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La legge sulla neutralità della rete? Una fuga in avanti imperfetta, se approvata verrà disapplicata

Dario Denni

L’Italia si appresta all’approvazione definitiva di una proposta di legge in materia di Servizi Internet, tutela della concorrenza e libertà di accesso alla rete Internet che è comunemente ed impropriamente stata ribattezzata “Legge Quintarelli” sulla neutralità della rete, dal nome del primo firmatario. In questi giorni è stato un susseguirsi di grida compiacenti, ma come è noto una Legge è tale quando termina felicemente il suo iter parlamentare tra le due Camere, viene promulgata e pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Si direbbe che – almeno finora – si sia venduta la pelle ben prima di aver catturato l’orso.

Procediamo dunque ad un’analisi pur sommaria del testo normativo entrando nel merito con l’intento di chiarire i dubbi che insorgono quando il Parlamento si avventura in iniziative apparentemente ambiziose, ma di scarso significato giuridico e politico, promuovendo normazioni primarie e di dettaglio su tematiche tecniche e complesse, ancora aperte e controverse ed in via di composizione a livello europeo, come nel caso di specie.

Adeguamento con la normativa europea e fughe in avanti del Parlamento italiano

Nel migliore dei casi la Legge italiana sulla Neutralità della Rete sarà disapplicata. Darà vita a disallineamenti di fattispecie regolate sotto la normativa italiana, inidonea in quanto del tutto isolata dal contesto europeo che la ospita. I futuri casi che non ricadranno sotto predetta normativa segneranno un limite temporale all’efficacia delle norme italiane che verranno dapprima limitate ai casi del periodo di loro vigenza e poi disapplicate dal giudice in caso di contenzioso per dare la giusta precedenza alle normative europee che, come è noto, in arrivo.

Sulla delegificazione: il numero e la qualità delle Leggi

Il fenomeno che va sotto il nome di delegificazione riguarda il numero delle norme, la loro qualità, la loro necessità. L’elefantiasi della produzione giuridica normativa ha riempito il nostro ordinamento di norme spesso inutili e in qualche caso addirittura dannose. In un sistema giuridico normativo come il nostro, che richiederebbe un dicastero vero per la semplificazione per espungere le leggi che non servono a nulla e generano solo confusione, accade invece che i nostri parlamentari aggravino il carico di imposizioni e adempimenti giuridici con nuove leggi, magari per la voglia di acquisire un credito. Non siamo e non saremo mai degni eredi di Giustiniano se invece di snellire l’ordinamento, lo riempiamo di equivoci giuridici, che magari incontrano inconsapevolmente gli interessi di questo o quel gruppo di interesse, di questa o quella lobby.

Norma imperfetta perchè non assistita da una sanzione

Siamo il Paese dove una norma se non è assistita da una sanzione, difficilmente viene rispettata. Anche in questo caso ci troviamo di fronte all’ennesima legge imperfetta, che non specifica sanzioni per i trasgressori né sostiene adeguatamente, se non per ragioni di principio, i diritti che introduce e sancisce.

Definizioni cacofoniche

“E’ reato ciò che la legge prescrive essere reato”. E’ una definizione circolare ma perfetta. E’ “piattaforma” quello che il gestore della piattaforma dice essere piattaforma, induce una grande confusione di idee e di concetti che non ha precedenti in nessuna normativa europea sul tema.

Espressioni anglofone

Siamo il Paese che più di tutti ha subito il  fascino dagli anglicismi anche quando non c’è davvero bisogno. Nel testo in esame abbiamo bisogno di tenere a fianco un dizionario di lingua inglese e un manuale di ingegneria delle Telecomunicazioni. Fa il suo ingresso una ambiziosa definizione di Internet in un testo normativo. Fa capolino l’idea commerciale di “best effort”,  letteralmente “maggior sforzo” che non solo è mistificatoria in lingua italiana perchè nel fornire connettività “best effort” non c’è nessuno sforzo, ma abilita  anche uno slang commerciale poco consono in un testo legislativo.

Alla ricerca della felicità o della soddisfazione e della loro misurazione

Si può misurare la felicità o la soddisfazione? Presto ci penserà una Legge dello Stato a dire che tipo di soddisfazione deve avere l’utente di un servizio Internet rispetto a quella felicità che si attendeva prima di acquistare online? Come quando vedi le foto delle confezioni di pizza surgelata e resti sorpreso quando apri la scatola e osservi il pezzo congelato che c’è dentro. Può una Legge dire se quella esperienza è stata positiva o negativa per l’utente?

La pelle dell’Orso

E veniamo all’iter. La proposta di Legge è passata alla Camera: può non essere calendarizzata al Senato, può tornare alla Camera con emendamenti, può filare liscia al Senato. Ma per tutti i fan-boy ormai è legge.

La soddisfazione di Google

A molti non è sfuggita nè poteva rimanere inosservata la corrispondenza di amorosi sensi su Twitter, su questa prima approvazione, tra molti volti noti del panorama tecnologico italiano. Su tutti ha spiccato l’entusiasmo di Google. Che motivo ha il gigante di Mountain View ad essere soddisfatto di questa Proposta di Legge passata alla Camera e pronta per entrare in Senato? Molto semplice: la legge non si occupa di Google, non si parla di neutralità dei motori di ricerca. E’ solo una neutralità parziale quella di cui si occupa il testo italiano. Permetterà probabilmente a Skype di cannibalizzare gli utenti di Vodafone che non potrà discriminare il traffico voce dei suoi utenti fatto da VoIP sotto rete mobile. Ma l’impatto su Google, ad esempio, è pressoché inesistente.

Resta, quindi, da comprendere la ratio di una simile iniziativa inutile nel migliore dei casi e che probabilmente non farà che aggravare anche il carico delle aule di giustizia.

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