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L’attacco a Telegram durante le proteste a Hong Kong. Cos’è accaduto?

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Come ben riportato poi da TechCrunch, l’App, infatti, ha registrato per l’occasione pesanti attacchi ed è andata in tilt per un attacco DDos. Che cos’è accaduto, esattamente?

Telegraph, Telescope, la sicurezza dell’App e tutte le novità dell’ultimo update di Telegram alla versione 5.7: di questo, in sintesi, abbiamo parlato nelle scorse due puntate della nostra Guida a Telegram, qui e qui. Siamo a buon punto del nostro percorso. È ora di iniziare a tirar le fila e trarre alcune conclusioni.

Prima, però, facciamo una breve incursione nell’attualità, per dare conto di una news, comunicata da Telegram via Twitter lo scorso 12 giugno, nonché confermata sempre con un tweet dallo stesso Pavel Durov, a seguito delle proteste tenutesi in questi giorni a Hong Kong. Come ben riportato poi da TechCrunch,  l’App, infatti, ha registrato per l’occasione pesanti attacchi ed è andata in tilt per un attacco DDos. Che cos’è accaduto, esattamente?

I residenti della città-stato hanno utilizzato l’App per organizzare le proteste contro la legge sull’estradizione e sfuggire così alla sorveglianza. Nel dettaglio, Telegram è stata usata per coordinare le manifestazioni contro la nuova legge sull’estradizione e sfuggire alla sorveglianza di Pechino, proprio grazie alla sua sicurezza e al suo sistema crittografico, che la rende particolarmente utile in questi casi. L’App, però, è stata presa di mira da alcuni cyber criminali e ha smesso di funzionare. Pavel Durov ha detto che gli attacchi sono partiti dalla Cina e che non è la prima volta che deve far fronte a queste operazioni di ostacolo. Era già successo in passato, sempre in coincidenza con una protesta nella città autonoma che era stata coordinata tramite l’App.

Attacco DDos

L’attacco informatico che ha colpito Telegram è di tipo DDos, acronimo di Distributed Denial Service. Questo tipo di offensiva tenta di rendere impossibile l’erogazione di un servizio internet generando un numero molto alto di richieste, così da saturare il server e renderlo instabile. Per fare capire agli utenti che cosa stesse succedendo, Durov ha usato una metafora: «Pensate che un esercito di lemming abbia appena saltato la fila del McDonald’s di fronte a voi e stia ordinando un whopper (il panino di punta di Burger King). Il server – cioè i camerieri – sono impegnati a spiegare ai lemming che sono andati nel posto sbagliato, ma ce ne sono così tanti che il server non può più prendere il vostro ordine».

TechCrunch ricorda che Telegram è stata attaccata anche quattro anni fa: in quel caso, era stato bloccato soprattutto l’accesso alla versione web dell’App, e le persone che vivevano nella Mongolia interna, nella provincia di Yunnan, Heilongjian, e a Shenzen e Pechino, non riuscivano ad utilizzarla. Allora, Durov non disse chi c’era dietro quegli attacchi, ma solo che provenivano dall’Asia orientale: si sospettò, però, della Cina. In quel periodo infatti Pechino aveva accusato alcuni avvocati di diritti umani di attaccare il Partito comunista e il governo, e uno di loro era stato costretto a confessare in televisione che «molte attività erano state pianificate e organizzate» su Telegram. Zhai Yanmin, l’avvocato, in quell’occasione aveva spiegato che gli avvocati si erano scambiati informazioni grazie alle Chat segrete.

In breve, comunque, tutto è tornato alla normalità. Riprendiamo, dunque, il filo del nostro discorso e cerchiamo, come anticipato, di trarre le prime conclusioni.

Telegram, Who, What, Why. Che cos’è, per chi è, il primo perché

In principio abbiamo presentato Telegram come «Il braccio operativo di #HelpMarketing e #Digital #Education», lo strumento par excellence, il modello esemplare di un «Digitale Utile» che sprigioni tutto l’«Utile del Digitale». Un’App che, per caratteristiche intrinseche, massimamente si presta a essere usata bene, in modo «digitalmente educato»: bene per il bene, con responsabilità, consapevolezza, etica e, dunque, proficuità.

  1. #What? Fatto!

Ora che abbiamo conosciuto la città, le sue piazze e quartieri, i vicoli nascosti o almeno quelli principali e, soprattutto, i suoi abitanti, cittadini, personaggi, auspichiamo che appaia confermata l’«utilità»di Telegram, che come tale porta all’Utile, fa l’Utile con l’Utilità. Telegram aiuta, nella pluralità dei suoi sensi, per il suo equilibrio tra velocità e sicurezza, il valore unico del network che si viene a creare, un rapporto qualità-prezzo e una convenienza irrintracciabili altrove nella relazione tra investimenti, sforzi fatti e risultati ottenuti. Per questo, dunque, pare davvero mostrarsi come la piattaforma ideale ove implementare una strategiadi successo, che conduca al raggiungimento dei propri traguardi nel business e nella vita.

Abbiamo dunque così risposto alla domanda sul #What, sul «che cosa» sia Telegram, non solo in senso manualistico – d’illustrazione delle sue features fondamentali, passaggio peraltro necessario per i neofiti che non conoscano ancora l’applicazione – ma in un’ottica più profonda di chiarificazione della sua natura e «vocazione»?

Quanto all’aver dato una risposta esaustiva, certamente no: auspichiamo però di aver iniziato a far pulizia delle prime ombre e a puntare più chiare luci su uno strumento del digitale ancora troppo ignorato, specie paradossalmente quando si pensa di averlo compreso e s’inizia a usarlo. Male.

  • #Who? Fatto!

Telegram è per chi cerca la risposta, la soluzione al problema chiave di tutti noi. Come fare business oggi, cioè, pur in tempo di crisi – in un’innovazione «liquida», fluida e continua difficile da cavalcare – come raggiungere il successo, i propri traguardi e obiettivi, nel lavoro e nella vita. Ecco la nostra prima risposta al #Who, al «chi» può maggiormente beneficiare di Telegram: tutti potenzialmente, in ogni settore, sul pianoprofessionale e personale. Massimamente, poi, imprenditori, manager, liberi professionisti che, nella piattaforma, possono trovare l’occasione di fare business a costo (quasi) zero.

  • #Why? Fatto! Almeno in parte

Ancora, quanto visto sin qui su tipologia di messaggi, Cloud Chats, Secret Chats, crittografia in Telegram – nelle sue due forme client-server/server-client da un lato ed end-to-end dall’altro, in una distinzione di livelli non casuale ma con un obiettivo preciso – e infine su Gruppi, Supergruppi, Canali e Bot, ha mostrato come le caratteristiche dell’App, volute e difese in primis tuttora dal suo fondatore, già siano sufficienti a sciogliere il nodo del #Why, del nostro «primo perché»: perché, cioè, usare Telegram il suo valore in senso assoluto, anche a prescindere da particolareggiate comparazioni con i competitors e da un suo inserimento nel contesto storico, nell’epoca – digitale e non solo – in cui viviamo.

Telegram, già così, si confermerebbe come l’App, il territorio ideale, sul piano professionale e personale, sociale, istituzionale, educativo, del mondo dell’informazione, per garantire:

  • Velocitàesicurezza;
  • Valore unico del network creato;
  • Niente barriere all’ingresso. Si tratta diunprogetto non commerciale, gratuito;
  • ROI al 100%, rapporto unico qualità-prezzo, ottimizzazione della relazione tra risorse investite, economiche e non solo, e risultati raggiunti: il tutto per tutti a costo zero.Senza ticket da pagare diretti o indiretti, né in termini di «compromessi personali» – come con la cessione dei propri dati, una costante degli altri social o molte altre App – né di investimenti economici da sostenere ad esempio in #SocialAds. Una massimizzazione del risultato col minimo sforzo: economico, di accessibilità, fruibilità, universalità nella diffusione dei contenuti.
  • Telegram, un vero earned media (l’ultimo rimasto?).

Qui fiducia e successo te li guadagni sul campo, con olio di gomito – ma se lavori bene, se la usi bene, il dollaro, il ROI, arriva. Quell’earned media che avrebbe dovuto essere Facebook, con la sua promessa di «connettere il mondo» – promessa riproposta anche a tredici anni dalla sua nascita, nel febbraio 2017, col Manifesto Building Global Community, promessa invece sempre più tradita – e trasfiguratosi in breve in paid media.

Un earned media che verrebbe quasi da definire owned media, «proprietario», tanto grandi sono l’apertura, la libertà di personalizzazione di ogni utilizzo dell’App e delle strategie di comunicazione attuabili grazie ad essa.

  • #YouTelegram, Telegram Utile-Per-Me.

#YouTelegram, ci è venuto così da ribattezzare l’App, sulla scia della nota Youtility, la utilità-per-te di Jay Baer, cifra di quel che sono solita chiamare #HelpMarketing, Marketing dell’Aiuto, della Responsabilità: un «Marketing del volontariato», egoisticamente altruista, altruisticamente egoista, «tanto utile che la gente farà la fila alla tua porta» per comprare da te. Un Marketing del Cuore che, se farai un uso intelligente dell’App con tutti i conseguenti benefici, saprà «venderti un sogno via robot»: tanto splendido che tu, cliente, non potrai non volerlo comprare da me.

Pavel Durov e il suo «Ferragosto di fuoco»

Anche Durov non mancò di ribadire questi concetti in un celebre post, «da scuola» ed esemplare, lanciato nel Ferragosto di ormai quasi due anni fa. Quale? E che cosa sosteneva, esattamente? Lo vedremo nella prossima puntata della nostra Guida.