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La sovranità digitale washing, OpenAI con SAP per un cloud “tedesco”

Che cos’è “OpenAI for Germany”?

Nasce il progetto “OpenAI for Germany” grazie alla nuova partnership tecnologica annunciata dalla tedesca SAP e l’americana OpenAI, società che ha sviluppato il ben noto ChatGPT. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la sovranità tecnologica della Germania e integrare progressivamente l’intelligenza artificiale nell’amministrazione pubblica.

Per garantire la piena sovranità digitale, si legge nel comunicato ufficiale, OpenAI for Germany sarà supportata dalla consociata SAP Delos Cloud, che utilizza tecnologia Microsoft Azure.

La collaborazione consentirà a milioni di dipendenti del settore pubblico di utilizzare l’intelligenza artificiale in modo sicuro e responsabile, nel rispetto di rigorosi standard legali, di sovranità dei dati e di sicurezza”, è precisato da OpenAI.  

Una decisione che lascia molto perplessi e che fa sorgere dubbi sull’operato della società tecnologica tedesca, che attraverso il suo CEO, Christian Klein, cerca di sottolineare il carattere strategico dell’operazione: “La collaborazione consentirà a milioni di dipendenti del settore pubblico di utilizzare l’intelligenza artificiale in modo sicuro e responsabile, nel rispetto di rigorosi standard legali, di sovranità dei dati e di sicurezza”.

Vera sovranità o “pubblicità ingannevole”?

Nel documento si utilizza ripetutamente il termine “sovranità”, forse proprio per celare il punto più debole di questo accordo. Almeno secondo la piattaforma Eurostack per l’autonomia digitale europea, che ha invece commentato in maniera critica questa partnership, accusandola di “sovereignty washing.

Con questa definizione si descrive la pratica diffusa di presentare proposte o politiche come se promuovessero la sovranità (ad esempio, nazionale o digitale) mentre, in realtà, queste iniziative sono prive di sostanza, ingannevoli o progettate per mascherare veri interessi che minano tale sovranità, come il controllo su tecnologie e dati.
Un’estensione del concetto di “washing” (come greenwashing o pinkwashing), dove un’azienda o un ente finge di sostenere un valore o una causa per migliorare la propria immagine, quando non è realmente impegnato nel merito.

Se così fosse, si tratterebbe di un evidente volontà di aggirare quell’invito a “produrre e comprare europeo” che in questi ultimi mesi stava trovando sempre più spazio in dichiarazioni e documenti ufficiali sia a Bruxelles, sia nelle principali capitali degli Stati dell’Unione europea.

È quanto è stato chiesto, in occasione del Discorso sullo Stato dell’Unione europea (SOTEU), anche dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha insistito sul concetto di indipendenza, chiamando tutti a produrre e comprare europeo, dalle tecnologie innovative, all’energia, passando per la Difesa e le auto elettriche.

Quali sono gli obiettivi di OpenAI for Germany?

La partnership tra OpenAI, Microsoft e SAP sarà effettiva a partire dal 2026 e come precisato nel comunicato punta a supportare l’Agenda High-Tech del governo federale tedesco nel raggiungimento dell’obiettivo primario di creare valore attraverso l’intelligenza artificiale fino al 10% del PIL entro il 2030, supportando la spinta all’adozione dell’intelligenza artificiale nell’economia e nel settore pubblico.

Nel frattempo, l’iniziativa “Made for Germany“, ora sostenuta da 61 aziende leader e investitori globali, tra cui SAP, ha impegnato oltre 631 miliardi di euro in investimenti per accelerare la crescita e la modernizzazione. SAP ha infine annunciato altri 20 miliardi di euro di investimenti per rafforzare la sovranità digitale della Germania.

Un piano nazionale fortemente voluto da Berlino che come spesso accade può apparire ambiguo nelle sue finalità. Da un lato potrebbe rendere più forte l’azione di Bruxelles, sostanziando ogni iniziativa tesa a favorire maggiore indipendenza tecnologica dell’Unione. Dall’altro però, è evidente che mira a potenziare la leadership tedesca nell’AI e nel cloud, frammentando l’azione dell’Unione europea, presentandosi come campione tecnologico, aumentando la sua attrattività per le altre imprese, gli investitori e le competenze più qualificate, a scapito degli altri partner (e con l’aiuto dei giganti tecnologici americani, che di certo non condividono gli obiettivi dell’Unione europea).

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