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L’Arabia Saudita ha grandi ambizioni nell’AI. Ma potrebbero compromettere i diritti umani

L’Arabia Saudita sta accelerando i propri sforzi per diventare un polo globale nell’ambito dell’AI, ma l’espansione tecnologica solleva rilevanti interrogativi legati ai diritti umani.

Durante una recente visita nella regione, il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato accordi miliardari con il regno saudita, molti dei quali riguardano direttamente lo sviluppo di tecnologie basate su AI.

Tra le iniziative più rilevanti, il lancio di Humain, una nuova società saudita supportata dal fondo sovrano nazionale, che mira a sviluppare modelli linguistici in arabo su vasta scala.

Il regno ha già siglato partnership strategiche con NVIDIA per la fornitura di centinaia di migliaia di GPU avanzate nei prossimi cinque anni, e con Amazon Web Services per un investimento di 5 miliardi di dollari finalizzato alla costruzione di un’infrastruttura AI.

Questo slancio si inserisce nella Vision 2030 saudita, un ambizioso piano di diversificazione economica che intende ridurre la dipendenza dal petrolio.

Tuttavia, il contesto politico del Paese, caratterizzato da una monarchia assoluta e dalla repressione delle libertà civili, solleva timori sull’uso dell’AI come strumento di controllo e sorveglianza. Preoccupazioni concrete emergono anche dal progetto urbano The Line, che integrerà sistemi digitali di tracciamento della popolazione.

Le tecnologie adottate potrebbero rafforzare il già esistente apparato autoritario, come evidenziato da vari analisti politici. Sebbene l’opinione pubblica saudita sembri in gran parte favorevole all’adozione dell’AI, il rischio di utilizzi distopici è elevato, in un contesto in cui la libertà di espressione è fortemente limitata.

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Italia ed Emirati Arabi Uniti annunciano un accordo per un hub dedicato all’AI

Il Ministero dell’Industria italiano ha annunciato la firma di un accordo strategico tra l’Italia e gli Emirati Arabi Uniti per la creazione di un hub dedicato all’AI sul territorio italiano.

L’intesa prevede una collaborazione tra il gruppo emiratino G42, specializzato in tecnologie avanzate, e la società italiana iGenius. L’obiettivo dichiarato è la realizzazione della più grande infrastruttura computazionale per l’AI in Europa. Il finanziamento iniziale sarà garantito da G42, segnando un’importante sinergia tra investimento estero e capacità tecnologiche locali.

Durante un intervento a Milano, il ministro Adolfo Urso ha sottolineato che il cuore dell’accordo risiede nella costruzione di un supercomputer, con una probabile localizzazione del centro nella regione Puglia.

La scelta riflette anche la volontà di promuovere lo sviluppo tecnologico nel Mezzogiorno. Questo progetto ambizioso si inserisce nel più ampio quadro delle strategie europee volte a rafforzare l’autonomia digitale del continente e ad attrarre capitali e competenze nell’ambito dell’AI.

L’accordo rappresenta anche una risposta alla crescente esigenza europea di disporre di infrastrutture ad alte prestazioni per sostenere l’espansione dell’intelligenza artificiale nei settori produttivi, pubblici e scientifici. Il coinvolgimento di G42 evidenzia inoltre il ruolo sempre più centrale che gli Emirati stanno giocando nello scenario tecnologico globale.

Il piano potrebbe non solo rafforzare le capacità italiane in materia di calcolo avanzato, ma anche stimolare nuovi investimenti, occupazione qualificata e progetti di ricerca applicata in tutta l’area euro-mediterranea.

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La spesa per le infrastrutture AI potrebbe raggiungere i 6,7 trilioni di dollari entro il 2030, secondo McKinsey

Secondo un recente rapporto di McKinsey & Company, la spesa globale per le infrastrutture legate all’AI potrebbe toccare i 6,7 trilioni di dollari entro il 2030. Questo massiccio investimento comprenderà aree strategiche come progettazione di chip, realizzazione di data center avanzati e integrazione di modelli generativi. Circa 3,1 trilioni saranno destinati a chip per data center specializzati in AI, segnando una rivoluzione nella catena del valore tecnologico.

Le cosiddette ‘Magnifiche Sette’ – tra cui Amazon, Microsoft, Alphabet e Meta – stanno già destinando centinaia di miliardi in capital expenditure per integrare capacità AI nelle proprie strutture. L’articolo evidenzia quattro titoli azionari nel settore dei semiconduttori e delle infrastrutture data-driven che potrebbero beneficiare di questa spinta: Nvidia, AMD, Broadcom e Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC).

Nvidia domina attualmente il mercato dei chip GPU per AI con una quota stimata superiore al 90%, mentre AMD segue come principale alternativa. Broadcom si posiziona strategicamente fornendo soluzioni per reti e silicio personalizzato, mentre TSMC gioca un ruolo cruciale come produttore dei chip sviluppati dagli altri.

Nonostante le incertezze legate a possibili dazi imposti dagli Stati Uniti, l’articolo suggerisce che il trend secolare della crescita dell’AI giustifichi l’acquisto strategico di queste azioni nel lungo termine.

I rapporti prezzo/utili in calo rappresentano per alcuni investitori un’opportunità di ingresso prima di una potenziale rivalutazione. In un’ottica di lungo periodo, il mercato dell’AI sembra offrire una traiettoria di crescita sostenuta e sistemica, soprattutto per quei player capaci di innovare ed evolversi nel cuore dell’infrastruttura tecnologica globale.

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