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La replica di SIAE a Key4biz

Pubblichiamo di seguito la replica di SIAE all’editoriale “SIAE in cerca di futuro. Sotto attacco dal M5S e in attesa delle decisioni dell’Antitrust” del direttore Raffaele Barberio pubblicato lo scorso 17 aprile su Key4biz.

Gentile Direttore,

ci corre l’obbligo di replicare al suo articolo “SIAE in cerca di futuro. Sotto attacco dal M5S e in attesa delle decisioni dell’Antitrust” che riporta informazioni inesatte su SIAE e sull’attuale scenario delle società di collecting europee.

Dal 2014 SIAE è governata dagli autori ed editori i cui rappresentanti eletti siedono nel Consiglio di Gestione e nel Consiglio di Sorveglianza. Gli associati hanno lottato per riappropriarsi della loro Società e della gestione, comprendendo l’importanza di essere e mostrarsi uniti nell’affermare i loro diritti.

In questi ultimi 5 anni SIAE ha affrontato una sfida complessa puntando sull’autonomia, l’efficienza e la digitalizzazione. Sono cresciuti gli incassi a fronte del decremento sia delle provvigioni, i costi per gli associati, sia delle spese per la gestione personale (dal 2010 -15% numero complessivo del personale; dal 2013 +218 giovani dipendenti stabilizzati).

A testimonianza dei risultati della nuova gestione, la Società ha raggiunto tra il 2015 e il 2017 un record di nuovi iscritti (11.215 solo nel 2017) grazie anche alla trasformazione digitale del business (nuovo Portale Autori ed Editori; piattaforma di pagamento online; mioBorderò per la compilazione dei programmi musicali online e tramite APP; iscrizione online e possibilità di depositare le opere online).

La natura giuridica di SIAE – ente pubblico economico, senza scopo di lucro e a base associativa – è legata alle finalità sociali e di sostegno all’intera filiera della cultura e dello spettacolo del nostro Paese. La Società, infatti, amministrando vari repertori, può far sì che quelli più remunerativi come la musica sostengano quelli che lo sono meno come il teatro e che autori di maggior successo sostengano quelli meno noti e più giovani.

SIAE oggi è amministrata e governata da privati, autori ed editori, e non percepisce alcun contributo pubblico, la Società è totalmente autofinanziata attraverso la sua attività di intermediazione del diritto d’autore. Non pesa sul bilancio dello Stato, anzi vi contribuisce in termini di imposte e sinergia con l’Agenzia delle Entrate, a cui fornisce tutte le informazioni sulla bigliettazione e sulle attività di spettacolo nel nostro Paese.

SIAE non si è mai opposta all’apertura del mercato e si è per tempo adeguata a tutte le disposizioni della “Direttiva Barnier” recepita nel nostro Paese dal Decreto Legge 148 del 2017.

I bilanci sono pubblici, come pubblica è la Relazione di trasparenza e le regole di ripartizione, cosa che non avviene per esempio per i soggetti privati.

La Società è da sempre impegnata nelle battaglie a favore dell’intera comunità degli autori e per migliorare il quadro legislativo sia a livello nazionale che europeo.

Contrariamente a quanto riportato nel suo articolo, in tutta Europa dove non esistono “monopoli” legali, di fatto c’è una sola collecting di riferimento.

In alcuni Paesi (come in Francia o in Germania) esistono più società di gestione dei diritti d’autore, ciascuna con precise specializzazioni per tipo di opera (musica, teatro, cinema, audiovisivo, etc.); in altri Paesi (come Italia, Spagna o Belgio) esistono società generaliste multi-repertorio.

In Francia, per esempio, si contano 22 società di gestione – comprese quelle che amministrano i diritti connessi  – per la maggior parte consorziate per una gestione più efficiente dei diritti e che si appoggiano alla società di riferimento SACEM per la struttura amministrativa. Delle 22 società quindi solo SACEM si occupa di diritto d’autore musica e, per tale settore, è paragonabile a SIAE che è, invece, generalista.

Anche in Germania, ciascuna delle 11 società si occupa di un tipo diverso di opere o di diritti: ad esempio GEMA per i diritti musicali; Wort e Bildkunst per diritti audiovisivi (Bildkust si occupa anche di arti figurative); altre si occupano di diritti connessi o di copia privata.

In questo modo esiste uno sportello unico per gli utilizzatori (quindi una gestione più semplice) e costi più bassi per la categoria grazie alle economie di scala.

SIAE – società no profit e generalista – è già da tempo in competizione con le altre società di gestione collettiva del diritto d’autore ed è la settima al mondo per incassi (Fonte: Report della società indipendente Ovum Ltd).

Da un confronto con le omologhe società tedesca, francese e spagnola, SIAE risulta inoltre la più efficiente e meno costosa con un aggio medio del 15,2%.

Risulta evidente che l’efficienza e l’innovazione dei processi e dei servizi delle società di diritto d’autore non dipendono di certo dalla pluralità o meno di soggetti che operano ma da regole chiare, uguali per tutti e a vantaggio della categoria. L’intermediazione del diritto d’autore non è un mercato ma il diritto alla giusta remunerazione di chi crea, che non può e non deve essere mercificato né in nome di una liberalizzazione selvaggia né per gli interessi dei grandi player, a discapito degli autori ed editori.

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La nota dell’Ufficio Stampa della SIAE non contesta mi pare nulla e quindi non precisa alcunché, rispetto all’articolo cui la nota risponde. Esprime un quadro descrittivo che viene però messo in discussione proprio dall’istruttoria dell’Antitrust.

Con riferimento alle condotte contestate a SIAE, la delibera di apertura di istruttoria dell’Antitrust al punto 56. fa riferimento esplicito a “…la pratica di costringere co-autori e co-editori a conferire mandato a SIAE, rifiutando il deposito dell’opera in assenza delle firme di tutti i predetti soggetti e la pretesa di ottenere il mandato per l’intero repertorio di ciascun autore, impedendogli così di scegliere come e a chi affidare la singola opera, appaiono indirizzate a mantenere il monopolio del mercato della prestazione di servizi di gestione dei diritti d’autore ai titolari dei medesimi, pur a fronte di un quadro normativo europeo di segno opposto…”.

Mentre al punto 57. L’Antitrust dichiara che “…tali condotte nei confronti degli autori, infatti, hanno l’effetto di ostacolare o restringere l’esercizio del diritto di tali soggetti di scegliere liberamente la collecting cui affidare la tutela dei propri diritti, ora espressamente sancito dalla normativa europea di settore (art. 5 della Direttiva Barnier) oltre che, più in generale, dei principi di libera prestazione dei servizi e di concorrenza del Trattato (artt. 56 e 102 TFUE)…”.

Il mio editoriale a cui si riferisce la nota SIAE sopra riportata non arrivava per la verità a descrivere tanto. Ma di ciò ora ha traccia anche il lettore.

Gli esiti dell’istruttoria dell’Antitrust, che si chiuderà il prossimo 30 aprile, ci diranno se tutto ciò sia vero o meno.

(Raffaele Barberio)

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