Finestra sul mondo

La Spagna celebra il ‘Giorno della liberazione fiscale’, Trump attacca Trudeau, La Corte dei Conti boccia l’alta velocità nell’Ue

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

La Spagna celebra oggi il “Giorno della liberazione fiscale”

27 giu 10:52 – (Agenzia Nova) – La Spagna celebra oggi, 27 giugno, il “Giorno della liberazione fiscale”. Si tratta del momento in cui si smette di lavorare per pagare le tasse e si inizia a guadagnare per se stessi. Lo scrive il quotidiano economico “Expansion”, riportando i calcoli del think tank Civismo. Dal rapporto emerge che gli spagnoli, quest’anno, hanno dedicato in media 177 giorni di lavoro per finanziare lo Stato, qualcuno in meno rispetto al 2018. A richiedere piu’ ore di lavoro sono i contributi pensionistici, dei 177 giorni di lavoro infatti ben 102 sono andati a finanziare la previdenza sociale. A seguire troviamo il pagamento dell’Irpef, con 35 giorni; dell’Iva, con 25 giorni; delle imposte speciali, 11 giorni; e cinque giorni infine per pagare le imposte dello Stato, delle Comunita’ autonome, dei Comuni come ad esempio le tasse patrimoniali o di successione o di immatricolazione.

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Yemen, a Parigi una conferenza “ridotta” per cercare una soluzione alla crisi

27 giu 10:52 – (Agenzia Nova) – Si tiene oggi a Parigi una conferenza internazionale umanitaria sulla crisi in Yemen. Ne parla la stampa d’oltralpe, sottolineando il carattere “ridotto” del formato applicato all’incontro, caratterizzato dall’assenza di ministri, ong e una parte degli attori del confitto. “La Francia ha dovuto rivedere le sue ambizioni nell’organizzazione di questo ricevimento” scrive “Le Figaro”, mentre “Libe’ration” nota che l’appuntamento si e’ trasformato in un incontro “tra esperti e rappresentanti di differenti agenzie dell’Onu”. Questa conferenza era stata annunciata alcuni mesi fa dal presidente francese, Emmanuel Macron, durante l’incontro avvenuto a Parigi con il principe saudita Mohammed bin Salman. Una decisione presa senza avvertire l’inviato dell’Onu in Yemen, Martin Griffiths, assento all’incontro di oggi. “Ci e’ sembrato piu’ saggio organizzare una riunione di esperti per fare il punto ed evocare i differenti scenari” hanno affermato fonti diplomatiche. La guerra in Yemen vede da una parte i ribelli houti sostenuti dall’Iran e dall’altra l’Arabia saudita e gli Emirati arabi. Cominciato nel 2015, fin ad oggi il conflitto ha causato piu’ di 10mila morti e un milione di sfollati. L’Unione europea e le ong hanno richiesto piu’ volte il cessate il fuoco per tutelare le popolazioni colpite.

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La Libia chiede all’ONU di bloccare le vendite di petrolio dopo gli scontri tra fazioni rivali

27 giu 10:52 – (Agenzia Nova) – L’industria del petrolio della Libia, l’unica affidabile fonte di introiti per il tormentato paese nordafricano, e’ precipitata nella confusione dopo che ieri martedi’ 26 giugno il governo di “unita’ nazionale” riconosciuto dalle Nazioni Unite ha chiesto con urgenza all’Onu di bloccare le esportazioni dai principali terminal petroliferi del paese: lo scrive il quotidiano britannico “The Guardian”; il quale riferisce che i terminal situati nel Golfo di Sirte, nell’est della Libia, la settimana scorsa erano stati strappati al controllo di alcune milizie locali dal cosiddetto Esercito nazionale libico, guidato dal generale Khalifa Haftar, al termine di dieci giorni di feroci combattimenti che avevano lasciato sul terreno oltre 300 morti. E ieri Haftar aveva annunciato che i proventi della vendita del petrolio da quei terminal non saranno piu’ versati alla National Oil Corporation (NOC), l’ente petrolifero statale libico riconosciuto dall’Onu, bensi’ saranno incamerati dalla societa’ petrolifera rivale che fa capo del governo scissionista della Cirenaica che ha sede a Bengasi e di cui lo stesso Haftar e’ “l’uomo forte”. Nonostante il caos che imperversa in Libia dopo il rovesciamento del regime di Gheddafi nel 2011, la NOC guidata dal manager Mustafa Sanalla in tutti questi anni era in qualche modo riuscita a restare aldisopra della mischia politica e piano piano era riuscita a riportare la produzione petrolifera del paese al livello di quasi 1 milione di barili al giorno, distribuendone abbastanza equamente i proventi tra le fazioni rivali; ma soprattutto consentendo un rafforzamento del governo di “unita’ nazionale” guidato dal premier Fayez Sarraj, che e’ riconosciuto dalla comunita’ internazonale ed e’ basato a Tripoli, ma controlla solo la parte occidentale della Libia. Chiaramente, commenta il “Guardian”, ora Haftar intende avvantaggiarsi tagliando fuori il governo rivale di Tripoli dagli introiti petroliferi; ma la mossa dell’uomo forte di Bengasi rischia di scuotere il fragile equilibrio politico che aveva consentito alle fazioni dell’Est e dell’Ovest della Libia di intavolare trattative per far uscire il paese dalla lunga crisi, anche se questi contatti finora non erano riusciti a produrre alcun risultato concreto: e infatti il governo di Tripoli ha diffuso un comunicato in cui afferma che “mettere i terminali petroliferi nelle mani di un ente illegittimo puo’ solo esacerbare le divisioni”. Il presidente della National Oil Corporation, Mustafa Sanalla, da parte sua ha sottolineato come “le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu sono chiare: le infrastrutture petrolifere, i pozzi di produzione ed i terminali per l’esportazione devono restare nell’esclusivo controllo della NOC sotto l’unica supervisione del governo di unita’ nazionale; siamo quindi fiduciosi”, ha aggiunto Sanalla, “che i nostri partner internazionali intraprenderanno tutti i passi necessari per bloccare qualsiasi esportazione che infranga la legge”. Il presidente della NOC ha poi preannunciato che fara’ causa nei fori internazionali competenti a qualsiasi compagnia si azzardasse ad acquistare il petrolio dalle autorita’ della Cirenaica: come si vede, annota il quotidiano britannico, la mossa di Haftar mette in una difficile situazione le societa’ energetiche internazionali, che a questo punto non sanno piu’ a chi rivolgersi per acquistare legittimamente il greggio libico. Il braccio di ferro sui terminali libici inoltre, sottolinea il “Guardian”, complica ulteriormente gli sforzi dei governi europei per raggiungere un accordo sul controllo del flusso migratorio in arrivo dalla Libia: e’ proprio l’assenza di uno Stato unitario che ha consentito negli ultimi anni alle reti criminali di trafficanti di esseri umani di prosperare nel paese nordfricano; e l’attuale crescita dei movimenti populisti europei e’ stata evidentemente alimentata da tre anni di ondate di immigrati illegali che dalla Libia hanno raggiunto l’Italia e quindi l’Europa. Tutti i conflitti e le tensioni intorno alla Libia, conclude il gornale britannico, sembrano dunque sul punto di esplodere nuovamente.

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Canada-Usa, Trump attacca Trudeau e minaccia dazi sulle auto

27 giu 10:52 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha nuovamente contestato le pratiche commerciali adottate dal Canada indirizzando al primo ministro Justin Trudeau un nuovo attacco, l’ennesimo rivoltogli nel corso dell’ultimo mese. Come scrive il quotidiano “Toronto Star”, Trump ha nuovamente minacciato di applicare dazi alle auto prodotte in Canada, una chiara ritorsione in risposta ai dazi sui lattici del Canada. Durante un discorso nella Carolina del Sud, a sostegno della campagna del governatore repubblicano Henry McMaster, il titolare della Casa Bianca ha nuovamente menzionato la conferenza stampa post G7, quella in cui Trudeau ha criticato le nuove tariffe di Trump su acciaio e alluminio. Secondo Trump il premier canadese lo avrebbe fatto in conferenza stampa solo perche’ pensava che lui non avrebbe potuto guardarlo, essendo in volo verso l’Asia. “Justin ha detto: ‘Abbiamo combattuto la Prima guerra mondiale insieme, abbiamo combattuto insieme la Seconda guerra mondiale’. E’ vero. Amiamo il Canada. Ma il Canada applica quasi il 300 percento di dazi sui prodotti lattiero-caseari e in molto altro”, ha affermato Trump che poi ha concluso: “Se vuoi farlo metteremo una piccola tariffa sulle tue auto”. Trudeau e l’industria automobilistica mondiale, comprese le case automobilistiche statunitensi, hanno risposto con allarme all’idea di Trump di imporre dazi alle auto, una misura che potrebbe essere imposta sempre per motivi di “sicurezza nazionale”, nonostante le dichiarazioni di Trump.

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Usa, primarie: in aumento in aumento la partecipazione dell’elettorato democratico

27 giu 10:52 – (Agenzia Nova) – La percentuale di voti democratici nelle primarie in corso negli Stati Uniti e’ aumentata notevolmente rispetto al 2014, ovvero dall’ultima tornata elettorale di meta’ mandato. Come scrive il “New York Times”, i democratici sembrano essere piu’ entusiasti dei repubblicani riguardo alle elezioni del 2018, presentandosi in massa per protestare contro il presidente Trump e i volontari che aiutano i repubblicani nella loro campagne. L’affluenza democratica e’ aumentata piu’ rapidamente rispetto all’affluenza repubblicana in almeno 123 distretti congressuali, compresi i distretti in cui i repubblicani sono piu’ vulnerabili, come la California e il New Jersey. A novembre, con le consuete elezioni di meta’ mandato, negli Stati Uniti si votera’ per un terzo dei seggi del Senato, per tutti quelli della Camera dei rappresentanti e per 39 governatori. I Repubblicani sperano di riuscire a conquistare la Camera ottenendo la maggioranza. Le campagne per le elezioni di meta’ mandato dipendono spesso dall’entusiasmo degli elettori, ma senza un leader alla corsa presidenziale che possa attirare gli elettori incerti alle urne, il Partito democratico sta cercando di alimentare l’opposizione alle politiche di Washington.

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Immigrazione, Macron: la Francia accogliera’ una parte dei migranti della nave Lifeline

27 giu 10:52 – (Agenzia Nova) – La Francia e’ nel gruppo dei sei paesi che accoglieranno i migranti a bordo della nave Lifeline. Lo ha annunciato ieri il presidente Emmanuel Macron a margine dell’incontro con papa Francesco. Il capo di Stato francese ha precisato che ogni paese fara’ entrare “alcune decine di individui”. Tuttavia, Macron ha criticato l’ong Lifeline per aver agito contravvenendo “a tutte le regole” e facendo il gioco degli scafisti. I migranti sulla Lifeline cominciano a soffrire le temperature troppo alte e le condizioni igienico-sanitarie sempre piu’ critiche. Il presidente ha anche sottolineato il fatto che l’Europa vuole rafforzare la sua cooperazione con la Guardia costiera libica per “limitare i movimenti” dei migranti. “Questa gioventu’ parte perche’ non ha piu’ speranza” ha detto il titolare dell’Eliseo, sottolineando che l’Europa non e’ “il nuovo Eldorado”. Anche il Portogallo ha dato a sua disponibilita’ nell’accogliere le persone a bordo della Lifeline. “Mentre l’Unione europea e’ nell’impasse per informare il suo sistema di asilo comune, il Portogallo ha piu’ volte mostrato la sua apertura all’accoglienza”, scrive “Le Monde”. Dopo il rifiuto di Malta, la nave Aquarius dell’ong Sos Mediterrane’e dovrebbe attraccare a Marsiglia senza migranti, solamente per uno scalo tecnico.

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Germania, Steinmeier critica la disputa dell’Unione di centrodestra sulla politica di asilo

27 giu 10:52 – (Agenzia Nova) – Il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ha criticato duramente l’escalation della disputa tra Cristiano democratici (Cdu) e Cristiano sociali (Csu) sulla politica di asilo. In un discorso dal titolo “Voci della democrazia”, il presidente ha affermato: “Io stesso in questi giorni mi sono chiesto piu’ spesso come possiamo effettivamente promuovere con successo la ragione e la visione nel dibattito politico, se al piu’ alto livello, persino nel campo governativo, si discute con ferocia ed eccessiva severita’ di problemi effettivamente risolvibili”. Il ministro dell’Interno tedesco, il cristiano sociale Horst Seehofer, ha annunciato di essere pronto ad avviare respingimenti unilaterali dei migranti registrati in altri paesi comunitari dal mese prossimo. Il cancelliere tedesco Angela Merkel replica sostenendo l’esigenza di una soluzione europea, che tentera’ di negoziare al vertice Ue di Bruxelles di giovedi’ e venerdi’ prossimi. In un’intervista alla versione online di “Focus” Seehofer ha dichiarato: “Siamo d’accordo sull’obiettivo, ma non si capisce la resistenza sulla procedura”. Ha poi continuato: “L’Europa e’ divisa, in Germania, la societa’ e’ polarizzata e le relazioni dei partiti dell’Unione si sono aggravate”. Tuttavia Seehofer non vede come concreta la possibilita’ di una rottura della Grosse Koalition. Il cancelliere, incontrando a Berlino il premier spagnolo Pedro Sanchez, ha confermato di aver “integrato altre varianti” al patto per il controllo e per l’immigrazione, pur tenendo in giusta considerazione il piano generale del ministro dell’Interno tedesco. L’integrazione dovrebbe essere migliorata, le procedure di asilo dovrebbero essere accelerate e i richiedenti respinti saranno costantemente espulsi. Per il momento nessun commento e’ arrivato dal primo ministro bavarese, il cristiano sociale Markus Soeder, mentre il suo collega di partito Alexander Dobrindt s’e’ detto certo che tutto sara’ chiarito entro questa settimana: “Non ripeteremo l’errore di lasciare aperto un dissenso politico”, ha dichiarato. Anche il segretario parlamentare della Cdu, Michael Grosse-Bromer, ha dichiarato l’importanza dell’unita’ fra i due partiti. Il capogruppo parlamentare dei socialdemocratici, Carsten Schneider, nel frattempo, ha dichiarato alla trasmissione televisiva “Morgenmagazin”: “Siamo sicuri del fatto che vogliamo una soluzione europea”, ed ha espresso l’auspicio di un rapido chiarimento all’interno dell’Unione.

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Immigrazione, Merkel attenua le aspettative in vista del vertice Ue

27 giu 10:52 – (Agenzia Nova) – Il cancelliere tedesco, la cristiano democratica Angela Merkel, non crede che il vertice europeo di Bruxelles di giovedi’ e venerdi’ prossimi condurra’ a un accordo completo su un pacchetto comune europeo in materia di asilo. Almeno due punti su sette sono ancora controversi, ha detto Merkel dopo un incontro con il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez martedi’ a Berlino. Queste includono la direttiva sulle procedure di asilo e un nuovo regolamento Dublino IV: “Ci vorra’ un po’ piu’ di tempo”, ha dichiarato Merkel. Il cancelliere ha ribadito il suo sostegno alla negoziazione di accordi bilaterali tra singoli Stati della Ue e i paesi di origine e di transito dei migranti. Allo stesso tempo i singoli Stati dovrebbero essere in grado di negoziare a nome dell’intera Unione europea. Sanchez ha assicurato alla Merkel il suo sostegno al Consiglio europeo, e ad una risposta europea “efficiente e comune”. Per quanto riguarda l’aumento dei flussi migratori verso la Spagna registrato quest’anno, Merkel ha affermato che l’Europa deve parlare con il Marocco “come aveva parlato con la Libia”. Oltre al Marocco Merkel ha nominato Algeria e Senegal come potenziali interlocutori che andrebbero sostenuti e il cui sviluppo dovrebbe essere promosso. “Si tratta sempre di un dare e avere”, ha dichiarato il cancelliere. Anche il ministero degli Esteri tedesco non si aspetta grandi passi in avanti al riguardo della questione dei profughi al vertice della Ue. “Chi (…) ritiene che si possano ottenere le condizioni ideali nell’Unione europea entro pochi giorni, dimentica come il processo decisionale europeo spesso sia complicato e impegnativo”, ha dichiarato al margine di una riunione preparatoria del vertice il ministro socialdemocratico per i rapporti europei Michael Roth. Piu’ ottimista s’e’ detto invece riguardo ai piani per il rafforzamento delle frontiere esterne dell’Unione, anche attraverso un ampliamento del personale dell’agenzia Frontex. Il dibattito europeo e’ tutto concentrato sulla questione di come gli Stati piu’ esposti ai flussi migratori, come l’Italia o la Grecia, possano essere assistiti nella gestione di tale onere. La Commissione europea e paesi come la Germania sono a favore di piani di ridistribuzione, compreso l’obbligo di assorbimento. Tuttavia Stati come la Polonia, l’Ungheria e la Repubblica Ceca respingono ogni forma di costrizione ad accettare i rifugiati. Roth ha chiesto di non dimenticare i progressi gia’ compiuti. “Sono sempre molto sorpreso dal fatto che certi ambienti stiano cercando di creare l’impressione che non abbiamo ancora fatto progressi in Europa,” ha dichiarato, riferendosi alla protezione delle frontiere esterne.

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Trasporti, la Corte dei Conti boccia l’alta velocita’ nell’Unione europea

27 giu 10:52 – (Agenzia Nova) – La rete ferroviaria ad alta velocita’ dell’Unione europea “e’ disomogenea e inefficace, senza un piano realistico a lungo termine”: e’ quanto si legge su un rapporto della Corte dei Conti europea, ripreso oggi dal quotidiano “El Mundo”, che boccia, senza mezzi termini, il sistema di trasporto comunitario su rotaie. Secondo l’analisi dei magistrati, la Spagna e’ il paese membro che ha ricevuto piu’ fondi da Bruxelles per investire nelle reti ferroviarie ad alta velocita’ con 11,2 miliardi di euro dal 2000 al 2017. Si tratta del 47 per cento del budget totale di 23,7 miliardi di euro stanziato per tutti i 28 Stati. Forti critiche sono anche arrivate dall’analisi dei benefici che, nel caso spagnolo, non giustificano le spese sostenute per svariati chilometri. Per quanto riguarda invece i costi di realizzazione, con 28 milioni di euro a chilometro, l’Italia si aggiudica il triste primato di paese dell’Unione Europea con il piu’ alto costo di costruzione per le linee a alta velocita’, rispetto ai 12 milioni della Spagna, i 13 milioni della Germania e i 15 milioni della Francia. Se invece si considerano ai progetti gia’ completati e si aggiungono anche quelli in via di realizzazione, il costo per chilometro per l’Italia sale a 33 milioni contro i 14 milioni di Spagna e i 15 milioni di Germania e Francia.

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Italia-Francia, incontro fuori programma tra Conte e Macron per disinnescare le tensioni sull’immigrazione

27 giu 10:52 – (Agenzia Nova) – Giuseppe Conte ed Emmanuel Macron si sono incontrati nel corso di una cena di lavoro tenuta fuori programma nella serata di l’altroieri, lunedi’ 25 giugno, nel ristorante Casina Valadier nel parco di Villa Borghese a Roma, nel tentativo di spegnere le tensioni sull’immigrazione che stanno avvelenando le relazioni tra i paesi europei e che rischiano di far fallire il cruciale vertice dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea che si svolgera’ a Bruxelles domani e dopodomani, giovedi’ 28 e venerdi’ 29 giugno: lo riporta il quotidiano economico britannico “The Financial Times”, riferendo le informazioni rilasciate da ambienti governativi romani. Il presidente francese, che era a Roma per una udienza in Vaticano con Papa Francesco, si e’ intrattenuto per un lungo colloquio con il primo ministro italiano: al centro dell’incontro, secondo le fonti citate dal “Financial Times”, c’era innanzitutto l’emergenza rappresentata dalla vicenda della nave “Lifeline” della omonima organizzazione non-governativa (Ong) tedesca, a cui il governo populista italiano aveva negato l’accesso ai porti della Penisola e che solo ieri martedi’ 26 giugno ha ricevuto dal governo di Malta il permesso di sbarcare i 234 migranti che aveva raccolto davanti alle coste della Libia; la crisi si e’ risolta dopo che la Francia, l’Italia ed il Portogallo hanno ciascuno accettato di accogliere una quota dei migranti a bordo della nave. L’incontro tra Conte e Macron, scrive il “Financial Times”, rappresenta un nuovo sforzo diplomatico per ridurre le divergenze sulla questione migratoria in vista del vertice Ue: un mancato accordo su questo tema, sottolinea il giornale della City di Londra, potrebbe di impedire i progressi su altre questioni-chiave come la riforma dell’eurozona; e potrebbe persino rappresentare un colpo letale alla leadership della cancelliera tedesca Angela Merkel, il cui esecutivo rischia la crisi a causa delle richieste radicali avanzate proprio in materia di immigrazione del suo alleato bavarese, l’Unione sociale cristiana (Csu), nella fragile “grande coalizione” al governo in Germania.

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