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La lotta di Facebook & Co. alle fake news è una bufala?

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Le nuove misure anti disinformazione adottate da Facebook e WhatsApp riusciranno a contrastare il fenomeno della diffusione di notizie false?

Secondo un nuovo studio gli anziani sono le persone che condividono di più le notizie false su Internet. Lo dimostrano due ricerche condotte su Twitter e su Facebook durante le elezioni presidenziali statunitensi del 2016 dalla nota rivista americana Science.

La ricerca pubblicata ieri ha rilevato che gli utenti di età superiore ai 65 anni hanno molte più probabilità di condividere notizie false rispetto agli utenti più giovani. Le ragioni di questo includono una mancanza di alfabetizzazione dei media digitali da parte di persone che non sono cresciute con Internet, e il declino cognitivo legato all’età.

Un altro studio svolto dal social network cinese WeChat, ha trovato risultati simili aggiungendo che le persone di campagna hanno maggiori probabilità di condividere notizie false rispetto a quelle di città.

Ma non importa. La verità è che le notizie false stanno diventando un grande mercato. E come i criminali informatici, gli editori di fake news stanno evolvendo i loro metodi più velocemente.

Da dove vengono le fake news?

Il governo russo è diventato il manifesto della disinformazione politica a causa del ruolo che avuto durante le elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2016. Rapporti recenti mostrano sforzi russi per diffondere notizie false non solo negli Stati Uniti, ma in molti paesi in tutto il mondo. Alcune di queste notizie false cercano di sminuire persino l’idea che la Russia diffonda notizie false.

Le campagne di disinformazione sponsorizzate dallo stato russo sono guidate dalla politica. Ma le notizie false sono per lo più diffuse a scopo di lucro, attirano gli occhi, che a loro volta vendono pubblicità. È un’industria in crescita in tutto il mondo e riguarda tutti i Paesi del mondo.

I social network

Una quota sproporzionata delle notizie false del mondo si diffonde sui social network come Facebook, Twitter, WhatsApp e Facebook Messenger, perché è lì che si trovano la maggior parte degli utenti. E così il compito di salvare il mondo dalla disinformazione cade inevitabilmente nella Silicon Valley e nell’industria tecnologica. Cosa sta facendo le grandi compagnie per arginare il fenomeno? Vediamolo.

WhatsApp

WhatsApp ha un grosso problema di notizie false. In passato il social network ‘Bufala’ per eccellenza è stato Facebook. Ma in India l’App di messaggistica più diffusa al mondo ha avuto più di un problema. Da molto tempo il Paese sta assistendo ad un susseguirsi di omicidi dovuti alla diffusione di notizie false su WhastApp, creando un proprio caso nazionale.

WhatsApp si è detto “inorridito” dalla violenza e ha promesso un’azione rapida. Il social ha acquistato spazi pubblicitari sui giornali locali e pubblicato “consigli facili” per distinguere un fatto vero da uno verosimile. Gli annunci a pagina intera, pubblicati in inglese, hindi e in altre lingue, includono suggerimenti per individuare notizie false su WhatsApp.

Una delle sfide di Facebook (titolare dell’app) nel frenare le notizie false su WhatsApp è che si tratta di un servizio di crittografia end-to-end, quindi l’azienda non ha accesso ai contenuti condivisi.

WhatsApp ha annunciato questa settimana una nuova limitazione all’inoltro. Gli utenti di tutto il mondo possono ora inoltrare qualsiasi messaggio specifico solo cinque volte; obiettivo: rallentare la diffusione virale di disinformazione sulla rete. L’App che ha 1,5 miliardi di utenti, aveva precedentemente aggiunto una funzione che auto-etichettava i messaggi inoltrati, così gli utenti non credevano che fossero le parole del mittente. Ma basterà?

Twitter

Twitter sta testando una nuova funzione che renderà più semplice risalire all’autore di una conversazione: sotto il nome dell’utente che twitta per primo comparirà la dicitura ‘Original Tweeter’. La nuova funzionalità è in fase di test per alcuni utenti e rende più semplice individuare i post di chi ha dato inizio alla conversazione.

La soluzione, oltre ad aiutare a distinguere le notizie può evitare i problemi di imitazione dei profili, utile soprattutto nel caso di utenti famosi i cui account potrebbero essere scambiati per l’originale dando luogo a facili malintesi.

Facebook

Facebook ha recentemente rimosso account, pagine, gruppi e profili Instagram collegati alla rete di notizie e disinformazione Sputnik di proprietà dello stato russo.

Il New York Times ha riferito venerdì che Facebook prevede di integrare Facebook Messenger, Instagram e WhatsApp in modo che i messaggi crittografati possano essere inviati tra gli utenti sulle diverse piattaforme.

Questo cambiamento dovrebbe aumentare la privacy degli utenti, ma potrebbe anche fornire agli editori di notizie false maggiori opzioni per distribuire la disinformazione.

Poiché tutti questi messaggi verranno ora crittografati end-to-end, potenzialmente collegando miliardi di utenti, dovremo fare affidamento esclusivamente su Facebook per trovare e intervenire sulle campagne viral false.

Inoltre anche gli utenti non sono molto convinti di questa scelta. L’azienda di Mark Zuckerberg con questa mossa potrebbe cercare di raccogliere dati sugli iscritti da rivendere poi agli inserzionisti. Sarà davvero così? Non lo sappiamo, ma sicuramente abbiamo avuto la conferma che Facebook non cancella le fake news.

Laura Bononcini, Public Policy Director di Facebook Italia ha dichiarato qualche giorno fa a Roma“Se uno dei nostri fact checker, in Italia Pagella Politica, ci certifica una fake news, noi l’abbassiamo nell’algoritmo del news feed. Chi siamo noi per cancellare il post, possiamo solo penalizzarlo”.