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La space economy è il chiodo fisso di Colao. I progetti per spendere 4,6 miliardi

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Grazie alle risorse del PNRR è stato raddoppiato l’investimento italiano nel settore Spazio e il Parlamento sta studiando un fondo di 90 milioni di euro per le startup innovative nel settore.

Il settore spaziale “può diventare per l’Italia la nuova moda”, ossia un settore basato su grandi progetti e competenze di eccellenza e apertura all’innovazione, ha detto, recentemente, il ministro Vittorio Colao, con delega anche al coordinamento delle politiche relative ai programmi spaziali e aerospaziali.

Vedremo. Di sicuro il Governo Draghi ci crede e con le risorse del PNRR è stato raddoppiato l’investimento italiano nel settore Spazio.

La Space economy è il pallino di Colao. 

4,6 miliardi di investimento italiano nel settore Spazio

Il budget italiano impiegato sullo Spazio poteva già contare su:

  • circa 2 miliardi di euro di finanziamenti del piano triennale dell’Agenzia Spaziale Italiana
  • e 300 milioni di euro per la quota della partecipazione italiana al programma Artemis con la NASA, rifinanziato nell’ultima legge di bilancio.

A questo budget nazionale si aggiungono i 2,3 miliardi del PNRR, di cui 1,47 miliardi dalla RRF europea e 800 milioni dal fondo complementare. Anche questi ultimi sono stati già integralmente assegnati ai diversi soggetti attuatori.

I 4 progetti per lo Spazio previsti dal PNRR

Un investimento totale di 4,6 miliardi di euro che ci consente oggi di imprimere una nuova ambizione strategica italiana sullo spazio, intervenendo su 4 macro direttrici di intervento:

  • investire nelle Comunicazioni satellitari sicure (SatCom), che ci potrà consentire di ri-posizionare l’Italia in questo ambito, con un ruolo primario nelle iniziative europea di GovSatCom e di Secure Connectivity;
  • raggiungere una leadership europea nel campo dell’Osservazione della Terra, dove prevediamo di investire oltre 1 miliardo del PNRR, abilitando tutta una serie di servizi a terra a favore sia della domanda istituzionale che dello sviluppo di un mercato commerciale;
  • aumentare la capacità di investimento nei sistemi di accesso allo spazio sollecitati dal forte avanzamento tecnologico che interessa questo settore;
  • promuovere i cosiddetti “Servizi in orbita”, nella fornitura di moduli per l’occupazione dello spazio LEO e dello spazio cislunare, per poterci posizionare al meglio nell’esplorazione lunare, anche grazie alla forte collaborazione con la NASA sul programma Artemis.

“Quindi improvvisamente abbiamo una grande capacità di investimenti”, ha sottolineato Colao, “ma anche una ambizione strategica in cui tradizionalmente eravamo un po’ meno leader”.

Il PNRR in ambito spazio ha scadenze molto rigorose che prevedono ad esempio la completa aggiudicazione di tutti i bandi spazio entro marzo 2023.

Il Governo ha reputato che l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) da sola non potesse gestire questa mole di lavoro e che, su alcuni progetti dove la collaborazione europea è di fondamentale importanza, valesse la pena provare ad ingaggiare l’ESA per l’attuazione di alcune progettualità e focalizzare l’Asi su alcuni progetti di maggiore importanza strategica e industriale.

Così è stato deciso di affidare all’Agenzia Spaziale Europea, sempre in collaborazione con l’ASI, lo sviluppo operativo dei programmi sui lanciatori – che storicamente l’Italia ha sempre realizzato in ambito ESA – e del programma sull’Osservazione della Terra, dove la possibilità di utilizzare l’ESA per costruire la più ampia collaborazione europea.

La cerimonia di premiazione degli studenti vincitori del concorso “Spazio alle Idee” con gli astronauti italiani e i ministri Bianchi e Colao

Il ruolo Agenzia spaziale Italiane nei programmi PNRR

Nondimeno, la nostra Agenzia spaziale mantiene un ruolo centrale nei programmi PNRR:

– su Space Factory 4.0, per creare fabbriche intelligenti indirizzate alla produzione di piccoli satelliti;

– nello sviluppo di un sistema duale di Comunicazioni Satellitari Sicure;

– sul potenziamento dello Space Center di Matera che estende gli investimenti italiani anche al Mezzogiorno;

– sulla In-Orbit Economy, per il rafforzamento della capacità nazionale di sorveglianza dello spazio e del servicing in orbita.

Nei lanciatori ci siamo quindi impegnati per lo sviluppo e il test in orbita di nuove tecnologie di propulsione (il test a terra del primo motore M10 a propulsione liquida metano ossigeno è stato recentemente concluso con successo), e per lo sviluppo di un nuovo motore green ad alta spinta per le prossime generazioni di lanciatori.

Colao: “la linea di intervento sull’osservazione della Terra la importante e strategica di tutto il PNRR Spazio

“Ritengo la linea di intervento sull’osservazione della Terra”, ha dichiarato il ministro Colao, “quella più importante e, per certi versi, più strategica di tutto il PNRR spazio”.

“È uno dei settori più promettenti”, ha spiegato, “per margini di sviluppo, fornitura di servizi istituzionali ma anche per le grandi potenzialità di ricaduta in termini di innovazione commerciale applicata”.

“È poi”, ha continuato, “un programma che, per la sua ambizione strategica e anche per la sua dimensione, è declinabile esclusivamente in una cornice europea, ricercando le indispensabili partnership con altri Paesi europei sui servizi di osservazione della Terra da sviluppare”.

“Credo”, ha concluso Colao, “che una sfida fondamentale da cogliere sia quella di intensificare proprio sul fronte dell’Osservazione della Terra, la collaborazione e le partnership tra istituzioni, aziende e ricerca scientifica, a livello nazionale, europeo e internazionale”.

Venture Capital, emendamento per un fondo di 90 milioni per startup innovative dell’industria dello Spazio

Infine, il nuovo trend è anche la new space economy. Imprese private che investono nel settore spaziale. Ma manca la vera spinta per loro: l’accesso al capitale di rischio. Così per le startup innovative dell’industria dello spazio il Parlamento sta studiando un fondo di 90 milioni. Lo prevede un emendamento al decreto legge “Pnrr 2”, che permette al ministero dell’Innovazione tecnologica e transizione digitale di sottoscrivere fino a 90 milioni di quote o azioni di fondi gestiti da Cdp Venture Capital, la Sgr che ha la regia del Fondo nazionale innovazione.