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La ripartenza della scuola: attenzione al bagaglio emotivo nello zaino dei nostri figli

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Uno zaino carico anche di rassicurazioni affettive, della presenza affettiva di un nucleo famigliare che ha riscaldato o congelato animi giovanili in fermento ma che non ha potuto supplire alla mancanza del gruppo dei coetanei che attiva lo svincolo adolescenziale nel bramoso desiderio condiviso del crescere assieme.

Si riparte. La scuola ri-apre il suo portone e accoglie le emozioni di grandi e piccini che dentro a zaini colorati portano oggi oltre i libri il peso dei condensati emotivi e psicologici della pandemia. Uno zaino carico di paure, timori, ansie, perdite, angosce, ma anche risorse e resilienze, che ognuno ha vissuto in un tempo sospeso in cui è mancato o si è vissuto in modo altalenante il vociferare in classe, la continuità della routine quotidiana, le interrogazioni in gruppo e quell’esserci che nel generare emotività spinge verso la crescita evolutiva.

Uno zaino carico anche di rassicurazioni affettive, della presenza affettiva di un nucleo famigliare che ha riscaldato o congelato animi giovanili in fermento ma che non ha potuto supplire alla mancanza del gruppo dei coetanei che attiva lo svincolo adolescenziale nel bramoso desiderio condiviso del crescere assieme.

Come ogni azione serve avviare il motore e oggi dopo vari tentativi di partenza bloccati da arresti, chiusure nell’emblema dei colori, si cerca di tornare finalmente seduti sui banchi. Tutti pronti per la tanto attesa ripartenza, Ma come attivare il motore di una macchina scolastica ingolfata da polemiche, dispute, caos su green pass e altro? Si può davvero ri-prenderci soltanto se si lasciano da parte le polemiche e ci si sintonizza sulla comprensione dei bisogni dei bambini e dei ragazzi che hanno il diritto di essere accolti in un clima di armonia e presenza affettiva tesa all’osservazione, all’ascolto e al supporto di vissuti emotivi che sono alla base di ogni apprendimento di successo.

Siamo già stanchi prima di ri-entrare in classe e nel caos confuso di una scuola affannata, corriamo il rischio di dimenticarci che il nostro umore e il nostro agire  si riflette su animi giovanili amplificando demotivazioni, ansie, paure, timori. Polvere sui banchi e luce sulla necessaria innovazione tecnologica che ha fatto da trade d’union tra presenza e distanza e che continuerà a garantirci il mantenimento delle relazioni docenti-alunni anche di fronte agli ostacoli. Motore della scuola che per riprendere con efficacia l’educazione e l’istruzione deve basarsi su un’etica della responsabilità che fa leva su un’insegnamento in cui sia posto al centro l’amore e il rispetto per la crescita giovanile. Quel nutrire l’anima e la mente di effervescenti leve in crescita ed aiutarle a decollare verso il futuro che è poi il nostro futuro, quello della società in cui viviamo e che i giovani porteranno avanti grazie a quello che hanno appreso dai nostri insegnamenti ma anche dai nostri comportamenti e dalle nostre azioni.

Oggi più che mai, l’occhio vigile dell’insegnante deve saper cogliere il disagio emotivo che si è camaleonticamente celato dietro alle telecamere spente in Dad, alle assenze, alla noia, slla solitudine, alla mancanza di con-tatto e di condivisione affettiva di rapporti amicali e saper accogliere, osservare ed ascoltare quel bagaglio affettivo che tutti, dalla materna all’università porteranno sui banchi alla ripresa delle lezioni. Tempo solo apparentemente perso per l’ascolto, tempo guadagnato per l’apprendimento in un’accelerazione funzionale che si potenzia nel legame fiduciario tra mente che supporta e mente che si sforza di conoscere e crescere.

Se il motore dell’apprendimento si ferma, e il rischio è ancora più forte soprattutto nel momento della ripresa, allora abbiamo commesso l’errore di spegnere il motore dell’avanzamento della mente verso la sua sete di conoscenza alimentando demotivazioni e chiusure mentali che si sono mosse all’unisono con la chiusura del portone scolastico. L’apertura oggi deve essere apertura totale su un bambino, un adolescente, un giovane adulto che si presenta il suo primo giorno di scuola con la consapevolezza di essere accolto e sostenuto nell’apprendimento e nelle difficoltà con cui domani ci si dovrà confrontare.

Ogni insegnante dovrebbe sapere che dietro alla non volontà di studiare si cela un’incapacità, un senso di inadeguatezza che altro non è che il rispecchiamento della responsabilità di una scuola che non è stata in grado di accendere entusiasmi, che a volte li ha spenti non accorgendosi che dietro ad un brutto voto, un silenzio, un’assenza si cela un disagio che brama di essere colto, ascoltato, compreso e non semplicemente etichettato con un brutto voto che allontana e rimbomba nelle case sommandosi a quel senso di impotenza, di confusione, di stallo che in questo momento così delicato per tutti ma in particolare per le menti in crescita, può spegnere passioni, entusiasmi e gioia di vivere.

I bambini, i ragazzi, anche quelli più irrequieti hanno bisogno e desiderano sempre essere guidati, ma la guida può avvenire solo se si costruisce un rapporto collaborativo fatto di rispetto e fiducia in cui si può ascoltare l’altro e accettare il punto di vista dell’altro, anche quello sintetizzato nel brutto voto, solo se l’altro ci ha osservato emotivamente, ci ha ascoltato, compreso e capito. E allora l’errore come ci ha magistralmente insegnato Gianni Rodari nel suo Libro degli Errori si trasforma in possibilità di aiutare i giovani ad imparare, anche oggi superando i timori e le paure legate alla trasformazione della scuola in versione digitale, dove lo strumento viene inserito e vissuto sempre con il medesimo scopo ovvero aiutare i giovani a crescere e a formarsi su un terreno di condivisione, di partecipazione, di inclusione, che accoglie le difficoltà, gli arresti e le ritirate come grido di allarme per un ascolto e una comprensione che non c’è e che il più delle volte si preferisce allontanare per non bloccare il motore della formazione. Ma di quale formazione parliamo? Prima della trasformazione della scuola in ogni nuova versione che sia compresa quella di oggi in versione digitale occorre sensibilizzare gli insegnanti all’incipit primario di ogni contatto mentale: l’incontro di sguardi tra allievo e docente come ci ha insegnato umanamente Don Milani e Loris Malaguzzi che non fa disperdere menti ma le aiuta a decollare.

Buona ripartenza!