze di registi e produttori.

Van der Velden ha anche accennato a considerazioni economiche, suggerendo che l’AI possa ridurre i costi di produzione e i vincoli di budget, sottolineando anche in maniera provocatoria che “siamo agli albori di una nuova categoria: la proprietà intellettuale delle celebrità basata sull’intelligenza artificiale. La missione di Xicoia è plasmarla, farla propria e stabilire lo standard creativo. Proprio come il XX secolo è stato caratterizzato dall’ascesa di star del cinema e icone pop, crediamo che il XXI secolo sarà caratterizzato dal talento sintetico“. 

Poi sul talento sintetico ci sarebbe da scrivere un fiume di parole. Veramente vogliamo vedere sullo schermo attori/attrici perfetti/e, denti bianchissimi, pelle diafana, occhi di tutti i colori, capelli soffici e fluenti, con zero capacità recitativa? Non bastano gli algoritmi, la bellezza e la seduzione degli esseri umani sta anche se non soprattutto nell’imperfezione.

Che ne sarà del cinema al tempo dell’AI?

Non ultime, sono state sollevate anche preoccupazioni etiche sul fatto che la creazione del volto di Tilly Norwood possa aver utilizzato come base le fattezze di centinaia di attrici reali (o magari persone comuni), senza riconoscerne il lavoro o un giusto corrispettivo.

L’emergere di questo fenomeno (probabilmente siamo solo agli albori di un nuovo mondo cinematografico) costringe l’industria a un ripensamento profondo sul futuro della creatività, dell’identità, del lavoro nell’intrattenimento e dei diritti correlati.
Rimanendo solo nel settore cinematografico e audiovisivo, a questo punto, quando guardiamo all’AI, vediamo solo un semplice strumento di “effetti speciali”, o una potenziale sostituta di talenti umani sullo schermo?

Siamo decisamente ancora ad un livello più di marketing che di produzione effettiva (quanta pubblicità gratuita stiamo facendo alla signora Eline Van der Velden?), ma a seconda di come risponderemo a questa domanda davanti a noi avremo solo due strade, è solo una questione di tempo.

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