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L’Agcom inaugura la ‘Par condicio’ su Facebook, Google e Instagram. Le 6 regole


In Italia la ‘Par condicio’ non è prevista per Facebook, Google, Instagram, e in generale per i social network, invece è applicata sui tradizionali mezzi di comunicazione. A colmare questo iato ha iniziato a provarci il ‘Tavolo Tecnico’ di autoregolamentazione, promosso dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) per garantire pluralismo e correttezza dell’informazione sulle piattaforme digitali, che ha approvato le Linee guida per la parità di accesso alle piattaforme online durante la campagna elettorale per le elezioni politiche 2018.

Le 6 linee guida costituiscono un intervento di autoregolamentazione e l’iniziativa, unica nel mondo, rientra nei compiti istituzionali che la legge (legge 22 febbraio 2000, n. 28) affida all’Autorità in materia di par condicio elettorale. Si badi bene non sono un obbligo, per cui chi non le rispetta non va incontro a sanzioni, come per i media tradizionali.

  1. Parità di accesso

Come già previsto per i mezzi di informazione offline dalla legge, è necessario che sia garantita per tutti i soggetti politici, con imparzialità ed equità e alle medesime condizioni, l’accesso agli strumenti di informazione e comunicazione politica forniti dalle piattaforme digitali (Google e Facebook, in particolare). La legge n. 28/2000 detta disposizioni specifiche per l’accesso al mezzo radiotelevisivo al fine di garantire la parità di accesso a tutti i soggetti politici. Tale sistema di disposizioni non può essere mutuato per le piattaforme, le quali dovrebbero ove possibile uniformarsi ai principi che animano il dettato normativo. In questa ottica, per individuare i soggetti politici, si fa riferimento all’articolo 2 della delibera che definisce i “soggetti politici” avuto riguardo, nella I fase della campagna, alle forze che vantano una rappresentanza parlamentare nelle assemblee da rinnovare (o al Parlamento europeo) e, nella II fase, alle liste (e coalizioni di liste) che si presentano in tante circoscrizioni da interessare almeno un quarto degli elettori su base nazionale. È necessario che i principali soggetti politici siano debitamente informati degli strumenti che gli Over the Top possono mettere a loro disposizione per coadiuvare la comunicazione politica online e che sia dunque rimessa alla valutazione delle singole forze politiche la scelta se aderire o meno a tali modalità. Per il principio di proporzionalità, le piattaforme dispongono in ogni caso di ampi margini di autonomia nella scelta degli strumenti tecnologici, giuridici e di mercato, più adeguati alla garanzia delle pari opportunità di accesso e comunicazione politica riferita alle consultazioni elettorali.

  1. Non post ‘sponsorizzati’, ma ‘messaggio elettrorale’

 Con riferimento ai post sponsorizzati dai politici, quando è possibile, l’inserzionista deve indicare la natura di “messaggio elettorale”, specificando, altresì, il soggetto politico committente, proprio come già avviene per i messaggi politico-elettorali sulla stampa quotidiana e periodica, ai sensi dell’articolo 7 della legge n. 28/2000. Questi riferimenti potranno essere inseriti direttamente sui messaggi pubblicitari dove tecnicamente possibile, o in alternativa dovranno comparire sul sito al quale rimanda il messaggio pubblicitario.

  1. Contenuti illeciti e contenuti la cui diffusione è vietata dalla legge (sondaggi)

Particolarmente urgente è la necessità di condividere modalità di utilizzo degli strumenti per assicurare un intervento in tempi consoni in caso di diffusione di messaggi o videomessaggi in violazione di legge, quali, ad esempio messaggi con contenuti illeciti, messaggi lesivi dell’onore e della reputazione di altri candidati o messaggi che, con montature artefatte di interventi o dichiarazioni di un soggetto, attribuiscano a questi false affermazioni o posizioni non rispondenti al vero (diffamazione). Allo stesso modo, sarà necessario identificare procedure che consentano all’Autorità di segnalare alle piattaforme online contenuti che diffondono sondaggi nei 15 giorni antecedenti il voto, pratica vietata dalla legge.

  1. Comunicazione istituzionale

Uno spunto derivante dalla normativa che ben si presta a un’elaborazione in sede di digital environment è l’articolo 9 della citata legge n. 28/2000, relativo al divieto di comunicazione istituzionale. Questo, infatti, può ben riguardare anche l’utilizzo di account istituzionali di social media per la diffusione di messaggi e comunicazione istituzionale. Infatti, la stessa Presidenza del Consiglio ha già invitato le amministrazioni a utilizzare i propri canali di comunicazione via internet in modo rispettoso dei principi espressi dalla legge in occasione di consultazioni elettorali.

  1. Silenzio elettorale sui social nei 2 giorni prima del voto

“Nel giorno precedente ed in quelli stabiliti per le elezioni è fatto divieto anche alle emittenti radiotelevisive private di diffondere propaganda elettorale”. La normativa vigente vieta di fatto ogni forma di propaganda elettorale (in tv e attraverso comizi pubblici) nel giorno del voto e in quello precedente. “Sarebbe pertanto auspicabile che anche sulle piattaforme in questi due giorni fosse evitata, da parte dei soggetti politici, ogni forma di propaganda, per evitare di influenzare con pressioni indebite l’elettorato ancora indeciso”.

  1. Raccomandazione sul Fact-checking

Infine, l’Autorità raccomanda un rafforzamento delle iniziative di fact-checking alcune delle quali già avviate da Google e Facebook.

Il Commissario Agcom Antonio Martusciello: ‘L’Autorità con le linee guida ha aggiornato la legge scritta prima dei social’

“Il sistema democratico è ormai sempre più messo a rischio dalla cosiddetta propaganda computazionale che, con l’impiego di algoritmi e profili automatizzati, condiziona l’opinione pubblica creando l’illusione che ci sia un qualche tipo di consenso intorno a una questione o candidato”. Lo ha detto il Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Antonio Martusciello, intervenendo all’evento, patrocinato dall’Autorità, su Fake news e disinformazione online.

“Come regolatori – prosegue – dobbiamo domandarci se abbiamo a disposizione strumenti normativi adeguati per garantire una informazione plurale e di qualità, soprattutto durante il periodo elettorale in cui vige una legge, quella sulla par condicio, promulgata nel 2000, quando Internet si presentava ancora nella sua versione 1.0”. In mancanza di norme, rimarca Martusciello, Agcom ha ritenuto necessario istituire un Tavolo tecnico per la garanzia del pluralismo e della correttezza sulle piattaforme digitali, nell’ambito del quale ha adottato “Linee guida per la parità di accesso alle piattaforme online durante la campagna elettorale per le elezioni politiche 2018”. L’intento di queste iniziative è quello di favorire la condivisione di principi e strumenti volti a incentivare la trasparenza e la correttezza nello svolgimento della imminente appuntamento elettorale.

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