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La Presidente von der Leyen ai Commissari Timmermans (Clima) e Simson (Energia): una legge in 100 giorni per il primo continente “carbon free”

E’ ufficialmente partita la nuova Commissione europea guidata dalla tedesca Ursula von der Leyen. Ieri è stata resa nota la squadra che nei prossimi cinque anni cercherà di rendere l’Unione europea un posto migliore in cui vivere. Due degli incarichi più delicati, quello di Commissario all’Energia e al Clima, sono stati affidati rispettivamente all’estone Kadri Simson e all’olandese Frans Timmermans.

Iniziamo da quest’ultimo. Timmermans non è proprio uno sconosciuto, in Europa e anche in Italia il suo nome è sempre stato associato alle politiche ambientaliste e sociali. La von der Leyen l’ha voluto numero due in Europa, come Primo vice presidente esecutivo della Commissione europea e responsabile delle attività per il Green Deal europeo e la politica di azione per il clima, con il sostegno della direzione generale per l’azione per il clima.

Non è la prima volta a Bruxelles, perché nel 2014 è stato già scelto nella Commissione Juncker come Primo vicepresidente della Commissione europea e Commissario europeo per la migliore legislazione, le relazioni interistituzionali, lo stato di diritto e la carta dei diritti fondamentali.

Oggi ha il compito di pianificare una politica comunitaria efficace e concreta per arrivare a diventare il primo continente climaticamente neutro al mondo.
Una sfida sia dal punto di vista ambientale e sociale, come raccomandato calorosamente dall’Accordo di Parigi del 2015, siae economica, perché arrivare per primi alla transizione energetica green significa guadagnare in competitività, in innovazione e sui mercati globali.

A riguardo, la von der Leyen ha dichiarato: “Voglio che il Green Deal europeo diventi l’elemento distintivo dell’Europa. Il suo fulcro è il nostro impegno a diventare il primo continente al mondo a impatto climatico zero. Si tratta anche di un imperativo economico a lungo termine: chi saprà agire per primo e più rapidamente sarà in grado di cogliere le opportunità offerte dalla transizione ecologica. Voglio che l’Europa sia all’avanguardia. Voglio un’Europa esportatrice di conoscenze, tecnologie e buone pratiche“.

Al nuovo Commissario è stato espressamente richiesto, in una lettera ufficiale, di preparare in 100 giorni un piano efficace, chiaro e facile da eseguire per sviluppare rapidamente un quadro generale per l’European Green Deal.

Con il Green Deal si intende: introdurre velocemente una legge per la neutralità climatica entro il 2050 (la “European Climate Law”), raggiungibile grazie alla riduzione delle emissioni inquinanti del 40% nel 2030 (ma già si parla di un obiettivo più sfidante al 50-55%); proporre l’estensione del sistema di scambio quote di emissione al settore marittimo e ridurre quelle gratuite assegnate alle compagnie aree; un’imposta sul carbonio alle frontiere; una nuova tassazione dei prodotti energetici; promozione dell’economia circolare; trasporti a zero emissioni; azioni più determinate per la decarbonizzazione dell’economia; promozione della blue economy.

Ultimo punto chiave del piano, ma non meno importante, è cercare di promuovere tra le persone, le amministrazioni locali, le imprese, i cittadini, un modello virtuoso di comportamento, uno stile di vita orientato al rispetto e la tutela della natura, dell’ambiente in cui viviamo, con l’obiettivo di realizzare un patto per il clima trasversale alla società e tra generazioni (“European Climate Pact”).

Per fare questo però, Timmermans dovrà lavorare a stretto contatto con il Commissario per l’Energia, Kadri Simson, alla quale la von der Leyen ha chiesto espressamente un impegno forte a favore dell’efficienza energetica e delle fonti energetiche rinnovabili.
Per accelerare la diffusione di energia pulita in tutte le economie degli Stati membri – ha scritto la Presidente in una lettera indirizzata alla Simson – è necessario promuovere un sistema di alimentazione basato in gran parte sulle energie rinnovabili, con una maggiore interconnettività e migliori sistemi per l’accumulo di energia. Fondamentale in quest’ambito sarà facilitare l’integrazione intelligente dei settori dell’elettricità, del riscaldamento, dei trasporti e dell’industria”.

Le rinnovabili dovranno raggiungere il 32% entro il 2030, con un miglioramento almeno del 32,5% dell’efficienza energetica. In entrambi i casi, per il 2023 è possibile un rialzo degli obiettivi (clausola di revisione).

C’è poi il percorso, ancora tutto da intraprendere, a livello di singoli Stati, verso la transizione energetica europea green, pulita, sostenibile: per un sistema energetico inclusivo (che non lasci indietro nessuno e combatta la povertà energetica), giusto, competitivo, conveniente, a impatto zero; in cui rientrano la fornitura decentrata di energia, lo sviluppo economico sostenibile regionale e locale (microgenerazione, edifici a zero emissioni, cooperative energetiche, nuove reti di distribuzione, micro e piccole e medie imprese della green economy), il trasporto a zero emissioni e le tecnologie pulite (green/clean technologies).

Una strada utile da percorrere potrebbe essere quella già indicata da Maroš Šefčovič, ex vicepresidente della Commissione europea, responsabile dell’Unione dell’energia, secondo cui: “L’Unione dell’energia non può essere costruita qui a Bruxelles, ma va realizzata nelle nostre città e nei nostri paesi.

È a livello locale, infatti, che piani e impegni politici si traducono in progetti concreti e i cambiamenti che si profilano all’orizzonte nella fornitura di energia devono essere il risultato di uno sforzo collettivo, si legge in una pagina del Cese, Comitato economico e sociale europeo, al quale tutti noi – dagli agricoltori francesi alle cooperative di energia rinnovabile in Belgio, dai sindaci polacchi ai servizi di pubblica utilità locali in Germania – contribuiamo con soluzioni creative e partecipiamo pienamente in qualità di “prosumatori“, vale a dire soggetti che allo stesso tempo consumano e producono energia.

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