Le implicazioni dell’AI Act sulla produzione audiovisiva e la protezione del diritto d’autore, la remunerazione degli autori, dei produttori e degli editori, la situazione delle opere di intelligenza artificiale. Questo il tema avvincente della tavola rotonda moderata dalla Commissaria Agcom Elisa Giomi oggi a Palazzo farnese, sede dell’Ambasciata di Francia, in occasione della XXXVIII edizione di Eurovisioni, il festival di Cinema e Televisione in collaborazione con Agcom e Institut Francais Italia.
Giomi (Agcom): ‘L’AI incide sul concetto stesso di creatività e originalità’
Il ruolo dell’AI nella produzione e distribuzione di prodotti audiovisivi è sempre più diffusa e porta con sé difficoltà di ogni genere, soprattutto di carattere regolatorio. “L’industria dei media ha una peculiarità, i suoi prodotti sono merci simboliche che producono senso. Sono prodotti che hanno un impatto potentissimo sulla cultura e anche per la partecipazione alla sfera pubblica. Sono opere dell’ingegno. E in questo senso l’AI va alla radice del processo creativo, modificandone la natura e incidendo sul concetto stesso di originalità e creatività”, ha detto la Commissaria Agcom Elisa Giomi.
Sul versante dei rischi, Giomi parla di un AI Act a due velocità. “Sono rimasta molto stupita dal fatto che fra gli otto settori considerati ad alto rischio l’AI Act non abbia inserito anche i media – ha detto – anche se una serie di principi si applicano anche a questo settore”.
Loutrel (Arcom): ‘l’AI indebolisce tutto il sistema dei media tradizionali’. Allarme sulla sostenibilità economica dell’informazione
Sul fronte specifico dell’informazione, l’AI manda all’aria il modello del copyright e della remunerazione perché permette di fare “prodotti di bassa qualità ma di massa in tempi strettissimi – dice Benoit Loutrel, commissario Arcom, (corrispettivo francese dell’Agcom) – lo si vede nell’informazione, nella produzione di podcast, nei contenuti di animazione, dove l’AI è fortissima”. Ma se la creazione audiovisiva è finanziata soltanto dalle grandi piattaforme, questo è un problema per il pluralismo e la sopravvivenza di intere industrie media tradizionali. “L’informazione non è più appannaggio dei media tradizionali, oggi l’AI ha sconvolto tutto anche sui motori di ricerca – aggiunge il commissario dell’autorità francese – AI Overview, la funzione di Google Search che utilizza l’intelligenza artificiale (IA) per fornire un riassunto testuale generato automaticamente in cima ai risultati di ricerca, offrendo una panoramica rapida e approfondita di un argomento, risponde direttamente senza bisogno di andare alla fonte. Questo indebolisce tutto il sistema, dalle radio ai giornali (mangiando i contenuti senza remunerazione) fino alle tv, che non hanno più le fonti tradizionali dei giornali e delle radio, ma nemmeno la molteplicità delle fonti di internet, per preparare i loro servizi”, aggiunge Loutrel che di fatto lancia un appassionato allarme di sostenibilità del sistema mediatico tradizionale di fronte alla sfida dell’AI.

De Caro (Università Roma Tre): ‘L’AI è creativa, scrive poesie e compone musica anche meglio dell’uomo’
Il problema si pone, anche perché dal punto di vista della produzione artistica l’AI è in grado di dipingere, scrivere poesie e fare film, compongono colonne sonore per film che “sono indistinguibili e spesso giudicate migliori di quelle scritte e ideate da persone in carne ed ossa”, dice il professore di filosofia morale dell’Università Roma Tre Mario De Caro. “Non si può più negare che l’AI abbia creatività. Le poesie di ChatGPT sono belle e la loro originalità è paragonabile a quella del 99% dei poeti in carne ed ossa”.
Tardieu (France Télévisions): ‘L’AI bisogna che paghi per i contenuti usati per l’addestramento’
Negli ultimi 30 anni le industrie culturali europee hanno dovuto affrontare diverse sfide al copyright: dalla pirateria alle piattaforme di video sharing ai social “che non hanno alcuna responsabilità sui contenuti che distribuiscono”, ha detto Christophe Tardieu, segretario generale France Télévisions – c’è un vuoto giuridico da colmare, perché le fake news e l’odio online sono problemi gravi”.
E ora è la volta dell’AI, un’altra sfida “che orami c’è, è innegabile, e dobbiamo capire come usarla. Serve un quadro giuridico perché oggi l’AI viene usata a detrimento di molti lavoratori – ha detto – bisogna che paghino per i contenuti che usano gratis per l’addestramento. Guadagnano miliardi usando contenuti creati da altri. Poi, è vero che l’AI in fase di produzione audiovisiva di contenuti ti fa risparmiare tantissimo e per questo è molto utile”.
Rodomonti (Rai Cinema): ‘L’Interesse per l’AI è anche un tema di auto tutela’
E mentre la commissaria Giomi cerca di gettare acqua sul fuoco, auspicando un (difficile) confronto costruttivo fra sviluppatori e deployer di AI da un lato, e editori tradizionali dall’altro, è la volta di Carlo Rodomonti, responsabile marketing e innovazione di Rai Cinema e presidente dell’Unione Editori e Creators Digital di Anica. “Rai Cinema si interessa da tempo di AI – dice – si tratta anche di un tema di auto tutela in quanto titolari di migliaia di sceneggiature di film, cortometraggi e documentari. E’ anche un tema di restare al passo con lo sviluppo tecnologico. Ed è anche per questo che abbiamo prodotto un cortometraggio full AI, si intitola ‘The Prompt’”.
L’AI può competere nella produzione di film?
La risposta è sì. Basti pensare a storie bellissime fatte al pc con 300 euro da diversi content creators. Si tratta di una realtà, ormai inconfutabile. “Sulla produzione, è evidente l’efficientamento portato nel cinema dall’AI – aggiunge Rodomonti – come evidenti sono i rischi in termini di posti di lavoro, basti pensare al ruolo dello sceneggiatore, che diventa ormai una sorta di architetto che fa lavorare l’AI, che diventa l’operaio de facto. Bisognerebbe parlare di 4 o 5 Big tech che fanno prodotti enormi infrangendo le regole sul copyright”.
De Vincentis (SIAE): ‘Se un’opera prodotta dall’AI vince un premio, chi sale sul palco per ritirarlo?’
In questi mesi caldissimi in Europa e in Italia sul fronte normativo dell’AI, emerge comunque che il responsabile dell’output dei contenuti processati dall’AI è l’utilizzatore. “Ma quali certezze ci sono sul fronte del copyright? – domanda Viviana De Vincentis, chief digital officer SIAE – quali sono i dati per il training? Potevano essere usati o no? Il principio della trasparenza è importante anche in nome del principio del cosiddetto ‘garbage in, garbage out’. Bisogna obbligare a licenze e obbligo di remunerazione per l’addestramento dell’AI. Se poi un autore non vuole che siano usati i suoi contenuti per l’addestramento c’è l’opt out. L’industria creativa umana è a forte rischio anche perché è difficile mettere in relazione l’input con l’output dei dati”.
De Vincentis (SIAE): ‘Ci vorrebbe un label AI created’. Ma a livello Ue sentenze discordanti in Uk e Germania
“Perché un problema molto difficile da risolvere è come remunerare l’output? – aggiunge – come risalire al materiale usato per l’addestramento dell’AI?”. Emblematica la situazione di caos mettendo a confronto due sentenze di copyright a pochi giorni l’una dall’altra, una in Uk e l’altra in Germania. “In Uk Getty Images ha citato in giudizio Stability AI chiedendo il risarcimento danni pe l’uso illegittimo della sua banca dati per l’addestramento – ha detto De Vincentis – ma il giudice ha concluso che non c’era una copia di una foto, perché le immagini originali vengono trasformate in contenuti digitali, qualcos’altro rispetto alle foto originali, da parte dell’AI. Non si tratta più di una copia. L’opera originale non c’è più, è diventata altro con la conseguente assoluzione dell’AI”.
Di tenore diametralmente opposto l’esito del confronto fra GEMA (la SIAE tedesca) e OpenAI. “Il giudice ha stabilito che si tratta di una copia e senza autorizzazione, di testi di canzoni protette da copyright per l’addestramento delle capacità linguistiche di ChatGPT.
Il Tribunale ha in questo caso condannato OpenAI al pagamento dei diritti, stabilendo che l’apprendimento e la riproduzione del materiale protetto da parte dei modelli di OpenAI costituisce una violazione del diritto d’autore. Il che costituisce un importante precedente che aiuta a difendere la creatività”.
Qual è il punto di equilibrio? “Su questo la mia opinione personale – risponde Giomi – è che la normativa dovrebbe andare nella direzione di favorire la negoziazione in buona fede; questo perché ormai sappiamo che ogni qual volta il legislatore interviene fissando percentuali e limiti, l’effetto è quello di irrigidire la negoziazione e polarizzare gli editori da un lato e le piattaforme e gli sviluppatori di AI dall’altro”.
Lasorella (Agcom), “Accentuare level playing field tra piattaforme e tv”
“Il filo rosso che guida le riflessioni sul futuro del mercato dei contenuti informativi e audiovisivi è quello della convergenza tra servizi tradizionali e servizi offerti sulle piattaforme digitali: non si tratta solo di una straordinaria trasformazione di modelli settoriali di mercato ma di una trasformazione profonda, una rivoluzione culturale che incide in profondità sulle nostre vite”. A sottolinearlo il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Giacomo Lasorella, introducendo i lavori della Giornata internazionale del festival Eurovisioni.
“Le istituzioni europee stanno cercando di dare una serie di risposte alle esigenze del quadro legislativo in materia della convergenza dei prodotti nel mercato audiovisivo e digitale – ha ricordato – e l’ultimo passo è stato il pacchetto europeo sulla democrazia pubblicato il 12 novembre di cui fa parte la comunicazione della Commissione che individua tra le priorità strategiche l’attuazione del regolamento sulla libertà dei media meglio noto come Emfa (European Media Freedom Act) entrato in vigore lo scorso agosto”. Ma al di là degli specifici istituti regolamentari introdotti, ha proseguito Lasorella, “una novità importante dell’Emfa è accentuare l’elemento di level playing field tra mondo informazione tradizionale e piattaforme e quasi costituire un pilastro aggiuntivo di bilanciamento attraverso il rafforzamento del giornalismo di qualità rispetto alla funzione della rete come strumento di diffusione di notizie“. Sta inoltre per partire, ha ricordato ancora il presidente dell’Agcom, la revisione della direttiva sui servizi di media audiovisivi (Smav) che nel 2018 ha adeguato il quadro normativo all’evoluzione tecnologica, estendendo le regole anche alle piattaforme di video sharing e introducendo nuovi obblighi. “Anche lì il grande tema è rafforzare questo level playing field tra piattaforme e broadcaster che probabilmente ha bisogno di ulteriori elementi di consolidamento anche con riferimento al grande tema del paese di origine”, ha osservato.


