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La xAI di Musk in trattative con la saudita Humain per un accordo sui data center

La startup xAI di Elon Musk è impegnata in colloqui preliminari con l’azienda saudita Humain per affittare capacità nei futuri data center della regione, con l’obiettivo di ampliare la propria infrastruttura sfruttando energia a basso costo e favore politico.

Due opzioni sono attualmente sul tavolo: un imponente progetto multiplo di gigawatt proposto da Humain, ancora in fase iniziale, e un impianto da 200 megawatt in costruzione che offrirebbe disponibilità a breve termine.

In entrambi i casi, xAI non possederebbe i centri dati ma ne affitterebbe la capacità per alimentare i propri modelli AI, tra cui Grok, chatbot di punta dell’azienda.

Mentre Humain è finanziata dal Public Investment Fund saudita, la sua infrastruttura è ancora sulla carta. L’alternativa, sebbene più modesta, risulterebbe operativa in tempi molto più rapidi. Secondo fonti interne, la guida tecnica del progetto saudita è affidata a Jeff Thomas, mentre le trattative commerciali sono gestite da Saeed Al-Dobas.

Questi movimenti si inseriscono in un più ampio piano geopolitico, con il principe Alwaleed bin Talal già coinvolto in investimenti nel venture di Musk. Il contesto operativo di xAI mostra un’espansione internazionale sempre più decisa.

Oltre all’Arabia Saudita, sono in valutazione accordi simili negli Emirati Arabi Uniti, in particolare con l’azienda G42 di Abu Dhabi, e persino in alcune nazioni africane.

La recente chiusura di un round di finanziamento da 10 miliardi di dollari – metà in equity e metà in debito – rafforza la capacità operativa di xAI, che ha già realizzato una struttura supercomputazionale a Memphis e sta pianificando un secondo hub.

Le trattative sono guidate da Ross Nordeen, membro fondatore di xAI ed ex Tesla, con un ruolo strategico paragonabile a quello che fu di Omead Afshar nei progetti precedenti di Musk.

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Amazon AWS pronta a tagliare centinaia di posti di lavoro

Amazon ha avviato un’importante operazione di ridimensionamento all’interno della sua divisione AWS (Amazon Web Services), licenziando centinaia di dipendenti in diverse aree operative.

Le fonti interne, rimaste anonime, hanno indicato che i tagli hanno colpito sia il personale tecnico sia quello di supporto, con l’obiettivo dichiarato di ristrutturare le attività e rendere la divisione cloud più snella ed efficiente in un contesto di forte concorrenza e di pressione sui costi.

Nonostante AWS resti una delle unità più redditizie del colosso di Seattle, la crescente sfida posta da rivali come Microsoft Azure e Google Cloud ha spinto Amazon a una revisione critica delle sue risorse.

I tagli sembrano anche riflettere un cambio di strategia nel bilanciamento tra automazione e forza lavoro umana, specialmente dopo l’introduzione di nuove soluzioni AI nel portafoglio servizi AWS. Secondo alcuni analisti, la mossa è finalizzata a riallocare investimenti verso aree ad alta priorità come l’AI generativa e l’ottimizzazione dei data center, in risposta alle mutate esigenze del mercato enterprise. L’azienda non ha rilasciato una dichiarazione ufficiale dettagliata, limitandosi a confermare che si tratta di decisioni difficili ma necessarie per sostenere la crescita futura. I

dipendenti colpiti riceveranno pacchetti di uscita e supporto per la ricollocazione. La notizia arriva in un periodo in cui diversi giganti tecnologici stanno riducendo la forza lavoro per contenere i costi e ristrutturare l’organizzazione interna, suggerendo che si stia delineando un nuovo ciclo di razionalizzazione nel settore tech a livello globale.

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