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La Rai presenta un “accordo strategico” con il Ministero dell’Istruzione. I dettagli

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Tra le novità dell’offerta, si apprende che Rai Cultura proporrà su Rai Scuola “Professione Futuro”, trasmissione dedicata all’orientamento agli Istituti Tecnici e Professionali, in 12 puntate, in onda tutti i mercoledì alle 11, dal 6 ottobre.

Venerdì mattina 1° ottobre 2021, è stata organizzata nel Salone degli Arazzi di Viale Mazzini una conferenza stampa paradossalmente… semi-clandestina: non risulta siano stati invitati né i giornalisti accreditati dall’Ufficio Stampa Rai, né quelli accreditati dal Ministero dell’Istruzione, nonostante l’iniziativa fosse – almeno sulla carta – di notevole interesse, trattandosi di un annunciato novello “accordo strategico” tra il dicastero e la concessionaria di servizio pubblico.

Abbiamo chiesto spiegazioni ad entrambi gli uffici stampa e nessun feedback è pervenuto.

Ricaduta mediatica dell’evento di venerdì scorso?

Zero assoluto.

Zero fatti salvi un dispaccio (uno!) di agenzia (Dire), un cenno sulla pagina web del mensile “Prima Comunicazione” ed un articolo sulla versione internet del quotidiano “Il Sole 24 Ore” ed un qualche segnalazione su testate specialistiche settoriali (come “Orizzontescuola”): questa osservazione deve stimolare una qualche riflessione… mediologica.

Si tratta della prima sortita del “nuovo corso” della comunicazione di Viale Mazzini, che l’Amministratore Delegato Carlo Fuortes ha deciso di affidare a Pierluigi Colantoni (Direttore della struttura Sviluppo Nuovi Formati della Rai, incarico che mantiene), chiamato – come deciso nel Consiglio di Amministrazione del 9 settembre scorso – a guidare la Direzione Comunicazione, nel cui ambito è inserito l’Ufficio Stampa, di cui è divenuto responsabile il giornalista Stefano Marroni (Vice Direttore del “Tg2”, e negli ultimi anni responsabile della trasmissione “Medicina 33”, ruolo che ha lasciato a fronte del nuovo incarico; tra l’altro, ex marito della conduttrice Rai Bianca Berlinguer).

Alcuni osservatori hanno notato come queste nomine siano eterodosse: la Direzione Comunicazione affidata ad un creativo di matrice pubblicitaria, e l’Ufficio Stampa affidato ad un ex vice direttore del Tg2.

Rai: cambio di rotta nella comunicazione Rai, addio alle conferenze stampa?

C’è chi sostiene che l’Ad Fuortes abbia chiesto un radicale “cambio di rotta” nella comunicazione del servizio pubblico, ma quale sia la direzione indicata non appare chiara.

Il blog specializzato “VigilanzaTv” ha scritto giovedì 30 settembre (il giorno prima della conferenza stampa) che Fuortes avrebbe prospettato addirittura un “addio alle conferenze stampa” (così titola Marco Zanetti in un suo intervento critico), come segnale di cambiamento e discontinuità rispetto alla precedente gestione, ma francamente non crediamo (non vogliamo credere) possibile questa interpretazione.

Il direttore del sempre attento blog Zonetti riporta una indiscrezione secondo la quale l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro avrebbe richiesto di organizzare la consueta conferenza stampa di fine ottobre (in coincidenza con il ricevimento al Quirinale dei vertici dell’Airc), ma questa ipotesi sarebbe ancora oggi in “stand-by”. L’indomani “VigilanzaTv” segnala l’anomalia di una conferenza stampa (quella con il Ministero dell’Istruzione) organizzata non con le tradizionali modalità, e così impendendo la dialettica con i giornalisti…

Chi segue questa rubrica sa bene che non siamo mai stati teneri rispetto ai predecessori di Colantoni e Marroni (ovvero Marcello Giannotti e Claudia Mazzola): riteniamo che tutta “la comunicazione” del servizio pubblico radiotelevisivo dovrebbe essere re-impostata, resa più dialogica con tutti gli “stakeholder”, meno narcisista e meno frammentata, ma questo discorso ci porterebbe troppo lontano…

Questa prima sortita del nuovo “duo” non ci è piaciuta: non granché cortese nei confronti dei giornalisti, deficitaria di dialettica rispetto al ruolo della stampa e dei media… E peraltro i risultati si son visti (cioè… non si son visti, data la ridicola rassegna stampa e web).

Come non condividere le considerazioni – critiche anzi caustiche – del sempre accurato blog (ahinoi, anonimo) denominato “BloggoRai”? Se il redattore anonimo appare molto severo (anzi crudele), una riflessione viene comunque naturale: perché una simile iniziativa viene proposta con simili modalità?

Certo, la conferenza stampa è stata proposta in streaming, e quindi chiunque poteva ascoltare (avrebbe potuto ascoltare) quel che è stato presentato (evviva la trasparenza!), ma quel che stupisce è che non sia stata stimolata nessuna domanda dei giornalisti: beh, effettivamente, non essendo presente in sala alcun giornalista extra-Rai, non c’è da stupirsi! In verità, il neo Capo Ufficio Stampa ha dato la parola, per una (pseudo) domanda, ad una giornalista di… RaiNews24, che ha posto un quesito prevedibilmente benevolente, e così tutto è rimasto… in famiglia.

La conferenza Rai – Ministero dell’Istruzione

Abbiamo ascoltato con attenzione tutta la conferenza stampa e non possiamo non segnalare come tutto sia avvenuto con modalità che definire “cortesi” è un grande eufemismo: tutti gli intervenuti hanno manifestato apprezzamenti reciproci e diffusi, in un balletto di gentilezze autoreferenziali degne di una riunione (pubblica) del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese… Quanto siamo bravi – insomma – anzi bravissimi!

Ciò premesso, cerchiamo di comprendere in cosa consista realmente questo “accordo strategico” tra Ministero dell’Istruzione e Rai.

Sono intervenuti alla conferenza il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, l’Amministratore Delegato Rai Carlo Fuortes, il Direttore Rai Cultura Silvia Calandrelli, il Direttore Rai Ragazzi Luca Milano, il Direttore Coordinamento Editoriale Palinsesti Televisivi Rai Marcello Ciannamea.

Trasmessa sì in streaming sul sito della Rai e del Ministero, ma si segnala che non è possibile rivedere la videoregistrazione dell’incontro. La ragione non è nota. Nessuna traccia nemmeno sul canale YouTube del Ministero. Si rintraccia in rete, però, un grazioso promo, che gronda buone intenzione e retorica a gogò…

Non è stato reso di pubblico dominio il testo di questo “nuovo accordo strategico”, che immaginiamo prevede prestazioni e controprestazioni.

Il comunicato stampa diramato precisa che “con il nuovo accordo strategico tra le due Istituzioni, l’offerta del servizio pubblico radiotelevisivo – vicino alla scuola già dai primi mesi della pandemia, con produzioni ad hoc, in particolare sui canali di Rai Cultura e Rai Ragazzi – viene rilanciata e ulteriormente rafforzata. Saranno infatti proposti nuovi programmi rivolti alle istituzioni scolastiche, alle studentesse, agli studenti, alle famiglie, ma anche, in senso più largo, alla cittadinanza, che non solo porteranno i temi della conoscenza in tv, ma che punteranno a raccontare sempre di più e sempre meglio cosa sta accadendo nelle scuole, come sta evolvendo il mondo dell’istruzione e quali innovazioni stanno nascendo. Uno spazio specifico sarà dedicato anche al settore dell’istruzione tecnica e professionale, leva strategica di sviluppo del Paese”.

Molto interessante, sulla carta, ma in verità piuttosto generico, questo “rilancio” dell’offerta. Anzi, molto generico.

E rituali assai le dichiarazioni degli intervenuti, in primis il Ministro Patrizio Bianchi: “ringrazio la Rai, tutte e tutti coloro che, all’interno del Ministero dell’Istruzione, si sono adoperati per stare vicino al mondo della scuola, alle studentesse, agli studenti e alle famiglie con una programmazione dedicata, fin dalle prime settimane della pandemia. Quella fra Ministero e Rai è una collaborazione preziosa, che mette al centro l’interesse comune. La rilanciamo e la rafforziamo nella convinzione che, anche dopo questa emergenza, insieme al servizio pubblico radiotelevisivo, possiamo continuare a far sì che la scuola resti al centro della vita e dell’interesse del Paese”.

“Abbiamo fatto rete, agendo da protagonisti ma insieme mettendoci al servizio della scuola, in una sfida difficilissima – ha sostenuto l’Amministratore Delegato Rai Carlo Fuortese ho l’orgoglio di dire che è anche per merito del servizio pubblico radiotelevisivo se è stato possibile in qualche modo limitare la portata dei colpi che l’emergenza ha comunque inferto all’inclusione sociale, la cui difesa è tra i valori portanti di un’azienda come la Rai”.

“È dall’inizio della pandemia – ha dichiarato Silvia Calandrelli, Direttore di Rai Cultura – che lavoriamo fianco a fianco con il Ministero dell’Istruzione. Il nostro obiettivo come servizio pubblico è non lasciare nessun ragazzo indietro e fornire ai giovani gli strumenti necessari per affrontare il futuro. I programmi che realizziamo sono pensati proprio per dare la possibilità a tutti gli studenti di poter scegliere il percorso di studi più adatto a loro e a realizzare i loro sogni. Il Paese è chiamato a una nuova fase progettuale e di rilancio: credo che l’accordo strategico tra Rai e Ministero sia la miglior cornice possibile per far crescere e valorizzare al massimo tutte le straordinarie energie e potenzialità dei nostri ragazzi. Il futuro è loro e noi vogliamo aiutarli a corrergli incontro”.

“Come Rai Ragazzi – ha rimarcato il Direttore Luca Milano ci rivolgiamo ai più giovani, fino ai 14 anni, e con “La Banda dei Fuoriclasse”, il programma pomeridiano in diretta di Rai Gulp, proporremo una grande novità: le discipline ‘Stem’, scienza, matematica, tecnologia, saranno al centro dell’attenzione. La Banda dei Fuoriclasse si inserisce in una offerta per ragazzi, su Rai Gulp e Rai Yoyo, ricca di contenuti formativi, dai cartoni animati, ai magazine, ai film. Il tema unificante è la consapevolezza di stare tutti sullo stesso pianeta, sulla scia dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030”.

Fin qui il florilegio dichiaratorio, orgoglioso ed autocompiaciuto.

Nuovo “accordo strategico” tra Ministero e Rai: nella sostanza, poco o nulla di nuovo

Nella sostanza?

Ben poche novità, e nulla – ci sembra – di sostanziale (sostanzioso).

Tra le novità dell’offerta, si apprende che Rai Cultura proporrà su Rai Scuola “Professione Futuro”, trasmissione dedicata all’orientamento agli Istituti Tecnici e Professionali, in 12 puntate, in onda tutti i mercoledì alle 11, dal 6 ottobre.

Agli Istituti Tecnici Superiori post-diploma guarderà, invece, “Cercasi Talento”, che racconterà questo segmento dell’istruzione attraverso la voce delle ragazze e dei ragazzi iscritti.

Ancora Rai Scuola produrrà una serie di 20 puntate sull’innovazione didattica per illustrarne metodologie, contenuti e strumenti in “Laboratorio Scuola”.

Da domani martedì 5 ottobre, inoltre, alle 15.25, su Rai3, e alle 17.50, su Rai Storia, tornano i “#maestri”, con le conversazioni didattiche di Edoardo Camurri con protagonisti della cultura e grandi divulgatori scientifici.

Rai Ragazzi rinnova, invece, “La banda dei fuoriclasse” con Mario Acampa (già in onda in diretta dal lunedì al venerdì, alle 15.30 su Rai Gulp), approfondendo scienza e tecnologia, curiosità e innovazione, sperimentazione e assaggi di futuro, con una squadra composta da alcune delle ricercatrici e divulgatrici più affermate nel nostro Paese.

Prosegue nell’autunno 2021, con la ripresa dell’anno scolastico, la programmazione delle puntate de “La scuola in tivù”, con 50 lezioni, tutte realizzate da docenti delle scuole italiane, che porteranno a un totale di oltre 500 le trasmissioni che Rai e Ministero dell’Istruzione hanno voluto proporre, in questi mesi, a studenti e insegnanti come supporto e integrazione delle attività didattiche, a distanza e in presenza. La messa in onda è prevista dal lunedì al venerdì, da ottobre a dicembre 2021, con un’alternanza delle nuove lezioni e la riproposizione di quelle già programmate. Ogni giorno dalle 16.30 alle 18.30, ci saranno 4 lezioni, con repliche, all’interno di fasce di programmazione che ricalcano un possibile orario scolastico e suddivise per ambiti disciplinari: lingue straniere (inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo, cinese, arabo); discipline scientifiche con particolare attenzione all’informatica; discipline umanistiche; discipline inerenti gli istituti tecnici, professionali e d’arte, educazione civica…

Come dire?!

Buona parte di queste “novità” del sedicente novello (?!) “accordo strategico” tra Rai e Mi, erano già state oggetto di annuncio in occasione della presentazione dei palinsesti, a giugno scorso.

In quell’occasione, Rai Scuola, rispetto al palinsesto 2021/2022, annunciò i nuovi programmi per l’autunno: “Le scuole del fare: Istruzione tecnica e professionale, Its“, e “La nuova didattica e il mondo digitale: metodologie, contenuti, strumenti“. Il primo è una serie in 12 puntate dedicate a Istituti Tecnici, Istituti Professionali e Its per mostrare concretamente quali sono i vari momenti nei quali si struttura il percorso formativo all’interno degli Istituti; il secondo propone 20 videolezioni che puntano a rafforzare le competenze del corpo docente sulle potenzialità della didattica digitale integrata. In collaborazione con il Ministero, prosegue inoltre il palinsesto de “La scuola in tivù”, Speciali “Rai Scuola – Educazione civica”, “La scuola in tivù – Istruzione degli adulti” (dal 12 settembre ogni giorno, dal lunedì al venerdì, quattro lezioni da 30 minuti trovano collocazione nel palinsesto come un corpo unico di 2 ore, alle 8.30, con riproposizione alle 16.30). Venne annunciato che in autunno Rai Scuola avrebbe sviluppato inoltre le “competenze digitali” e lo sviluppo del “pensiero computazionale” (“Digital World” la domenica alle ore 12 con repliche alle 16, alle 20 e alle 24); la diffusione della cultura scientifica e le conoscenze delle discipline “Stem” (Science-Tecnology-Engineering-Mathematics), le grandi sfide della sostenibilità e del cambiamento climatico (programma “Progetto Scienza – Verso il futuro e Progetto Scienza – Newton speciale sostenibilità”).

Insomma, la novità derivanti dall’“accordo strategico”, quali sarebbero?!

RaiScuola: un potenziale enorme, risultati deprimenti: 0,02 % di share nel 2020

Complessivamente, comunque, emerge la apprezzabile volontà di un rafforzamento dell’offerta Rai, ma riteniamo che non sia assolutamente adeguata alle potenzialità che potrebbe sviluppare un intervento deciso del servizio pubblico nello specifico scolastico: ricordiamoci che l’audience media di RaiScuola è veramente modesta.

Secondo le rilevazioni Auditel, abbiamo a che fare con – veramente! – “nanoshare” (qualcuno, più affettuosamente, li definisce “ascoltini”): se eravamo allo 0,03 % nel corso dell’anno 2019, siamo scesi ad uno share di 0,02 % (leggasi zero-zero-due per cento!) nel corso del 2020, nonostante la costrizione cui sono stati costretti gli studenti nel corso dell’anno “pandemico” (vedi, per una analisi critica delle dinamiche del servizio pubblico nell’esercizio 2020, “Key4biz” del 23 luglio 2021, “Dossier IsICult: bilancio di esercizio e bilancio sociale Rai, entrambi allarmanti”). In termini statistici, lo 0,02 % sta a significare 2 spettatori ogni 10.000 sintonizzati

Questo deprimente 0,02 % è sostanzialmente identico, sia calcolato nell’arco dell’intera giornata (02:00-02:00), sia in prima serata (20:30-22:30).

Nei mesi di luglio ed agosto di quest’anno, lo share 24h è “salito” (sic) a 0,03 %.

Il livello di “ascolto medio”, nel mese di agosto, è stato di 2.498 telespettatori (fonte: Auditel “individui +4” inclusi ospiti, totale universo individui +4 di 57,4 milioni di persone).

Secondo Auditel, nell’ultima settimana (sintesi al 2 ottobre 2021), i “legitimate streams” (alias “ls”) di RaiScuola sono stati 39.000, a fronte di un totale Rai di 35.796.000. La durata media (“average stream duration”) è stata di 9 minuti e 21 secondi.

Le potenzialità di RaiScuola sono veramente grandi anzi enormi, il suo ruolo attuale modestissimo.

Christian Raimo: “il modello Bbc e l’anomalia tutta italiana”

Sul tema di come la scuola italiana (e la stessa Rai) abbia affrontato (male) le conseguenze della pandemia, un intellettuale spesso controcorrente come Christian Raimo (già Assessore alla Cultura del Municipio III di Roma Capitale) ha pubblicato a marzo una lunga quanto accurata stimolante analisi (un saggio più che un articolo), alla quale opportunamente si rimanda, sulle colonne della testata indipendente “Slow News – La rivoluzione dello slow journalism” (diretta da Alberto Puliafito), intitolata “Al di là dello schermo. Un anno di scuola d’emergenza, a distanza, sperimentale, in crisi” (21 marzo 2021).

Per quanto riguarda specificamente la Rai, Raimo scrive, a chiare lettere: “riguardo alla televisione, non si può non rendersi conto che quello che si trova sul portale Rai Scuola è davvero poco adatto a essere fruito ma soprattutto usato dagli studenti in autonomia”.

Ha perfettamente ragione: a mo’ di esempio, invitiamo un lettore medio (un genitore, un docente) a cercare su internet una qualche fonte che spieghi al meglio, per uno studente di scuola media, la differenza tra… “dittongo” e “iato”: si trova per caso una lezione di RaiScuola?! No, ma ci sono diversi video caricati da simpatici docenti, senza alcuna validazione metodologica. E provate a cercare “iato” sul motore di ricerca interno del sito web di Rai Scuola (che sarebbe stato “rinnovato” nel febbraio del 2021): in bocca al lupo, se riuscite a trovare qualcosa di utile (anche se emergono ben 174 risultati)!

Ha ragione Raimo: “per essere efficaci oggi, i contenuti di una televisione educativa devono necessariamente tenerne conto: nei tempi, nei ritmi, e soprattutto prevedendo meccanismi di uso e riuso anche on-line. In effetti, la stessa Bbc con il progetto ‘Bitesize’ ha fatto un lavoro assai diverso da quello che molti in Italia le hanno attribuito; non ha affatto prodotto ‘lezioni’ tradizionali trasmesse attraverso la televisione tradizionale, ma contenuti riusabili distribuiti principalmente attraverso il sito web e poi attraverso la App Bbc iPlayer (un po’ l’equivalente della nostra app RaiPlay) e attraverso il servizio ‘Red Button’ della tv digitale interattiva. Insomma, la richiesta a gran voce di una televisione tradizionale che trasmetta un palinsesto di lezioni il più possibile tradizionali sembra essere un’anomalia tutta italiana”.

Da segnalare che nell’aprile 2020, il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti lanciò un appello che ci sembra sia rimasto – nella sostanza – inascoltato: “ci arrivano molte segnalazioni in Regione, che riguardano i bambini e le scuole elementari. Molte scuole stanno attivando lezioni a distanza per tenere viva la parte formativa. Nelle famiglie che non hanno uno o più computer si rischia di essere esclusi da questa possibilità. Quindi faccio appello alle reti tv, a cominciare dal servizio pubblico, e alle reti locali a contattare gli Uffici scolastici regionali per vedere se la mattina, calcolando i programmi di questi mesi, si possano tenere delle lezioni per i bambini e le bambine delle elementari. Rischiamo un buco formativo grave. Che si attivino, a cominciare dal servizio pubblico, delle ore dedicate ai bambini a scopo formativo. È il mio appello”.

In verità, una risposta da Viale Mazzini pervenne, simpaticamente auto-assolutoria: “in merito alla didattica a distanza, la Rai, fin dall’inizio dell’emergenza ha messo a disposizione canali e palinsesti per affiancare ragazzi e docenti in questa particolare fase della loro carriera scolastica. Oltre all’offerta disponibile da giorni sul canale 146 di Rai Scuola, l’Azienda sta già lavorando con il Miur per dedicare ulteriori spazi su una rete generalista e su altre reti tematiche. La Rai informa di aver già individuato spazi di palinsesto, di aver definito lo studio virtuale da cui si terranno le lezioni e, non appena sarà disponibile l’elenco dei docenti farà partire le produzioni che, attualmente, vedono comunque già ben presente la programmazione di Rai Scuola per studenti, insegnanti e famiglie visibile in tv (canale 146 Dt, 133 di Tivusat e 806 di Sky Italia), sul sito Rai Scuola e sul portale Web di Rai Cultura dove l’offerta didattica è suddivisa per materie e con centinaia di contenuti specifici sulle diverse discipline”. E continuava, l’Ufficio Stampa di Viale Mazzini: “per quanto riguarda la tv, è aumentato lo spazio dedicato alle materie scientifiche con il nuovo programma di approfondimento e informazione scientifica “Newton”, “Lezioni di Coding” per imparare principi dell’informatica e del pensiero computazionale, “I Lincei per il Clima”, lezioni sul cambiamento climatico tenute da accademici dei Lincei. Spazio anche a programmi in lingua inglese finalizzati all’apprendimento e al perfezionamento linguistico, in linea con la metodologia Clil – Content and Language Integrated Learning, adottato recentemente anche nella scuola italiana…”. Il comunicato stampa Rai del 3 aprile 2020 è lungo, quanto dispersivo, e sembra quasi un tentativo di “giustificazione”…

Rai poteva approfittare dell’emergenza pandemica per avviare una riflessione auto-critica sul proprio rapporto con il mondo della scuola. Non l’ha fatto.

L’approccio Rai sembra vetusto anzi arcaico, conclude Raimo: “dare un’occhiata al progetto Bitesize, giocarci (non viene un termine più adatto di play), chiarisce direttamente quale possa essere un semplice cambio di direzione che dovrebbe essere impresso alla Rai. Dare un’occhiata – tra i molti progetti – a Mamamò può farci intuire qual è il compito editoriale di un broadcaster educativo”.

Qual è il budget di Rai Scuola (per 2.500 telespettatori)?

D’altronde – ci si domanda – qual è il budget di RaiScuola?

Il dato è ignoto, gelosamente custodito nel bilancio della Rai (nessuna indicazione – neppure di massima – né nel bilancio di esercizio né nel bilancio sociale).

Non sapendo a quanto ammontano le risorse di RaiScuola (quante sono le risorse professionali del servizio pubblico assegnate a questa struttura?), è difficile comprendere se quel poco che riesce a fare sia poco o sia tanto (in relazione al budget, appunto).

Ed è impossibile effettuare comparazioni di sorta con i “public service media” di altri Paesi…

E quante sono le risorse che il Ministero dell’Istruzione assegna a Rai?!

Anche questo dato è avvolto nelle nebbie. E nessuna traccia di questo dato nemmeno nella Relazione della Corte dei Conti. E già questo la dice lunga, in materia di (non) trasparenza del servizio pubblico radiotelevisivo.

Quale futuro per RaiScuola? Il “piano industriale 2019-2021 prevedeva il trasferimento su web

E quale sarà il futuro di Rai Scuola nell’èra Fuortes?!

Si ricordi che il “Piano industriale Rai 2019-2021” in data 4 marzo 2019 (realizzato con la consulenza di Boston Consulting Group – Bsc), a pagina 120, in materia di “razionalizzazione di alcuni canali”, prevedeva “spostamento di Rai Scuola online: più coerente con la destinazione d’uso”; a pagina 127, ribadiva… “spostando Rai Scuola sul web per rendere l’offerta più coerente con la modalità di fruizione preferita dal target”.

Questa operazione – secondo quel piano – doveva essere portata a termine entro l’anno 2020.

Intenzioni teoriche e tesi scritte sulla sabbia, considerando che lo stesso “piano industriale” (che Fuortes ha ereditato dal Fabrizio Salini) prevedeva entro la fine dell’anno scorso anche la chiusura di RaiMovie e di RaiPremium. Prospettate e presto archiviate.

Le motivazioni (i “razionali”, come piace dire ai consulenti di strategia e management) del passaggio dal canale broadcast al web sarebbero stati: “la trasmissione di RaiScuola su dtt non è perfettamente coerente con la mission del canale poiché la trasmissione dei contenuti non è necessariamente allineata in termini di timing alle specifiche necessità di utilizzo in ambito scolastico. La creazione di un portale online garantisce una maggiore flessibilità e una piena utilizzazione dei contenuti in base alle esigenze. Lo spostamento del canale online permette inoltre di organizzare i contenuti in maniera più efficiente ed efficace (per topic e/o per età) mettendo a disposizione delle scuole e degli studenti un vero e proprio patrimonio educational”.

E lo stesso piano evocava l’esempio di Bbc: “Bbc ha creato due portali a supporto dell’insegnamento scolastico: Bbc Teach: portale a supporto degli insegnanti con contenuti video, audio, lezioni live; Bbc Bitesize: portale a supporto degli studenti per il loro studio al di fuori dall’orario scolastico (utilizzato dall’80 % degli studenti di scuola secondaria in Uk)”.

Sarebbe interessante conoscere, a fronte dell’80 % degli studenti di scuola secondaria nel Regno Unito che utilizzano Bbc al di fuori dell’orario scolastico, qual è la quota percentuale in Italia: sicuramente non arriva all’1 per cento: 1 per mille, più verosimilmente…

Quel che è evidente è che Rai non riesce a mettere a frutto un potenziale che pure sarebbe enorme, delicato e strategico per l’evoluzione socio-economica del Paese.

E stendiamo velo di pietoso silenzio su come Rai (e RaiScuola, anche) non assolva nemmeno alla funzione didattico-pedagogica di “agenzia di alfabetizzazione digitale” del Paese (sono trascorsi anni dall’ennesimo annuncio, che non ha prodotto nulla di concreto: vedi “Key4biz” del 19 dicembre 2014, “ilprincipenudo. Rai e digital divide: il progetto ‘Manzi 2.0’ sembra poca cosa e forse nella direzione sbagliata”).

La logica sembra essere purtroppo quella di sempre: foglie di fico

Clicca qui, per vedere il promo de “L’unione fa la scuola. L’impegno del Ministero dell’Istruzione della Rai” (accordo strategico tra Rai e Ministero dell’Istruzione, presentato il 1° ottobre 2021), sul sito web di RaiScuola,