Finestra sul mondo

La Spagna riapre il dialogo con Venezuela e Cuba, Rimpasto del governo Trudeau in Canada, Immigrazione

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

La Spagna volta pagina nella politica estera, riaperto il dialogo con Venezuela e Cuba

19 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – Il governo di Pedro Sanchez imprime una svolta nella politica estera della Spagna e inaugura una nuova stagione nelle relazioni con Venezuela e Cuba. Dopo aver messo da parte la linea dura, le minacce di sanzioni e i contrasti fra gli ambasciatori, inizia cosi’ una nuova fase di dialogo. Questo il concetto espresso questa settimana dal ministro degli Esteri spagnolo, Josep Borrell, al suo omologo venezuelano, Jorge Arreaza, e al viceministro cubano per le Relazioni estere, Abelardo Moreno. La seconda edizione del Vertice dei ministri degli Esteri dell’Ue e della Comunita’ di Stati latinoamericani e dei Caraibi (Celac), celebrata lunedi’ e martedi’ a Bruxelles, e’ stata l’occasione perfetta per concretizzare il cambio di rotta della politica internazionale della Spagna. All’appuntamento hanno partecipato 33 Paesi e, a margine del vertice, Borrell ne ha approfittato per riunirsi con Arreanza e, separatamente, con Moreno. “El Pais” ricorda che lo scorso gennaio Spagna e Venezuela ritirarono i rispettivi ambasciatori a causa di una profonda crisi politica sorta fra i due Stati. Le autorita’ sudamericane sostennero che l’allora premier Mariano Rajoy stesse spingendo l’Ue ad applicare dure sanzioni contro i dirigenti venezuelani e di fatti, a fine maggio, l’ex ministro degli Esteri Alfonso Dastis dichiaro’ che Bruxelles avrebbe dovuto aumentare le pressioni verso Caracas con “sanzioni unilaterali e restrittive”.

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Canada, rimpasto del governo Trudeau in vista delle elezioni del 2019

19 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro del Canada, Justin Trudeau, ha annunciato mercoledi’ 18 luglio il suo nuovo gabinetto in vista del 2019, anno in cui si terranno le nuove elezioni politiche. Il premier ha cambiato di ruolo alcuni tra i ministri piu’ anziani e ha promosso altri parlamentari, affidando loro cinque nuove posizioni di gabinetto. Visti i rapporti non facili tra le sempre piu’ numerose province governate dal Partito conservatore e il governo liberale di Trudeau ad Ottawa, il veterano Dominic Leblanc e’ stato nominato ministro degli Affari intergovernativi. Jim Carr, ministro delle Risorse naturali di Trudeau, e’ stato nominato al Commercio internazionale, una posizione importante viste le relazioni sempre piu’ difficili con gli Stati Uniti. Filomena Tassi diventa ministro per la Terza eta’, ruolo che Trudeau aveva lasciato fuori dal suo gabinetto dopo le elezioni del 2015, e sul quale ora si punta molto per aumentare i consensi della terza eta’ in vista del voto. A Bill Blair, ex capo dei servizi di polizia di Toronto, e’ stato conferito il ruolo di ministro della Sicurezza delle frontiere e riduzione del crimine organizzato, in risposta alla crescente attenzione del Partito conservatore sulla questione dell’emigrazione irregolare al confine tra Canada e Stati Uniti, e per rafforzare la sicurezza pubblica. La maggior parte dei ruoli del governo rimangono invariati: Bill Morneau alle Finanze, Chrystia Freeland agli Affari esteri, Ralph Goodale alla Sicurezza pubblica, Harjit Sajjan alla Difesa, Scott Brison ministro del Tesoro.

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Usa, Nato: Trump incerto su garanzia difesa a Montenegro

19 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – Il Montenegro e’ finito recentemente sotto i riflettori dopo che al presidente degli Usa, Donald Trump, e’ stato chiesto se gli Stati Uniti aiuterebbero militarmente il piu’ recente membro dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (Nato). Trump, in un’intervista su “Fox News”, ha messo in dubbio la sua volonta’ di difendere il paese, definendo il popolo del Montenegro “forte” e “aggressivo”, e suggerendo che la sua aggressivita’ potrebbe portare gli Stati Uniti alla Terza guerra mondiale a causa della clausola di mutua difesa della Nato sancita dall’articolo 5 del trattato dell’Alleanza. Trump e’ sembrato incerto, durante l’intervista, sul patto di mutua difesa della Nato, considerandolo fonte di confusione, in particolare sulla questione del perche’ – domanda postagli dall’intervistatore – uno statunitense dovrebbe rischiare la vita per difendere un piccolo paese come il Montenegro, che e’ a piu’ di 5.000 miglia di distanza. Trump ha sollevato in passato interrogativi sul futuro dell’impegno degli Stati Uniti nei confronti della Nato, un trattato di difesa che e’ stato istituito per evitare l’aggressione da quella che allora era l’Unione Sovietica. Durante la Guerra Fredda, la preoccupazione principale era l’Unione Sovietica, ma negli ultimi anni, le azioni aggressive della Russia nell’Europa dell’Est sono state al centro dell’attenzione. L’Ucraina e la Georgia, i due paesi che la Russia ha invaso negli ultimi dieci anni, non sono membri dell’Alleanza. Il Montenegro ha aderito all’alleanza nel 2017, un anno dopo che la Russia – sostiene Podgorica – ha pianificato un colpo di Stato per rovesciare il governo del Montenegro e sostituirlo con uno ostile alla Nato. Mosca mantiene strette relazioni con la Serbia, vicina del Montenegro. “Attaccando il Montenegro e mettendo in discussione i nostri obblighi sotto la Nato, il presidente sta facendo proprio il gioco di Putin”, ha scritto il senatore repubblicano John McCain in un post su Twitter.

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Spagna, pressing di Podemos su Sanchez per pubblicare la lista degli evasori fiscali

19 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – Dal momento in cui ha votato a favore della mozione di sfiducia che ha portato alla caduta di Mariano Rajoy, Unidos Podemos si e’ convertito in uno dei principali alleati del governo spagnolo e, in diverse occasioni, in una vera e propria spina nel fianco per il premier Pedro Sanchez. Le ultime dichiarazioni del leader socialista, in occasione della presentazione del suo piano politico davanti al Congresso, non sono piaciute alla formazione di Pablo Iglesias che non ha la minima intenzione di lasciar correre. Secondo “Abc”, fra i punti piu’ controversi e inaccettabili per Podemos, ci sarebbe la decisione di Sanchez di fare marcia indietro sulla pubblicazione della liste dei beneficiari dell’amnistia fiscale del 2012, un provvedimento giudicato incostituzionale dal Tribunale. In campagna elettorale, Sanchez aveva promesso che, se fosse arrivato alla Moncloa, avrebbe reso noti i nomi degli evasori fiscali ma ora, allegando motivi legali, ha deciso di lasciare la lista nel cassetto. Ione Belarra ha avvertito Sanchez che “non si puo’ permettere neanche la piu’ piccola ombra di dubbio sulla rigenerazione democratica” ed e’ tornata a chiedere che il premier torni sui suoi passi. Altro punto di scontro e’ la decisione del Partito socialista operaio di non rivelare i nomi dei due deputati che “per errore” avrebbero votato no al rinnovo dei vertici della tv di Stato facendo saltare una complessa trattativa durata settimane. Podemos infatti non crede al voto sbagliato ed e’ convinto che ci sia un secondo fine.

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Gran Bretagna, rinviata ogni concreta decisione sulla spesa militare

19 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – La tanto attesa “revisione strategica della Difesa” che il governo britannico si appresta a pubblicare sara’ una pura e semplice dichiarazione di intenti, svuotata di contenuti e soprattutto di soldi: lo denuncia il quotidiano tradizionalista “The Times”, sempre attento alle questioni militari, commentando il deludente esito di un lunghissimo braccio di ferro sul bilancio delle Forze armate; un esito, spiega il “Times”, a cui non e’ affatto estranea la guerriglia permanente sulla Brexit tra le opposte fazioni filo ed anti-Ue all’interno del Partito conservatore al governo. Il primo ministro Theresa May, infatti, avrebbe dovuto tirare le somme di molti mesi di lavoro sulle necessita’ finanziarie delle forze armate in una riunione con il giovane ministro della Difesa, Gavin Williamson, e con il cancelliere allo Scacchiere, Philip Hammond, subito dopo il cruciale vertice biennale della Nato della scorsa settimana a Bruxelles: ma quella riuione non c’e’ mai stata, perche’ appunto la premier e’ stata finora troppo assorbita dallo scontro sulla Brexit. Ogni decisione sugli almeno 20 miliardi di sterline (circa 23 miliardi di euro, ndr) necessari nei prossimi 5 anni per far fronte alle ambizioni di Esercito, Royal Navy e RAF di dotarsi di nuovi velivoli, satelliti, navi e sottomarini, e’ quindi rinviata almeno al prossimo autunno; lo stesso avverra’ per il buco di 2,5 miliardi di sterline (2,8 miliardi di euro, ndr) nel bilancio annuale che potrebbe costringere al contrario il ministero della Difesa ad operare alcuni dolorosi tagli degli effettivi e delle loro attuali capacita’ operative; stessa sorte infine per l’auspicato aumento delle paghe dei militari. E pensare, annota il quotidiano londinese, che mentre il presidente Usa Donald Trump incitava gli alleati Nato ad aumentare le proprie spese belliche, il suo segretario alla Difesa Jim Mattis aveva messo per iscritto un severo avvertimento in una lettera riservata al governo di Londra: la Gran Bretagna deve aumentare considerevolmente la sua spesa militare se vuole mantenere il suo attuale status di potenza di prima grandezza e restare un partner privilegiato degli Stati Uniti, altrimenti Washington si vedra’ costretta a preferirle la Francia. E invece, commenta sconsolatamente il “Times”, l’unico risultato sara’ che il ministro Williamson la prossima settimana presentera’ in Parlamento una relazione fatta di pure dichiarazioni di principio: dira’ di voler acquistare equipaggiamenti ed armamenti, si impegnera’ a far si’ che gli acquisti siano di valore e promettera’ di rendere efficiente il suo ministero ripulendolo dagli sprechi.

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Francia, il partito socialista tende la mano all’ex premier Cazeneuve

19 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – Il segretario del Partito socialista francese, Olivier Faure, vorrebbe lavorare con l’ex primo ministro Bernard Cazeneuve. Lo scrive “Le Figaro”, sottolineando che dopo aver concluso il suo mandato, il premier dell’ex presidente François Hollande si e’ ritirato dalla vita pubblica limitandosi a rilasciare solamente qualche dichiarazione. Il centro-sinistra francese sembra essere sempre piu’ frammentato e perso, in un momento in cui urge invece avviare i preparativi le prossime elezioni europee del 2019. “Se non parlo, non significa che non ho niente da dire. Al contrario, ho troppo da dire” ha confidato Cazeneuve al quotidiano. Faure gli ha teso la mano definendolo come un elemento fondamentale per la “rinascita del partito”. Secondo il quotidiano Cazeneuve e’ consapevole del fatto che si stia muovendo qualcosa, ma per il momento vuole rimanere discreto. Per questo non si presentera’ alle elezioni europee. Nella dirigenza del Partito socialista si spera che con il ritorno di una figura solida come quella dell’ex primo ministro sara’ possibile saldare le fratture che si sono aperte in queste ultime settimane. Il posto da segretario era gia’ stato offerto a Cazeneuve un anno fa, ma in quell’occasione aveva rifiutato.

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Francia, il trattamento dei migranti alla frontiera franco-italiana

19 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – Il prefetto del dipartimento delle Alpi Marittime, Georges-François Leclerc, e’ stato al centro di una audizione di deputati dell’Assemblea nazionale francese, dopo che diverse ong hanno denunciato il mancato rispetto dei diritti dei migranti alla frontiera franco-italiana. Lo riferisce “Libe’ration”, sottolineando che Leclerc “si e’ mostrato inflessibile”, affermando che sono sempre state rispettate le normali procedure. Il prefetto ha spiegato che i poliziotti che effettuano i normali controlli sui treni regionali sulla frontiera bloccano tutte le persone che non hanno un documento italiano o francese per un controllo piu’ approfondito. In merito allo statuto dei locali in cui vengono accolte le persone in attesa che vengano svolti i controlli, Leclerc ha sottolineato che non sono luoghi di detenzione, contrariamente a quanto affermato da alcune ong. Preoccupazione anche nei confronti dei minori non accompagnati. Secondo gli osservatori molti minorenni sono stati rispediti in Italia nonostante la legge preveda che non devono essere oggetto di una procedura di allontanamento. Da quanto si legge nei rapporti, solamente lo 0,3 per cento dei minorenni intercettati al confine franco-italiano sono rimasti sul territorio del dipartimento delle Alpi Marittime. Secondo il prefetto un tasso cosi’ basso si spiega dal fatto che quella zona rappresenta un punto di passaggio.

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Germania, gli Stati del Maghreb e la Georgia dovrebbero essere classificati come sicuri

19 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – Il governo federale tedesco vuole classificare gli Stati del Magreb e la Georgia come sicuri e quindi inviare un segnale dissuasivo ai potenziali richiedenti asilo, anche non sono numerosi gli immigrati giunti in Germania dalla Tunisia, dal Marocco e dall’Algeria non sono giunti in Germania . A tal proposito il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge del ministro dell’Interno, il cristiano sociale Horst Seehofer, per classificare come sicuri tutti questi paesi. Bundestag e Bundesrat devono ancora ratificare il provvedimento. L’anno scorso il tentativo era fallito a causa della resistenza degli Stati tedeschi governati dai Verdi. Ancora oggi l’approvazione del Consiglio federale e’ incerta. Seehofer ha detto che si aspetta una decisione in autunno. Fino ad allora vuole presentare un altro regolamento, che classifica ancora piu’ paesi come sicuri. Per gli Stati considerati sicuri, in genere si presume che i richiedenti asilo non siano soggetti a persecuzioni politiche. La classificazione dovrebbe consentire una procedura di asilo piu’ rapida. Inoltre, e’ previsto un effetto deterrente. L'”effetto segnale” dovrebbe ridurre il numero di richiedenti asilo da quei paesi, ha affermato il ministero dell’Interno. Rispetto alla Siria, all’Iraq o all’Afghanistan, da dove provengono la maggior parte dei richiedenti asilo che arrivano in Germania, i quattro paesi in oggetto svolgono un ruolo secondario nelle statistiche sull’asilo. Solo la Georgia figurava nell’elenco dei dieci principali paesi di origine dei richiedenti asilo nella prima meta’ del 2018, con 2.260 domande. Dagli Stati magrebini sono arrivate in totale circa 1.750 persone. In confronto, nello stesso periodo, piu’ di 22.000 siriani hanno presentato domanda di asilo. Secondo Seehofer, la classificazione degli Stati del Maghreb e della Georgia e’ solo un primo passo. Il ministro ha annunciato che presentera’ un altro disegno di legge entro l’autunno per assicurarsi che tutti i paesi con un tasso di riconoscimento inferiore al cinque per cento siano considerati sicuri, come previsto dall’accordo di coalizione. Seehofer non ha specificato quali e quanti. Anche il ministero degli Esteri ha richiesto accurati controlli. Secondo la politica della Linke Ulla Jelpke negli stati del Maghreb i diritti delle minoranze e degli oppositori politici non sono garantiti. Il leader dei Verdi Robert Habeck ha affermato che giornalisti, minoranze e omosessuali non sono al sicuro da persecuzioni e imprigionamenti. Approvazione ai piani di Seehofer, invece, da parte della liberale Linda Teutberg.

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Immigrazione, un segnale di rigore

19 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – Il cancellierato della cristiano democratica Angela Merkel ha retto meglio del previsto allo scontro con la Csu sulla gestione dei confini tedeschi. La situazione e’ abbastanza diversa per quanto riguarda la protezione delle frontiere esterne dell’Unione europea: un tema su cui, almeno in linea di principio, c’e’ convergenza di vedute. Gia’ in una dichiarazione del governo del 24 settembre 2015, Merkel aveva chiesto non solo un migliore controllo delle frontiere esterne, ma anche la loro protezione. Da allora molto e’ accaduto su questo fronte, scrive la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”. Frontex diventera’ una vera polizia di pattugliamento di frontiera. I flussi dei richiedenti asilo si sono drasticamente ridotti rispetto al 2015, grazie anche alla cooperazione con la Turchia. Gli sforzi del nuovo governo italiano per ridurre i flussi dalla Libia, invece, suscitano polemiche, a livello nazionale e internazionale. Ma organizzare e controllare la migrazione e’ solo una parte dell’agenda dell’Unione. Un controllo delle frontiere funzionante puo’ contribuire a all’ordine, ma non e’ sufficiente, sostiene il quotidiano tedesco. Di recente, a questo proposito, davanti al Bundestag la Merkel ha parlato di una piattaforma regionale in Africa. In Germania non si parla di campi, e in generale non sembrano una buona idea in Europa perche’ potrebbero attrarre i migranti. Non esiste una soluzione definitiva. Se la migrazione deve essere piu’ ordinata, piu’ mirata e quindi piu’ umana, e’ necessario un approccio piu’ complesso, anche sul fronte tecnico e legislativo. Non e’ vero ad esempio, secondo il quotidiano, che tutti quelli che vengono in Europa rischino la vita volontariamente. “Molti rispondono ai segnali. Se i segnali sono, come quelli dati nell’estate del 2015 in Germania, che tutti sono i benvenuti, nessuno dovrebbe essere sorpreso se questi vengono presi sul serio”. Il fatto che il Gabinetto federale possa classificare tre paesi del Maghreb e la Georgia come paesi di origine sicuri, non significa che nessuno di quanti provengono da quei paesi possa piu’ ottenere l’asilo in Germania. In ultima analisi, conclude il quotidiano, l’immigrazione deve essere ordinata e limitata nell’interesse di tutti, anche dei migranti.

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Italia, le critiche sbranano il “decreto dignita’” dei Cinquestelle sul mercato del lavoro

19 lug 11:05 – (Agenzia Nova) – La riforma frettolosamente disegnata dai Cinquestelle per il mercato del lavoro in Italia e’ stata criticata sia dal mondo imprenditoriale che dai sindacati, indebolendo il tentativo del partito di riguadagnare l’iniziativa dal partner di governo della Lega sulla questione dell’immigrazione: lo scrive il quotidiano economico britannico “The Financial Times”, in vista dell’esame in Parlamento la prossima settimana del “decreto dignita’” presentato dal leader M5s e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, con l’obbiettivo di ridurre i contratti a termine e contrastare i lavori precari. Ieri mercoledi’ 18 luglio infatti, come riporta il giornale della City di Londra, il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, ha dichiarato ad una commissione parlamentare che la riforma “rendera’ piu’ incerto ed imprevedibile il quadro normativo per le aziende, scoraggera’ gli investimenti e limitera’ la crescita”; allo stesso tempo i sindacati hanno obbiettato che la riforma non fa abbastanza per contrastare la precarieta’ del lavoro. Secondo il quotidiano britannico, insomma, la riforma nasce dalla frustrazione di Di Maio di essersi visto messo in ombra dalle sulfuree iniziative del ministro dell’Interno Matteo Salvini, il leader della Lega; una effervescenza, quella di Salvini, che secondo tutti gli osservatori e’ alla base del grande successo riportato dalla Lega nelle elezioni comunali di giugno. Il “decreto dignita’”, dice al “Financial Times” l’analista politico Wolfango Piccoli dello studio Teneo Intelligence di Londra, “trae appunto origine dalla sensazione dei Cinquestelle di dover fare qualcosa in fretta, per contrastare il dominio di Salvini sui media”. Dopo aver raccontato il clamoroso scontro del ministro del Lavoro con il presidente dell’Inps Tito Boeri sugli effetti della riforma, il quotidiano londinese riferisce l’opinione del professore Pietro Reichlin dell’Universita’ Luiss di Roma, secondo cui “la legge non suscita molto entusiasmo nei sindacati poiche’ non produce grandi benefici per i lavoratori, mentre al contempo introduce costi addizionali per le aziende: non credo che sara’ molto popolare”, prevede il professor Reichlin. Insomma, secondo il “Financial Times”, il clamore attorno alla legge non sembra affatto aver migliorato la posizione di Di Maio: “Si tratta di una tipica iniziativa populista dei Cinquestelle”, afferma Wolfango Piccoli di Teneo Intelligence, e perdipiu’ rischia di provocare frizioni con l’alleato governativo della Lega che invece e’ molto sensibile alle istanze degli imprenditori del Nord.

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