i numeri

La violenza sulle donne è colpa del partner: 54,8%

di |

Nel 22,9% dei casi, invece, i violenti sono gli ex partner, che non accettano una separazione e il rifiuto a proseguire la relazione. Non mancano le violenze perpetrate da altri familiari o conviventi, come uno zio o un padre (12,5%).

Truenumbers è l’appuntamento quotidiano con la rubrica curata dal portale www.truenumbers.it, il più importante sito editoriale di Data Journalism in Italia, fondato da Marco Cobianchi. Una rubrica utile per saperne di più, per approfondire, per soddisfare ogni curiosità, ma sempre con la precisione che solo i numeri sanno dare. Per leggere tutti gli articoli della rubrica Truenumbers su Key4biz clicca qui.

Solo il 9,9% delle aggressioni da estranei. Il 53,4% delle vittime ha più di 40 anni

La violenza sulle donne è una piaga che si consuma innanzitutto tra le mura domestiche, o comunque nell’ambito delle relazioni intime. L’ennesima conferma viene dall’Istat, che ha raccolto i dati dei Centri antiviolenza (Cav) che si occupano di soccorrere ed aiutare tutte coloro che cercano di sfuggire alle aggressioni fisiche e psicologiche che subiscono dagli uomini. Ad essere responsabili del 54,8% di queste sono proprio i partner attuali, mariti o compagni, molto spesso conviventi. Nel 22,9% dei casi, invece, i violenti sono gli ex partner, che non accettano una separazione e il rifiuto a proseguire la relazione.

La violenza sulle donne: solo il 9,9% viene da estranei

Non mancano, ma sono meno, il 12,5%, le violenze perpetrate da altri familiari o conviventi, come uno zio o un padre. Solo il 9,9% dei colpevoli non ha relazioni di parentela con la vittima e sono amici, colleghi, sconosciuti. Questi sono i numeri che emergono dalle interviste alle donne che si rivolgono ai Cav, e quindi non comprendono l’enorme sommerso composto da tutti quei casi che non vengono denunciati, ma rappresentano comunque un campione rappresentativo.

Le caratteristiche della violenza sulle donne

Probabilmente è a causa del fatto che avviene in un contesto familiare che la violenza sulle donne spesso va avanti per lungo tempo prima che queste si decidano di chiedere aiuto. I dati dell’Istat e dei Cav dicono che nel 49,7% dei casi le aggressioni duravano da più di un anno: per il 22,9% delle vittime tra uno e 5 anni, per il 26,8% addirittura più di 5. Solo il 2,7% degli abusi sono rappresentati da episodi singoli, che non hanno avuto un seguito, mentre il 15% si sono ripetuti per meno di 12 mesi.

Chi li subisce mediamente non è giovanissima: il 53,4% di coloro che si rivolgono ai Centri antiviolenza ha più di 40 anni, il 24,7 più di 50. I segmenti di età più coinvolti, però sono quelli tra i 30 e i 39 e tra i 40 e i 49 anni. In questi troviamo rispettivamente il 26,2% e il 28,8% delle donne. Un quinto delle vittime, poi, ha meno di 30 anni.

A chi si rivolge chi chiedo aiuto per un caso di violenza

Sono state 19.592 le donne prese in carico dai Cav nel 2020 e 2021 e che alla fine dell’anno scorso stavano ancora facendo un percorso presso un centro. A questo sono arrivate seguendo strade molto diverse. Se il 39,6% di esse ha inizialmente chiesto aiuto a parenti, amici, conoscenti, la maggioranza è passata da vie più ufficiali. Il 29%, in particolare, si è rivolta alle Forze dell’Ordine, il 15,2% ai servizi sociali territoriali, il 5,5% al 1522, il numero verde anti-violenza, mentre rispettivamente il 3,8% e il 3,9% sono ricorsi a un consultorio familiare o a un Centro antiviolenza diverso da quello che poi le ha aiutate.

L’11,9% ha scelto di andare da un avvocato, mentre non sono poche coloro che hanno deciso, magari obbligate dalle circostanze, a utilizzare i servizi sanitari. Se per l’8,2% si è trattato di uno psicologo o di uno psichiatra, quasi una su cinque, il 19,3%, è arrivata al CAV dopo essere passata per un pronto soccorso e da un ospedale. Del resto la per la grande maggioranza, 12.907 su 19.592, la violenza subita è stata fisica, ma non sono mancati anche gli abusi di altro tipo.

Il 10% delle donne ha subìto uno stupro o un tentato stupro

Tra i casi più gravi vi sono gli stupri e i tentati stupri: sono stati denunciati dal 10% di quante sono in carico ai Centri antiviolenza. Per il 12,9% vi sono state molestie sessuali, anche on line. Di questa categoria fa parte il cosiddetto revenge porn, in grande aumento. Come è facile immaginare la violenza sulle donne comprende anche le minacce, che sono state rivolte al 47,4% delle vittime. Il 20,6%, poi, ha avuto a che fare con lo stalkingmesso in atto da parte del proprio persecutore, a volte anche attraverso la rete, caso in cui si parla di cyberstalking.

Questi atti costituiscono a tutti gli effetti violenza psicologica, che infatti ha subito l’89,4% di quante sono assistite dai Cav. Vi è anche quella definibile come violenza economica, che può andare dalla privazione di beni necessari alla costrizione a fare da prestanome: ha riguardato il 38,6% dei casi. Per fortuna sono invece molto rari, almeno sulla carta, altri tipi di abusi, come il matrimonio e l’aborto forzato (rispettivamente l’1,4% e lo 0,5% dei casi), le mutilazioni genitali (0,1%), la tratta ai fini di prostituzione sessuale o quella lavorativa (0,5%). Il forte sospetto, tuttavia, è che tali episodi rimangano prevalentemente nascosti, soprattutto all’interno delle comunità straniere. La vittima in tali casi è in uno stato di soggezione, dipendenza ed isolamento tale che molto difficilmente chiede aiuto all’esterno.

Nel 72,6% dei casi assistono anche i figli

Ad aggravare la situazione è spesso la presenza dei figli. Ne ha il 40% delle donne che vengono aiutate dai Centri antiviolenza. Tra queste il 72,6% afferma che alla violenza subita ha assistito anche la prole, e nel 21,4% dei casi i bambini o i ragazzi sono stati essi stessi vittime di abusi.

È per tale motivo che alcune si rivolgono ai Cav, per proteggere loro oltre che se stesse da un ambiente tossico. Non sempre, però, il percorso presso i Centri finisce in modo positivo, il 29% delle donne lo abbandona, magari per paura o per tornare nella famiglia da cui voleva inizialmente allontanarsi. A volte, nonostante la violenza, il legame di dipendenza, materiale o affettiva, dal proprio carnefice è purtroppo troppo forte.

La violenza sulle donne, le pene per i colpevoli

In Italia, la violenza contro le donne è punita dalla legge. La pena prevista dipende dal tipo di violenza commessa e può variare da pene detentive a pene pecuniarie. Per quanto riguarda la violenza fisica, la pena prevista è l’arresto fino a 5 anni o la multa fino a 516 euro. Se la violenza è grave, la pena può essere aumentata fino a 10 anni di reclusione.

Per quanto riguarda la violenza sessuale, la pena prevista è la reclusione da 6 a 20 anni. Se la violenza è particolarmente grave, la pena può essere aumentata fino a 30 anni di reclusione. Per quanto riguarda la violenza psicologica, la pena prevista è l’arresto fino a 3 anni o la multa fino a 309 euro. Se la violenza è grave, la pena può essere aumentata fino a 7 anni di reclusione. Se la violenza viene commessa all’interno di una relazione di coppia o in un contesto familiare, le pene previste possono essere aumentate.

I dati si riferiscono al: 2021
Fonte: Istat