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La Giornata Parlamentare. Scontro sulla par condicio, per il Pd è “deriva orbaniana”

Il Parlamento Ue ha approvato il nuovo Patto sui migranti

Il Parlamento Ue ha dato il via libera finale al nuovo Patto di migrazione e asilo portando a compimento un lavoro che, di fatto, è durato dieci anni. La Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen chiude il suo mandato portando a casa uno dei dossier cruciali di questa legislatura: le politiche migratorie negli anni hanno diviso Paesi membri, spaccato Governi, mandato in frantumi alleanze, e il voto sul nuovo Patto non è stato da meno. FdI ha votato sì a gran parte del pacchetto, in linea con il Governo ma in dissenso dai Conservatori e Riformisti e differentemente dai suoi alleati: FI, totalmente a favore, e la Lega, contraria a più della metà dei testi e lontana dalla posizione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. La votazione è durata un’ora ed è stata preceduta da una scia di suspense alimentata soprattutto dal dissenso interno ai socialisti: la delegazione francese ma soprattutto il Pd hanno annunciato infatti il voto contrario. Per i dem l’unica eccezione è stata rappresentata dal regolamento sulla gestione dell’asilo e la migrazione, che include il meccanismo di solidarietà; per il resto, il Patto di migrazione e asilo ha visto la netta bocciatura del Nazareno.

Il nuovo Patto cerca di rispondere a un’esigenza di fondo: dare regole uniche in tutta Europa; al centro della riforma c’è l’equilibrio tra responsabilità (da parte dei Paesi di primo approdo) e solidarietà (da parte degli altri). Basta dunque con un sistema disfunzionale che addossava agli Stati di frontiera, nel Mediterraneo ma non solo, tutti gli oneri di controllo ma poi permetteva ai migranti di sparpagliarsi per tutta l’Ue, creando il fenomeno dei movimenti secondari. D’ora in poi il Paese di primo approdo dovrà raccogliere la domanda di asilo, gestire la persona e la pratica in tempi rapidi, ma potrà contare sull’aiuto degli altri, in termini di ricollocamenti o di contributi finanziari. Soprattutto, però, chi arriva da un posto del mondo non poi così disastrato e non ha diritto alla protezione dell’Ue verrà rimpatriato in tempi rapidi. Cruciale adesso sarà l’attuazione delle nuove norme: i 27 avranno due anni di tempo per farlo. Ai Paesi di primo ingresso, come l’Italia, von der Leyen ha assicurato che d’ora in poi “non saranno più soli” davanti alle sfide poste dall’immigrazione. L’ungherese Viktor Orban, che insieme alla Polonia a trazione sovranista aveva votato contro il Patto, attacca: “L’unità è morta, i confini sicuri non ci sono più, è un altro chiodo nella bara dell’Unione Europea”. “È il miglior compromesso possibile, l’Italia ha avuto un ruolo importante come anche il Ppe”, ha chiosato il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

È scontro sulla par condicio, il Pd parla di “deriva orbaniana”

Si accende lo scontro dopo il via libera al regolamento sulla par condicio per le europee dell’8 e 9 giugno. Per l’opposizione, che in commissione di Vigilanza ha votato compatta contro il provvedimento valido per la Rai, le modifiche volute dalla maggioranza allargano le maglie delle presenze del Governo rappresentando un ulteriore passo sul rafforzamento di “TeleMeloni”. Per il centrodestra, invece, si tratta solo una campagna mistificatoria perché le regole sono rimaste in sostanza identiche a quelle approvate con il Governo Conte nel 2019. A far insorgere Pd e M5S è stata l’approvazione dell’emendamento, predisposto da FdI e votato anche dagli alleati, che stabilisce, nei programmi d’informazione, “la necessità di garantire una puntuale informazione sulle attività istituzionali e governative”. Un altro emendamento contestato, sulla partecipazione alle stesse trasmissioni dei rappresentanti istituzionali, ha avuto invece il via libera di tutte le forze politiche, dopo l’introduzione di un richiamo alla legge n.115 del 1993, secondo cui la presenza degli esponenti del Governo deve essere limitata esclusivamente all’esigenza di assicurare la completezza e l’imparzialità dell’informazione.

Secondo l’opposizione, insomma, il primo emendamento consentirebbe alla Rai di ampliare a dismisura lo spazio per premier e Ministri. Toccherà, comunque, all’Agcom monitorare, oltre che quelle delle forze politiche, le presenze di rappresentanti istituzionali durante la par condicio e invitare al riequilibrio o irrogare sanzioni. Venerdì si riunirà il Consiglio dell’Autorità per dare il via libera definitivo alla delibera già approvata e trasmessa alla Vigilanza, valida per le emettenti private. Ad oggi resta il fatto che il Pd, con Francesco Boccia, parla di “deriva orbaniana del nostro Paese”; “La maggioranza si è posta con un atteggiamento inaccettabile rifiutando qualsiasi tentativo di mediazione”, attacca Dario Carotenuto di M5S. “Una campagna mistificatoria”, secondo la maggioranza: “Le norme che regolamentano la presenza del governo negli spazi d’informazione sono le stesse, identiche, del 2019”, sottolinea Maurizio Lupi di Noi Moderati. 

Il premierato va spedito verso l’esame dell’Aula del Senato

La maggioranza ha approvato in Commissione Affari costituzionali della Camera il secondo perno su cui ruota la riforma del premierato, vale a dire l’articolo 4 che regola le crisi di Governo, mentre l’articolo 3 ha introdotto il principio dell’elezione diretta del premier. Il testo approvato tuttavia sarà modificato in Aula per eliminare alcune ambiguità linguistiche e chiarire che il Presidente della Repubblica non si potrà opporre alle richieste del premier eletto di scioglimento delle Camere in caso di sue dimissioni, un passaggio molto criticato dalle opposizioni perché rappresenta una diminuzione dei poteri del Capo dello Stato. Il testo dell’articolo 4 approvato prevede che nel caso in cui il premier eletto sia sfiduciato con “mozione motivata”, si vada direttamente a elezioni anticipate. Si stabilisce poi che, se il premier si dimette, abbia davanti a se tre opzioni: o chiedere lo scioglimento delle Camere al Capo dello Stato “che lo dispone”; oppure che possa chiedere un reincarico, magari sostenuto anche da una maggioranza diversa da quella iniziale; e infine che possa consentire a essere sostituito da un altro esponente della coalizione.

 Tuttavia, in molti delle opposizioni ma anche della maggioranza avevano sostenuto che il testo, per come era scritto, poteva essere interpretato in una diversa direzione, quella per cui il Capo dello Stato poteva non accedere alla richiesta di scioglimento delle Camere, lettura respinta dalla ministra Elisabetta Casellati, ma che ha spinto Marcello Pera e poi il relatore Alberto Balboni (Fdi) a proporre una riformulazione più esplicita nel negare al Colle tale potere. Tuttavia, sì è preferito approvare la versione Casellati rinviando all’aula la presentazione della versione Pera-Balboni; come ha detto il leghista Paolo Tosato va esplicitato che il Presidente della Repubblica debba avere “solo un ruolo notarile”, punto su cui Pd e M5S attaccano duramente la riforma e la maggioranza .

Alla Camera

Nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera non si riunirà. L’aula di palazzo Montecitorio è convocata per domani alle 9.30 per l’esame della pdl di modifica del codice del Terzo settore sulla compatibilità urbanistica dell’uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari costituzionali si confronterà sulla pdl sull’autonomia differenziata. La Giustizia proseguirà il ciclo di audizioni sulla pdl per la concessione della liberazione anticipata. La Esteri, con la Difesa, ascolterà il Comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI), Gen. C.A. Francesco Paolo Figliuolo ed esaminerà la Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all’anno 2023, anche al fine della relativa proroga per l’anno 2024. Sempre con la Difesa, si confronterà sulla pdl relativa alle nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento.

La Bilancio riprenderà il confronto sugli emendamenti presentati al decreto per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). La Cultura esaminerà la pdl per l’istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale. La Ambiente, con la Attività Produttive, svolgerà delle audizioni sulla proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC). Successivamente proseguirà il ciclo di audizioni sulle pdl per la gestione delle emergenze di rilievo nazionale e la ricostruzione post-calamità e il ciclo sulle pdl in materia di gestione autonoma del servizio idrico integrato.

Al Senato

Dopo che ieri ha approvato il ddl sul sequestro di dispositivi elettronici e il ddl per l’istituzione del premio di “Maestro dell’arte della cucina italiana”, l’Assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 10.00 per lo svolgimento delle interrogazioni e alle 15.00 per le interrogazioni a risposta immediata.

Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia esaminerà il ddl sulle intercettazioni tra l’indagato e il proprio difensore, il ddl per il conferimento di efficacia di titolo esecutivo ai pareri di congruità emessi da ordini e collegi professionali, il ddl sullo sciacallaggio, il ddl sul processo telematico e il ddl sulla diffamazione a mezzo stampa e la lite temeraria. Infine, svolgerà delle audizioni sul ddl per il contrasto alla surrogazione di maternità e alcune sulla delega al Governo per l’efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie. La Politiche dell’Ue dibatterà l’Atto Ue sui servizi di sicurezza gestiti e quello sul quadro di sostegno per il trasporto intermodale di merci. La Finanzeproseguirà le audizioni sul ddl sulle agevolazioni fiscali in edilizia. L’Industria e Agricoltura esaminerà il ddl di delega al Governo in materia di florovivaismo e l’Atto Ue sulle buone condizioni agronomiche e ambientali, i regimi per il clima, l’ambiente e il benessere degli animali, le modifiche dei piani strategici della PAC. La Affari Sociali svolgerà delle audizioni sulla tutela della salute mentale.

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