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Lacrimogeni contro la carovana dei migranti in Messico, Leader Ue approvano la Brexit, Scandalo Ghosn

Stati Uniti, gas lacrimogeni contro i migranti provenienti dal Messico

26 nov 10:58 – (Agenzia Nova) – Le forze di sicurezza Usa hanno utilizzato gas lacrimogeni per disperdere migranti centroamericani che hanno tentato di oltrepassare illegalmente il confine tra Messico e Stati Uniti, causando la chiusura di un importante porto d’ingresso nell’area di San Diego. Circa 500 migranti hanno travolto i blocchi federali e locali della polizia messicana a San Ysidro, precipitandosi verso il confine con gli Stati Uniti. L’intensificarsi della tensione al confine e’ arrivata dopo che centinaia di migranti della carovana hanno iniziato a marciare attraverso le strade di Tijuana verso il valico di confine di San Ysidro, dove molti dicono di voler chiedere asilo negli Stati Uniti. Mentre il gruppo si avvicinava alla frontiera, la Polizia messicana in tenuta antisommossa ha bloccato il percorso e ha utilizzato altre barricate per chiudere l’accesso a una passerella pedonale. Gli elicotteri statunitensi della protezione doganale e di frontiera (Cbp) a quel punto si sono messi in moto e quando decine di persone si sono avvicinate alla barriera di confine lanciando pietre e bottiglie, le autorita’ statunitensi hanno risposto usando gas lacrimogeni per respingerli. Una dichiarazione del Cbp ha confermato poi la chiusura del porto di ingresso per quasi tre ore. Il segretario del dipartimento per la Sicurezza interna, Kirstjen Nielsen, ha dichiarato che il valico e’ stato chiuso “per garantire la sicurezza pubblica in risposta al grande numero di migranti che cercano di entrare illegalmente negli Stati Uniti”.

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Stati Uniti-Arabia Saudita, commissione della Camera indaghera’ su presunti legami finanziari tra Trump e Riad

26 nov 10:58 – (Agenzia Nova) – I Democratici, che hanno conquistato la maggioranza dei seggi della Camera dei Rappresentanti dopo le elezioni di medio termine negli Stati Uniti, verificheranno se il presidente, Donald Trump, abbia legami finanziari con l’Arabia Saudita: lo ha detto il massimo esponente democratico della commissione Intelligence della Camera, Adam Schiff, che il prossimo anno dovrebbe assumere la guida della commissione. “Il suo interesse finanziario personale guida la politica degli Stati Uniti nel Golfo?” e’ la domanda che Schiff ha posto retoricamente domenica, durante la trasmissione “State of the Union” dell’emittente “Cnn”, riferendosi a Trump.”Non lo sappiamo, ma sarebbe irresponsabile non scoprirlo”. Diversi media statunitensi hanno riferito che le valutazioni della Central Intelligence Agency (Cia) indicano nel principe ereditario Mohammed bin Salman il mandante dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, ucciso nel consolato saudita a Istanbul da alcuni funzionari sauditi. Trump ha detto che le conclusioni della Cia non sono definitive, sottolineato invece a piu’ riprese le smentite da parte del principe ereditario saudita. Il capo della Casa Bianca ha inoltre affermato che non intende mettere a repentaglio le relazioni degli Stati Uniti con l’Arabia Saudita, facendo riferimento al potenziale impatto sui prezzi del petrolio e sugli accordi di vendita di armi con il Regno. Il capo della Casa Bianca ha poi negato di avere rapporti finanziari con Riad ma, come ricorda “Bloomberg”, nel 2015, l’allora candidato Trump si vantava dei suoi legami con Riad. “Con l’Arabia Saudita vado d’accordo. Comprano appartamenti da me. Spendono 40-50 milioni di dollari”, aveva detto Trump durante un evento in Alabama.

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Spagna, l’accordo sulla Brexit e’ una vittoria o una sconfitta diplomatica per Sanchez?

26 nov 10:58 – (Agenzia Nova) – Dopo aver ottenuto un pacchetto di garanzie sulla questione Gibilterra, la Spagna di Pedro Sanchez ha tolto il suo veto sulla Brexit e i paesi membri dell’Unione europea hanno cosi’ potuto suggellare il divorzio dal Regno Unito. Ma cosa significa veramente questo accordo? Si tratta di una vittoria o di una sconfitta per l’esecutivo Sanchez? A porsi queste domande e’ oggi “Expansion” che, dopo un’attenta analisi di quanto accaduto nelle ultime settimane, scrive di un successo a meta’. Secondo il quotidiano economico, infatti, il governo socialista non ha ottenuto dai suoi partner europei quanto richiesto inizialmente, il suo cosiddetto “piano A”, ovvero una precisa modifica del trattato, giuridicamente vincolante. La Spagna, scrive il giornale, si sarebbe accontentata invece di quattro punti: una dichiarazione che interpreta l’articolo 184 a suo favore; la garanzia che i 27 Stati membri non approveranno alcun patto con il Regno Unito che includa la Rocca di Gibilterra senza l’espressa approvazione di Madrid; una lettera dei presidenti del Consiglio europeo, Donald Tusk, e della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che convalida queste due idee; e infine un quarto impegno con cui il governo del Regno Unito convalida l’interpretazione dell’articolo 184 che non richiede l’inclusione di Gibilterra. In conclusione, il governo della Spagna non e’ riuscito a fare in modo che Gibilterra resti fuori da possibili accordi futuri dell’Ue con Londra ma, in compenso, ha ottenuto una carica di munizioni politiche che, in caso di battaglia, gli garantira’ la vittoria. Come c’era da aspettarsi, scrive pero’ il quotidiano “Abc”, la risoluzione del nodo ha lasciato l’amaro in bocca all’opposizione di centro destra che si e’ scagliata contro il presidente del governo. Il Partito popolare (Pp), in particolare, ha accusato Sanchez di aver accettato un accordo “umiliante” e di aver perso un’occasione storica per rivendicare la co-sovranita’ dell’enclave britannica in territorio spagnolo. I popolari hanno quindi chiesto al premier di portare l’intesa raggiunta con Regno Unito e Unione europea al Congresso dei deputati. In risposta alle fonti dell’esecutivo, che hanno ricordato che e’ “il Parlamento europeo a ratificare questo tipo di trattati e non i parlamenti nazionali”, il Pp ha citato l’articolo 94 della Costituzione , secondo cui trattati e accordi vincolanti per lo Stato “richiedono l’autorizzazione preventiva delle Camere”. Sulla stessa linea del Pp anche Ciudadanos che ha chiesto a Sanchez di “fornire spiegazioni” sul perche’ si sia lasciato scappare un’occasione tanto importante per rivendicare Gibilterra.

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Spagna, per il sondaggio 40dB il Psoe vincera’ in Andalusia ma dovra’ allearsi per governare

26 nov 10:58 – (Agenzia Nova) – Il Partito socialista operaio (Psoe) vincera’ le elezioni in Andalusia ma, per poter governare, dovra’ cercare alleanze con altre formazioni. E’ quanto emerge dall’ultimo sondaggio realizzato da 40dB , a una settimana dal voto andaluso, previsto per domenica 2 dicembre. Secondo le intenzioni di voto, rilanciate dal “Pais”, il Psoe otterra’ il 32,1 per cento dei voti, seguito dal Partito popolare (Pp) con il 20 per cento, dalla coalizione di sinistra Adelante Andaluci’a con il 19 per cento e da Ciudadanos (Cs) con il 18 per cento. L’analisi, condotta su un campione di 1.204 elettori, fra il 12 e il 19 novembre, rileva differenze lievissime fra le tre principali formazioni, ad esclusione del Psoe, lasciando cosi’ presagire una dura battaglia per il secondo posto. La novita’ piu’ importante di questa tornata sara’ l’entrata nel parlamento regionale di Vox, il partito di estrema destra che, secondo 40dB, potrebbe ottenere il 4,3 per cento dei consensi. Anche se tutte le liste di centro destra dovessero unirsi, non riuscirebbero ad ottenere la maggioranza quindi ogni possibile opzione sul tavolo dovra’ passare necessariamente attraverso il Psoe. I socialisti, dati a 3,4 punti in meno dalle elezioni 2015, rischiano di perdere da cinque a otto seggi rispetto alla precedente legislatura e sarebbero quindi costretti a cercare alleanza per poter governare. Intanto sta creando non pochi malumori all’interno del Pp la strategia messa in atto dal leader Pablo Casado per strappare voti a Vox. Dopo la diffusione del sondaggio di 40dB, Casado ha infatti deciso di inasprire i toni della campagna elettorale, in particolare in materia di immigrazione, per attirare il potenziale elettorato di Vox. Una sezione del partito, pero’, ritiene che questa strada sia controproducente perche’ rischia solo di far perdere anche i voti di centro. “Copiare i temi di Vox portera’ gli elettori a votare l’originale”, ha avvertito un ex militante Pp.

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Brexit, il Partito laborista resiste alle pressioni e non prende posizione

26 nov 10:58 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro britannico Theresa May sfidera’ il leader del Partito laborista Jeremy Corbyn in un faccia-a-faccia televisivo sull’accordo con l’Ue per la Brexit: lo riferiscono oggi diversi quotidian britannici, sottolineando come la richiesta di un dibattito tv sia il primo passo della campagna politica e mediatica che la premier May intende lanciare per convincere l’opinione pubblica del paese della bonta’ delle sue scelte. Ma Corbyn appare deciso a non prendere nessuna chiara posizione sulla Brexit, e tantomeno sull’ipotesi di un secondo referendum caldeggiata da crescenti settori del suo partito: lo annota oggi lunedi’ 26 novembre il quotidiano fiancheggiatore “The Guardian”, citando i commenti di autorevoli fonti laboriste all’indomani dell’accordo sul divorzio della Gran Bretagna sottoscritto dalla May con i leader Ue nel corso del vertice straordinario dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea convocato ‘ad hoc’ a Bruxelles. La leadership del Partito laborista, scrive il “Guardian”, e’ cosciente del fatto che potrebbe essere chiamata a prendere una rapidissima decisione su cosa fare nell’eventualita’, assai probabile, che il 12 dicembre prossimo il Parlamento britannico bocci quell’accordo: in quale caso la premier May avra’ 21 giorni di tempo per tornare davanti alla Camera dei Comuni e spiegare come intendera’ procedere. I laboristi pero’ sono convinti di avere a loro volta tempo fino a gennaio prima di decidere come reagire: la loro opzione preferita, in caso di caduta del governo May, e’ di andare ad elezioni anticipate; che il Partito laborista e’ convinto di poter vincere puntando sulla capacita’ delle sue proposte in materia di politica economica e sociale di intercettare lo scontento che pervade il paese. Fino al momento di arrivare al potere, Corbyn intende mantenere la sua attuale ambiguita’ sulla Brexit: il leader laborista ed i suoi piu’ stretti collaboratori infatti, sottolinea i “Guardian”, sono acutamente consapevoli del fatto che sull’argomento il loro partito e’ prodondamente diviso, in maniera esattamente speculare al Partito conservatore ora al governo. Prendere ora una qualsiasi posizione netta, secondo i vertici del partito, rischierebbe di esporre le divisioni interne ed alienare il voto degli elettori favorevoli alla Brexit o, alternativamente, quello dei sostenitori laboristi filo-europei che vorrebbero che la Gran Bretagna restasse nell’Unione Europea. Persino l’ipotesi di chiedere la convocazione di un secondo referendum sulla Brexit, caldeggiata da porzioni crescenti del Partito laborista, conclude quindi il “Guardian”, e’ vista come una scelta che rischierebbe di compromettere una vittoria elettorale che Corbyn vede ormai a portata di mano.

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Brexit, i leader Ue approvano il divorzio avvertendo che non esiste un “piano B”

26 nov 10:58 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro britannico Theresa May a partire da oggi lunedi’ 26 novembre si lancera’ in una campagna di due settimane per “vendere” all’opinione pubblica del suo paeselo storico accordo sulla Brexit raggiunto con i leader europei: lo scrive il quotidiano filo-governativo “The Times”, anciticipando che la premier dira’ ai riottosi deputati del suo Partito conservatore che un eventuale bocciatura parlamentare dell’accordo rischierebbe di far precipitare nuovamente la Gran Bretagna in una drammatica situazione caratterizzata da “divisioni ed incertezze”. Ieri domenica 25 Theresa May ha superato un’altro significativo ostacolo: i termini dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea sono stati sottoscritti nel corso di una cerimonia accuratamente coreografata a coronamento del vertice straordinario dei capi di Stato e di governo dei paesi Ue convocato ‘ad hoc’ a Bruxelles; ma per la premier, commentano tutti i principali giornali britannici, la vera sfida sara’ la dura battaglia che a partire da oggi dovra’ condurre per strappare la ratifica dell’accordo ad un riottoso Parlamento nel voto in programma per il 12 dicembre prossimo. In vista di questa sfida i leader europei si sono giu’ schierati al suo fianco, consapevoli delle difficolta’ interne a cui andra’ incontro la May: ieri gli sono bastati appena 38 minuti per approvare i termini della Brexit, mettendo fine a migliaia di ore di difficili negoziati ed a 45 anni di partecipazione della Gran Bretagna all’Unione Europea; si e’ trattato, commenta il scrive oggi il “The Times” di una decisione presa coscientemente per non lasciare spazio alle speculazioni sulla possibilita’ che il Parlamento britannico non ratifichi l’accordo. Nei loro commenti, riferisce il giornale, i leader Ue sono stati molto attenti a rispettare il copione secondo cui questo accordo e’ l’unico possibile e la Gran Bretagna non puo’ ottenerne uno migliore: “Non esiste un ‘piano B’, questo e’ l’unico accordo sul tavolo”, ha ribadito il primo ministro olandese Mark Rutte, aggiungendo che “sbagliano quelli che nel Regno Unito pensano come votando ‘no’ ne possa uscire qualcosa di meglio; questo accordo e’ la miglior soluzione possibile sia per la Gran Bretagna che per l’Unione Europea”, ha scandito Rutte.

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Francia, ministro dell’Economia Le Maire, la Renault ha avviato una inchiesta interna sui compensi di Ghosn

26 nov 10:58 – (Agenzia Nova) – La Renault ha lanciato un’inchiesta interna per verificare la remunerazione di Carlos Ghosn, fermato la scorsa settimana in Giappone con l’accusa di frode fiscale. Lo ha dichiarato il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire i microfoni di Bfm tv. I risultati delle indagini dovrebbero essere resi noti entro la fine di questa settimana. Le Maire ha affermato che per il momento non esiste “nessuna prova sulle accuse che pesano contro Carlos Ghosn”. Il titolare di Bercy ha inoltre chiesto a Nissan di avere le prove dell’inchiesta interna che ha portato all’arresto del top manager. Le Maire giovedi’ ha incontrato il suo omologo giapponese per evocare questo tema. Secondo il ministro, la presidenza dell’alleanza Nissan-Renault restera’ a un francese: “Abbiamo convenuto con il mio omologo giapponese che le regole di governance non cambiano”. Intanto a Tokyo Ghosn ha contestato le accuse che gli sono state rivolte. Il canale televisivo giapponese NHK ha fatto sapere che il top manager avrebbe respinto le accuse durante l’interrogatorio seguito al suo arresto. Stesso atteggiamento per Greg Kelly, stretto collaboratore di Ghosn anche lui arrestato, che ha affermato di aver sempre dichiarato i compensi ricevuti.

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Francia, il presidente Macron si prepara a fare concessioni per calmare i gilet gialli

26 nov 10:58 – (Agenzia Nova) – Nella giornata di domani 27 novembre, il presidente francese Emmanuel Macron annuncera’ una serie di misure per cercare di calmare la protesta dei gilet gialli, il movimento nato in Francia contro il rincaro dei carburanti. “Le Monde” spiega che il presidente francese si e’ deciso ad andare incontro alle richieste dei manifestanti. L’intervento avverra’ nell’ambito della presentazione della legge sulla programmazione pluriennale dell’energia (Ppe). Dal governo fanno sapere che Macron non ha nessuna intenzione di indietreggiare sull’aumento delle tasse sul carburante perche’ “significherebbe rinunciare alla transizione ecologica” e alla “credibilita’” dell’esecutivo. Un consigliere rimasto anonimo afferma che saranno annunciate delle misure “sia di breve sia di lungo periodo”. Tra i provvedimenti figurano quelle l’abbandono dei pedaggi urbani e l’aggiornamento della tassa sui mezzi pesanti. Macron prevede la creazione di un Alto consiglio per il clima, un organo composto da tredici personalita’ che dovranno completare il lavoro svolto dal Consiglio nazionale della transizione ecologica creato nel 2013. Con questa mossa il presidente cerchera’ di rispondere alle critiche riguardanti la mancanza di dialogo.

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Germania, segretario generale Consiglio economico Cdu, “attacchi personali tra candidati a presidenza partito mettono in pericolo sua unita’”

26 nov 10:58 – (Agenzia Nova) – Un confronto acceso tra i candidati alla presidenza dell’Unione cristiano-democratica (Cdu), che eleggera’ il suo leader al congresso di Amburgo del 7 e 8 dicembre prossimo, potrebbe “mettere in pericolo l’unita’” della formazione conservatrice tedesca “in maniera permanente”. E’ quanto sostiene il segretario generale del Consiglio economico della Cdu, Wolfgang Steiger, secondo quanto riferisce oggi il quotidiano tedesco “Frankurter Allgemeine Zeitung”. In particolare, Steiger ha avvertito che gli “attacchi personali” tra i candidati alla presidenza della Cdu potrebbero minare l’unita’ del partito. I giorni che mancano al congresso della Cdu ad Amburgo, ha proseguito Steiger, saranno “decisivi” per i candidati dalla presidenza del partito che “finora si sono trattati con reciproco rispetto”. Senza fornire ulteriori precisazioni, Steiger ha quindi evidenziato che quanti si sono candidati a presiedere la Cdu rischiano ora di adottare “toni errati per trarne vantaggio” con gravi conseguenze per il partito. Il riferimento e’ al recente scambio di accuse tra due dei candidati alla presidenza della Cdu, il segretario generale della Cdu, Annegret Kramp-Karrenbauer e Friedrich Merz. Questi aveva affermato che la Cdu ha sottovalutato “con una scrollata di spalle” i successi di Alternativa per la Germania (AfD), partito di destra che raccoglie consensi anche tra gli ambienti estremisti. Per Kramp-Karrenbauer, le dichiarazioni di Merz sono state “uno schiaffo in faccia” a tutta la Cdu.

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Ue, l’Italia non e’ la Grecia

26 nov 10:58 – (Agenzia Nova) – L’elevato debito pubblico e il confronto in corso con l’Unione europea sulla legge di stabilita’ per il 2019 potrebbero avvicinare l’Italia alla Grecia all’inizio della crisi economica che ha colpito il paese dal 2008. Tuttavia, sostiene il quotidiano tedesco “Die Tageszeitung”, l’Italia “non e’ la Grecia” e, qualora il paese fosse colpito da una crisi della propria economia, le conseguenze potrebbero essere ben piu’ gravi, soprattutto per gli italiani. Secondo “Die Tageszeitung”, e’ “sempre piu’ chiaro” come intransigenza del governo italiano nel confronto con la Commissione europea sulla legge di bilancio sia “fondata sul ricatto”. Il crollo dell’Italia, terza economia dell’Eurozona, “metterebbe in ginocchio l’intera Europa”, in quanto il paese e’ la terza economia dell’Eurozona. Lega e Movimento 5 Stelle, al governo in Italia, ritengono quindi che “prima o poi” Bruxelles cedera’ alla posizioni di Roma al fine di impedire che la crisi italiana contagi l’intero apparato economico e finanziario europeo”. Tuttavia, sostiene Mario Seminerio, esperto di economia intervistato da “Die Tageszeitung”, “non vi e’ niente di piu’ illusorio della strategia del ricatto” attuata dal governo italiano nei confronti della Commissione europa, poiche’ “non vi e’ alcun pericolo di contagio in quanto l’Europa ha steso da anni una rate di sicurezza intorno all’Italia”. La strategia del ricatto di Lega e Movimento 5 Stelle sara’, quindi, “inefficace e avra’ le conseguenze piu’ serie a livello nazionale”. Uno sviluppo gia’ evidente nell’aumento del differenziale di reddito tra i titoli di Stato italiani e i Bund tedeschi che, “mettendo a rischio l’economia dell’Italia, potrebbe portare il governo a cedere” nel confronto con la Commissione europea.

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