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L’accesso a internet, un diritto umano fondamentale per 8 italiani su dieci

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Gli utenti internet italiani sono meno preoccupati che nel resto del mondo della privacy online e otto su 10 sono convinti che l’accesso a internet debba essere considerato un diritto umano fondamentale.

Lo rivelano i dati del sondaggio CIGI-Ipsos ‘Global Survey on Internet Security and Trust’, secondo il quale ‘solo’ il 55% degli utenti internet italiani si dice preoccupato per la propria privacy online, contro il 64% a livello globale. Per l’80% degli italiani, quindi, l’accesso a internet dovrebbe essere un diritto umano (la media globale è dell’83%).

Secondo i risultati del sondaggio – condotto in diversi paesi tra cui Australia, Brasile, Canada, Cina, Egitto, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Giappone, Turchia e Stati Uniti – due terzi degli utenti internet sono più preoccupati oggi del disetino dei loro dati online rispetto a un anno fa.

Per quanto riguarda invece la governance della rete, il 57% degli intervistati sceglierebbe un modello multi-stakeholder composto da “aziende tecnologiche, ingegneri, agenzie non governative e istituzioni che rappresentino gli interessi e la volontà dei cittadini e dei governi”.

In Italia, questo modello di governance è risultato al secondo posto dopo quello composto da “organismo internazionale di ingegneri e tecnici” (49%).

Tra le maggiori preoccupazioni degli utenti Internet a livello mondiale, l’hacking dei conti bancari (78%) si piazza al primo posto, seguito dal furto di informazioni personali, come i messaggi privati e le foto (77%), e dal monitoraggio delle attività online la vendita di queste informazioni per scopi commerciali senza il consenso esplicito (74%).

“I risultati di questa indagine sottolineano drammaticamente che i timori per sicurezza si sono spostati dal mondo fisico quello virtuale. C’è un profondo deficit di fiducia verso Internet con le persone in tutto il mondo sempre più preoccupate che le loro identità online e le loro comunicazioni siano compromesse o rubate da coloro che operano nei meandri oscuri di Internet”, dice Fen Hampson, responsabile del  Global Security & Politics Program di CIGI.

Sempre più persone, poi, si dicono preoccupate di possibili attacchi hacker su larga scala che possano minare la sicurezza dei governi e delle istituzioni, condotti da organizzazioni terroristiche o da governi stranieri.

Dall’altro lato, ci sono però anche due terzi degli utenti preoccupati che i governi possano censurare la rete o che le agenzie di intelligence possano monitorare le attività online.

“Il travolgente sostegno pubblico globale all’idea che l’accesso a Internet sia considerato un diritto umano mostra quanto Internet sia diventato importante per la libertà di espressione, la libertà di associazione, la comunicazione sociale, la generazione di nuove conoscenze e opportunità economiche e di crescita”, ha aggiunto Hampson.

“In questo momento, un terzo della popolazione mondiale è online, ma i due terzi della popolazione mondiale non lo è e fino a quando questo non cambierà non solo ci sarà disparità di reddito, ma si soffocherà anche il pieno potenziale di prosperità e innovazione a livello globale”, ha concluso Hampson.

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