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L’attenzione come strumento principe del lavoro a distanza

La relazione con lo schermo oggi passa forse, per la prima volta a livello globale, sul canale vettoriale del lavoro e dell’attività intellettuale che ne esce riconfigurata nell’acronimo ormai diventato virale della DAD (Didattica a Distanza).

Se prima, il primato della fruizione del digitale cavalcava l’onda frenetica della consultazione dei social, spaziando a seconda del livello generazionale da Facebook ad Instagram, oggi i device sono in prima linea per la gestione del lavoro e dell’apprendimento.

Attenzione, lavoro, apprendimento

Un ieri in cui lo smartworking era il terreno di lustro di aziende che tenevano come fiore all’occhiello il primato dell’innovazione, mentre l’e-learning rappresentava il corrispettivo universitario dell’apprendimento in versione 2.0, che si confronta in modo epidemico con un oggi in cui il touch si direziona per la prima volta sull’indicazione principe dettata dalla screen education ovvero, utilizzare gli strumenti in modo consapevole, responsabile, con spirito critico e valore etico (Volpi, 2021).

È cambiato l’asse direzionale che si è spostato in modo imprevisto e drammatico dalla distrazione, alla cognizione, fino a mettere in auge il primato della conoscenza che passa attraverso lo schermo inseguendo la stella polare delle competenze del XXI secolo che brilla nell’indicazione illuminante dell’imparare ad imparare.

Identità formativa e professionale

Tanti adolescenti che di fronte alla didattica a distanza hanno messo in discussione la loro modo di gestire lo schermo e con incredulità, hanno compreso che il touch può essere un potente strumento per acquisire conoscenze, per aggiungere un tassello formativo alla formazione identitaria che non è solo l’identità digitale agita spesso inconsapevolmente sotto la leva dopaminergica dei like e delle visualizzazioni, ma serve invece a definire, a strutturare e mettere alla prova la propria identità formativa e professionale nel nuovo assetto identitario della nostra cultura convergente.

Abbiamo imparato che l’identità formativa e professionale si estende ad ampio raggio nei poli opposti del divario generazionale e che oggi le vecchie e le nuove generazioni si sono unite nello sforzo di imparare ad imparare con la tecnologia cavalcando l’onda della novità.

Piccoli e grandi uniti nello sforzo di comprendere come rimanere concentrati nella lezione su meet o nella riunione su teams con il gruppo aziendale, quali leve attivare per rendere maggiormente efficace lo studio, le lezioni, le riunioni e il lavoro che rimbalza nello schermo sotto forma di webinar, pdf, video, esami online, concentrazione su sé stessi e sull’altro che si ri-direziona sul nuovo file dell’apprendimento e delle prestazioni professionali.

Attenzione motore principale dell’apprendimento

Menti in primo piano che per essere maggiormente operative fanno leva sulla plasticità cerebrale e modellano nuove forme di acquisizione del sapere e trasmissione della conoscenza mantenendo vivo il focus operativo del prestare attenzione a cosa si sta facendo.

È l’attenzione il motore principale di tutti gli apprendimenti anche quello di oggi di imparare ad imparare a studiare e lavorare con e attraverso gli strumenti digitali che in questo ambito settoriale mostrano in modo assoluto la loro efficacia operativa.

Efficacia operativa che tuttavia per essere tale deve mantenere l’on mentale di menti riflessive che sanno cogliere e incamerare le informazioni, che si adattano e sono flessibili alle varie richieste e ai vari compiti e che mantengono la loro rotta direzionale sapendo controllare le proprie emozioni. 

Resilienza online per affrontare con determinazione la riconfigurazione dello studio e del lavoro che andrebbe si rimodella sulle linee guida [vedi grafico 1] diffuse globalmente per direzionare azioni collettive di didattica e smartworking di qualità nell’obiettivo globale di fornire un e-caring che sostenga il futuro delle nuove generazioni e il benessere mentale e professionale delle più longeve.

Step by step consapevole, senza agire senza direzione in un fare compulsivo in rete come ci hanno indicato i macroerrori dell’educazione digitale (come ad esempio il cyberbullismo).

Bibliografia:
Volpi B. [2021], Docenti digitali.     

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