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L’animale domestico? Lo adotto con l’app

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Questa vera “pet therapy” di massa durante i giorni più difficili del lockdown ha portato milioni di persone in tutto il mondo ad adottare un nuovo animale domestico, utilizzando, come ormai capita per qualsiasi attività umana, soprattutto le app per smartphone per diverse necessità.

Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Oltre alle conseguenze più gravi ed evidenti della pandemia, ci sono altri frammenti più nascosti che solo in questi mesi – complice il maggior controllo del contagio, che consente una riflessione più approfondita su com’è cambiato il nostro modo di vita – trovano il loro spazio. Tra questi c’è l’aumento delle adozioni di animali domestici, espresso anche attraverso il crescente successo delle relative app per la telefonia mobile: un settore che, nella categoria “Lifestyle”, è uno di quelli più fiorenti anche in questi mesi.

Questa vera “pet therapy” di massa durante i giorni più difficili del lockdown ha portato milioni di persone in tutto il mondo ad adottare un nuovo animale domestico, utilizzando, come ormai capita per qualsiasi attività umana, soprattutto le app per smartphone per diverse necessità, dall’acquisto del cibo fino alla ricerca di qualcuno disponibile a portare il proprio cane a fare una passeggiata.

In Italia gli animali domestici sono più di uno a persona

Come nel resto del mondo, anche in Italia la pandemia ha portato a una crescita senza precedenti degli animali da compagnia: secondo i dati di Eurocontrol, infatti, nel 2020 ce n’erano 62,17 milioni di esemplari, un numero che ha consentito di superare il significativo traguardo del rapporto 1 a 1 tra padroni e animali. Secondo l’ENPA, durante il lockdown le adozioni di cani e gatti – per quanto siano i trenta milioni di pesci a rappresentare la fetta più grossa degli animali nelle case degli italiani – sono aumentate del 15% rispetto al 2019.

Un aumento che ha i suoi rischi – in primo luogo il pericolo di abbandoni, che si fa più concreto quando l’ingresso di un nuovo animale domestico arriva in seguito a uno impulso estemporaneo più che a una decisione ragionata – ma che comunque segnala l’indubbia espansione di un mercato molto promettente. In Italia, nel 2021 il settore del pet food valeva 2,4 miliardi di euro, con un aumento del 6,4% rispetto al 2020; molto bene anche gli accessori (con un +7%), gli articoli per la cura e per l’igiene (+45%) e quelli di parafarmacia e antiparassitari (+14,5%). Le visite presso i veterinari durante il periodo della pandemia sono aumentate del +40% rispetto ai numeri precedenti.

Il tempo trascorso sulle “pet app” è quasi raddoppiato

Il riflesso di questa crescita sulle app è l’oggetto di un nuovo rapporto di data.ai, che ha mostrato l’aumento dell’engagement relativo alle app dedicate agli animali domestici negli ultimi mesi: se nel primo trimestre del 2021 gli utenti di queste app le utilizzavano per circa 16 minuti al giorno, l’anno successivo – il primo trimestre 2022 – questo numero è quasi raddoppiato, fino a una media di 28 minuti, con una crescita annua del +73%. In particolare negli USA i valori più alti sono arrivati da Rover, un marketplace online che permette di acquistare servizi legati agli animali domestici come il pet sitting. Al secondo posto c’è invece Petfinder, un’app per l’adozione online di animali domestici, che anche con l’allentamento delle misure restrittive per il Covid non ha smesso di crescere, passando da 12 sessioni giornaliere media del 2021 a 20 nel 2022.

In particolare, questo genere di app è stato il secondo in termini di crescita nella categoria “lifestyle”, dopo quelle dedicate ai supermarket (per il boom della spesa online) ma prima di quelle di bellezza, in netta flessione, farmacia, casa e giardino. Tra l’altro, il rapporto ha messo in evidenza come ci sia un legame tra l’utilizzo delle app per l’acquisto e la consegna della spesa online e quelle per gli animali domestici, visto che in gran parte la base degli utenti è la stessa: e quando si fa la lista degli acquisti da fare, gli articoli per il proprio pet, a quanto dicono i dati, rimangono una tra le priorità più importanti. Il tutto senza considerare le app per i virtual pet, gli animali da compagnia virtuali per chi non può averne uno in casa: Pou, in assoluto il più celebre da anni, è ancora saldamente al secondo posto nell’app store di iOS nell’affollata classifica dei giochi a pagamento. E, per capirci, il primo posto è occupato da un certo Minecraft.

Un figlio? Per il 63% dei millennial è meglio un gatto

È anche una questione generazionale, da una parte per la maggiore dimestichezza che hanno le nuove leve nell’utilizzo di Internet mobile a basso costo (su SOSTariffe.it si possono confrontare, a questo proposito, le offerte più convenienti del momento) per ogni genere di attività, ma dall’altra un riflesso di una diversa attitudine nei confronti del nucleo familiare: per una serie di tendenze che riguardano da vicino anche l’instabilità economica di questi anni e la precarietà di molti rapporti lavorativi dei più giovani, infatti, se cresce la propensione ad avere un animale domestico in casa diminuisce quella che porta ad avere dei figli. Secondo uno studio di Consumer Affairs, infatti, il 58% dei millennial ha dichiarato di preferire un cane o un gatto (per il quale la percentuale sale addirittura al 63%) a un figlio; per la generazione precedente, la generazione X, la percentuale è invece del 48%. In più, l’81% dei millennial intervistati nello studio ha ammesso di amare il proprio animale domestico più di certi membri della famiglia (nell’ordine: un fratello o una sorella, la madre, il padre, il nonno o la nonna, il partner o altri membri della famiglia estesa), contro il 76% della generazione X e il 77% dei baby boomers. Un amore che, tanto per cambiare, si esprime (anche) attraverso l’utilizzo del telefonino. E forse non è troppo azzardato vedere in queste tendenze il riflesso di quel cambio di paradigma che – come è capitato per i licenziamenti degli ultimi tempi alla base del fenomeno della cosiddetta “great resignation” – negli Stati Uniti e nei Paesi occidentali più evoluti sta portando sempre più persone ad adottare un stile di vita slow e rilassato, anche semplicemente ritagliandosi il tempo per prendersi un cura di un gatto o di un cane. Con la serenità di sapere che, se mancherà il tempo per la passeggiata, c’è qualcuno disposto a farlo per noi a un tap sullo schermo di distanza.