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L’affluenza al voto crolla al minimo storico, 63,9%

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I numeri dell’affluenza al voto di questa tornata elettorale portano l’Italia nella parte bassa della classifica europea. Il dato è tanto più importante se si considera che per quasi 50 anni l’Italia ha avuto tassi di partecipazione al voto che facevano impallidire quelli degli altri Stati europei.

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Al Sud fuga dai seggi, in Calabria astenuti al 49,2%. Bologna prima per votanti

L’affluenza alle elezioni politiche del 25 settembre 2022 è stata del 63,9%, la più bassa mai registrata nella storia del nostro Paese. Rispetto all’ultima volta che gli italiani sono stati chiamati al voto, durante le politiche del 2018, l’affluenza è calata del 9%. Con picchi nelle regioni del Sud, prima di tutte la Calabria dove il 49,2% degli avanti diritto ha scelto di non andare a votare. Nel grafico in apertura la percentuale di affluenza al voto per tutte le elezioni per il rinnovo delle Camere dal 1946 a oggi. Lo scarto di 9 punti percentuali registrato all’indomani del 25 settembre 2022 è il più alto tra due tornate elettorali, tra il 2013 e il 2018 era stato infatti del 5%.

Campania, il partito degli astensionisti cresce del 14,9%

Dopo la Calabria dove ha votato solo il 50,8% degli aventi diritto, troviamo volumi lievemente più in Sardegna con il 53,1% e in Campania dove i votanti sono stati il 53,2%. Rispetto alla tornata elettorale del 2018 in Calabria si registra un calo dell’affluenza del 12,9%. In Sardegna il calo è stato del 12,4%. In Campania la perdita di flusso verso i seggi, rispetto a quattro anni fa, è stata molto più rilevante arrivando a scendere del 14,9%, anche in ragione del nubifragio che ha colpito Napoli e provincia.

Lazio, affluenza sopra la media solo per lo 0,4%: dal 2018 la perdita è del 8,3%

Nel Lazio la percentuale di affluenza è stata del 64,3% in perdita di 8,3 punti percentuali. A Roma si sono presentanti ai seggi elettorali il 64,5% degli aventi diritto. Il dato della Capitale, sopra la media regionale, è tuttavia inferiore rispetto alle province di Viterbo, primo territorio laziale per affluenza con il 68,20% e Rieti, al secondo posto con il 66,3%. Se il Sud “diserta” i seggi elettorali il Nord e il Centro non sono da meno. Tuttavia, bisogna sottolinearlo, con forti differenze rispetto al resto del Paese.

Emilia Romagna prima per affluenza, qui ha votato il 78,3%

L’Emilia Romagna è la prima regione italiana per affluenza al voto. Anche qui, rispetto al 2018, si registra un calo dei votanti di 6,3 punti percentuali, circa metà del calo di affluenza che ha interessato le regioni del Sud. Il capoluogo Bologna è la prima città per affluenza sia in Italia che nella regione, con il 73,9%. Seguito da Modena con il 73,1% e Reggio Emilia con il 72,6%.

Affluenza al voto, il Veneto prima regione del Nord come nel 2018

Il Veneto è la prima regione del Nord per affluenza al voto. Anche quest’anno supera, con il 70,17%, la Lombardia che si ferma poco prima, al 70,9%. Anche se al Nord registra percentuali di affluenza superiori di circa 20 punti percentuali rispetto alle regioni del Mezzogiorno, il numero degli astenuti sale soprattutto nella regione amministrata dal governatore Zaia. In Veneto le elezioni politiche del 2022 rispetto a quello del 2018 vedono aumentare il partito dell’astensione dell’8,5%, mentre in Lombardia la schiera di chi non vota cresce di meno, precisamente del 5,9%.

Milano settima per affluenza, Brescia da il buon esempio

In Lombardia è la provincia bresciana quella che registra l’affluenza più alta, con il 73,4% degli aventi diritto che si è recato alle urne. Superano la soglia del 70% anche Bergamo, 72,9%, Cremona 71,6%, Lecco, 71,5% e Monza-Brianza, 71%. Non ci riesce invece Milano, dove l’affluenza si arresta al 69,11%.

I dati storici dell’affluenza al voto

I numeri dell’affluenza al voto di questa tornata elettorale portano l’Italia nella parte bassa della classifica europea. Il dato è tanto più importante se si considera che per quasi 50 anni l’Italia ha avuto tassi di partecipazione al voto che facevano impallidire quelli degli altri Stati europei. Senza arrivare all’oltre 93% di affluenza che ha caratterizzato il voto politico del 1976, anche solo in anni più vicini a noi l’affluenza alle urne non è mai scesa sotto l’80%. Almeno fino al 2008 quando si è toccato il 78,1% probabilmente a causa del fatto, spiegano gli esperti, che si sono trattate di elezioni anticipate, come quelle, peraltro, appena terminate e che hanno visto l’exploit di Fratelli d’Italia. Un sensibile calo si è infatti avuto in un’altra occasione: 1996 e anche allora sono state elezioni anticipate.

L’affluenza al voto degli italiani all’estero

È vero che il voto degli italiani all’estero abbassa sensibilmente la percentuale, dato che l’affluenza dei connazionali che non risiedono in Italia è tradizionalmente bassissima, ma è indiscutibile che la tendenza a disertare le urne sia un trend che parte dalle elezioni del 1987 e che da allora non si è più fermato.

Una spiegazione? Potrebbe essere questa: nella Prima Repubblica si andava a votare di più perché lo scontro era tra due visioni ideologiche della società contrapposte anche in modo violento. Con il passare del tempo non solo queste visioni contrapposte si sono edulcorate fino quasi addirittura a scomparire, ma sono venute meno anche le persone che hanno vissuto nel periodo di forti contrapposizioni quando andare a votare era considerato non solo un dovere verso lo Stato, ma un dovere verso l’ideologia che si sosteneva.

Queste persone sono state sostituite da altre, i giovani, che non vivono più la politica come uno scontro di ideologie e che sono quindi molto meno interessati a sostenerne una, probabilmente perché non ce l’hanno. Questo spiegherebbe, inoltre, perché i giovani hanno tassi di partecipazione al voto molto più bassi delle persone anziane.

I dati si riferiscono al:1946-2022
Fonte: Ministero dell’Interno