i numeri

La tassazione italiana sul lavoro pesa per il 45,1%

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Lo 0,1% di aumento rispetto al 2022, ma veniamo da un triennio di consistente diminuzione della pressione fiscale sul lavoro.

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Per un lavoratore con figli scende al 33,2%, cosa c’è nel decreto Primo Maggio

Nel 2023 la busta paga di un lavoratore single, senza figli a carico, è leggermente più tartassata dalle tasse rispetto al 2022. Per la precisione, per questo tipo di lavoratore, l’insieme delle tasse sul lavoro pesa per il 45,1% sullo stipendio lordo segnando un aumento di 0,1 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Tuttavia bisogna sottolineare che veniamo da un triennio di consistente diminuzione della pressione fiscale sul lavoro. Nel 2020, infatti, il cuneo fiscale era al 47,1%.

A migliorare in maniera consistente è invece la situazione fiscale dei lavoratori sposati e con due figli. Per questi contribuenti, nel 2023, l’insieme delle tasse sul lavoro vale il 33,2% della busta paga lorda. L’anno precedente per i lavoratori con due figli e consorte questo dato si attestava al 34,8%, una diminuzione dell’1,6% del cuneo fiscale.

Il dato emerge dal rapporto Taxing Wages 2024 realizzato dall’Ocse, lo studio che ogni anno fotografa l’andamento del cuneo fiscale nei 38 Paesi che aderiscono all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. L’Italia, nel 2023, si posiziona al quinto posto per il peso della tassazione sulla busta paga di un lavoratore single e all’ottavo posto per un lavoratore sposato e con due figli.

Nel grafico in apertura la classifica dei Paesi Ocse per peso delle tasse sul lavoro, in cima c’è il Belgio qui le tasse sul lavoro valgono il 52,7% della retribuzione lorda, a fondo classifica la Colombia dove un sistema fiscale che pesa più sull’Iva porta il cuneo fiscale addirittura allo 0%. La media Ocse del peso delle tasse sulla busta paga si posiziona quindi al 34,8% nel 2023, in aumento di un punto percentuale rispetto al 2022.

Cuneo fiscale, la differenza tra lavoratori single e famiglie

In Italia nel 2023 le tasse sulla busta paga a carico del lavoratore sposato con figli sono fortemente diminuite, vediamo il confronto con un lavoratore single. Per quest’ultimo l’aliquota fiscale media di tasse e contributi sulla busta paga incide per il 27,7% sullo stipendio lordo, una percentuale che è decisamente più alta della media Ocse che è del 24,9% ma che è diminuita rispetto al 2022 quando si posizionava al 28,8%. L’Ocse calcola che la retribuzione media di un lavoratore single in Italia nel 2023 è pari al 72,3% del suo salario lordo, rispetto alla media Ocse del 75,1%.

Quanto guadagna in più un lavoratore sposato con due figli

Le cose cambiano per chi è sposato con due figli, l’aliquota fiscale crolla al 12% dal 14,3% dell’anno precedente. Una diminuzione che porta l’Italia sotto la media Ocse per quanto riguarda l’aliquota di tassazione degli stipendi di chi ha figli, infatti la media nei Paesi più sviluppati è del 14,2%. L’Ocse calcola che un lavoratore medio sposato con due figli in Italia ha una retribuzione pari all’88% del suo salario lordo, molto di più della media Ocse che si ferma all’85,8%. In Italia quindi la pressione fiscale e contributiva sullo stipendio di padri e madri con due figli è tra le più basse al mondo, nella classifica Ocse occupiamo la 26esima posizione.

Stipendi in Italia, nel 2023 sono diminuiti del 2%

Oltre a fotografare l‘andamento del cuneo fiscale, il rapporto Ocse calcola l’impatto dell’inflazione sulle retribuzioni dei lavoratori italiani. In termini nominali, ovvero senza considerare l’aumento del costo della vita, gli stipendi medi sono aumentati del 4%. In termini reali invece e quindi considerando l’inflazione al 6,1%, gli stipendio sono diminuiti di due punti percentuali.

Cosa c’è nel decreto Primo Maggio

La situazione attuale è questa, il governo Meloni ha confermato il taglio del cuneo fiscale introdotto da Draghi nel 2022. Non solo, lo ha anche potenziato “in via eccezionale” per il 2024: chi ha un reddito fino a 35mila euro annui ha beneficiato di un taglio di 6 punti, chi prende non oltre 25mila euro ha goduto di una diminuzione del cuneo di 7 punti: questi tagli hanno portato, in media, 100 euro in più nelle buste paga di 15 milioni di lavoratori. Se questa misura sarà confermata lo scopriremo a dicembre con la legge di bilancio 2025. Un’anticipazione del sostegno al reddito la troviamo nel decreto Coesione, approvato dal Cdm il 30 aprile 2024, che contiene alcuni nuovi strumenti per rafforzare i redditi degli italiani, il mini “pacchetto” Primo Maggio appunto.

In cosa consiste il bonus Befana 2024

Il dispositivo prevede un nuovo bonus di 100 euro una tantum che verrà erogato a gennaio, lo prenderanno i lavoratori dipendenti con reddito fino a 28mila euro con almeno un figlio a carico. Solo questo? Per ora si, tuttavia la “mancia” rinominata dalla stampa bonus Befana non verrà erogata nella tredicesima e quindi sarà meno tassata.

Che cos’è il superbonus lavoro 2024

Più interessanti invece le misure per aumentare le assunzioni, a partire dal superbonus lavoro. Questa misura prevede una deduzione per le aziende del costo del lavoro pari al 120% e fino al 130% se si assumono giovani under 30, donne disoccupate da almeno 6 mesi e cittadini percettori del reddito di cittadinanza.